Teaser: In cui l’autore di questo blog vi farà scoprire uno dei tesori architetturali di Saint-Émilion senza mostrarvi un’immagine della città di Saint-Émilion!

E non solo perché vi dimostrerò ugualmente che c’è un rapporto tra….

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questo vigneto di Saint-Émilion nella nebbia di una mattina di novembre e…

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la galleria degli specchi della Reggia di Versailles (e non è un rapporto pecuniario!) Aspettando questo prossimo post e per pazientare potete rileggere i due post che ho dedicato ai dintorni di Saint-Emilion:

Don chisciotte a Saint-Émilion

Alex sulle tracce di Montaigne a Montravel! 

In cucina con Alex: Torta alla bourdaloue ed etimologia francese!

Oggi, vi propongo un classico della pasticceria francese: la torta alla bourdaloue. Niente di complicato; è una torta facile facile alle pere e alla crema frangipane. Il dolce è stato creato negli anni 1900 da un pasticcere parigino che abitava in via Bourdaloue a Parigi di cui il nome torta alla bourdaloue. Notate che questo signor Bourdaloue, che si trova attualmente in paradiso a scocciare Dio e tutti i suoi santi, deve ringraziare ogni giorno questo pasticcere parigino perché prima il signor Bourdaloue aveva lasciato alla posterità il suo nome ad un orinale portatile per donne tipico del XVII e XVIII secolo. Un curioso vaso da notte di forma oblunga con, disegnato sul fondo, un occhio circondato da qualche frase salace all’intenzione della pisciatrice che annaffiava l’occhio. Strano di lasciare il suo nome ad un orinale, no?  (i linguisti parlano di antonomasia quando  si usa un nome proprio al posto di un nome comune). Ovviamente, c’è una spegiazione abbastanza semplice. Louis Bourdaloue (1632-1704) era un predicatore gesuita noto per i suoi sermoni di una bellissima eloquenza, ma di una lunghezza interminabile. Si dice che la parola sarebbe stata creata in modo scherzoso in riferimento alle confessioni che il tizio riceveva dalle donne della Corte oppure in riferimento alla lunghezza dei suoi sermoni  che costringeva le devote ad avere sempre a prossimità un “bourdaloue” a sistemare sotto le loro gonne per non perdere nemmeno un minuto delle prediche del signor Bourdaloue. Il nome designa anche una specie di nastro che il tizio utilizzava per decorare il suo cappello; si può essere eloquente ed elegante, non è incompatibile per un gesuita. Attenti che un gesuita è anche un altro dolce francese, ma questa volta Bourdaloue non c’entra. Bene, adesso che abbiamo finito con l’etimologia, possiamo passare alla ricetta della torte alla bourdaloue. Vedrete niente di difficile e, se volete, potete semplificare ancora comprando un rotolo di pasta brisè già pronto, per una volta vi do il permesso.

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Gli ingredienti:

Per la pasta brisè:

  • 250 g di farina
  • 190 g di burro
  • 5 cl di latte intero
  • 1 pizzico di sale

Per le pere allo sciroppo:

  • Pere quanto basta
  • 1 litro d’acqua
  • 250 g di zucchero
  • 1 bacca di vaniglia

Per la crema alle mandorle che in francese chiamiamo frangipane:

  • 100 g di zucchero
  • 100 g di mandorle in polvere
  • 100 g di burro
  • 2 uova intere
  • 1 bicchierino di rum

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Cominciamo con le pere. In una casseruola fate bollire l’acqua con lo zucchero ed i semi della bacca di vaniglia. Aggiungete le pere pelate e lasciate cuocere per circa 15 minuti. In francese c’è un verbo per designare il fatto di cuocere in quel modo, si dice “pocher” le pere nello sciroppo….Scolate le pere e riservate.

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Io faccio sempre la pasta brisèe. Se volete vedere come procedo, vi invito a cliccare qui, altrimenti continuate la lettura e non dimenticate di preriscaldare il forno a 180 gradi….

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Stendete la pasta brisè in uno stampo da torta…La ricetta è quasi finita, ci manca solo a fare la frangipane…

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Per ottenere la frangipane, sbattete semplicemente le mandorle in polvere, lo zucchero, le uova e un po’ di rum….

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Il risultato….

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Versate il composto sulla pasta brisè, livellate…

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Aggiungete le pere tagliate in due. Ovviamente, potete con le pere decorare la torta come volete, questo è solo il modo tradizionnale di presentare la torta bourdaloue…

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Circa 35 minuti a 180 gradi…

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Buon appetito!

 

 

 

 

 

Conquista dello spazio e amarezza programmata.

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Mi ha fatto scoppiare dal ridere, ieri sera, in un bar di Bordeaux, la riflessione disincantata di un amico a proposito del suo forno durante una discussione infuocata sugli exploit della sonda Rosetta:

“Da un lato, una sonda spaziale, Rosetta, dieci anni di attività e un viaggio di oltre sei miliardi di chilometri per raggiungere la cometa Chury; dall’altro, il nostro forno infarcito di sistemi elettronici che ha reso l’ultimo sospiro dopo soltanto due anni di attività e nemmeno un metro percorso!”

Bordeaux: le mummie sotto la grande piramide dei bordolesi che spaventarono Victor Hugo, Théophile Gautier e mia mamma!

E sì, cari lettori, a Bordeaux abbiamo una piramide e delle mummie. Diciamo avevamo delle mummie perché, una trentina di anni fa, sono state seppellite nel cimitero della Certosa, ma sembra che siano tornate nella cripta sotto la piramide come l’ho scoperto, per caso, un’estate di due anni fa. Siete già venuti a Bordeaux e non avete visto di piramide? Allora, avete guardato male perché la piramide dei bordolesi è alta 115 metri e si vede in un raggio di 40 chilometri: è il campanile della basilica di Saint-Michel che i bordolesi chiamano semplicemente la “guglia”. Bene. Allora, sapete che una guglia si chiama in architettura una “piramide” e quella del campanile di Saint-Michel fa 48 metri di altezza. C’è un sacco di storie straordinarie a proposito di questo campanile. Per esempio, diciamo la “flèche” (guglia) e non il campanile perché la guglia fu abbattuta da un uragano nel 1768 e ricostruita solo un secolo più tardi. Secondo me, è tipicamente bordolese questo senso dell’umorismo che consiste a chiamare “guglia” un campanile senza guglia. Torniamo adesso alla nostra storia delle mummie che si trova(va)no nella cripta sotto il campanile. Stavo seduto con un amico ad un tavolino nel dehors di un bar in piazza Saint-Michel di fronte al campanile, vicino una coppia di turisti italiani che stava raccontando la loro ascensione fino alla vetta del campanile. Ed io, provavo un po’ di nostalgia perché avevo passato una stupenda giornata in compagnia di un’amica italiana, lettrice di Bordeaux e dintorni, la settimana precedente e avevamo riso sentendo parlare italiano in ogni angolo della città; una cosa strana per lei come per me perché, una volta, il turista italiano era una merce piuttosto rara a Bordeaux. Va bene, e anche se la coppia parlava forte, non è una scusa: ascoltavo distrattamente il loro chiacchiericcio e ad un momento uno dei due ha evocato le mummie della cripta dicendo che ci si proiettava un piccolo film che raccontava la storia delle mummie di Saint-Michel, ma non valeva i 5 euro spesi perché non si capiva niente a questa storia delle mummie ea questo maledetto film in francese e meno male che nel prezzo c’era l’ascensione del campanile e il panorama mozzafiato sui tetti di Bordeaux…Ma io non ascoltavo già più perché alla parola “mummie” una nebbia è caduta davanti ai miei occhi e il mio sangue si è agghiacciato nonostante il caldo africano che avvolgeva la città. Mi è tornato in mente la storia delle mummie bordolesi, questa leggenda che mi raccontava la mia nonna insieme al tesoro di Napoleone nascosto in una pile del Ponte di Pietra. Figuratevi che le mummie bordolesi erano dei cadaveri che generazioni di bordolesi, per quasi due  secoli, sono andati a vedere ed a toccare nella cripta sotto il campanile. Una specie di rito iniziatico e anche le scuole mandavano gli allievi in gita scolastica, non ad Arcachon o all’oceano, ma a Saint-Michel per toccare quei morti. Erano altri tempi, ma non troppo lontani perché mia madre che ha solo venti anni di più di me è andata con la scuola a fare il pellegrinaggio nella cripta delle abominazioni; una scena degna dell’inferno di Dante secondo lei. Forse, vi chiedete come mai c’erano queste mummie a Bordeaux? E quindi devo fare un piccolo punto storico. Una volta, intorno alla basilica e al campanile non c’era la ridente piazza multietnica di oggi, ma il più grande cimitero di Bordeaux, qualcosa di piuttosto lugubre e anche il campanile fu edificato su un immenso carnaio. Nel 1791, dopo la Rivoluzione francese, una legge è votata per sopprimere tutti i camposanti che si trovavano dentro le città; era una legge di salubrità pubblica allo scopo di evitare le epidemie. Dunque, il cimitero di Saint-Michel è sgomberato fuori città, ma la cosa straordinaria è che sono scoperti 70 corpi perfettamente conservati, come se fossero stati seppelleti la vigilia se volete, grazie al sottosuolo ricco in carbonato di calcio. A cosa assomigliavano queste persone che vissero durante il medioevo e che riapparivano sotto gli occhi sbalorditi delle autorità municipali? Avete in mente la mummia preistorica Otzi scoperta in Alto Adige, allora, avete un’idea dell’aspetto delle mummie bordolesi, perfettamente conservate ma con la pelle completamente conciata come se fosse del cuoio. Ovviamente, la storia non finisce qui perché un bordolese, più furbo degli altri, decide di guadagnare soldi organizzando una specie di truffa ai danni dei bordolesi e della gente che veniva visitare Bordeaux; era l’epoca in cui i bordolesi andavano in autunno alla fiera in piazza dei Quinconces solo per rabbrividire davanti ai mostri ed altri fenomeni da baraccone. Quindi il tizio decide di esporre i cadaveri nella cripta del campanile in un girotondo macabro. Non dimenticate che il luogo era particolarmente lugubre e che il campanile era quasi in rovina, sviscerato, con la sua freccia mancante. Bene andiamo fino alla cripta e vi racconterò il resto della storia che ha spaventato l’Europa intera. Mi sorprende la cripta perché avevo immaginato delle catacombe ed è una stanza circolare piuttosto banale, grande quanto il mio salotto. Ovviamente, anche quando mia mamma ci è andata con la scuola, ci si penetrava nell’oscurità totale e solo la guida aveva una specie di fanale per dare un po’ di luce. L’ufficio del turismo ha sistemato qualche sedia e uno schermo dove è proiettato il film e una registrazione della voce della guida che faceva la visita negli anni 1960. C’è una famiglia inglese che aspetta insieme a me l’inizio del film e meno male che uno dei bambini inglesi ha capito che ci voleva passare davanti una cellula elettrica per avviare il film, altrimenti sarei ancora nella cripta ad aspettare l’inizio del film. Loro guardano il film, indifferenti, e io appena ho sentito la voce della guida che ho avuto la voglia di urlare tanto la voce raccontava delle cose atroci in un modo banale, e poi c’è questo accento bordolese quasi soprannaturale che stranamente rotola le erre. Non so spiegarlo, ma è qualcosa di orrendo e che mi ha dato subito la pelle d’oca. Dunque i cadaveri incartapecoriti erano in piedi, in cerchio lungo il muro e un mucchio di ossa si trovava al centro della cripta. Il truffatore raccontava che era l’aria della cripta che aveva la facoltà meravigliosa di conservare i corpi che ci erano stati seppelliti da secoli, e poi aveva creato tutto un imbonimento in cui le mummie avevano tutte avuto un destino tragico che finiva insanabilmente in una morte terrificante e che lasciava il visitatore ghiacciato dal terrore. Il numero ebbe un tale successo che un articolo è pubblicato nella guida dello straniero in visita a Bordeaux e tutta la Francia vuole vedere le leggendarie mummie bordolesi. E tutti i personaggi famosi e gli scrittori francesi si lasciano abbindolare da questa truffa. Théophile Gautier fa un resoconto particolarmente spaventoso della sua visita alla cripta di Saint-Michel nel suo libro intitolato: viaggio in Spagna, in cui il tizio scrive tremendo: “l’immaginazione dei poeti e dei pittori non ha mai prodotto incubo più orribile. I capricci mostruosi di Goya, le diavolerie di Callot non sono niente nel confronto di questo. Dovete immaginare, cari lettori, la guida passare da uno spettro all’altro con il suo fanale, colpendo il cuoio della pelle per produrre un rumore di tamburo. Victor Hugo, completamente sconvolto scriverà pagine e pagine per esorcizzare l’esperienza e, per esempio, scrive dopo la visita alle mummie, a proposito di un ragazzo che sarebbe, secondo una sciocchezza della guida, stato seppellito vivo e si sarebbe rotto le unghie tentando di uscire dalla bara: “Non si sente più questo grido, lo vediamo, è orribile!” Anche Gustave Flaubert si lascera abbindolare dallo spettacolo delle mummie e da questa misteriosa cripta che ha il potere di conciare gli uomini. Io non ho bisogno di toccare le mummie per essere terrorizzato. Tremo solo a sentire la voce registrata 50 anni fa raccontare la storia delle mummie: “Qui potete vedere un’intera famiglia avvelenata da funghi; quello li è uno scaricatore morto da una eviscerazione; quello è un generale romano ucciso in un duello, potete vedere ancora la traccia lasciata dalla sciabola; queste ragazze sono le cancerose con i seni forati….Nel 1979, le mummie erano talmente rovinate che sono state seppellite in un angolo anonimo del cimitero della Certosa. Mi restava a lasciare questo inferno dantesco e  fare l’ascensione fino al paradiso cioè alla vetta del campanile di Saint-Michel per ammirare il cielo sopra i tetti di Bordeaux e rimettermi di questo balzo nel passato.