Conoscete la cittadina di Vertheuil nel cuore del Médoc, a due passi dei rinomati vini di Saint-Estèphe? O forse, quando siete venuti a trovarci, eravate troppo occupati a mandare giù qualche bicchiere di vino in una cantina nei dintorni per visitarla o prestare attenzione a questo delizioso paese tipico della penisola del Médoc. A Vertheuil c’è una bellissima abbazia che risale al XI secolo, costruita con questa pietra calcarea bionda che fa la fama della città di Bordeaux. Il cammino di Santiago passava da qua, la via degli inglesi per essere preciso, e qualche pirata cistercense avrà deciso di sistemarsi in quel luogo in mezzo delle paludi del paese mezzo morto per curare i poveri pellegrini inglesi ed alleggerire i loro portafogli (pura maldicenza da parte mia). Io questa abbazia la frequento, diciamo piuttosto il giardino perché, ogni anno, ci si svolge una specie di mercato dove i giardinieri dilettanti della regione possono scambiarsi delle piante e dei semi. Ma, oggi, vi faccio entrare nella chiesa perché c’è qualcosa di divertente dentro con questo vecchio greco e la sua fottuta paura delle donne che vuole separare due amanti e che prende una bella lezione. Pensate che ci vuole un libro per leggere della poesia? Talvolta, basta il bracciolo di una sedia vecchia di più di cinque secoli e, credetemi, per questa sedia i monaci si picchiavano per avere il privilegio di sedersi su e accarezzare lubricamente la coppia scolpita sul bracciolo durante la messa (pura maldicenza da parte mia), i più coraggiosi tentavano di resistere pensando che le donne, nel fondo, hanno una natura diabolica e così mettevano la loro fede alla prova. Ma cos’è diavolo è raffigurato su questo bracciolo? mi direte. E io di rispondere: il Lai di Aristotele cioè un fantasia sessuale, un mito erotico in cui la donna si trova sopra, inventato dai Troubadours e che sbeffeggia una delle figure più importanti dell’autorità medievale: ARISTOTELE.
Il Lai (un lai è un genere poetico medievale, qui centrato su una beffa) è stato composto da un troubadour normanno del XIII secolo, un certo Henri d’Andeli e racconta come il tutore di Alessandro Magno, tenta di separare il giovane Re e la sua morosa Fillide, che lo fa trascurare i suoi doveri politici. Fillide che ha avuto conoscenza di questa offensiva di Aristotele prepara un stratagemma per contrastarlo. Mentre il filosofo sta meditando laboriosamente nel suo studio, Fillide si mette a cantare ed a ballare denudata nel giardino adiacente. Aristotele la vede e la vuole subito. Lei gli mette come condizione di prestarsi ad un piccolo capriccio: lui deve essere la sua cavalcatura. E lui, il filosofo, il maestro della logica, della metafisica e dell’etica, folgorato dal desiderio accede alla richiesta di Fillide, giocando il ruolo burlesco di cavallo. Fillide cavalcando Aristotele canta il suo trionfo. Alessandro dalla finestra vede il suo maestro ridicolizzato, ma pensate che il vecchio asino può impedirsi di fare il professore? Costui, astuto, risponde, tra due scalciate, ad Alessandro che sta morendo dal ridere, c’è una lezione da ritenere di tutto questo! Se un vecchio filosofo non è capace di resistere al potere dell’Eros, Alessandro, essendo giovane, deve raddoppiare di prudenza. Alessandro, divertito, non ascolta il vecchio satiro e raggiunge la maliziosa Fillide…. Poveri monaci di Vertheuil che, per colpa di questo Lai, non riuscivano più a studiare ed a prendere sul serio il vecchio Aristotele e che si scaldavano il sangue pensando alla bella Fillide, se dovessero tornare oggi a Vertheuil con tutte le spiagge nudiste che si trovano a due passi…
Il Lai di Aristotele fa una quarantina di pagine quindi vi propongo una poesia di Charles Maurras che riprende il tema:
Quand le Grand Alexandre
De l’Inde outra le cours
Quel sage osa prétendre
Le borner en amour ?
La petite princesse
Dont les yeux sont si beaux
Bouscule la sagesse
Qu’elle pousse au tombeau :
Elle bride, elle bâte
d’œillères, de bandeaux
Le Sage à quatre pattes
Qui lui fait le gros dos.
Elle l’enfourche, et fouette
De rires, de chansons :
Il a ce qu’il souhaite
De la selle à l’arçon !
Au lai qu’elle lui donne
Il trotte et va bon train.
Du suivant qu’elle entonne
Il galope au refrain.
Mais, fou de les entendre
Tournoyer dans sa cour,
S’est le grand Alexandre
Laissé mourir d’amour.