Francia: Come comportarsi durante un periodo di canicola se siete un francese del Nord.

Correva l’anno 1975 e tutta la Francia si lamentava perché era nella morsa della canicola da mesi. Tutta la Francia? No, perché nel Nord, i nostri irriducibili ch’ti, affrontavano allegramente il periodo fischiandosi, ogni giorno, cinque o sei boccali freschi della loro bevanda locale preferita, la birra; che non solo è un rimedio sovrano contro il freddo polare di quei paesi di Francia, ma anche contro il caldo afoso che può colpirli una volta ogni millennio. In questo servizio della televisione francese, esilarante oggi (tanto che le televisioni  lo mandano in onda ad ogni canicola), ma abbastanza serio allora, il giornalista ci spinge a mandarci giù qualche birra per lottare contro l’afa con un argomento che era imparabile nel 1975: il Comitato francese di lotta contro l’abuso dell’alcool considerava che bere fino ad un litro e mezzo di birra al giorno non era assolutamente pericoloso, anzi faceva bene alla salute. Quando pensate come ci rompono in televisione, ogni giorno, a spiegarci per ore cosa dobbiamo fare durante la canicola, ma mandateci della birra fresca!

Ecco. E’ quasi fatto, tutti gli aoûtiens (la gente che prende le vacanze in agosto) sono partiti per le vacanze. Dalle loro nuove case temporanee, ci immaginano, noi che restiamo nella regione de Nord, disillusi, tristi, ma soprattutto senza sole. Bah, lasciamoli immaginare quello che vogliono. Il sole è arrivato ed è bene arrivato. Da una settimana, il termometro sfiora i trenta gradi e ha anche raggiunto i trenta tre gradi presso Cambrai. In qualche giorno, è diventato il principale soggetto di conversazione. Ne parliamo molto e una delle nostre preoccupazioni ora è: cosa possiamo fare per rinfrescarsi? Tutti i mezzi sono buoni, ma il meglio è ancora in bagno sia in mare, in piscina o in casa. Poi, dopo questo, c’è la bevanda, in questo campo c’è gente felice: i padroni di bar. Per loro è la buona stagione, si vende di tutto e in quantità. Ma, a proposito, nella regione cosa si beve quando fa caldo? La gente ha sete con il bel tempo, la gente beve dei “diabolos menthe” (limonata e menta), dei diabolos citron (limonata e limone (sciroppo)), vendiamo delle Vittel (un noto marchio di acqua minerale), dei succhi di frutta…ma insomma bisogna dire una cosa, la birra essendo la bibita preferita della regione…ne beviamo comunque. Di solito, ne beviamo una o due, ma adesso ne beviamo tre, quattro. E c’è un’ora per fischiarsi una birra? No, non penso…che sia le undici, mezzogiorno, le sei…dal momento che fa caldo, abbiamo sete…beviamo birra. Ma a forza di berne della birra, soprattutto se il caldo continuerà, ci si chiede se come nel 1959, la birra non andrà a mancare. La birra non mancherà come nel 1959? Non penso…che abbiamo mancato di birra nel 1959 non è affatto esatto. La gente faceva la coda, i grossisti aspettavano tre, quattro ore per ottenere della birra. Invece, nel 1913, secondo i ricordi della professione abbiamo mancato di birra nel Nord. Non c’era più birra! Come potete constatarlo quest’anno non sono le riserve che mancano. Ci sono delle scorte e gli addetti alla consegna continuano il lavoro. Quest’anno, nonostante il caldo che non dà tregua e che incita a bere, la gente del Nord non mancherà della sua bevanda preferita. E poi la birra non è cattiva per la salute a patto di essere ragionevole. Il comitato di difesa contro l’abuso dell’alcool dice anche che possiamo berne senza pericolo fino ad un litro e mezzo al giorno. Fa comunque sei bei boccali e di che dissetarsi in una giornata. E poi, perché privarsi poiché siamo noi stessi nel Nord che la produciamo e ne produciamo un sacco. Quanto fa la produzione in ettolitri? Qui, facciamo un milione due centomila ettolitri cioè 25% della produzione del Nord che è di 5 milioni di ettolitri. Quanto rappresenta per ogni ch’ti? Circa 120 litri per il Nord e il Pas de Calais. Dunque, ogni abitante del Nord, si beve 120 litri di birra ogni anno? Bibi (io) compreso. E il culmine del consumo è piuttosto durante le vacanze? No, è piuttosto in maggio e giugno. Quando fa bel tempo in maggio è il nostro culmine delle vendite. Dopo il 15 luglio è meno. Insomma la birra fa sudare, ma la beviamo comunque! Salute!

Estuario dove i gatti sono dei cani come gli altri o il contrario (non so più!)

08-515504

Faccio notare a mia madre che i suoi vicini hanno un nuovo cane nel giardino e che adesso non sono più due cani a scocciare tutto il quartiere con il loro continuo abbaiare, ma tre!

Lei mi guarda come se fossi un alieno e alza le spalle: E allora? Anch’io ho tre cani e nessuno mi ha mai fatto una riflessione!

Sento che la giornata sarà lunga e comincio già ad aver mal di testa: No mamma! non hai tre cani, ma tre gatti!

Pensate che mia madre sia destabilizzata dalla mia rivelazione?

Neanche per sogno! E lei di rispondere: Non mi hai lasciato finire la mia frase, dicevo che anche io ho tre cani tranne che sono dei gatti!

Logico. Una giornata di ordinaria follia nell’estuario della Gironda sta per iniziare.

Lampreda alla bordolese: Non è un semplice piatto, è l’anima di Bordeaux!

IMGP0751

Lei ha gridato che ero l’Hitler delle lamprede quando sono tornato, la primavera dell’anno scorso, dal pescivendolo con una bella lampreda viva di circa 1 kg e mezzo. La bambina del mio fratello è svenuta quando lei ha visto la bocca cilindrico piena di denti cornei e affilatili del pesce preistorico. Qualcuno ha minacciato il suicidio; un altro che non mi parlerebbe mai più se cucinavo questa lampreda. La bambina è svenuta una seconda volta quando le ho spiegato che la bocca cilindrica era una ventosa succhiasangue che permetteva alla lampreda di attaccarsi ai pesci e di succhiare il loro sangue. Vedi, cara bambina, ho aggiunto, la lampreda è un vampiro, ma noi a Bordeaux i vampiri li mangiamo. E lei spaventata: ma viva zio! vai a mangiare questa sanguisuga viva! No, cara bambina, ma per la ricetta devo assolutamente raccogliere il sangue della lampreda quando è ancora viva, adesso vai in cucina e portami un coltello e ti mostro come procedere. La bambina è scappata nel giardino e non l’abbiamo rivista fino alla sera….

09-557324

Se venite a Bordeaux, la lampreda alla bordolese è il piatto tradizionale della città che dovete assolutamente mangiare almeno una volta. Non è soltanto un piatto, è tutta l’anima di Bordeaux! Il matrimonio perfetto tra il vino di Bordeaux e il pesce più emblematico dei fiumi dei bordolesi. Se non lo assaggiate, non avete scuse perché è un piatto che si trova tutto l’anno nei ristoranti bordolesi e se vi piace il vino di Bordeaux, avete ancora meno scuse perché, non solo la lampreda ha bisogno di un ottimo vino rosso per essere preparata, ma di più era il piatto che veniva servito una volta ai vendemmiatori per festeggiare la fine della vendemmia. Potete raccontarmi tutto sul vino di Bordeaux, se non avete mai mangiato di lampreda alla bordolese, non sapete niente di Bordeaux. Anche se è un piatto caro nei ristoranti bordolesi, non è vero che sia un piatto riservato ai ricchi e tutto il contrario: è un piatto semplice della gente dell’estuario della Gironda (la lampreda costa circa 10 euro al kg) cucinato con un po’ di vino, qualche porro e dello prosciutto….Ci sono tre problemi da superare per i nostri visitatori non bordolesi: l’aspetto del pesce, il fatto che il sangue della lampreda viene utilizzato per realizzare la salsa, il cioccolato per legare la salsa – non ci crederete, ma per certi l’uso di cioccolato è ancora più ributtante dell’aspetto della lampreda!

09-557661

Quest’anno, ho mancato alla tradizione e non ho preparato la ricetta della lampreda in maggio, ma ho promesso ad una simpatica coppia italiana incontrata a Bordeaux di pubblicare la mia ricetta del pesce. Non è una ricetta qualsiasi, è la ricetta trasmessa da mia nonna. Poi, dopo la ricetta, ci sarà un video che mostrerà un altro modo di preparare la lampreda alla bordolese, ma comunque è sempre la stessa cosa: lampreda, porri e vino rosso…

  • 1 lampreda viva di circa 1,2 kg
  • 1,5 kg di porri (normalmente “baragane” cioè porri selvaggi che crescono nelle vigne, ma non si trovano più)
  • 6 cipollini
  • 6 scalogni
  • 6 spicchi d’aglio
  • 200 g di prosciutto di Bayonne
  • 1 mazzetto di erbe aromatiche (bouquet garni)
  • 1 cucchiaio di farina
  • 15 cl di olio di arachidi (o d’oliva)
  • 2 chiodi di garofano
  • 1 bottiglia di ottimo vino rosso di Bordeaux (non importa che sia del Médoc, di Saint Emilion, di Blaye, di Graves, l’importante è che sia ottimo e non vecchio)
  • 7 cl di Armagnac
  • qualche quadretto di cioccolato
  • 1 cucchiaio di zucchero in polvere
  • sale e pepe

Procediamo. Legate la lampreda per la testa alla finestra della cucina. Fate un’incisione alla coda e raccogliete il sangue in una ciotola dove ci sarà già un po’ di vino (per evitare che il sangue si coagula). Lessate la lampreda per qualche secondo in acqua bollente e ritirate il cordone centrale. Tagliate la testa e la coda. Raschiate il “limon” della lampreda cioè la sua pelle viscida. Tagliate il pesce a pezzi e, per tre o quattro ore, fatelo marinare nel vino che avrete cotto alla fiamma. In una pentola tipo “cocotte” fate soffriggere nell’olio: gli scalogni tagliati a fette, i cipollini, lo prosciutto tagliato a dadi. Quando sono al punto, aggiungete l’aglio schiacciato, la farina. Mescolate bene e versate il vino della marinata. Aggiungete il mazzetto di erbe aromatiche, salate, pepate e lasciate cuocere a fuoco lento per circa un’ora. Pulite i porri, tagliateli alla Julienne (in bastoncini di 10 centimetri). Soffriggeteli e metteteli nella salsa. Fate rosolare i pezzi della lampreda  poi fateli fiammeggiare con l’Armagnac. Mettete i pezzi di lampreda nella cocotte, aggiungete lo zucchero e cuocete a fuoco molto lento per ancora un’ora. Legate la salsa con il sangue, poi con il cioccolato e lasciate cuocere ancora dieci minuti.

Sotto un video di una famiglia di viticoltori che prepara la sua ricetta di lampreda alla bordolese, che è un po’ diversa, ma ogni famiglia alla sua ricetta!

 

 

Maturità francese 2015: La prova di italiano!

Ormai, come ogni anno, vi presento la prova di italiano su cui hanno sudato i maturandi francesi che hanno scelto l’italiano in prima lingua straniera. Quest’anno niente calcio e una tema sulla solidarietà intergenerazionale. Personalmente, avrei detestato, per qualsiasi ragione, essere costretto di vivere con un highlander durante i miei studi e, probabilmente, avrei rinunciato ad andare all’università quindi non mi sarei annoiato durante i corsi, non avrei studiato l’italiano in parallelo come derivativo e questo blog non esisterebbe. Notate che è un po’ la stessa cosa per gli highlander francesi! Pensate un po’ come vogliono scocciarsi con uno studente a casa con tutti gli svaghi che hanno oggi! Già mia madre manda a quel paese mio fratello quando il tizio tenta di “incollarle fra le gambe” la sua prole per un pomeriggio. Pensate un po’ come lei reagirebbe con uno studente a casa! Ma la “drôlesse” finirebbe nella rubrica cronaca nera!

2585024-page-001

2585024-page-002

2585024-page-003

 

2585024-page-004

2585024-page-005

2585024-page-006

2585024-page-007

2585024-page-008

2585024-page-009

Bacino di Arcachon: la duna del Pilat non è il più bel posto del Bacino di Arcachon!

Questo slideshow richiede JavaScript.

Forse dovrebbe esserlo poiché ci sono milioni di turisti, ogni anno, che scalano la duna per ammirare il panorama mozzafiato sull’oceano, il Bacino di Arcachon e la foresta delle Lande di Guascogna e forse lo è. Ma, io, preferisco quello che gli abitanti della zona chiamano: i fondi del Bacino cioè tutta la riva orientale del Bacino di Arcachon e in particolare tutta la riva Sud-Est, tra Audenge e Le Teich, che forma il delta della Leyre. Penso che tutta questa zona, in cui il fiume Leyre si mescola alle acque dell’Oceano Atlantico, sia il posto più magico di Arcachon ed è la ragione per cui ho deciso di portarvi ad Audenge a fare un giro nella riserva naturale di Certes e Graveyron che è la mia passeggiata preferita sul Bacino di Arcachon. Dico una passeggiata, ma prevedete delle buone scarpe e qualcosa da bere perché la riserva naturale fa quasi 600 ettari e il giretto di Certes, lungo i vecchi serbatoi da pesci e la riva del Bacino fino al porto di Lanton e il ritorno a Certes, fa una ventina di chilometri e dovete contare una quindicina di chilometri in più se fate il giro della riserva di Graveyron – La riserva di Certes e quella di Graveyron sono separate da un canale (un estey come diciamo in guascone per designare un fiume sottomesso alle maree oceaniche). Cosa mi piace di più a Certes? La solitudine. Siete come alla fine del mondo. Non c’è niente: prati salati che si estendono verso nord e Sud e tutti questi specchi d’acqua, laghi, stagni, fiumi, ruscelli che sono gli antichi serbatoi da pesci e che oggi sono un paradiso per gli uccelli di mare. E forse, se avete già letto il blog, sapete che ho una passione per gli uccelli e il Bacino di Arcachon è la principale via di migrazione degli uccelli in Europa quindi a Certes potete osservare più di 250 specie di uccelli di mare. A certes non c’è niente, nemmeno un albero, solo la vecchia diga che serpeggia tra tamareci rachitici e vecchi serbatoi da pesci quindi non vi consiglio la passeggiata in estate, potrete morire da un’insolazione o perdere la vista tanto la bianchezza del sentiero sulla diga è già accecante sotto il sole invernale. Non è un luogo che conosco in estate, lo frequento solo in inverno e d’altronde mi troverete raramente sul Bacino di Arcachon dopo Pasqua. Sono così, ho i miei luoghi secondo le stagioni. Certes fa parte di quei luoghi in cui vi dovete fermare ogni quattro passi perché vi dite che decisamente non è possibile che esistano luoghi di una tale bellezza su questo pianeta e io, quando ci vado, ogni volta sono colpito da una specie di sindrome di Stendhal e solo per andare alla punta di Branne mi prendono ore e devo sempre fare tutto il cammino di ritorno nel buio.

Andiamo fino alla punta di Branne per ammirare il tramonto invernale sopra la città di Arcachon e la duna del Pilat così mi farete un po’ compagnia, mi cambierà un po’ del chiasso delle egrette e degli aironi, poi per passare il tempo, vi racconterò la storia di questo luogo. Avete notato che ho una predilezione per i luoghi creati dall’uomo? La foresta landese, le dune costiere…ecc…e la riserva di Certes non fa eccezione e come le nostre dune ingannano e sembrano naturali, è la stessa cosa per la riserva di Certes: tutti questi laghi, specchi d’acqua, stagni che sembrano naturali a prima vista, sono stati scavati dagli uomini per guadagnare il loro pane. Oggi, la natura, i prati salati, gli uccelli stanno riconquistando quei luoghi e mi piace a pensare a tutte queste generazioni di uomini dimenticati che hanno lavorato sulla diga e mi viene sempre lo stesso pensiero: un giorno, quando le mie ossa saranno polvere e che l’ultimo uomo che mi avrà conosciuto morirà, allora l’Oceano Atlantico sommergerà la penisola del Cap Ferret e la riserva di Certes tornerà ad essere soltanto una vasta distesa di prati salati com lo era all’inizio del Mondo. Strano, no? Penso sempre alla mia morte quando vado a Certes.

Ma basta con lo spleen altrimenti non scrivo più niente e vi ho promesso la storia di quel luogo! Tutti questi laghi, stagni e specchi d’acqua che vedete in realtà sono dei serbatoi da pesci e ancora prima erano delle saline come quelle di Guérande o della Camargue. E se aveste la possibilità di sorvolare la zona, vedreste che tutti i laghi sono dei bacini rettangolari che misurano da 100 metri a 1 km e che formano un’immensa ragnatela che scintilla sotto il sole invernale, una forma geometrica perfetta che renderebbe gelosa tutti i giardinieri di Versailles. I fili di questa ragnatella sono le lingue di terra che separano i bacini e che vengono chiamate”gobbe” nel gergo di Arcachon e che servivano, una volta, a fare pascolare le mucche marine. Quando passeggiate sulla diga, siete sull’orlo esterno di questo labirinto tra la riva del Bacino di Arcachon e le saline. E davanti a questo spettacolo, vi chiedete come mai gli uomini sono riusciti a compiere questi lavori faraonici? Colpa di un uomo. Tutto nasce dalla volontà di un uomo dei Lumi, lettore dell’Enciclopedia e che era preoccupato di progresso sociale, economico e agronomico: Emery François de Durfort, marchese di Civrac, che possedeva tutte le terre del delta della Leyre, circa 120000 ettari tra l’isola di Branne (dove ci rechiamo), Audenge, la penisola di Graveyron, l’isola di Malprat, Le Teich, Gujan-Mestras e che, nel mezzo del XVIII secolo, è andato a trovare il bastardo dei Bourbons, Luigi XV, con il suo progetto di bonificare i suoi prati salati per convertirli in saline. Finalmente, Durfort è stato tanto convincente che il re lo dispensa di pagare le tasse sul sale pensando bene che Durfort non riuscirebbe mai  a portare a termine il suo progetto. Non solo Durfort realizza tutti questi lavori colossali per bonificare i prati salati e scavare i suoi bacini, ma fa venire dei raccoglitori di sale dalle lontane Charente e comincia a vendere il suo sale. La rivolta romba dai produttori di sale delle altre regioni che non possono fare concorrenza a questo sale detassato di Arcachon e l’accordo che dispensava Durfort di pagare le tasse tra il 1768 e il 1773 non è rinnovato e Durfort si ritrova rovinato dai costi dei lavori intrapresi. Interessante questa storia delle saline di Arcachon, no?

Proseguiamo velocemente con questa storia di Certes e vediamo come le saline sono diventate dei serbatoi da pesci. D’altronde i serbatoi da pesci li trovate ovunque a ridosso del Bacino di Arcachon, non è qualcosa proprio alla riserva di Certes. Nel 1818, la tenuta di Durfort è acquistata da un negoziante bordolese, François de Boissière, che espande ancora le saline. Poi, il figlio nel 1843 decide che non è più possibile questa storia delle saline e ha l’idea di piantare dei pini marittimi per bonificare le paludi e di convertire le saline in serbatoi da pesci. Dunque il tizio fa sistemare tutta una rete di fiumi e di cateratte per sviluppare la sua attività di piscicoltura. In realtà, è molto semplice. Ad alta marea, i cefali, orate e altre anguille (che sono la grande specialità di Bordeaux) entrano nei serbatoi da pesci e sono intrappolati quando i pescatori chiudono le cateratte, poi basta dirigere i pesci nella ragnatela di laghi verso il centro dove i pesci sono allevati per tre o quattro anni. Quando volete nutrire i pesci, basta aprire le cateratte (senza dimenticare di mettere le grate, altrimenti i pesci scappano!)  ad alta mare per fare “bere” i bacini e in inverno si fa “sbere” i bacini per pulire i bacini e ricuperare i pesci. È così che la città di Bordeaux veniva rifornita in pesci freschi fino alla seconda guerra mondiale e la famiglia Boissière si arricchisce con i soldi dei pesci e fa costruire lo château che vedete all’ingresso della riserva (il comune lo sta ristruttrando da anni) al posto della vecchia casa della famiglia Durfort. Dopo si è sviluppato la pesce in mare con i pescherecci che è più economica e i vecchi serbatoi da pesci sono stati abbandonati. Bene. Adesso, siamo arrivati alla punta di Branne (che non è più un’isola) e possiamo ammirare il tramonto su Arcachon, anche se i miei scatti non potranno mai restituire la bellezza di quel luogo.

Cliccate qui per scoprire la mappa della riserva di Certes-Graveyron sul Bacino di Arcachon.

Sport: Perché la Gazzetta dello Sport non scrive mai di Calcio?

Ieri sera, mi sono guardato la terza partita decisiva del girone F tra la Francia e il Messico. Dopo una prima vittoria con l’Inghilerra e una sconfitta contro la Colombia, avevamo assolutamente bisogno di un risultato con il Messico per accedere agli ottavi di finale dei mondiali di calcio femminile che si svolgono in questo momento in Canada (lo preciso per i lettori della Gazzetta che probabilmente non sanno che ci sono questi mondiali di calcio, ma che, invece, sanno tutto del lato B di Federica Nargi). Guardando la partita, ho capito perché in Italia non si parla mai di calcio femminile e perché la Gazzetta dello Sport non dedica mai una riga alle ragazze che praticano questo sport. Uno sport tecnico, veloce, che privilegia lo spettacolo, senza antigioco, senza agressioni verbali oppure fisiche, senza insulti agli arbitri e contestazioni di ogni decisione, senza giocatori che sputano ogni dieci secondi, senza giocatori che tentano di ingannare l’arbitro tuffandosi in area di rigore, senza tifosi cretini…ecc…ecc…non  può essere CALCIO 🙂

 

 

Bacino di Arcachon: Il paese di Alex visto dal cielo!

Un piccolo assaggio di vacanza con un video in cui il fotografo, Stéphane Scotto, scatta il Bacino di Arcachon a bordo di un ultraleggero (uno dei suoi scatti, tratto da questa trasmissione, è stato pubblicato in copertina della rivista National Geographic). Non c’è bisogno di tradurre quello che dice Stéphane Scotto, lasciatevi soltanto imbriacare dalla bellezza mozzafiato dei diversi paesaggi che costituiscono il Bacino di Arcachon e se dopo avere visto il video, vi esclamate: Sembra la Polinesia francese! E’ normale perché era il nome che si dava, una volta, al Bacino di Arcachon: l’altra Polinesia francese. Nel prossimo post, andremo a scoprire il luogo che ha fatto la copertina del National Geographic, d’altronde è una delle mie passeggiate preferite ad Arcachon. Aspettando, vi invito a cliccare il mio scatto sotto per guardare il video.

IMGP5948

In cucina con Alex: Cosa cucinare una domenica di canicola in Francia?

Ovviamente una terrina! Cosa sarebbe la cucina francese senza le sue mille e una terrine estive? Notate che in Francia, la terrina non è un antipasto o un secondo, ma il piatto principale che si mangia solitamente con un’insalata verde. Il menù estivo tipicamente francese che ho preparato? Melone e prosciutto, terrina di salmone, kiwi e formaggio fresco accompagnata da un’insalata verde, frutta per il dessert.

IMGP1063

Gli ingredienti (dipende dalla grandezza della terrina e non l’ho misurata quindi vi do gli ingredienti per quattro persone):

  • 4 kiwi
  • 6 fette di salmone affumicato
  • 400 g di Brousse (un formaggio fresco tipico della Provenza)
  • 125 g di ricotta
  • il succo di mezzo limone
  • 1 mazzetto di erba cipollina
  • 3 foglie di gelatina
  • 9 cucchiai di olio d’oliva
  • 3 cucchiai di aceto di lamponi
  • sale, pepe

IMGP1066

Pelate e tagliate i kiwi a fettine sottili…

IMGP1067

Tagliate il salmone…

IMGP1068

In una ciotola, mescolate la ricotta, la Brousse, il succo di limone, l’erba cipollina. Salate e pepate.

IMGP1070

Mettete a bagno la gelatina con acqua fredda per circa 10 minuti. Preparate la vinaigrette con l’aceto di lamponi, l’olio, il sale e il pepe. Fate scaldare senza fare bollire la vinaigrette. Aggiungete le foglie di gelatina strizzate. Mescolate bene per scioglierle.

IMGP1071

Rivestite una terrina con della pellicola trasparente. Un primo strato di kiwi….

IMGP1072

Uno strato di salmone (un terzo). Annaffiate con un terzo della vinaigrette…

IMGP1073

Versate la metà del composto….

IMGP1074

Poi si ricomincia: uno strato di kiwi, uno strato di salmone, di nuovo la vinaigrette e l’altra metà del composto. Per finire uno strato di salmone, poi uno strato di kiwi e il resto della vinaigrette. Coprite con della pellicola trasparente. Premete leggermente e quattro ore in frigo (minimo). Io ho preparato la terrina il sabato per la domenica.

IMGP1078

Il risultato! cosa bere con questa terrina? Un Tariquet, che è un vino bianco di Guascogna alla moda a Bordeaux da qualche anno!

IMGP1079

Buon appetito!

 

 

 

Robert Desnos, Il poeta assassinato

Esattamente 70 anni fa, Robert Desnos – poeta, giornalista, figura centrale del surrealismo, uomo di radio, resistente – moriva di tifo nel campo di concentramento di Theresienstadt, un mese dopo l’armistizio del 1945. La prima cosa che ho imparato alla scuola elementare fu una fiaba di Robert Desnos che si chiama la formica, poi ci fu il pellicano di Jonathan e tante altre fiabe perché la raccolta di fiabe di Robert Desnos, intitolata Chantefables è Chantefleurs, è il libro con cui i bambini francesi si iniziano alla poesia (Era così ai miei tempi!). In realtà, tutto il tempo della scuola dell’obbligo, ho incrociato Robert Desnos e la sua poesia. Cominciate a recitare la formica alla scuola elementare e l’ultimo anno del liceo vi piacerebbe recitare alla vostra ragazza questi versi di Robert Desnos: “Ho tanto sognato di te che indubbiamente non è più il momento di svegliarmi…” Invece di dovere commentarli all’esaminatore della maturità di francese!

Sotto potete ascoltare dal cantante Serge Reggiani, Mai altra che te, una delle poesie più conosciute di Robert Desnos…

Jamais d’autre que toi en dépit des étoiles et des solitudes

Mai altra che te a dispetto di stelle e solitudini

En dépit des mutilations d’arbre à la tombée de la nuit

A dispetto di mutilazioni d’albero all’arrivo della notte

Jamais d’autre que toi ne poursuivra son chemin qui est le mien

Mai altra che te proseguirà il mio stesso cammino

Plus tu t’éloignes et plus ton ombre s’agrandit

Più t’allontani più s’allunga la tua ombra

Jamais d’autre que toi ne saluera la mer à l’aube quand

Mai altra che te saluterà il mare all’alba quando

Fatigué d’errer moi sorti des forêts ténébreuses et

vagabondo esausto io uscito da foreste tenebrose e

Des buissons d’orties je marcherai vers l’écume

cespi di ortiche marcerò verso i flutti

Jamais d’autre que toi ne posera sa main sur mon front

Mai altra che te poserà la mano sulla mia fronte

Et mes yeux

e sugli occhi

Jamais d’autre que toi et je nie le mensonge et l’infidélité

Mai altra che te e nego la menzogna e l’infedeltà

Ce navire à l’ancre tu peux couper sa corde

Tu puoi spezzar la cima di questa nave all’ancora

Jamais d’autre que toi

Mai altra che te

L’aigle prisonnier dans une cage ronge lentement les barreaux

Prigioniera nella gabbia l’aquila rode lenta le sbarre

De cuivre vert-de-grisés

di rame grigioverde

Quelle évasion !

Che evasione!

C’est le dimanche marqué par le chant des rossignols

È la domenica cifrata dal canto degli usignoli

Dans les bois d’un vert tendre l’ennui des petites

nei boschi verde tenero il cruccio delle bambine

Filles en présence d’une cage où s’agite un serein

di fronte a una gabbia dove un canarino si agita

Tandis que dans la rue solitaire le soleil lentement

mentre nella via solitaria lentamente il sole

Déplace sa ligne mince sur le trottoir chaud

l’esile linea sposta sul marciapiede caldo

Nous passerons d’autres lignes

Altre linee passeremo

Jamais jamais d’autre que toi

Mai altra che te

Et moi seul seul seul comme le lierre fané des jardins

Ed io sono solo solo solo come l’edera appassita dei giardini

De banlieue seul comme le verre

di periferia solo come il bicchiere

Et toi jamais d’autre que toi.

E mai altra che te.

 

Blues: When I’m gone

You’re gonna miss me by my walk
You’re gonna miss me by my every day talk
Friends I know you’re gonna miss me when I’m gone.

You’re gonna look and I won’t be here
You’re gonna wish that I was near
Friends I know you’re gonna miss me when I’m gone

Chorus:
Oh when I’m gone
Oh when I’m gone to come no more
Friends I know you’re gonna miss me when I’m gone.

You’re gonna miss me what I say
You’re gonna miss me what I play
Friends I know you’re gonna miss me when I’m gone.

You’re gonna miss me when I shout
You’re gonna miss me all about
Friends I know you’re gonna miss me when I’m gone.

You’re gonna miss the songs I play
You’re gonna miss me every day
Friends I know you’re gonna miss me when I’m gone.

One of these mornings bright and fair
Angels coming, gonna sail over there
Friends I know you’re gonna miss me when I’m gone.