L’aria della canzone di Craonne è quella di Bonsoir m’amour, un valzer musette di Charles Sablon che fu il successo dell’anno 1911. Gli autori delle parole non furono mai scoperti nonostante la taglia di un milione di franchi oro offerta dal governo francese per farli fucilare. Le parole furono fissate definitivamente grazie a Paul Vaillant-Couturier nel 1917, probabilmente dopo il 16 aprile quando questo pazzo sanguinario di Nivelle inviò un milione di soldati a farsi massacrare, sotto l’artiglieria tedesca, per riprendere lo chemin des Dames, qualche metro quadro sull’altopiano di un paesello in rovina, Craonne, tra Laon e Reims, che vide morire 150.000 soldati francesi in meno di 10 giorni. Prima del 1917, la canzone si cantava già, ma aveva altre nomi e le parole cambiavano secondo i campi di battaglia, si è chiamata la canzone di Lorette dal 1914 al 1915 (dal nome di una collina nel Nord-Pas-de Calais), poi la canzone di Verdun nel 1916 e finalmente la canzone di Craonne dopo la prima carneficina di Craonne. Allora, ci sono milioni di soldati francesi, nel cuore di queste macellerie senza fine, che si ribellarono e che si metterono a cantare la canzone di Craonne per rifiutare la guerra, per dire pietà non ne possiamo più, non vogliamo più essere sacrificati per una guerra che non ci riguarda, per gli interessi di qualche industriale…In giugno 1917, Nivelle è sostituito da Pétain (il vincitore di Verdun) ed è deciso di lanciare una seconda offensiva sullo chemin des Dames. Allora, i soldati disperati, per migliaia, si ammutinarono davanti a questa nuova follia. La repressione dalle autorità militari francesi fu feroce: 500 soldati furono condannati a morte e 49 fucilati. Pensate un po’ che sentire qualcuno cantare sottovoce la canzone di Craonne o trovare il testo della “Craonne” sotto il cappotto di un soldato gli valeva il plotone di esecuzione. La canzone fu giudicata dal governo francese: disfattista, sovversiva e anticapitalista, niente di meno. Il divieto di diffondere la canzone di Craonne alla radio o alla televisione francese o di citarla nei libri scolastici fu tolto soltanto nel 1974. Io, tra qualche ora, quando andrò a portare un mazzo di fiori allo zio di mia nonna che è morto a 20 anni a Verdun nel 1916 e che ha il suo nome inciso su un monumento di Bordeaux, invece di ascoltare i discorsi imbecilli, gli canterò la canzone di Craonne, il più disperato degli inni pacifisti.
Sotto una versione tra Jazz e Rap della canzone di Craonne interpretata da Serge Casero.
Terminato il riposo dopo otto giorni
si ritorna giù in trincea,
il nostro posto è tanto utile
che senza di noi si piglian legnate.
Ma ora basta, se n’ha abbastanza,
nessuno vuole più marciare,
e col cuore ben grosso, come singhiozzando
si dice addio agli imboscati.
Anche senza tamburo o senza tromba
ce ne andiamo lassù chinando la testa.
E fa pena vedere sui grandi viali
tutti quei porci in festa;
se per loro la vita è rosa,
per noi non è la stessa cosa.
Invece di nascondersi, tutti quegli imboscati
farebbero meglio a scendere in trincea,
per difendere i loro averi; noi non abbiam nulla,
noialtri, poveri morti di fame.
Tutti i compagni son sepolti là
per difendere gli averi di quei signori.
Otto giorni di trincea e di sofferenza,
ma abbiamo la speranza
che stasera ci daranno il cambio
che attendiamo senza sosta.
All’improvviso, nella notte silenziosa
si vede qualcuno che avanza,
è un ufficiale delle truppe a piedi,
che viene a sostituirci.
Pian piano, nell’ombra, sotto la pioggia battente,
i piccoli fanti vanno a cercarsi le loro tombe.
Quelli coi soldi ritorneranno a casa
perché è per loro che noi si crepa.
Ma ora basta, perché i soldatini semplici
ora si metteranno in sciopero.
Sarà il vostro turno, grassi borghesi
di salire sull’altopiano,
perché se volete la guerra
pagatela con la vostra pelle!
Addio alla vita, addio all’amore,
addio a tutte le donne.
E’ finita, durerà per sempre
questa guerra infame.
E’ a Craonne, sull’altopiano
che si deve lasciar la pelle,
ché siamo tutti condannati,
siamo noi i sacrificati!
Addio alla vita, addio all’amore,
addio a tutte le donne.
E’ finita, durerà per sempre
questa guerra infame.
E’ a Craonne, sull’altopiano
che si deve lasciar la pelle,
ché siamo tutti condannati,
siamo noi i sacrificati!..