Italia: Calembredaines romaines raccontate da Matteo di Giovanni!

 

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Matteo di Giovanni (1430 circa – 1495), la leggenda di Romolo e Remo, elementi di una predella, museo di Libourne.

Come è nata la civiltà bordolese e come fu fondata Bordeaux? È molto semplice. Gli antichi bordolesi campavano nelle grotte sulla riva destra della Gironda. Si nutrivano di alose, lamprede e caviale. Un giorno, un tizio più furbi degli altri che non ne poteva proprio più di questa dieta a base di pesce che  gli dava dell’orticaria tenne ai suoi contemporanei questo discorso: Ragazzi, è tempo di entrare nella storia! Non possiamo continuare a vivere come degli orsi. Non vi piacerebbe di costruire una città sulla sponda di fronte, c’è una montagna simpatica con fonti di acqua pura che scorrono dalla cima. Potremmo coltivare un po’ di vigna. La vita sarebbe facile e potremmo anche trascorrere il fine settimana all’oceano. Francamente, Io mi ci vedo già a farmi barbecue con gli amici dopo una buona giornata di surf invece di gelarmi il culo in queste grotte! È così che fu fondata Bordeaux verso il VI secolo a.C. tutta colpa di un antico bordolese che faceva un’allergia al pesce!

Lui, Matteo, l’italiano che vive al secondo piano del municipio di Libourne, storce il naso e si mette a raccontarmi come fu fondata la sua cara città di Roma. Una storia davvero sordida, ma lui non se ne rende nemmeno conto tanto è riuscito ad abbellire la vicenda. Francamente, sto pensando, se la civiltà bordolese fosse nata così, non me ne vanterei per niente al Mondo. Cosa ho capito di tutto questo guazzabuglio che lui mi ha raccontato? Ho perso il filo al momento della storia del picchio. Sono rimasto garbato e ho fatto finta di credere a tutta la sua mitologia, ma quando il tizio ha cominciato con il suo picchio, gliel’ho detto: caro Matteo, io non ci sto più perché vivo alla campagna e un picchio che nutrisce due bambini, è troppo per me! Che Amulius si impadronì del trono facendo imprigionare il suo fratello maggiore Numitor, che uccise il figlio di Numitor e inviò la figlia, Rea Silvia, in qualche tempio a fare la vestale e rimanere vergine a vita e così favoreggiare la sua propria discendenza, sono cose che succedono. Confesso che la parte del tuo racconto in cui la povera Silvia si ritrova incinta, sedotta da un soldato e che lei, disperata, racconta che il colpevole sarebbe il Dio Marte, mi ha commosso. Povera ragazza, abbandonata dall’amante e costretta di lasciare i due bambini allo zio Amulius. D’altronde tanto cretino questo zio, che invece di uccidere subito i bambini o di buttarli addirittura nel Tevere, ha la strana idea di deporre la cesta dei bambini in un prato allagato dalla piena del fiume e quando le acque si ritirano, i gemelli restano aggrappati ai rami di un fico, ai piedi del Palatino. Fino a questo punto, sono riuscito a seguire il racconto, ma quando mi racconti che, prima di essere scoperti dal pastore Faustulus e affidati a sua moglie, Acca Larentia, i bambini sono stati nutriti da una lupa e un picchio! La lupa non dico, ma un picchio! Io ne ho nel giardino dei picchi e tranne a rompere la gente con i loro tambureggiamenti, la domenica, alla cinque della mattina, non sanno fare altre cose; impossibile che possano nutrire dei bambini o che vadano a farti la spesa! Nel fondo, questa storia della fondazione di Roma è molto semplice: due orfani accolti e allievati dal pastore Faustulus sono andati a prendere a pugni i pastori del Re di Alba e gli hanno fregato il trono. Matteo sorride perché è sicuro del suo talento di narratore e sa che, nel fondo, ha ritenuto la mia attenzione. Lui prosegue: Non ti ho ancora raccontato come Romolo uccise il suo fratello Remo e fondò Roma, c’è una storia di avvoltoi all’origine di questa tragica vicenda….Ho nell’idea che Matteo, conoscendo la mia passione per gli uccelli, ha inventato tutta la storia del picchio solo per me e adesso ha deciso di introdurre nel racconto degli avvoltoi, decisamente questo ragazzo è davvero simpatico. Allora, Matteo, cosa mi dicevi a proposito degli avvoltoi?….

 

 

2 thoughts on “Italia: Calembredaines romaines raccontate da Matteo di Giovanni!

    • Forse, in Italia, a scuola, studiate la leggenda solo a metà ostracizzando il ruolo del picchio perché è più tosto di aver solo una lupa come simbolo. Ne parlano Plutarco e Ovidio. Per esempio, Ovidio nel canto III dei fasti: “L’onda rifiuta il delitto: i fanciulli sono deposti sulla terra asciutta. Chi non sa che i neonati crebbero con latte ferino, e che il picchio portasse il cibo agli abbandonati?”

      Buongiorno Lunadelfalco,

      Alex

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