Il vino non è la sola specialità di Bordeaux, c’è anche la malafede! Giornata di canicola, il termometro sfiora i 40 gradi. Vado da mia madre e la trovo essiccata come i gerani dimenticati in casa durante le vacanze. A lei non piace l’acqua perché fa arrugginire le belle piante. E cosa facciamo mamma? Non puoi andare avanti al Sauternes tutta la giornata con questo caldo! Dopo ore, riesco a convincerla di andare nel bar a due passi per prendere un tè ghiacciato o piuttosto lei accetta la proposta per sbarazzarsi di me. Appena arrivati e la tizia si fischia un pieno bocale di tè in due sorsate. E cosa sarebbe stata, se tu avessi sete! non posso impedirmi di ironizzare. E cosa pensate che mia madre mi risponde con un disinvoltura straordinaria? No. Assolutamente no. Non bevo perché ho sete, bevo solo PER CORTESIA. 😉
Archivio mensile:agosto 2016
In cucina con Alex: Got my mojo working.
Ask a frenchman sto pensando mentre Ann Cole mi sta cantando, in questo straordinario blues del 1956, che lei non riesce a far innamorare l’uomo desiderato nonostante il suo mojo e tutti i sortilegi delle zingare della Louisiana. Anche voi, cari lettori e care lettrici, se avete bisogno come Ann Cole di un mojo, di un gri-gri, di un incantesimo, di una magia…per conquistare una donna o un uomo, posso prepararvi un mojo che vi darà soddisfazione al cento per cento. Gratis. E poi, in questo periodo di crisi economica, vi risparmio i costi di un viaggio nei bayou della Louisiana alla ricerca di un mojo presso le discendenti di Marie Laveau. Va bene, sono tanto simpatico che vi svelo il segreto del mio mojo che non è un amuleto come nel blues, ma che si presenta sotto la forma di una pozione magica. Got my mojo working.
Gli ingredienti per preparare il mojo per quattro pezzi di pollo:
- 2 cucchiai di salsa di soia
- 15 cl di succo d’arancia
- 2 cucchiai di succo di limone
- 2 cucchiai di olio d’oliva
- 1 cucchiaio di aglio tritato
- 1 cucchiaino di tabasco
- 1 cucchiaino di cumino
- 1 pizzico di fior di sale
- 1 pizzico di pepe.
Mescolate tutti gli ingredienti magici e il mojo è pronto.
In un sacchetto di plastica per surgelati mettete i pezzi di pollo e stregateli con il mojo per una notte in frigo. La ricetta è finita. Fate bollire il mojo un minuto. Cottura della carne da 30 a 40 minuti a fuoco medio indiretto senza dimenticare di spennellare la carne con il mojo una o due volte durante la cottura. Poi si finisce a fuoco medio diretto per 5 minuti. Versate il mojo restante sui pezzi di pollo prima di servire.
Got my mojo working, but it just won’t work on you
Got my mojo working, but it just won’t work on you
I wanna love you so bad till I don’t know what to do
I got my black cat bone, all pure and dry
I got a four-leaf clover, all hangin’ high
I got my mojo workin’, but it just won’t work on you
I want to love you so, till I don’t know what to do
Got my hoodoo ashes all around your bead
Got my black snake roots underneath your head..
I got my mojo workin’, but it just won’t work on you
I want to love you so, till I don’t know what to do…
I got a gypsy woman givin’ me advice
I got some red hot tips I got to keep on ice
I got my mojo workin’, but it just won’t work on you
I want to love you so, till I don’t know what to do
I got my mojo workin’, but it just won’t work on you
I want to love you so, till I don’t know what to do
I got a rabbit foot, I know it’s workin’ right
I got a strand of hair I’m keepin’ day and night
I got my mojo workin’, but it just won’t work on you
I want to love you so, till I don’t know what to do.
A tavola!
Botanica: Il signore delle mosche!
Giardino botanico di La Bastide. Bordeaux. Questa pianta, amorphophallus titanum, in piena fioritura si chiama in francese “pénis de Titan” (pene di Titano) e si capisce bene il perché visto la gigantesca infiorescenza che è la più grande del mondo vegetale. La pianta, oggi a rischio estinzione nel suo ambiente naturale per colpa del diboscamento, è stata scoperta sull’isola di Sumatra nel 1879 e riportata in Inghilterra dove è fiorita dieci anni più tardi. In Francia, la pianta che si trova in numerosi giardini botanici è fiorita solo tre volte e figuratevi che l’esemplare che abbiamo a Bordeaux nel giardino botanico di La Bastide (il quartiere di Bordeaux sulla riva destra del fiume) si è deciso a fiorire il weekend scorso. E tutti i bordolesi di precipitarsi allo spettacolo di questa quarta fioritura francese in più di un secolo e che dura al massimo 72 ore (meno male!). Anch’io ci sono andato – solo che non avevo capito che i cazzi dei titani non sono soltanto giganteschi – e, purtroppo, non mi ero portato un fazzoletto profumato da mettere sotto il naso. Questo fior puzza, ma puzza! Non potete immaginare l’odore di putrefazione che emana da questa infiorescenza. Mentre l’odore serve alla pianta ad attirare le mosche che la impollinano, io ho mancato cadere come una mosca (un’espressione che significa morire in francese). Sono sicuro che metteranno sei mesi per sbarazzarsi della puzza che ha invaso la serra del giardino botanico. Tornando a casa, mi sono meravigliato del coraggio di Rea per sopportare ogni giorno l’odore del pene puzzolente del suo Crono di marito (e di quelli dei fratelli) oppure lei era completamente priva di odorato…ma per me, assistere allo spettacolo del cazzo di un titano in erezione una volta ogni dieci anni, è più che sufficiente e forse dieci anni non saranno abbastanza per dimenticare questa puzza…
In cucina con Alex: Torta reale, un dolce italiano del 1570.
Oggi, vi faccio una torta italiana, una torta creata dal cuoco Bartolomeo Scappi nel 1570: la Torta reale (più italiana non è possibile). C’è una ragione, l’altro giorno, ho fatto dei canelé e mi restava dei bianchi d’uovo che avevo congelato (A Bordeaux, i viticoltori usavano gli albumi d’uovo per chiarificare il vino e le loro moglie non sapevano cosa fare con tutte queste tonnellate di tuorli e dunque hanno inventato i canelé profumandoli con la vaniglia, lo zucchero e il rum che venivano sbarcati sui moli del Porto della Luna). Nella Torta reale non ci sono tuorli quindi è il dolce ideale quando non sapete cosa fare dei vostri albumi o che siete bordolese e che avete la mania di fare dei canelé ogni domenica. Niente paura perché credo questa Torta reale di Bartolomeo Scappi sia la torta più semplice del Mondo, il solo problema è che i gusti della gente del Rinascimento sono diversi di quelli della gente del XXI secolo. 😉
Gli ingredienti per 6 persone:
- Per la pasta brisè, potete sia comprare un rotolo sia preparare quella che faccio abitualmente (cliccate qui)
- 250 g di ricotta
- 100 g di pinoli
- 75 g di zucchero
- 4 bianchi d’uovo
- 1 pezzo di zenzero fresco (io ho usato un centimetro, dipende dai gusti. Q.B)
- 1 cucchiaio di acqua di rose.
Preriscaldate il forno a 200 gradi. Tostate i pinoli 3 a 4 minuti.
Mescolate la ricotta con lo zenzero grattugiato.
Aggiungete lo zucchero, i pinoli e l’acqua di rose.
Montate i bianchi a neve e incorporateli al composto.
Rivestite uno stampo con la pasta brisée e versate il composto sul fondo.
Al forno per 40 minuti e Buon appetito!
Oceano: Della relatività del burkini.
Oceano, giorno d’estate su una spiaggia del Médoc (fonte della foto perché non andate a credere…)
Guardo la televisione dove due cretini litigano a proposito del burkini, burkini sì, burkini no. Poi segue un servizio sui giochi olimpici di Rio che è un pretesto per farci ammirare le bellezze delle spiagge brasiliane. Spegno la televisione e mi dico: tutto è relativo e, per un abitante di Rio, un costume da bagno intero è un burka. 😉
Filastrocca bordolese: Le nove donne di Bordeaux.
Si chiamano canzoni o rondò di nove ed erano molto popolari una volta in tutta la Guascogna. Sono canzoni che si suonavano in tutti i balli per fare ballare allegramente la gente al suono del violino. In realtà, sono delle conte in cui si cantano nove volte l’unica stanza diminuendo di un’unità il numero delle cose che la canzone evoca. (non sempre sono canzoni di nove, è solo una convenzione). La canzone sopra si chiama: A Bordeaux que i a nau damas cioè A Bordeaux ci sono nove donne. Non ho scelto una versione allegra e da ballare di questa tradizionale canzone guascone, ma una versione a cappella perché mi commuove la voce della cantante, mi dà del vague à l’âme come si dice in francese…
A Bordèu que i a nau damas
(A Bordeaux ci sono nuove donne)
Pomas , arrasims, higas e castanhas 2x
(Mele, uva, fichi e castagne)
Atau dançan au violon
(Così ballano al suono del violino)
Pomas, arrasims, higas e melons 2x
(Mele, uva, fichi e meloni)
A Bordèu que i a ueit, sèt, sheis, cinc, très, duas, ua dama
(A Bordeaux ci sono otto, sette, sei, cinque, tre, due, una dama)
Vendemmia: Tre signorine mediterranee mi regalano della gelatina d’uva per il prossimo natale!
Forse vi ricordate che un amico per scherzare, la primavera dell’anno scorso, mi ha regalato tre piante di viti da tavola in vaso che ho sistemato in un angolo del mio giardino. Un’italiana, una greca e una libanese o siriana. Ieri, ho fatto la mia prima vendemmia. Non male per una prima raccolta circa tre chili di uva. Ne abbiamo mangiato una parte e con l’altra parte, circa un chilo e mezzo, ho fatto della gelatina d’uva. Nella settimana di natale, penso invitare l’amico che mi ha offerto le viti a pranzo. Solo per vedere la sua faccia quando gli porterò a tavola la mia gelatina d’uva al posto della tradizionale gelatina di Sauternes per accompagnare il suo foie gras. Non vedo l’ora. A malin, malin et demi come si dice in francese!
Botanica: Il miracolo di Lourdes nel giardino di Claude Monet a Giverny!
Quei rosai che potete ammirare nel giardino di Claude Monet a Giverny e in tutte le aiuole di Francia, d’altronde, si chiama “Centenario di Lourdes” ed è stato creato nel 1958 per festeggiare il centenario delle apparizioni della Madonna a Bernadette Soubirous. Un rosaio miracoloso perché resiste a tutto: alla pioggia, alla siccità, a tutte le malattie crittogamiche che di solito sono le piaghe di tutti i rosai dei nostri giardini; resisterebbe anche ad un’esplosione nucleare, secondo me. E’ questo carattere miracoloso che lo rende tanto popolare e conveniente nei giardini pubblici francesi. Que soy la rosèr miraculosa de Lourdes potrebbe dire il rosaio nella lingua di Bernadette Soubirous e della Madonna. 😉
Italiani a ruota libera su Bordeaux e dintorni! Seconda parte.
Se avete mancato la prima parte, cliccate qui! Nella bacheca di wordpress, c’è una rubrica che permette di conoscere le parole o frasi che permettono ai lettori di raggiungere il mio blog. Ho fatto di nuovo un piccolo riassunto delle domande più strane, più bizzare, più buffe, più divertenti che mi fanno i lettori italiani e rispondo volentieri a queste domande….
Vino di Bordeaux Bernard Cordelier, prezzo? Non lo bevete, però! Si vende nei supermercati Leclerc per meno di due euro, al massimo usatelo in cucina se invitate qualche nemico a cena!
Vino nella cioccolata? Meglio evitare! Ai tempi dei miei nonni, i bordolesi mettevano del vino rosso nel caffè alla fine del pranzo e anche per la colazione, diciamo la verità! Si fare un coloniale, loro dicevano per designare quest’usanza. In francese credo il termine esatto sia uno Champoreau.
Parco avventura a Bordeaux? Non lo so. C’è una pubblicità alla televisione francese per Port Aventura ma è un parco di divertimento in Spagna, nei dintorni di Barcellona.
Cos’è il maque choux in francese? Veramente, ne ho nessuna idea!
Baisante traduzione? È il participio presente femminile del verbo sco…
Come cucinare animelle di maiale? Non è possibile perché solo i vitelli e gli agnelli hanno le animelle!
Consolato italiano a Bordeaux? Dovete andare a Tolosa nella regione Occitania. Colpa vostra, cari amici italiani, Bordeaux riceve 6 milioni di turisti ogni anno di cui solo 3% di italiani!
In giugno, ci sono le zanzare in riva alla Garonna? Eccome!
Come va servito il Lillet? Molto fresco, è scritto sulla bottiglia!
Chi ha inventato i macaron? Sono stati inventati nel 791 a Commercy da un monaco che, preparando della pasta a macaron per una festa, ha creduto vedere la madonna ed è caduto nella sua preparazione lasciando l’impronta del suo ombellico. Vedete che la famiglia Medici non c’entra!
Quanto tempo ci vuole per salire sulla duna del Pilat? Da qualche minuto a… Dipende dalla vostra condizione fisica!
Margot è un diminutivo? Una volta era il diminutivo di Marguerite, ma oggi è un nome.
Perché si parla francese a Casino? E perché si parla italiano a Esselunga quando vado in Italia? Non è tanto enigmatico!
Come e dove si coltiva la terra in Francia? Non deve essere molto diverso di quello che si pratica in Italia, no?
Anguilla alla moda di Bordeaux. Pulite e tagliate le anguille a tronchetti. Infarinate. Poi, fate rosolare le anguille in una padella con del grasso d’anatra. Finite con un trito di aglio e prezzemolo. Si mangiano così nella mia famiglia.
A cosa servono gli château? A niente, è una trovata pubblicitaria per vendere il nostro vino!
Coccodè in francese? cot cot cot codec!
Sapete nomi femminili francesi che finiscono con la i? Magali.
Gelati di Peppone a Bordeaux? Meglio andare a Villa rad’o, rue de Castillon tra rue Porte Dijeaux e rue des trois conils. Andateci e mi direte!
Percentuali di cattolici e protestanti a Bordeaux? Siamo tutti atei perché Dio ha fatto soltanto l’acqua mentre noi, bordolesi, abbiamo fatto il vino!
Nome femminile francese Prune? Mai incontrato una francese di nome Prune, in gergo francese prendere una “prune” significa si prendere una multa con l’auto.
Dolce con l’Armagnac. Posso inventarne uno. 200 g di burro, 300 g di zucchero, 450 g di farina, 1 bustina di zucchero vanigliato, 4 uova, 2 cucchiaini di lievito e un grande bicchiere di Armagnac. Mescolate il burro, lo zucchero e lo zucchero vanigliato, poi aggiungete le uova una alla volta. Poi, la farina e il lievito e finite con il bicchiere di Armagnac. Sbattete bene. Versate la preparazione in uno stampo e al forno per circa un’ora, un’ora e un quarto. Buon appetito!
Bordeaux: Furia francese, mal di Napoli e atteggiamento enigmatico del turista italiano a Bordeaux!
La Porta Cailhau vista dai moli di Bordeaux.
Perché tutti gli italiani che visitano Bordeaux scattano la Porta Cailhau che vedete nelle due immagini? Non si studia la Storia in Italia? Per me che sono bordolese è davvero qualcosa di strano ed enigmatico da osservare. Questa Porta (una volta ospitava anche dei cannoni puntati sulla città di Bordeaux ed i suoi abitanti ribelli) è stata edificata tra il 1493 e il 1495 e commemora quello che Machiavelli ha chiamato la “Furia francese” e che è probabilmente l’espressione italiana più usata nella lingua francese (anche se è sconosciuta in Italia). La Furia francese è questa tempesta che si è abbattuta sull’esercito italiano coalizzato, a Fornovo, il 6 luglio 1495. Allora, perché, cari visitatori italiani di Bordeaux, scattate una porta alla gloria di un massacro terrificante di italiani perpetrato da questo psicopatico di Carlo VIII? Io – d’accordo sono un po’ rancoroso – ma quando vedo una statua di Giovanna d’Arco o qualcosa che raffigura Carlo VII, il nonno, il bastardo francese che si preso Bordeaux e la Guascogna nel 1453, non faccio uno scatto, lancio una maledizione! 😉
La porta Cailhau vista dall’interno di Bordeaux.
Carlo VIII di Francia ha portato a casa due souvenir dalla sua gita in Italia: l’espressione italiana “Furia francese” e la sifilide…ma iniziamo dall’inizio e ascoltiamo cosa ci racconta la Porta Cailhau che commemora la famosa battaglia di Fornovo! Nel 1454, la pace di Lodi – mettendo fine allo scontro fra Venezia e Milano – ha ratificato la divisione dell’Italia in Stati regionali. Adesso, cari lettori, facciamo un salto nel tempo fino all’anno 1494 dove sta per iniziare la prima guerra d’Italia. Erede dei diritti dinastici della casa d’Anjou, il Re di Francia Carlo VIII rivendica la corona del regno di Napoli, possesso angioina fino alla presa del potere dagli aragonesi nel 1442. Carlo VIII è fortemente incoraggiato in questa impresa da Ludovico Sforza detto il Moro, reggente del ducato di Milano, che vuole sconvolgere lo status quo della pace di Lodi. Questo tipo di manovra politica si chiama: lasciare entrare il lupo nell’ovile. Ma, l’amico Ludovico era detto il “Moro” e non il “Furbo”, no? Malgrado le reticenze dei suoi consiglieri, Carlo VIII in cerca di gloria e di divertimento, non può lasciare passare l’occasione offerta da Sforza di impadronirsi dell’Italia, sarà sempre tempo, una volta in Italia, di sbarazzarsi di questo imbecille di Sforza. Il più potente esercito mai visto in Europa è formato. Alla fine di agosto, 12000 fanti (di cui 6000 svizzeri e 3000 guasconi), 3000 cavalieri e 70 pezzi di artiglieria varcano le Alpi. Veloce e sparando palle di metallo, l’artiglieria francese è la più moderna del Mondo. D’altronde gli ambasciatori italiani hanno avvertito i loro padroni a proposito di questi cannoni diabolici che possono annullare qualsiasi fortificazione. Adesso può cominciare la conquista e il massacro. L’otto settembre, per opporsi ai francesi, gli aragonesi tentano uno sbarco vicino a Genova. Sono disfatti dalla flotta di Luigi d’Orléans a Rapallo; è solo un assaggio. L’indomani, Carlo VIII giunge Asti, possesso francese in Piemonte. Dopo una breve pausa, inzia l’infernale “discesa” del suo esercito verso Napoli. Guidati dai bastardi Louis II de la Trémoille e Pierre de Rohan de Gié, i francesi terrorizzano letteralmente gli italiani con il loro modo di combattere. Il 20 ottobre, il borgo della città di Mordano (in Romagna) rifiuta di aprire le sue porte. In qualche ora, il borgo è rasato al suolo dall’artiglieria e la popolazione integralmente massacrata. Stessa sorte per Fivizzano in Lunigiana il 26 ottobre. Questa follia omicida incita Pietro de’ Medici a cedere tutte le sue fortezze in Toscana e ad aprire il porto di Livorno alla flotta francese. Il 17 novembre, il Re di Francia entra trionfalmente a Firenze. Savonarola che odia i Medici ci vede un segno divino. Carlo VIII non perde tempo e entra a Roma il 31 dicembre. Dopo un omaggio al Papa Alessandro VI, l’infernale francese esige la consegna di ostaggi di cui il proprio figlio del sovrano pontefice, Cesare Borgia (i Papi facevano figli allora). Siamo in febbraio 1495 ei francesi invadono il regno di Napoli. Il 10, Monte San Giovanni, rimasto fedele agli aragonesi è ridotto in cenere da la Trémoille. Il Re di Napoli, Ferdinando d’Aragona, sfugge precipitosamente e tutte le città della regione si arrendono allo stendardo al giglio. 22 febbraio. Sotto le acclamazioni della folla, Carlo VIII entra in Napoli a dorso di mulo presentandosi in umile difensore della Chiesa piuttosto che in trionfatore. Una guarnigione che teneva ancora il Castel Nuovo è sterminata dopo il bombardamento della fortezza. Il 12 maggio, Carlo VIII è incoronato Re di Napoli con tutti i fasti degni dei Cesari. Durante le feste che si succedono per settimane, i baroni francesi si arrangiano dei “matrimoni” con le fanciulle nobili e le ricche vedove napoletane. I soldati, loro, frequentano assiduamente i bordelli della città e sono tutti contaminati da una malattia propria a questa città, completamente sconosciuta in Francia e che loro diffonderanno in patria. Questa malattia è il mal di Napoli cioè la sifilide in italiano moderno. Inebriato dal successo, Carlo VIII perde le staffe e si sogna in Re di Gerusalemme e intavola dei negoziati con il papa per una nuova crociata. Però, da marzo 1495, dei negoziati segreti erano stati organizzati tra Venezia, il Papa e il ducato di Milano (finalmente, l’amico Sforza ha capito che Carlo VIII non si accontenterà del regno di Napoli) nello scopo di cacciare i barbari francesi che hanno fatto man bassa sull’Italia. L’occupazione e le estorsioni francesi sono di più in più difficile da sopportare per le popolazioni locali. Già dodici navi, cariche di tesori, hanno lasciato Napoli per Marsiglia. 31 marzo. Finalmente, gli italiani smettono di dormire e trovano un accordo, una Lega Santa antifrancese si costituisce e raggruppa la Repubblica di Venezia, il Ducato di Milano, gli Stati Pontefici, il Sacro Romano Impero Germanico e la corona d’Aragona…
…Davanti all’attitudine minacciosa della Lega, Carlo VIII decide di tornare in Francia con il suo esercito, lasciando soltanto una guarnigione a Napoli. Il primo giugno, l’esercito francese è a Roma, abbandonata dal Papa. Il 13 a Siena. Il 27 giugno, i mercenari svizzeri dell’esercito francese saccheggiano la città di Pontremoli. Ci siamo, cari lettori, il 6 luglio è il giorno glorioso celebrato dalla Porta Cailhau di Bordeaux. Siamo nel paese di Fornovo, i francesi, esterrefatti, scoprono una gigantesca armata che sbarra la strada verso il Piemonte. Dietro il fiume Taro, 30000 uomini della Lega sotto gli ordini del condottiere Francesco II Gonzaga, sono radunati e aspettano i francesi. Di fronte, meno di 9000 francesi di cui molti sono esauriti dalla sifilide presa nei bordelli di Napoli. Gli italiani hanno un vantaggio enorme, piove ed i francesi non possono usare la loro artiglieria. Lo scontro inizia verso le nove. Gonzaga riesce una manovra straordinaria varcando il fiume Taro in un posto guadabile per attaccare la retroguardia francese. Ma, invece di approfittare di questo vantaggio, i mercenari veneziani e gli stradiotti albanesi si mettono a saccheggiare i bagagli francesi. Carlo VIII ha il tempo di fare dietrofront con la sua cavalleria pesante e si mette a caricare in modo spaventoso l’esercito italiano, una mischia sanguinosa e confusa in cui i francesi diventati completamente pazzi per gli effetti della sifilide, tagliano letteralmente a pezzi i soldati italiani. Verso le dodici, i 9000 francesi hanno messo in fuga l’esercito della Lega che scappa verso Parma. Tra gli eroi francesi, un ragazzo di 18 anni ha catturato la bandiera veneziana, si tratta di Bayard, che diventerà il cavaliere senza macchia e senza paura. Le settimane che seguono, Venezia rivendica la vittoria mentre l’esercito della Lega ha perso più di 4000 uomini. I francesi, loro, hanno perso meno di 200 uomini e possono continuare tranquillamente la loro strada verso il nord. Machiavelli userà di un’espressione: la Furia Francese, entrata nella lingua francese per dire la sua ammirazione per questi irresistibili francesi che sul campo di battaglia hanno sconfitto un esercito di 30000 uomini. Il 15 luglio, l’esercito francese raggiunge Asti senza incontrare di resistenza. Il 9 ottobre, dopo la ripresa di Napoli da Ferdinando con l’aiuto dei veneziani, la pace di Vercelli è firmata mettendo fine alla prima guerra d’Italia.