Veduta di Bayonne. Paul Signac (1863-1935)
Ho trascorso il mio sabato nei Paesi Baschi e mentre pranzavamo in terrazza, ai piedi della cattedrale di Bayonne, con un semplice piatto di salumi accompagnato da un bicchiere di Rioja, un gruppo di cantanti baschi si è messo ad interpretare qualche brano di una pastorale basca (è un pezzo di teatro dove si canta e si balla) che è stata recitata quest’anno a Bayonne e nei dintorni e che mette in scena la vita di Catalina de Erauso (una cosa piuttosto rara perché sono sempre uomini che sono protagonisti in queste pastorale). Catalina de Erauso detta ancora la monaca Alferez è conosciutissima in tutta la Spagna quanto Don Chisciotte. Ma chi era questa fottuta Catalina de Erauso? (Notate che il brevissimo riassunto della vita di Catalina che ho scritto sotto ha solo la modesta pretesa di svegliare eventualmente la vostra curiosità e se mi chiedete un’opera per andare più avanti, vi consiglio di leggere il romanzo che Thomas de Quincey ha scritto su di lei: Le avventure di una monaca vestita da uomo).
Catalina de Erauso è un personaggio storico che è veramente esistito anche se la successione di eventi particolarmente straordinari e rocamboleschi che hanno costellato la sua vita possono farvene fortemente dubitare. La tizia nasce nel 1585 a Donostia che è il nome basco della città di San Sebastiano ed è messa molto presto in pensione in un convento per ricevere quello che si chiamava allora un’educazione di donna. Lei scappa dal convento all’adolescenza per menare una vita d’uomo perché non le conviene la vita che le suore hanno deciso per lei. Cosa fa allora la nostra Catalina de Erauso? Travestita in paggio, la ragazza circola attraverso tutta la Spagna vivendo alla giornata, praticando il brigantaggio e qualche piccolo lavoro quando non c’è qualche ricco da depredare. Poi, Catalina si stanca di questa esistenza diciamo picaresca per usare di un termine di origine spagnolo, insomma come lei si era stanca della sua vita al convento. Cosa può fare allora il nostro tornado basco per guadagnare il pane? Catalina decide di tentare l’avventura nelle Americhe e siamo nel 1602 quando la ragazza di diciassette anni sbarca a Panama. E di lì, la sua vita non è più che una serie di drammi sanguinosi e di omicidi. Per sfuggire all’impiccagione per omicidi, Catalina si arruola nell’esercito – che è solo una condanna a morte differita all’epoca – e da libero sfogo ai suoi istinti e si mette a massacrare a gara e, nell’esercito, trovano che è tanto bravo e coraggioso a fare il mestiere questo ragazzo che Catalina è nominata al grado di Alferez che in italiano significa Portabandiera. Di nuovo costretta a sfuggire, Catalina parte dalla Concepción in Cile con lo scopo di raggiungere San Miguel de Tucumán, una città del Nord dell’Argentina. E per questo, la ragazza deve attraversare addirittura tutta la Cordigliera delle Ande e lei ci riesce, a piedi quasi senza cibo e acqua, ma questo lo racconta Catalina e la sua leggenda e molti dubitano della veracità di questo viaggio. Comunque, in un ennesimo duello, Catalina è gravemente ferita e non ha altra scelta che di trovare rifugio in un convento e di svelare alle suore, che comunque non sono cieche, che lei è una donna. Figuratevi, cari lettori, come il rumore si propaga alla velocità della luce in tutto il reame della Nuova Spagna. Il fottuto tizio che, da anni, mette a ferro e fuoco tutto il reame è una donna! Sbalordimento. E per sbarazzarsi di Catalina, le autorità religiose, completamente scocciate da questo caso, decidono di rispedire catalina in Spagna. Il Re deciderà delle sorti della diabolica ragazza. Durante la traversata da Santa Fe a Barcellona, Catalina trova il tempo di scrivere le sue famose memorie che ci affascinano ancora oggi. Arrivata in Spagna con la sua faccia tosta tutta basca, Catalina riesce a convincere il Re Filippo IV, non solo di non farla impiccare, ma di versarle una pensione per i suoi ottimi servizi nell’esercito. Poi, di passaggio a Roma, la tizia è ricevuta in audienza dal pontefice Urbano VIII che la confessa, le dà l’assoluzione dei peccati e la autorizza a continuare a vivere come un uomo portando dei vestiti maschili. Pensate che la storia di Catalina sia finita? Assolutamente no! La vita rocambolesca di Catalina prosegue senza tregua. La monaca Alferez come viene chiamata allora Catalina da tutta la Spagna, si imbarca per il Messico e, sotto il nome di Antonio de Erauso, si mette a fare il mulattiere per guadagnare la sua vita. Sono gli ultimi elementi che conosciamo della vita di questo intrepide bersagliere della Biscaglia, così il destino di Catalina finisce su un mistero…
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Alferez = Alfiere, no?
Notte,
m.
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Sì, è anche più giusto perché alfiere viene dalla parola spagnola alferez. Ho scritto portabandiera perché, in italiano, alfiere mi evoca solo il pezzo degli scacchi che viene chiamato matto in francese…
Buona sera, cara Monica!
Alex
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Dunque…se sei l’abitante di una delle tante cittadine del centro Italia in cui si tengono tornei medievali di varia natura (cavalli, oggetti tondeggianti, strutture di legno, statue, …) probabilmente la parola ‘alfiere’ ti evoca per prima cosa quello che viene chiamato anche ‘sbandieratore’ (ma non ditelo ai senesi, detestano questo termine!) ovvero il giovanotto che durante il corteo introduttivo fa compiere prodezze aeree alla bandiera del proprio rione impegnato in quel determinato palio.
A me portabandiera non dice un gran che, forse l’atleta che apre la parata di un paese alla cerimonia inaugurale delle olimpiadi, che però non vedo mai.
Notte,
m.
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Già, cara Monica, grazie per la parola “sbandieratore” che non conoscevo! 😉 Anche in francese moderno porte-drapeau (portabandiera) ha il senso che dici tu. Però, una volta, in francese, era l’ufficiale che aveva la responsabilità della bandiera, quello scelto tra i più coraggiosi e che caricava in testa i nemici con in mano questa sola arma (per farti un’immagine il famoso quadro di propaganda dove si vede Napoleone in portabandiera sul ponte di Arcole). Credo sia la ragione per cui ho sbagliato usando portabandiera (che mi sembrava più guerriero) invece di alfiere.;-)
Buon weekend, cara Monica 😉
Alex
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