Cottura della palomba al cappuccino nei Paesi Baschi.
Non parliamo dell’orrenda bevanda italiana a base di caffè, per favore. Noi francesizziamo tutto quindi il termine italiano cappuccino è stato francesizzato in capucin quindi un frate dell’ordine di San Francesco d’Assisi con il cappuccio riconoscibile tra mille è un capucin in Gallia. Non solo questo. Una barba di cappuccino (barbe de capucin) è una specie di cicoria selvatica particolarmente amara. I cappuccini (les capucins) sono anche il nome di tutta una coorte di scimmie sudamericane antipatiche. La capucinade è il discorso tipico tenuto da un cappuccino cioè un discorso di morale che suona completamente piatto. Ho nell’idea che non erano simpatici ai francesi i correligionari di San Francesco d’Assisi! Non è il caso nel Sud-Ovest della Francia dove la parola capucin cioè cappuccino designa tutto questo, ma anche un’altra cosa cioè un infernale e divino attrezzo di cucina che sarebbe stato inventato addirittura da San Francesco d’Assisi e che è un’asta su cui è fissato un imbuto che assomiglia al cappuccio di un cappuccino e di cui i golosi frati cappuccini non potevano fare a meno durante la stagione degli uccelli e in particolare quella della palomba in autunno. Insomma, Il diabolico attrezzo serve a battezzare gli uccelli, non con acqua benedetta, ma con il fuoco. A fine cottura degli uccelli, si fa arroventare nel camino il cappuccio del cappuccino, poi ci si verse dentro del lardo o del prosciutto e il grasso infiammato si mette a scolare e ad accarezzare gli uccelli, a caramellarli e vi mettete a capire perché San Francesco d’Assisi si metteva a recitare dopo aver inghiottita la sua palomba al cappuccino: “Laudato si’, mi’ Signore, per frate focu, per lo quale ennallumini la nocte: ed ello è bello et iocundo et robustoso et forte.” 😉