Paesi Baschi: La Madonna che contempla l’oceano sul confine tra l’Austria e la Francia!

L’ho già detto in un altro post, ma secondo me, Ainhoa, è tra i più bei borghi medievali dei Paesi Baschi e anche del Sud della Francia. E siccome sono ancora nei Paesi Baschi per qualche giorno, ho deciso di portarvi di nuovo ad Ainhoa per far un’escursione fino alla cima del Monte Atsulai che culmina a 390 metri di altezza e dove si trova una cappella dedicata alla Madonna del Biancospino (Arantzazuko Ama Birjinaren kapera in basco). Madonna che è apparsa sull’Atsulai, una volta, a un pastore a prossimità di una fonte miracolosa che ha il potere di guarire le malattie della pelle e che fa quindi la disperazione di tutti i dermatologi della regione. Ma vi racconterò la storia dell’apparizione della Madonna del Biancospino, una volta che mi sarò dissetato alla fontana della Birjina (vergine) situata a ridosso della Kapera (cappella). Fa caldo da non crederci  per un fine ottobre e mi tarda veramente di arrivare alla fontana. Sono davvero un tipo strano e mentre tanti dei miei concittadini bordolesi stanno facendo la spesa nelle ventas di Dantxaria, io cosa sto facendo?  un’escursione in montagna! Il richiamo della montagna? No, è solo che sono da qualche giorno all’interno dei Paesi Baschi e che l’Oceano mi manca e quindi mi sono deciso a conquistare l’Atsulai per vedere qualcosa di familiare di lassù. Non ridete, ma l’Atsulai per me è come l’Himalaya perché 390 metri di altezza non sono niente per qualcuno che vive nella penisola del Médoc dove il punto più alto si trova a 40 metri sopra il livello del mare! Diciamo che la mia limite sono i cento metri della duna del Pilat sul Bacino di Arcachon e ancora in cima ho già orecchie tappate, allora figuratevi sull’Atsulai! Mi vedo già a spalancare la bocca, sbadigliare, gonfiare le guance, fare tutta una serie di smorfie per stappare le mie povere orecchie. Spero solo di non spaventare i pottok (cavalli baschi) che pascolano in libertà nella montagna, ma forse l’acqua della fontana è buona anche per le orecchie bordolesi che hanno problemi di pressione! Già sento ancora il belare delle pecore, è già qualcosa! Il sentiero è anche una via crucis e, in vetta, un po’ dopo la cappella c’è un calvario. All’inizio contavo le croci delle stazioni sul cammino, poi ho dimenticato davanti allo spettacolo della fioritura dei crochi selvatici, della bellezza della cittadina di Ainhoa ai piedi della montagna, dei grifoni veleggiando nei correnti ascensionali dei cieli baschi sperando che qualche pecora abbia l’idea di rompersi il collo in un burrone, della vista delle antiche cascine basche bianche e rosse, disseminate nelle colline tondeggianti della vallata della Nivelle, e che hanno tutte le porte orientate verso l’est come gli ovili del mio vecchio Paese, per proteggersi dal vento del golfo di Biscaglia e accogliere i primi raggi del sole. Dopo un’ora di camminata, arrivo alla fontana e saluto la Madonna che è stata sistemata sopra, alla fine del XIX secolo, in una piccola grotta artificiale. Sono miscredente, ma non sono maleducato quindi le offro un piccolo mazzo di croco che ho raccolto sul cammino, dopotutto lei mi offre una meravigliosa acqua fresca che viene dal cuore dell’Atsulai. All’inizio del post, vi ho detto che la Madonna del Biancospino (Arantzeko Birjina in basco) è apparsa a un pastore. Immaginate, siamo nel Medioevo e il ragazzo ha imboccato esattamente lo stesso cammino di me per portare il suo gregge a pascolare sull’Atsulai. Arrivando dove mi trovo, al livello del ruscello che correva allora all’ombra di un Biancospino, il pastore si accorge che qualcosa splende nel Biancospino. Si avvicina, intrigato, ed esclama: Aranza zu! (lei in un Biancospino!). Il ragazzo scende la montagna in fretta per annunciare che lui ha visto la Dama. Ovviamente, il ragazzo non è creduto, ma dopo qualche tempo, lui riesce a convincere gli abitanti di Ainhoa e loro si decidono a edificare una cappella nel quartiere (quartiere ha il senso di frazione in basco) di Karrika, ai piedi dell’Atsulai. Cosa succede allora? I materiali da costruzione portati la giornata a Karrika, si ritrovano misteriosamente l’indomani mattina in cima all’Atsulai e quindi gli abitanti di Ainhoa vedendoci un segno divino, edificano la cappella al posto dove si trova oggi. Ancora un tornante per raggiungere la cappella della Madonna del Biancospino sopra la fonte. Il panorama è magnifico. Di fronte, la cima di La Rhune, la montagna sacra dei baschi, è avvolta nelle nuvole. Sotto i miei piedi la vallata della Nivelle, poi, nel lontano verso Nord, mi immagino le Lande di Guascogna. Ad Ovest, si vede fino a Saint Jean de Luz e l’Oceano si confonde con l’orizzonte. A sud, a qualche centinaia di metri dal mio posto di osservazione, c’è la Spagna. Notate che non conta che sia la Spagna o la Francia perché gli abitanti sono esattamente gli stessi. Il mio sguardo abbraccia tutto il circo di Xareta e una prossima volta, vi porterò in Spagna, a due passi di Ainhoa, nel villaggio di Zugarramurdi e le sue famose grotte dove durante il Medioevo, le streghe basche ci facevano il Sabba. Sotto i miei piedi ancora, dal lato spagnolo, la vallata di Baztán, paradiso degli escursionisti, che, recentemente, è stata resa mondialmente celebre dai libri di Dolorès Redondo che scrive dei gialli che mescolano thriller e mitologia basca. Io l’avevo trovata sempre ridente e simpatica questa vallata di Baztán, ma secondo la scrittrice, ci si vive ancora il Basajaun, la Dea Mari, i Laminak e tante altre creature delle leggende basche. Devo dire che, adesso che ho letto la sua trilogia, la trovo più inquietante, ma forse saranno solo le nuvole nere che corrono sopra il Baztán! Passo il pomeriggio in questo luogo magico: ad accarezzare i pottok, a tentare di decifrare i misteriosi simboli sulle riproduzioni delle steli discoidali basche. Capisco perché c’è sempre stato un eremita a vivere a prossimità della cappella, dal Medioevo fino alla meta del XIX secolo, voglio dire tutta questa bellezza, questo silenzio….Va bene, è già tempo per me di tornare a malincuore verso questa fottuta “Civiltà”.