In cui l’autore di questo blog si ritrova a evocare San Francesco da Paola mentre voleva solo parlare di bondage!

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Buon-cristiano d’estate.

L’altro giorno, un lettore è arrivato su Bordeaux e dintorni digitando su Google la domanda seguente: bondage è una parola francese? E’ vero che la metà delle parole inglesi hanno un’origine francese e che bondage suona un po’ francese, allora bondage è francese, sì o no? No, bondage è una parola tipicamente inglese (cliccate qui per l’etimologia) e, figuratevi, che l’inglesismo non si trova nemmeno nel mio dizionario di francese; eppure dovrebbe trovarsi da qualche parte tra buon-cristiano e bondieuserie e invece niente. Nessuna traccia di bondage nel mio dizionario. Poi, sfogliando il dizionario, c’è qualcosa che mi ha intrigato. Bondieuserie so cos’è, è l’oggetto religioso di cattivo gusto che è venduto nei negozi di Lourdes tipo la Madonna di plastica made in Cina che fa lampada da tavolo. Ma cos’è questo strano buon-cristiano di cui parla il dizionario? Ne ho nessuna idea quindi faccio una piccola ricerca e posso già dirvi che c’è un rapporto con l’Italia. Buon-cristiano è una varietà di pera, particolarmente stimata dai ghiotti, di grosse dimensioni e che ha una bella buccia gialla. In francese, buon-cristiano è un altro nome per designare la pera William che è probabilmente, oggi, la pera più coltivata al Mondo. Ma come è nato il successo mondiale di questa pera buon-cristiano che all’inizio si chiamava pera del buon-cristiano per diventare poi il buon-cristiano. La storia nasce in Italia, in Calabria per essere più preciso. Ci sono due personaggi importanti in questa storia. Un religioso italiano che in francese chiamiamo Saint François de Paule e che in italiano chiamate San Francesco da Paola e il Re di Francia Louis XI (Luigi XI). Quindi ecco la storia della pera buon-cristiano. Luigi XI, come tutti noi,  teneva alla vita più di tutto e voleva morire, d’accordo in cristiano, ma comunque il più tardi possibile (e sicuramente non a 60 anni come gli è successo). Purtroppo, Luigi XI si è gravemente ammalato e il tizio sta morendo. I medici non possono più niente per lui e qualcuno racconta all’amico Luigi di una specie di mago, di un taumaturgo, di un povero religioso che fa dei prodigi di guarigione ottenuti grazie a Dio, nelle sue montagne selvagge di Calabria; che il religioso si chiama Francesco da Paola e che sarebbe un’idea farlo venire al più presto alla Corte di Francia. Luigi XI riprende a sperare, dà le sue ordini. Velocemente un’ambasciata è radunata a Plessis-lez-Tours, città al confluente del Cher e della Loira. L’ambasciata parte per la Calabria e il Re è tanto impaziente e – non dimenticate che il tizio sta morendo e che all’epoca non c’era la Ryan Air e nemmeno i treni – ricco che lui fa sistemare sulla strada qualcosa che non esisteva allora: delle stazioni di posta che permettono all’ambasciata di viaggiare a tutta birra verso la Calabria.  E’ così che sono nate le poste, cosa credete? Dunque l’ambasciata rimette la lettera di Luigi XI a Francesco da Paola e in questa lettera c’è scritto che il taumaturgo calabrese non deve venire solo con le grazie che sollevano l’anima, ma anche portare con lui, dalla sua terra, alcuni prodotti tipici calabresi che fanno anche del bene al corpo (se venite a casa mia, non mi dispiace anche a me qualche regalo!). Dunque l’ambasciata torna in Francia con Francesco da Paola nei bagagli e tutto un assortimento di piantine da frutto (peri, noci, susini) che facevano allora la ricchezza della Calabria e che il santo coltivava. Inutile dire la gioia del Re che stava agonizzando al ritorno dell’ambasciata. Il malato riceve con sollievo le esortazioni e le preghiere del religioso, che invece di guarirlo, tenta piuttosto di convincerlo di sopportare i suoi mali e di fare già il sacrificio della sua corona. Tra due colloqui interminabili con il Re di Francia, Francesco da Paola coltiva le sue piante da frutto affidate al ricco suolo della Touraine. Gli alberi si sviluppano e crescono fino a dare quei frutti che hanno un sapore tanto particolare sulle rive della Loira. E tra tutti i frutti quelli che il Re preferisce sono le pere che lui chiama le pere del buon-cristiano, dal nome che Luigi XI dava a Francesco da Paola. Ecco perché la pera William si chiama anche buon-cristiano in Francia, in riferimento a Francesco da Paola. Poi, la pera di Calabria sbarcherà in Inghilterra nel XVII secolo e prenderà il nome di William, ma questo è ancora un’altra storia…

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