Botanica: Le principesse azteche!

Dalie in un vaso di Delft. Paul Cézanne. Museo d’Orsay. Parigi.

In Francia, non si dice una dalia, ma un dahlia. La dalia italiana è una principessa mentre il dahlia francese è un principe. Non ho bene capito perché nel mio dizionario di italiano la dalia ha perso l’acca. La pianta fu introdotta nel 1789, in Europa, dal Messico dal direttore del giardino di Messico che mandò dei semi al suo omologo del Giardino Reale di Madrid. Era una pianta già conosciutissima in Messico e gli aztechi se facevano addirittura dei costumi con i fiori per danzare durante i loro giorni di festa. Al giardino Reale di Madrid battezzarono la pianta messicana: dahlia, in onore del botanista svedese Anders Dahl. Quindi perché la pianta ha perso, non solo il maschile, ma anche l’acca in italiano? Mistero. E, sto pensando, meno male che la pianta non abbia conservata il suo nome azteco perché cosa avrebbe dato il nome divertente di Chichipalti in italiano. Secondo me, esistono due tipi di giardinieri dilettanti: i cretini che disprezzano le dalie e che vi diranno che sono piante per vecchiette, che le dalie non sono più alla moda da almeno un secolo. Poi, vi sosteranno che i colori forti delle dalie danno l’emicrania e che il giardino moderno deve essere per forza monocromo, che comunque le dalie sono troppo orgogliose per i giardini di oggi. Questa categoria di giardinieri potete essere sicuri che non hanno mai coltivato le dalie nei loro giardini e che hanno solo un pregiudizio nei confronti di questa bellissima principessa azteca. Poi, c’è un’altra categoria, di cui faccio parte, una minoranza discriminata, quella dei giardinieri che hanno una passione per le dalie, che le adorano, che trovano che sono facili da coltivare e che non deludono mai. Siccome la moda non è assolutamente alle dalie, loro devono coltivarle quasi di nascosto come si coltiva gli amori segreti, in un angolo del giardino in cui sono sicuri che le persone che disprezzano le dalie non verranno mai mettere il naso. Un piccolo giardino segreto da coltivare mentre le dalie meriterebbero il posto d’onore del giardino. E poi, sempre l’angoscia che stringe il giardiniere amante delle dalie di essere scoperto e di dover giustificarsi con le scuse più inverosimili: No, no, ho piantato qualcosa ma non sapevo che fossero dalie; è la vecchia accanto che mi ha dato qualche tubero, ovviamente non potevo rifiutare; penso siano venute in modo spontaneo, forse si sono seminate da solo…ecc. E poi, il sollievo, la confessione davanti all’insistenza del ficcanaso. Va bene, mi hai smascherato. Sono innamorato delle dalie, smetto la commedia perché, nel fondo, non c’è da vergognarsi di questa passione. Il tizio se ne andrà alzando le spalle e sapete già che al prossimo mercato dei fiori del paese, tutte le persone vi guarderanno ormai come lo strano tizio che coltiva delle dalie. Ieri, faceva un bel tempo e non ho resistito. Ho fatto un’enorme sciocchezza. Ho piantato le mie dalie. Avevo i miei tuberi di dalia nel garage e quasi mi gridavano. Dai, Alex! Abbiamo passato tutto l’inverno su questa mensola, nell’oscurità. La terra è calda. È tempo di piantarci. Giuro che ho tentato di resistere. Cosa state dicendo poverette! I Santi di ghiaccio non sono passati, volete morire? No, no, Alex! Questo vale solo per le regioni del Nord. A Bordeaux, non ci saranno più gelate, siamo già quasi in aprile. Non so come mi sono lasciato convincere da questa follia. Prima di andare a letto, sono andato a mettere della paglia e una copertina sulle mie dalie per la loro prima notte. Sono sicuro che non vivrò più i quindici prossimi giorni per questa questione di meteo. Poi dopo dovrei preoccuparmi per le lumache perché anche esse hanno la passione delle dalie. Non è vita questo amore delle principesse azteche!

Qualche tubero delle mie dalie.

 

Forse vi chiedete perché le elezioni presidenziali francesi assomigliano a Masterchef?

 

Semplice da spiegare. In Francia, le pentole non servono solo in cucina. Se sentite associare i candidati alle pentole o che li vedete accolti dagli avversari da concerti di pentole prima i loro meeting, c’è una ragione. Un espressione francese: Avere pentole, trascinare pentole, avere pentole al culo. L’espressione si usa per qualcuno che ha commesso delitti, che ha un passato losco, che ha una cattiva reputazione legata ad attività passate, che ha problemi o che è fonte di problemi, che ha un passato inconfessabile che potrebbe tornare a galla, che ha qualcosa di deprecabile a nascondere…ecc.

E gli elettori? mi direte. Loro ovviamente, per forza, devono passare alla pentola che è un’altra espressione francese con la parola pentola. Passare alla pentola significa in senso generico: Sottoporre a una dura prova, fare subire a qualcuno qualcosa di difficile, di spiacevole, essere ucciso per riferimento al pollame che è ucciso per appunto passare alla pentola. Poi, in senso più triviale, passare alla pentola significa scopare, subire un atto sessuale, farsi fottere…ecc. Insomma gli uni hanno le pentole e gli altri sono cucinati. Meravigliosa e colorita lingua francese. 😉

La madre di Socrate si chiamava Fenarete e faceva la levatrice.

All’occasione di questa giornata internazionale della francofonia evocata nel mio ultimo post, ho scoperto, ieri sera, ascoltando la radio, che la lingua francese aveva partorito di una nuova stranezza. In francese, la parola per dire levatrice è sage-femme e non importa che la sage-femme sia un uomo o una donna. Si dice una sage-femme (letteralmente che conosce la donna) o un uomo sage-femme. Io la pensavo così fino a ieri sera. E bene, ho imparato, sbalordito,  che non è assolutamente più il caso e che il nome della professione è cambiato. All’inizio pensavo che fosse perché il nome di questo mestiere sa un po’ di stregoneria. Ma non è per questo motivo. Figuratevi che gli uomini che scelgono di essere sage-femme non vogliono più sentire il termine “femme” nel nome del loro mestiere. Quindi è stata rispolverata una vecchia parola greca e, ormai, è raccomandato di usare il termine maïeuticien (maieutico) per un uomo e maïeuticienne (maieutica) per una donna. Perché fare semplice quando si può fare complicato come avrebbe detto mia nonna. Troppo popolare, non abbastanza snob il nome di sage-femme che è usato da secoli. Torniamo alle radici greche e usiamo di una parola che è associata più alla filosofia socratica che alla madre di Socrate. Non abbiamo paura del ridicolo e abbasso il termine sage-femme che non fa abbastanza figo! Notate che la cosa non cambia niente all’affare e i maieutici fanno esattamente lo stesso mestiere delle colleghe che loro non vogliono rinunciare alla bellissima parola di sage-femme. Perché non andate a pensare che i maieutici usano qualche metodo socratico per spingere la partoriente a partorire anche qualche verità durante il travaglio – per questo basta lasciare nella stanza il tizio che ha messo la ragazza incinta. No. Assolutamente no. Non c’è nemmeno bisogno di aver qualche nozione di filosofia o essere discepolo di Socrate per praticare la maieutica! Va bene. Che si chiamano come vogliono. Dopotutto quello che si chiede a questi nuovi Socrate è di sapere che Conium maculatum non è il nome di un farmaco. 😉

Falso amico francese: la parola “combinazione”

 

Il 20 marzo è la giornata internazionale della francofonia e ho scelto di parlarvi della parola “combinazione” che sentirete molto in Francia in quel periodo elettorale. Una parola divertente perché i francesi pronunciano sempre la parola “combinazione” (o combinazioni al plurale)  con il loro migliore accento italiano senza sapere che il senso che loro danno alla parola “combinazione” è completamente sconosciuto in italiano! Combinazione è il falso amico tipico. Avete un’idea di cosa significa “combinazione” in francese? Niente coincidenza, caso o imprevisto! Anzi combinazione in francese designa tutti gli intrighi che ordiscono i nostri politici per mantenersi o impadronirsi a tutti i costi del potere: il clientelismo, la lottizzazione, la corruzione, le truffe ai danni dei cittadini, la compravendita di deputati, il giocarsi con la legalità, la prevaricazione…ecc. Quindi se sentite parlare di combinazioni in Francia durante le elezioni presidenziali, non è che i giornalisti si interessano particolarmente agli indumenti intimi di Marine Le Pen o che cercano i numeri della cassaforte di François Fillon…. 😉    

Il mio pellegrinaggio alla grotta di Lourdes!

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Oggi, facciamo un viaggio fino alla grotta di Lourdes, non quella che visitano milioni di pellegrini, ogni anno, nei Pirenei, ma quella che si trova nella penisola del Médoc, a nord da Bordeaux, e che è situata ad Artigues che è una frazione della cittadina di Pauillac; credeteci o no, c’è una grotta di Lourdes in mezzo al più famoso vigneto del Mondo a due passi da casa mia. Non è frequentata come l’altra, ma comunque ci sono due donne che stanno pregando in un angolo della grotta e, come non voglio disturbarle, non vedrete tutto l’interno negli scatti. La nostra grotta di Lourdes è stata edificata nel 1897 da una viticoltrice bordolese e ne è una replica fedele. Ovviamente, c’è un perché che spiega la presenza singolare di questa grotta di Lourdes nel cuore del Médoc, qualcosa che riguarda la vigna e il vino e che voglio raccontarvi non senza qualche digressione. Dunque siamo negli anni 1860 e la signorina Anne-Françoise Averous, figlia di un famoso produttore di vino della zona, ha ereditato di una grande e bellissima azienda vitivinicola che costeggia la palude di Pibran nei dintorni di Pauillac. A cosa assomigliava la signorina Anne-Françoise? Diciamo che lei non era una bellezza per usare un eufemismo e forse avete sentito parlare della Santa Caterina in Francia dove si festeggia le ragazze di 25 anni che sono ancora single e che devono portare un cappello verde per tutta la giornata. Ai tempi di Anne-Françoise, non si festeggiava niente. Un giorno orrendo questo 25 novembre che tornava ogni anno. Le ragazze di allora, in un certo ceto sociale, avevano una data di scadenza come il cibo in scatola. Una ragazza non sposata a 25 anni, non trovava più di marito ed era quasi condannata a finire zitella. Quindi Anne-Françoise era in questa situazione tranne che lei se ne fregava alla grande di non essere bella e, nel fondo, era soddisfatta di non essere sposata e di non aver un tizio sulla schiena tutta la santa giornata, così lei poteva dedicarsi tranquillamente alla coltivazione delle sue vigne. Non significa però  che la tizia non aveva una grande passione, un amore divorante nella vita. Eravamo solo qualche anno dopo le apparizioni della Signora a Bernadette Soubirous nella grotta di Massabielle e, Anne-Françoise consacrava un vero e proprio culto all’immacolata concezione nella persona della Signora di Lourdes nonché un’ammirazione senza limite per la piccola mistica guascone, Bernadette Soubirous, di cui il cognome rimava con il suo. Ora, siamo nel 1875 e la moda è di fare costruire delle torri nei vigneti per permettere ai proprietari degli château di sorvegliare i loro lavoratori. Queste torri le vedrete ovunque nei vigneti del Médoc. A due passi dalla nostra grotta di Lourdes, sulla strada provinciale tra Pauillac e Saint-Laurent de Médoc, nel vigneto dello Château Haut-Batailley, c’è una torre di questo tipo che è conosciuta per essere la più bella della zona e che i turisti scattano senza sapere di cosa si tratta. Il monumento si chiama la “Tour de l’Aspic” (la Torre dell’aspide) e fu edificata dalla nostra pia Anne-Françoise. Non è solo una torre d’osservazione perché il duomo che culmina a 15 metri è sormontato da una statua della Vergine che, invece di pigiare l’uva che permette alla povera gente del paese di sopravvivere, calpesta una vipera (di cui il nome. Nel Médoc: vipera si dice aspide) che, da sempre, simboleggia  il male. Ma cos’è il male per Anne-Françoise nella sua Francia del 1875? Il male è la Repubblica francese e tutta questa genia che lotta all’ultimo sangue contro il clericalismo e che deride tutta quest’altra Francia cattolica che crede ancora alle superstizioni e alle apparizioni della Vergine a Lourdes all’alba del XX secolo; è questa la vipera calpestata dalla Signora in cima alla torre. La Francia di allora è un Paese in guerra tra clericalismo e anticlericalismo e lo sarà ancora per un lungo tempo. Va bene. Passano venti anni e arriviamo all’edificazione della nostra grotta di Lourdes nel 1897. La vipera repubblicana non è stata schiacciata. E ora, Anne-Françoise deve entrare in guerra contro una seconda vipera che rende addirittura la prima simpatica, un’americana, un flagello di Dio che devasta e distrugge tutte le vigne del Paese: la filossera del diavolo. I bordolesi sono disperati e non sanno cosa fare per lottare contro il maledetto insetto. La nostra viticoltrice Anne-Françoise, sempre più pia e mistica, ha la sua idea per vincere la filossera e, come i soldi non le mancano, si fa costruire la sua grotta di Lourdes che vedete sopra. L’idea di Anne-Françoise, non è soltanto di aver una grotta per pregare la Signora e aspettare un eventuale miracolo. No. La sua idea è di tipo pratica perché lei ci crede veramente al potere miracoloso e di guarigione dell’acqua di Lourdes; la sua idea è di spruzzare dell’acqua benedetta di Lourdes sulle sue vigne per immunizzarle contro l’insetto maledetto. Forse avete un’obiezione tipo non è perché lei ha fatto  una grotta di Lourdes che l’acqua santa ci scaturirà. Giusto. Quindi semplicemente l’acqua benedetta verrà portata alla grotta di Anne-Françoise dalla grotta di Lourdes originale. Anne-Françoise conclude un patto, non con il diavolo, ma con il cappellano della grotta di Lourdes. Ad ogni piena botte del suo  miglior vino che Anne-Françoise gli manda, il cappello deve rinviare la botte, a sue spese, lavata e riempita di acqua benedetta. E posso dirvi che con questo patto, l’acqua scorreva a fiumi nella nostra replica della grotta di Lourdes! Il miracolo è avvenuto? la filossera è stata vinta da questo trattamento all’acqua benedetta? No. Il vigneto di Anne-Françoise è stato distrutto con tutti gli altri che erano situati nei dintorni. Però, secondo Anne-Françoise che non voleva arrendersi all’evidenza, era tutta colpa dei suoi lavoratori pigri e miscredenti, che invece di fare tutto il tragitto fino alla grotta e risalire con delle bacinelle piene di acqua benedetta per andare ad annaffiare le vigne, preferivano attingere l’acqua alla fonte Batailley che era più vicina. E lei li vedeva fare questi serpenti dall’alto della sua torre…   

Teaser: Il mio pellegrinaggio alla grotta di Lourdes!

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Non mancate il prossimo post! Soprattutto che ho fatto tutto il viaggio da Bordeaux solo per raccontarvi, davanti alla grotta, la curiosa storia di una ragazza di Bordeaux che era acquasantadipendente! 😉