Sono diventato il mio bisnonno!

Oggi, vi propongo di rileggere uno dei miei primi post scritto su Bordeaux e dintorni: La locomotiva in rame. Questo post scherza un po’ a proposito di mio bisnonno che non capiva come fosse possibile di fare un tragitto in treno Bergerac-Bordeaux nella giornata (e non parliamo di cento anni fa!). E bene, figuratevi, che sono diventato come il mio antenato. Non capisco come sarà possibile in luglio di fare un tragitto in treno Parigi-Bordeaux o Bordeaux-Parigi in meno di due ore. Voglio dire, avete un’amica a Montparnasse alle sette della mattina e alle nove lei è sistemata con voi in terrazza in riva alla Garonna a prendere una colazione! Non riesco proprio a concepirlo. Sono diventato il mio bisnonno!

La locomotiva in rame.

Due settimane fa, sono stato a Sarlat (Dordogna), nel cuore del Perigord nero. È una città medievale di una bellezza stupefacente, tutto è da fotografare. Mi sono tornati in mente vecchi ricordi. Ho conosciuto un mio bisnonno, è vissuto 100 anni,  il tizio abitava un paesello tra Bergerac e Sarlat. Mi ricordo l’appartamento al primo piano. Ci si entrava dal garage, appese al muro le canne da pesca di Hemingway,  fatte per la pesca al marlino. Strano perché nel canale vicino c’erano solo pesciolini. Una scala ripida e subito la cucina. Mi ricordo l’antica radio a valvole sul buffet con  i nomi delle varie città del mondo. Meglio di un corso di geografia! Prima di andare a vedere il bisnonno, mia nonna mi dava le sue solite raccomandazioni: non chiedere da bere, non chiedere da mangiare, non parlare! Ma, come fa un bimbo di 7 anni a sopportare le chiacchiere degli anziani senza mai agitarsi sulla sedia? Mi mandi in bestia! mi diceva mia nonna. Vai, a guardare i pescatori lungo il canale e non tornare più! Il bisnonno era un “viveur” come dicono gli italiani, lui abitava con due giovani sorelle  di 90 anni! Non era un grande intenditore di vini. Una volta, a casa dei nonni, di nascosto, si era fatto fuori una bottiglia…Hum…buono questo vino!…Ma dai papà era l’aceto! come faccio adesso per preparare  l’insalata? Un’altra volta, aveva chiesto dello zucchero perché, secondo lui, il Saint Emilion era troppo aspro! una cosa inconcepibile. Mio nonno  ha evitato l’infarto di poco e voleva addirittura buttare il bisnonno fuori! Quando il tizio veniva a Bordeaux con il treno, scendeva sotto shock : “Ma come mai?” Non ci capisco proprio niente.  Stamattina ero a Bergerac e questo pomeriggio sono a Bordeaux! La distanza tra Bergerac e Bordeaux è di appena 120 km rassicurava mia nonna per la duecentomilesima volta. Sai che tanti fa Armstrong ha camminato sulla luna? Niente da fare: il vecchio non capiva. “Come è stato possibile?” egli ripeteva per tutto il suo soggiorno.  Forse, non sono veri ricordi ma storie che ho sentito tante volte in famiglia…In realtà, sto guardando, place de la liberté, una specie di locomotiva a vapore e ho pensato al bisnonno che viveva a due passi con la sua fottuta storia di treno, ai miei nonni che sono morti (come ridevano con questa storia!). Mi è succeso un po’ quello che succede a Proust con la madeleine….

Cento anni fa, nel Perigord non c’erano le strade di oggi. La regione era povera, si è sviluppata solo nel 1860 con l’arrivo del treno. In autunno, traballavano sulle strade, in un frastuono di metallo, locomotive a vapore di questo tipo, arrugginite, rabberciate mille volte. Forse, l’avete indovinato questa strana locomotiva in rame è  un  alambicco ambulante. Tirato da una coppia di buoi, l’alambicco era portato nelle diverse proprietà, sistemato presso un mucchio di tronchi di quercia ben seccati e messo in azione. Ci si distillava di tutto: vini, ciliegie,  prugne, mele, pere, noci. L’alambicco è in rame perché questo  metallo è  in grado di resistere agli attacchi degli acidi del vino. È una distillazione in continuo senza ripasso. C’era una caldaia per produrre il  vapore. La frutta fermentata è messa nei vasi di distillazione in rame che vedete. Il vapore cuoce la frutta e si carica di alcol ed aromi. La miscela alcolica passa nelle  due colonne: rettificatrice e analizzatrice (all’estrema sinistra nella foto), il calore nelle colonne permette di separare l’acqua e l’alcol (il vapore d’acqua si condensa più rapidamente per farla breve). Dopo il passaggio nelle due colonne rimane solo il vapore d’alcol. A questo punto, il vapore d’alcol passa attraverso un serpentino in una cisterna d’acqua:  il refrigeratore (in verde nella foto). Il vapore d’alcol si condensa e abbiamo l’acquavite. Esistono ancora oggi i distillatori ambulanti ma, ormai,  è una specie in via d’estinzione. Dietro la locomotiva in rame, c’è la vecchia distilleria di Emile Lapouge fondata nel 1860. Ogni volta che vado a Sarlat, mi  compro un aperitivo al tartufo (mio preferito).  Non solo è un prodotto eccezzionale ma anche un pezzo di storia:

2 thoughts on “Sono diventato il mio bisnonno!

  1. Che bello il tuo racconto!

    La meraviglia del tuo bisnonno è tangibile, non poteva avere punti di riferimento ai quali accostare questa magia …credo che sia come per noi, immaginare, tout en sachant que finalement ce n’est pas trop loin, un’automobile belga per trasportarci nel tempo (e fare sotto e sopra con Martin e il Doc) o senza scomodare le questioni esistenziali, immaginare anche solo un teletrasporto proprio come quello utilizzato da Kirk 50 aa fa! Pur concependo un affare del genere, anzi due macchine una per il viaggio nel tempo e l’altra per il viaggio nello spazio, resto un po’ perplessa sulla effettiva realizzazione non tanto per l’andirivieni nel tempo quanto per quello nello spazio: j’ai un petit peu de malaise à imaginer de la viande hachée et puis en chaire à saucisses …

    Autrement, mon père avait un oncle, zio Gaetano (chez ma mère il y a encore une photo de lui, pendue au mur des escalier, aux moustaches et gilet et horloge de poche -si dice cosi?-) qui possédait tout un arsenal pour préparer le Zibibbo qu’il cultivait lui-même. À sa mort, ma grand-mère, sa nièce acquise (si puo’ dire cosi?) a tout jeté pour libérer la maison !

    Merci Alex des souvenirs que ton post m’a évoqués.

    Je recommence mon travail (“MISTOAESAURI “: m’en parle pas 😉 ) et t’embrasse bien fort.

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  2. Merci pour le compliment Francesca! Et merci pour m’avoir offert le mot zibbibo parce que je ne savais absolument pas ce que c’était! 😉 En France, le prénom gaétan a eu sa petite heure de gloire dans les années 1990 pour retomber ensuite dans l’oubli. Je n’ai, pour ma part, jamais rencontré quelqu’un avec ce prénom (ça sonne vraiment bizarrement à mes oreilles). On dit une montre à gousset en français parce que la poche du gilet où l’on met la montre s’appelle un gousset. Il y a le mot oignon qui est amusant et qui désigne aussi une grosse montre démodée. Mais bon, c’est argotique. On ne dit pas nièce acquise, mais nièce par alliance et, dans ma famille, on dit nièce “du côté de la cuisse”. 😉

    Courage ma chère amie. Je t’embrasse très fort

    Alex

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