Nel paese dove le fate vivono tra le caldaie dell’inferno!

Le caldaie dell’inferno sono ranuncoli e come tutti i ranuncoli sono piante tossiche che contengono una sostanza chiamata anemonina che è mortale per uomini e animali. I ranuncoli perdono la tossicità solo quando sono essiccati. Credo siano chiamate così da noi perché, secoli fa, la radice essiccata della pianta serviva a fare una specie di tè che veniva usato per fare sudare i malati. Sono cugine strette dei botton d’oro che sono l’incubo degli allevatori di bestiame e di cavalli e i fiori preferiti dei bambini. Mettete due bambini francesi in un campo dove ci sono dei botton d’oro e li vedrete subito andare a raccogliere botton d’oro per giocare a “Ti piace il burro?” La differenza tra i due cugini è che la caldaia dell’inferno è molto più grande, il fior molto più bello di quello del botton d’oro e che la caldaia dell’inferno vive nelle paludi. Un’altra cosa da notare è che le caldaie dell’inferno hanno bisogno, come le fate, di un’acqua purissima per svilupparsi. Di cui l’idea che le caldaie dell’inferno sono le piante preferite delle fate perché condividono gli stessi luoghi. E se passeggiate nelle paludi tutte ingiallite dalla fioritura delle caldaie dell’inferno in aprile, potete essere sicuri che ci sono delle fate che vivono a prossimità e non dovete mai offenderle raccogliendo delle caldaie dell’inferno. Altrimenti le fate si vendicano. Mi è successo una volta, bambino, di offendere le fate. Eppure, ero stato avvertito mille volte di non toccare o raccogliere piante nella palude perché sono tossiche e appartengono al mondo delle fate e delle streghe. E io cosa faccio? Mi sporco le mani e mi presento a casa della nonna per offrirle un pieno mazzo di caldaie dell’inferno. Mia nonna non guarda i fiori, ma subito le mie mani. E anche io guardo le mie mani che stanno incuriosendo tanto mia nonna. E cosa vedo? Che ho le mani tutte infiammate e gonfiate, che mi sta venendo un forte prurito…Forse è la lebbra, dico, contento delle mie conoscenze scientifiche. O forse hai offeso le fate! dice mia nonna. Non piangere, tesoro! Dobbiamo tornare nella palude dove hai raccolto le caldaie dell’inferno. Ecco il posto, nonna! A due passi dalla casa. Sai perché l’acqua dei fiumi è rossa nella palude, tesoro? mi chiede mia nonna. Perché le fate si lavano da secoli nei fiumi e a forza i loro capelli rossi hanno tinto tutte le acque della palude, rispondo. Esatto, tesoro! Adesso dobbiamo fare un regalo alle fate che hai offeso. Ho portato un fazzoletto ricamato che servirà alle fate a confezionare vestiti. Vai a legarlo a un ramo di questo antico ontano perché sono sicura che le fate vivono tra le sue vecchie radici che si immergono nel fiume. Va bene. Le fate non possono resistere a questo tipo di regalo. Adesso immerge le tue mani nell’acqua rossa del fiume e chiedi loro perdono di aver derubato i loro fiori promettendo di mai più farlo. Vedi le tue mani cominciano a sgonfiare; è il potere magico dell’acqua delle fate. Le fate mi hanno perdonato nonna? Lo saprai domani. Tornando dalla scuola, andrai a vedere se c’è ancora il fazzoletto. Se non lo vedi, sei perdonato. L’indomani, non c’era più il fazzoletto. Non ho mai più toccato una caldaia dell’inferno.