In maggio, i vignaioli guardano il cielo e pregano. Pregano perché vorrebbero che i santi di ghiaccio, quei tre bastardi dell’apocalisse che sono Mamerto (11 maggio), Pancrazio (12 maggio) e Servazio (13 maggio) si tengano alla larga dei loro vigneti. Dopo Servazio si dice che non c’è più rischio di gelo per le piante e che i giardinieri possono ricominciare a respirare. Ma i vignaioli non ci credono a queste sciocchezze e continuano a pregare, a tremare e a incrociare le dita fino al 25 maggio perché come dice il proverbio, solo quando sant’Urbano è passato, il vignaiolo è rassicurato. Siamo il 29 aprile e non c’è più da tremare o pregare tutti i santi dell’universo per evitare un’eventuale gelata tardiva nei vigneti in maggio perché il gelo l’abbiamo avuto nella notte di giovedì. Non succedeva da più di 25 anni una cosa del genere. Quasi due mesi d’estate e una notte di freddo ha distrutto tutto. Lo château vicino a casa mia ha perso tutta la raccolta 2017 e sono numerosi a essere in questo caso che sia nel Médoc, a Saint-Emilion, Nelle Graves, a Sauternes…Ti strappa il cuore di vedere tutti questi vigneti bruciati lungo le strade. E ti strappa ancora più il cuore di sentire stamane sul mercato la gente che ha perso il guadagnapane.