Il giardino di Claude Monet a Giverny. Blanche Hoschedé-Monet (1865-1947).
Il giardino di Claude Monet è tanto frequentato che sembra la via Sainte-Catherine di Bordeaux un giorno di soldi. Fermarsi per ammirare la fioritura degli iris, dei papaveri, delle peonie…è un rischio e ho mancato tre volte di cadere nello stagno delle ninfee e mia madre è stata quasi buttata via due volte dal ponte giapponese perché lei restava là a sbadigliare ammirando la prospettiva invece di circolare e di lasciare questi fottuti malati di turisti fare i loro scatti e i loro selfie. Povero Monet! Anche lui non potrebbe più oggi sistemare il suo cavalletto nel suo giardino per dipingere in pace i suoi fiori. Ma quei turisti te lo manderebbero in acqua in un attimo! Un tizio così che disturberebbe la circolazione e impedirebbe di scattare tutto e niente. Pensate un po’ lo scandalo! Ma lui non sarebbe sopportato più di due minuti nel suo proprio giardino! La gente non vede niente, non guarda niente del giardino di Claude Monet, troppo occupata a scattare tutto e anche le cose che non hanno il minimo interesse. Per dirvi come la gente che frequenta il giardino sembra sfuggita da un manicomio. C’è un tizio anziano che sta visitando il giardino con la moglie. Il povero porta una barba bianca e ha un basco in testa. E tutti quei malati di pensare che il tizio è un attore che sta interpretando il ruolo di Claude Monet e tutti di abbandonare la fotografia dei fiori per andare a scocciare il povero vecchio per scattarlo o farsi un selfie con lui. Pensate un po’ come il vecchio era contento di dovere subire tutte queste stronzate. Alla fine, l’ho visto anche rifugiarsi con la moglie verso la casa per scappare a questa situazione. Dopo l’episodio del vecchio, sta arrivando un matrimonio cinese perché in questo giardino la follia non finisce mai. Il fotografo cinese è tanto attrezzato di videocamere e di fotocamere che lui potrebbe girare addirittura un episodio di Star Wars nel giardino di Claude Monet. Sorrysorry, lui dice pigiandosi e noi capiamo che sorrysorry significa in cinese: fuori dalle palle che siete in mezzo alle nozze. Ma forse lui non deve conoscere mia madre perché quando la tizia ha pagato un biglietto per visitare un posto, non la “spedite” così facilmente. E, francamente, lei se ne frega completamente di essere sugli scatti delle nozze. Faccio notare a mia madre che la sposata ha delle scarpe da basket rose sotto lo stupendo abito nuziale. Lei mi fa notare che le damigelle sono in mutande. No mamma! sono in minigonne. Guardi, il coso nero che loro hanno sopra le mutande non è una cintura. Ma perché le damigelle hanno due borse? Ti confesso che ci conosco poco in moda cinese. Mamma, non vuoi sedersi cinque minuti su un banco, il tempo che finisce tutto questo bordello? Anche due damigelle vengono a sedersi accanto a noi e non ho mai avuto l’impressione di essere così invisibile in vita mia. Ogni tre seconde, le signorine cinesi si fanno un selfie. Ma cos’è questa gente? chiede mia madre. Degli alieni, rispondo, guardando gli sposi, diretti dal fotografo, fare finta di baciarsi, di correre al rallentatore sul piccolo ponte, di raccogliere una radicchiella o di guardare nel lontano. Quando il matrimonio è partito, si apre una nuova scena nel giardino di Monet e tutti i turisti di precipitarsi verso lo stagno delle ninfee per scattare un giardiniere in barca che sta lavorando a potare delle piante acquatiche. A me fa pensare a un numero di circo che ho visto allo zoo tranne che è un giardiniere in mostra al posto di un’otaria. Ci sediamo di nuovo su un banco dove ci sono due donne inglesi. Va bene, mi dico. Finalmente due persone normali. In realtà, le donne stanno parlando del chiasso che fanno le gazze nel giardino e che loro non vedono. Poi, le due donne mi chiedono se ho visto le gazze durante la nostra passeggiata. Sono tanto imbarazzato che non oso rispondere e loro che insistono! Mi dispiace, signore, non sono gazze che sentite, ma le rane dello stagno. Loro ridono. Mia madre mi chiede di tradurre la conversazione e preferisco mentire dicendo che le inglesi mi parlavano delle rane. Poi, mia madre si allontana e la vedo parlare con un giardiniere. Lei torna sorridendo. Finalmente ancora una mezz’ora e scopriremo l’anima del giardino di Claude Monet! Pazienza. Io ne dubito, ma preferisco tacere. Dopo una mezz’ora lei dice che è l’ora e mi chiede se ho notato qualcosa. Niente. Non vedo di cosa stai parlando. I pazzi, lei dice, tutti i pazzi sono andati a pranzare e il giardino è tutto per noi! Lei va a raggiungere i giardinieri, sicuramente per chiedere loro dei consigli per le sue piante. Io mi decido a visitare la casa di Monet e dalla finestra del primo piano, guardo mia madre chiacchierare con due giardinieri, poi lei si mette a vagare tutto al suo sogno tra le aiuole fiorite e disertate del giardino di Claude Monet…
Sorrido. Questo episodio del matrimonio ti ha davvero colpito. Ricordo quando me lo raccontasti davanti ad una tarte aux fraises buonissima e a due bicchieroni di …té “speciale” e ricordo bene le tue espressioni…ma mi chiedo ora, come fai a sapere che gli sposi fossero di nazionalità cinese? Sorrido di nuovo …a me le basket sotto al vestito fanno pensare ai film americani, tipo working girl. Sembra infatti che a New York le donne vadano a lavorare cosi, o meglio per spostarsi con i mezzi di trasporto, indossano scarpe “comode” e poi in ufficio, le cambiano con un tacco 13!
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Non, ce qui m’a vraiment touché c’est de passer un moment avec une amie dans le jardin du Palais-Royal. Mais bon, cela la je ne veux pas le partager sur le blog. En fait, des touristes américains se sont mis à photographier le mariage et j’ai entendu un américain qui demandait au marié d’où ils venaient. C’est comme ça que je l’ai su. C’est que je comprends mieux l’anglais que le mandarin. D’accord pour les chaussures, mais les demoiselles d’honneur avaient chacune deux sacs à main et ça je ne l’ai toujours pas compris ! 😉
Alex
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