Ricevere botte può dirsi prendere una danza in francese e il verbo danzare significa anche soffrire. E, credetemi, io sto danzando con il mio piede destro tanto che vorrei che qualcuno me lo tagliasse questo fottuto piede. A volte il coso mi brucia come se fosse stato messo al barbecue, a volte sento un formicolio come se avessi centinaia di formiche sotto la pelle che vivono li e che passano il loro tempo a danzare la sarabanda; a volte non sento addirittura più niente e mi metto a toccare il coso ogni dieci secondi sperando che il mio povero piede sia ancora vivo. La cosa divertente è che ormai anche la coscia mi sta bruciando e che la sensazione di un tessuto sulla pelle mi è addirittura insopportabile. Ma non posso andare al lavoro senza pantaloni, no? Devo dire che la giornata mi sono abituato al dolore. Invece la sera è tutta un’altra storia e tutto concentrato sul mio piede, non dormo più tanto sono occupato a danzare nel letto. Sono in inferno! Sono stato spedito nel salotto e campeggio sul sofà. Il primo agosto, ho un appuntamento da un neurologo per degli esami. Vedremo. Ma perché sono andato a parlare del mio piede quando mio fratello è venuto a pranzare a casa mia? Ormai sua figlia classe 2010 vuole stare con me a fare la badante invece di andare alla spiaggia! E io che volevo restare tranquillo a casa per sonnecchiare dolcemente sul sofà e ricuperare delle mie notti insonni. Sono in inferno! Oh no! La bambina ha un Tablet e vuole farmi guardare il suo spettacolo di fine anno scolastico registrato dentro. Quando vi dico che sono in inferno! Sai cosa abbiamo cantato e danzato per la kermesse, zio? Jean Petit che danza! La conosci? E lei di mettersi a cantare e a danzare battendo le diverse parti del suo corpo sul suolo come fa Jean Petit nella canzone. É così che i bambini la danzano. Quando Jean Petit danza con il piede, i bambini battono il suolo con il piede, quando Jean Petit danza con il naso, i bambini battono gentilmente il suolo con il naso…ecc. E certo che la conosco, rispondo. Tutti i bambini francesi la conoscono, è cantata da secoli; d’altronde è una canzone del Sudovest della Francia! Ho l’impressione che la bimba mi sta prendendo in giro e la sospetto di conoscere l’origine della filastrocca; o forse no perché la versione francese è più edulcorata di quella originale in guascone. Jean Petit non è una semplice filastrocca per bambini, ma racconta un evento orribile. Siamo nel 1643 a Villefranche de Rouergue nel dipartimento dell’ Aveyron. Avete già sentito parlare dei croquant? I croquant erano i contadini del Sudovest della Francia che crepavano di fame e che si ribellarono contro i Re di Francia ai tempi di Enrico IV e di Luigi XIII. Quel Jean Petit era uno dei capi dei croquant di Villefranche de Rouergue e fu denunciato al Re di Francia da qualche borghese della città e condannato al supplizio della ruota. É quella la danza di Jean Petit. Il tizio è sulla ruota che gira e il boia gli schiaccia la sua massa sulle ossa. Si comincia dal dito e si continua con le altre parti del corpo. Ma io non sono abbastanza crudele per raccontare la storia di Jean Petit alla bambina. Ma pensate un po’ come mi fa piacere di sentire questa canzone mentre sono me stesso al supplizio, che il piede mi brucia, che la coscia mi fa un male terribile, che comincio a soffrire della testa visto che la bimba mi canta la canzone per la quarantesima volte. Ho l’impressione di essere Jean petit e la bambina un boia. E lei ride e canta. E io danzò, danzo. Sono in inferno!
Jan Petit que dança (Gian Petit che danza)
Dab lou rei de França (con il re di Francia)
Dab lou dit, dit,dit. Dab lou dit, dit, dit. Atau dança Jan Petit (con il dito…Così danza Gian Petit)…Poi si ricomincia dall’inizio aggiungendo al dito, il piede, la gamba, la testa, il naso (pè, cama, cap, nas in guascone). Il cantante dice: Che danza! Con la coscia, con il ventre,con la schiena, con il gomito.. E il braccio? L’avete fatto. No l’ho visto. E la mano? E dopo la mano, l’orecchio. Non l’ho visto fare l’orecchio! E il mento. E dopo la bocca. E il naso e dopo la testa. Attento alla testa!
Post interessantissimo, per la storia e per l’esempio di lingua guascona (dal suono così…come dire…mediterraneo, nel senso che richiama il catalano e le lingue provenzali e il corso e certe varietà dell’italiano). Sarebbe anche umoristico, ma il disturbo che ti aggredisce mi mette seriamente in pensiero. Non ti trascurare!
m.
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Ti ho risposto con una mail.
Buona giornata mia cara Monica!
Alex
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