Domenica sul Bacino di Arcachon. Davanti al castello di Certes ad Audenge non c’è più il bellissimo albero che vedete sulla foto scattata quasi cento anni fa. Invece c’è uno dei suoi discendenti, a sinistra, sotto il quale ho deciso di scrivere il post. Sapete come chiamiamo quell’albero nel Sudovest della Francia? Un “pin franc” cioè un pino franco. Se pensate che c’è un rapporto con i francesi e la Francia, vi sbagliate completamente. Invece c’è un rapporto con la libertà e il senso di franco è quello di libero. La tradizione di piantare un pino franco risale ai tempi dei romani ed era un privilegio dei contadini liberi cioè che erano proprietari delle loro terre senza dovere niente a un feudatario. In italiano c’è la parola allodio che descrive bene la cosa. Comunque queste terre dove reggevano solo il contadino e il sole non erano rare nella nostra regione. Dunque per segnalare agli altri che le loro terre erano degli allodi, i proprietari piantavano un pino franco in un recinto davanti la casa e solo loro avevano questo privilegio. Franco anche nel senso che l’albero cresceva liberamente senza mai essere potato. E la cosa si capisce bene perché solo un albero libero poteva segnalare una terra libera. Vedete che l’albero era un forte indicatore sociale e faceva addirittura parte della casa di quei contadini e non sto esagerando. Quando un bambino nasceva in quelle famiglie, si piantava un pino franco e quando il nipotino di quel bambino moriva, allora il pino franco veniva abbattuto per fargli una bara. Così per secoli fino alla Rivoluzione francese dove il pino franco è diventato da noi il simbolo della libertà, non solo per qualche contadino privilegiato, ma per tutti i cittadini…
Pino franco, zone franche, esentasse.
E Cabernet franc allora?
Buona giornata, Alex.
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Cabernet franc perché è il vitigno che ha fatto la ricchezza del Médoc e all’epoca non c’era ancora l’euro! 😉
Buongiorno Ziryab!
Alex
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Off-topic Je partage:
http://napoli.repubblica.it/cronaca/2017/10/10/news/il_ciclista_francese_derubato_ma_da_voi_ho_trovato_anche_solidarieta_e_gentilezza_-177832555/?refresh_ce
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Ce ne derubano quasi 2 milioni in Francia, ogni anno. Io, qualcuno me l’ha derubata nel garage mentre ero a casa. Il mio vicino che è belga dorme addirittura con la sua, attaccata al piede del letto. Ti lascio immaginare cosa succederebbe se un napoletano si facesse rubare la bici a Rouen ! Assolutamente niente perché una di più o una di meno. Non ci sarebbe nessuna colletta di solidarietà per comprargli una nuova bici, la polizia non farebbe nemmeno finta di ricercarla, il Monde non scriverebbe nemmeno una riga per una cronaca del genere e d’altronde non l’hanno scritta per quanto riguarda il dottore Godard…
Buona sera Ziryab!
Alex
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Non solo giornali, ne hanno anche parlato Radio e TV e si diceva tra l’altro che la prima città europea con il numero più alto di furti di bici sia Amsterdam!
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E non si capisce il perché! Non conosco un francese che rinuncerebbe a un soggiorno in Campania per un fatto di cronaca così banale. Poi, il francese non è italiano e una vacanza a Napoli, Roma, Venezia o Bolzano è sempre una vacanza in Italia per noi 😉
Buona sera Ziryab,
Alex
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Giusto! 😉
m.
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La mia esclamazione “giusto!” era riferita al fatto che un giornale degno di questo nome non dovrebbe scrivere di questa roba…
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Questa notizia nemmeno la nostra stampa locale la pubblica. D’altronde, stamane, sul giornale di Bordeaux, ci si raccontava la storia di un disabile che si è alzato dalla sedia a rotelle per perseguire, in strada, armato di un ascia, il tizio che lo alloggiava perché quest’ultimo gli aveva tolto la connessione internet… 😉
Buona sera Monica,
Alex
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