Il mio pellegrinaggio alla Sacra Sindone!

Dordogna. Cadouin. quattro case raggruppate nel fondo di una comba in mezzo all’immensità della foresta di Bessède. Da qualche parte a sud dalla strada tra Bergerac e Sarlat. La sua antica abbazia cistercense con il suo straordinario chiostro del XV secolo in stile gotico fiammeggiante. E soprattutto la sua Sacra Sindone che ha fatto splendere la cittadina di Dordogna per circa ottocento anni. Ed è questa storia della Sacra Sindone che vorrei raccontarvi.

Nell’abbazia di Cadouin e fino al XVII secolo, c’era affisso presso la Sacra Sindone, un cartello in pergamena datato del 1135 e dove si poteva leggere il modo rocambolesco in cui l’abbazia di Cadouin entrò in possesso della Sacra Sindone della testa del Cristo nel 1115. Ma torniamo ancora indietro e chiediamoci cosa sappiamo della storia della Sindone prima di quella data. Quasi niente. Il primo che avrebbe sentito parlare vagamente di questa Sindone è un certo Antonio di Piacenza detto anche Anonimo di Piacenza che fece un viaggio in Palestina al VI secolo e che avrebbe sentito dire da qualcuno che il lenzuolo della testa del Cristo era conservato in un monastero in riva al Giordano. Il secolo seguente, nel 670, un vescovo franco, Arculf, vede la nostra Sindone a Gerusalemme e ne dà anche una descrizione in un racconto intitolato: Il viaggio di Arculf. Il problema è che questo racconto è stato scritto da un prete irlandese e, a parte lui, nessuno ha mai sentito parlare di un vescovo Arculf e dunque questo viaggio è probabilmente un’opera di finzione. Adesso arriviamo ai tempi della prima crociata (1096-1099) perché è durante quel periodo che la nostra Sindone è derubata in Palestina e portata a Cadouin secondo la pergamena del 1135. Ci si leggeva un episodio degno di un romanzo di Alexandre Dumas: “Dopo, la Sacra Sindone fu riscossa dal vescovo (Adémar de Monteil) di Le Puy che viaggiava oltremare; al momento di sua morte, la Sindone fu affidata a uno dei suoi preti; quello si imbarcò e morì durante la traversata (notate come la Sindone non porta troppo fortuna ai ladri!), il prete ebbe il tempo di affidare il prezioso tesoro a un clero che lo accompagnava. Tornato in Périgord, di cui era originario, egli depose la Sindone del Signore Gesù in una chiesa di cui aveva la carica e che era vicino di Cadouin (il tizio sembra aver dimenticato che doveva portare la Sindone a Le Puy!). Poco dopo, egli si assentò della chiesa e un fuoco prese al villaggio e alla chiesa devastando tutto. La cassapanca dove era racchiusa la Sindone, accanto all’altare, non fu danneggiata. A questa notizia, certi dei religiosi che si erano sistemati a Cadouin qualche tempo prima ci corsero, spaccarono la cassapanca portando via il vaso dove era la Sindone e lo deposero nel loro monastero verso l’anno 1115(decisamente questa storia della Sindone è una storia di ladri!). Il clero che non ritrovava il suo tesoro, andò a richiamarlo a Cadouin; non potendo ricuperarlo, lui prese l’abito monastico e rimase custode della Sindone per il resto di sua vita”. Anche questo episodio sembra fortemente romanzato. Allora cosa sappiamo esattamente del periodo in cui la Sindone entrò a Cadouin. Bene, sappiamo che la Sindone si trovava  a Cadouin nel 1214 perché c’è un atto ufficiale che ne parla. In quell’anno 1214, Simon de Montfort (1165-1218), in crociata contro gli albigesi, dota il monastero di una rendita destinata a mantenere una lampada perpetua davanti al reliquiario che conteneva la Sindone. Dunque la Sindone arriva a Cadouin tra il 1115 che è la data della fondazione del monastero e il 1214, molto più probabilmente verso quest’ultima data perché non si trova nessuna traccia della Sindone prima. E figuratevi come ci sarebbero stati dei pellegrinaggi e delle ostentazioni già se il monastero possedesse la Sindone nel XII secolo. Comunque una cosa è sicura, la Sindone è stata portata in Francia al momento della prima crociata come lo vedremo più lontano nel post, al contrario di tante  altre sindoni che furono fabbricate in Francia durante il Medioevo e forse quella di Cadouin è la più antica. Ma proseguiamo la storia avventurosa della nostra Sindone che non si ferma qui. Dunque nel 1337 scoppia la guerra dei cent’anni che durerà fino al 1453.  Gli edifici religiosi e i castelli sono devastati dalla guerra ed è durante quel periodo che la Sindone comincia a conoscere una certa fama perché i monaci di Cadouin hanno chiesto protezione ai Papi al nome della Sindone. E i Papi si mettono a distribuire i favori al monastero e le indulgenze ai pellegrini. Un anno di indulgenze accordato, nel 1344, da Clemente VI ai pellegrini che si recano a Cadouin per visitare la Sindone fino ai venti anni di indulgenze, alcuni anni dopo, ai tempi di Gregorio XI. E io posso dirvi che ci voleva dello stomaco per intraprendere un tale viaggio perché il paese è nicchiato in mezzo a un’immensa foresta. Già che non è tanto facile oggi in macchina, allora immaginate durante il Medioevo dove la regione era alla preda alla guerra e ai saccheggi. Se le meritavano davvero i pellegrini le loro indulgenze. Dunque noi, inglesi e guasconi, ci avviciniamo pericolosamente di Cadouin e ce ne freghiamo alla grande delle protezioni papali. Nel 1392, i monaci decidono di mettere al riparo la Sindone a Tolosa. E dopo una cerimonia grandiosa, la Sindone è sistemata nella chiesa del Taur accanto alla cattedrale di Santo Stefano. E cosa succede secondo voi? Esatto. Quelli di Tolosa non vogliono più rendere la Sindone ai monaci di Cadouin tanto i soldi delle offerte piovono su di loro (quando vi dico che la storia della Sindone è una storia di ladri!) Pazienza non è detto che i monaci di Cadouin si lasceranno spogliare così. Nel 1399, la Sindone è inviata a Parigi, richiesta da Carlo VI detto il Folle, nello scopo di guarirlo dalla sua follia. La Sindone è esposta al Louvre poi alla chiesa dei cistercensi di San Bernardo. La Sindone che è conosciuta per i suoi poteri di guarigione, guarisce tutti i malati di Parigi tranne il pazzo al potere (è il lato repubblicano della Sindone). Poi la Sindone torna a Tolosa e ci resta per ancora cinquanta anni. Ora siamo nel 1453 alla fine della guerra dei cent’anni. Il monastero di Cadouin è in rovina e senza i soldi che rapportano la Sindone, il monastero non ritroverà mai il suo splendore di una volta. Un nuovo Abate è nominato e la sua prima idea è di ricuperare la Sindone. Avete visto Ocean twelve o un film del genere? Dunque l’abate riunisce una squadra di ladri cioè una squadra di monaci che è inviata a Tolosa sotto il pretesto di studiare. Certo che loro studiano, ma studiano come realizzare il colpo. E loro, che non sono dei dilettanti riescono a prendere le dodici impronte delle dodici chiavi della cassaforte che contiene la Sindone. Nel 1455, la Sindone torna a Cadouin. Oh ma non pensate che la storia finisce qui! Secondo voi, cosa fanno i monaci di Cadouin che hanno appena ricuperato la Sindone? Hanno tanto paura delle rappresaglie di Tolosa che la nascondono nell’abbazia cistercensi di Obazine nel Limosino. Per dire che la lezione  di Tolosa non è stata troppo ritenuta e ovviamente i monaci di Obazine non vogliono più rendere la Sindone. Ci vorrà l’intervento di Carlo VII per fare tornare la Sindone a Cadouin nel 1463. Forse vi chiedete perché tutti questi religiosi vogliono per loro la Sindone. Ne ho già parlato, la Sindone fa dei miracoli e le autorità religiose o reali non possono rifiutare nessuno privilegio all’abbazia che detiene la Sindone. Qualche anno dopo, Luigi XI si trova a Poitiers e vuole vedere la Sindone quindi i monaci di Cadouin gliela portano. Il Re si innamora della Sindone a tale punto che, alla fine della sua vita, c’è un progetto di pellegrinaggio del Re a Cadouin. E anche se il Re non verrà mai, lui accorda una rendita annuale fortissima nonché tutto quello che i monaci chiedono nei campi dei mercati, delle fiere, delle tasse. La fine del XV segna l’età d’oro della Sindone di Cadouin, soprattutto che l’evocazione della Sindone sembra anche efficace contro la peste. Il monastero si arricchisce ed è durante quel periodo che il chiostro viene ricostruito magnificamente. Ma si sa che dopo un periodo  di prosperità, succede sempre un periodo di decadenza. Il secolo seguente cominciano le guerre di religioni tra cattolici e protestanti. La guerra civile devasta il Paese e il tempo dei pellegrinaggi e delle ostentazioni sembra finito per sempre. Appena si sa durante quel  periodo che la Sindone, caduta nel dimenticatoio, è nascosta in un castello e che il monastero è in rovina. Ma indovinate un po’ cosa succede negli anni 1640? Esatto! Tutto rinasce come una volta. Il monastero è ristrutturato, si ripristinano le ostentazioni e i pellegrini tornano in massa e questo fino alla Rivoluzione francese dove la gente non crede più a tutte queste superstizioni. Pensate un po’ che tutta la baracca cistercense di Cadouin è venduta come bene nazionale e la chiesa è acquistata nel 1791 dal sindaco di Cadouin. Nel 1793, i rivoluzionari sono a Cadouin e il sindaco ha appena il tempo di nascondere la Sindone sotto il plancher della sua casa prima il saccheggio della chiesa.  Dunque la Sindone rimane nascosta per quattro anni sotto il plancher e indovinate un po’ cosa succede nel 1797? Tutto rinasce come negli anni 1640. Ma dopotutto sono normali per una Sindone tutte queste resurrezioni. Poi c’è una rinascita del cattolicesimo nella Francia del XIX secolo e dell’inizio del XX quindi tutto va bene per la nostra Sindone. Eppure nel 1934 succede un evento straordinario che chiude definitivamente la carriera della Sindone che era iniziata all’alba del XIII secolo e questo senza possibilità di resurrezione. Vi risparmio tutta la polemica che scatta già all’inizio del XX secolo sull’autenticità della Sindone e che ho evocato un po’ all’inizio del post. C’è una Sindone venerata a Cadouin dal 1214 e questo non può essere negato. Invece che la Sindone sia quella del Cristo, non c’è ne l’ombra di una prova storica. Bene, ora arriviamo all’anno 1934 dove il mistero della provenienza della Sindone è svelata e l’ostentazione prevista in settembre cancellata. Un gesuita, il professore Francez, che realizza uno studio sulla sepoltura del Cristo, si interessa in quel contesto alla Sindone di Cadouin. E lui studiando una fotografia della Sindone, vede qualcosa che lo intriga molto nelle decorazioni tessute dei bordi. Lui crede riconoscere il motivo della croce copta a otto punte, poi qualcosa che assomiglia a una scrittura in caratteri cufici cioè dell’arabo antico. E la sua idea è che la Sindone risalirebbe ai tempi dei Fatimidi (969-1171). E ricordatevi che la Sindone è stata portata in Francia al momento della prima crociata! Dunque questo professore invia uno scatto della Sindone al direttore del museo del Cairo che legge perfettamente cosa c’è scritto nei bordi: L’invocazione tradizionale ad Allah seguita dai nomi di Al Musta’li, califfo d’Egitto di 1094 a 1101 e del suo ministro El Afdal. La Sindone non ha mai avvolto la testa del Cristo perché è un tiraz come diciamo in francese cioè un ricca stoffa destinata al califfo. Ma quando pensate a tutta questa storia, alle centinaia di migliaia di persone che sono venute a Cadouin in pellegrinaggio, a tutti questi papi e re che si sono inchinati davanti a questa stoffa, ai migliaia di miracoli… A me piace che la storia della Sindone sia nata così e nessuno potrà contraddirmi: Mentre i crociati saccheggiavano il palazzo del califfo, i preti si occupavano del guardaroba alla ricerca di qualcosa che potrebbe fare funzione di Sindone. È questo? chiede l’uno. Il plaid del califfo risponde l’altro. E perché no? Va bene, farà l’affare! 😉

8 thoughts on “Il mio pellegrinaggio alla Sacra Sindone!

  1. Grande Alex! Concordo con il finale! Questo post mi fa venire in mente le storie di Baudolino. Tiraz? Potrebbe significare Ricamo ( Broderie). Altro che Carlo Martello e Poitiers. Immagino che Marine Le Pen ou qualche Frontista abbia fatto il pellegrinaggio a Cadouin.
    Albigesi? Hanno una bella cattedrale ( vista solo in foto).
    Buon fine settimana, Alex.

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  2. La Sindone è ecumenica quindi se lei avesse fatto il pellegrinaggio, forse la tizia non sarebbe oggi più sbrindellata di un’antica stoffa egiziana. Ora ci vorrà più di un pellegrinaggio per resuscitarla! 😉

    Buon weekend Ziryab!

    Alex

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    • Bonjour Francesca! 😊 J’espère que mon pèlerinage t’a amusée !
      …Mais tu sais que j’ai du demander aux touristes qui squattaient ma fontaine de s’écarter pour que je puisse prendre la photo !

      Bises,

      Alex

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      • Bonjour mon très cher Alex 🙂

        Tu as bien fait d’éliminer ses taches ambulantes de notre fontaine ! 😀
        Sinon, par rapport à l’histoire du drap ou bien du plaid, dans la sixième station du Chemin de Croix, Véronique essuie le visage de Jésus. Faisons l’hypothèse qu’elle est une égyptienne qui a été dans la cour du calife et qu’elle était une simple bonne. Eh bien, une fois vieille (à trente ans) elle a préférée partir du palais car sans le savoir elle devait accomplir une mission : donner confort d’un simple geste de pitié à Jésus dans son chemin de Croix. Et tout simplement elle l’a fait et comme veut l’histoire de cette station, Jésus lui a laissé l’empreinte de son visage sur son tiraz.
        Voilà ! 🙂

        Bon fin de semaine et d’énormes bisous.

        (je vais lire tes autres histoires 😉 )

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      • Bonjour ma Francesca !

        Donc ce ne serait pas forcément un plaid, mais la version antique et un peu encombrante des lingettes que tu as dans ton sac à main. 😉

        Je la connais cette Véronique ! Elle est enterrée dans la crypte de la basilique Saint-Seurin à Bordeaux. Je crois que c’est elle qui a évangélisé le Médoc avec le mari dans les années 70 grâce à une goutte de lait de la vierge aux vertus miraculeuses. Elle est morte à Soulac à la fin des Terres. Elle devait pas être si vieille que ça dans les années 30 ! Donc c’est probable qu’elle soit passée par le Périgord pour venir chez nous de la Palestine. D’accord le plaid a été tissé 1000 ans après la mort de Véronique, mais bon c’est un détail.

        Bisous et bon week-end ma très chère amie.

        Alex

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