Bacino di Arcachon: Passeggiata tra la punta di Branne e Cassy.

Bacino di Arcachon. Bassa marea. Il sole splende e fa più di venti gradi. Non male per una fine novembre. Una donna in bikini è sdraiata sulla sabbia ai piedi della diga. Una sua amica tira una pigna per l’ennesima volta verso i carici e il cane gliela riporta mendicando già un nuovo lancio. Lei ride e dice qualcosa all’amica che è troppo obnubilata dal suo smartphone per rispondere. Dall’altro lato della diga, dove c’è l’immenso bacino che permette ai vacanzieri in estate di fare il bagno aspettando il ritorno dell’alta marea, c’è una masnada di cormorani che ha invaso il lido e che si asciuga, in croce, le ali. Un’ora prima, alla punta di Branne, ho incrociato solo un cacciatore in motocicletta Peugeot che tirava un rimorchio fai da te traboccando di gabbie piene di anatre urlanti e che raggiungeva, a tutta birra, il suo stagnetto si caccia. Ma ora che mi sto avvicinando al piccolo porto di Cassy, noto che le persone sono più numerose sul sentiero litorale. Due pensionati fanno i cretini su una vecchia bici tanta arrugginita che sembra essere stata ripescata nel fondo dell’Oceano; un miracolo che riescono a pedalare. Quattro vecchie fanno della camminata nordica. Uno, due. Uno due. Che cretine, penso. Ma probabilmente perché giovane come sono, non potrei seguirle tanto mi sento ancora più arrugginito della vecchia bici. Altre persone respirano a pieni polmoni l’aria marina dell’Oceano. E non so come fanno a non crepare a riempire così i loro polmoni della puzza della bassa marea. Quando guardate verso la laguna dietro la spiaggia, vedete come delle immense lenzuole bianche stese in cima ai pini. Sono le garzette che hanno raggiunto il loro quartiere d’inverno. La diga non è universo silenzioso perché tutto il condominio è riunito in quel periodo. Stormi di oche colombaccio che galleggiano sulle acque del Bacino di Arcachon e che abbaiano dalla mattina alla sera, egrette che urlano a squarcia gola, gabbiani che si litigano per ore il cadavero marcio di qualche sardina. Soltanto i martin pescatori sono inquilini discreti e, ogni tanto, le saette blu sopra la laguna tradiscono la loro presenza. Sul porto di Cassy, le villette da affittare tipiche di Arcachon sono chiuse fino alla prossima primavera e anche i ristoranti aprono ormai solo per le fine settimane. Mi siedo su un banco e osservo da lontano l’amico ostricoltore da chi vado, ogni tanto, comprare ostriche e che non smette un minuto di lavorare dietro la sua capanna. È che tutto il Bacino di Arcachon è in effervescenza perché Natale si avvicina e che gli ostricoltori si giocano tutto il giro d’affari in dicembre. So già che andrò a comprargli ostriche alla fine della passeggiata perché per noi, bordolesi, le ostriche sono cioccolatini, ma per il momento lasciamolo lavorare. Vado fino alla spiaggia e guardo nella casetta in legno di “leggere alla spiaggia” e sorrido perché un lettore ha lasciato un biglietto che dice che lui ha sbagliato e ci ha lasciato dentro libri della biblioteca comunale invece dei libri che voleva offrire e se qualcuno potesse glieli riportare. Speriamo bene per questo benefattore distratto. Una ragazza si avvicina e si prende Le figlie del fuoco di Gérard de Nerval. Va bene e tempo di andare a comprare le mie ostriche e di tornare verso la punta di Branne. L’ostricoltore, Alain Lagravé, sta lavorando e devo andare a cercarlo dietro la capanna. La dozzina d’ostriche di Arguin costa 5,20 euro. Non parliamo molto perché lui ha fretta di tornare al lavoro e anch’io ho fretta perché il tempo di tornare a casa e sarà già l’ora di aprire le ostriche per la cena…

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