Breve storia del pirata dei Caraibi più famoso della Storia.

Ascia di arrembaggio di un corsaro verso 1810

Nel settecento, Bordeaux era il secondo porto del Mondo e solo quello di Londra lo sorpassava. Allora i magazzini portuali traboccavano di merci: caffè, zucchero, cottone, rum, spezie in provenienza delle Antille che venivano rispedite in tutta l’Europa. I negozianti e gli armatori bordolesi si arricchivano vendendo derrate alimentari di base nelle Colonie e comprando produzioni coloniali. E come volevano arricchirsi sempre di più con la richiesta di zucchero che non smetteva mai di aumentare in Europa, sono diventati mercanti di carne umana andando a cercare manodopera gratis in Africa per le piantagioni di cottone o di canna da zucchero che loro possedevano a Santo Domingo e in tutte le Antille. E non c’è una famiglia bordolese che non sia stata coinvolta nel commercio triangolare. I soldi grondavano tanto su Bordeaux che è durante quel periodo che i negozianti e gli armatori bordolesi si sono decisi a radere al suolo la Bordeaux medievale per costruirne una nuova di zecca, una splendente, quella che abbiamo oggi. Poi tutti questi negozianti e armatori bordolesi esercitavano un altro mestiere, quello di corsaro. E Bordeaux fu nel settecento la più grande città corsara di Francia. Pensate che, durante l’anno 1755, c’erano più di 500 navi corsare che ormeggiavano davanti a Bordeaux. Corsaro è sinonimo di pirata, solo che è un’attività ufficiale, riconosciuta dallo Stato che riceve una percentuale del bottino mentre il pirata lavora per conto suo e non vuole versare un pizzo allo Stato. È la sola differenza. Per il resto che un negoziante abbia la sua nave catturata da una nave corsara o pirata, il risultato è lo stesso: la merce è persa e ci vuole pagare un riscatto per ricuperare la nave. Dunque a Bordeaux, il più legalmente del mondo, i negozianti e gli armatori erano anche corsari perché impadronirsi di una nave di commercio inglese o spagnola è un’attività pericolosa ma lucrativa e l’investimento è minimo. È in quell’Età dell’oro a Bordeaux del commercio coloniale, della tratta degli schiavi e della pirateria che nasce, nel 1782, in una famiglia di negozianti bordolesi, Jean Lafitte. Non si sa niente della sua gioventù. Nel 1794, sotto il Terrore, lui avrebbe lasciato Bordeaux e la Francia per raggiungere il fratello, Pierre, che scorrazzava già, da qualche anno, in lungo e in largo sul mare caraibico tra Santo Domingo e Cuba. C’erano molti negozianti bordolesi che possedevano delle piantagioni a Santo Domingo. Dunque, insieme al fratello, Jean si mette a fare il pirata o il corsaro secondo i punti di vista. Ora siamo nel 1803, poco dopo la vendita della Louisiana, che era molto più vasta di quella di oggi agli Stati Uniti dal maledetto corso Napoleone. I due fratelli si sistemano a Barataria (baraterie in francese designa una froda commessa dall’equipaggio di una nave al danno dell’armatore) nel Sud-Est di New Orleans. Immaginate un paese di bayou, di caldo tropicale, di zanzare; immaginate i fondi delle paludi pestilenziali brulicanti di alligatori del delta del Mississippi; immaginate i pesci gatti giganti capaci di inghiottire uomini e alligatori. È in quel paradiso che Jean Lafitte decide di fondare addirittura il suo proprio reame approfittando del vuoto giuridico generato dalla cessione della Louisiana. Nel 1810 è proclamata la “Repubblica di Barataria” da Jean Lafitte che non riconosce nessun autorità che sia americana, francese oppure spagnola. Le paludi impenetrabili di Barataria è il covo ideale per Jean Lafitte e la sua ciurma che possono  così lanciare le loro operazioni di bracconaggio nelle acque del Golfo del Messico senza essere disturbati. Jean Lafitte, in buon negoziante bordolese, vive di commercio cioè che lui attacca le navi spagnole e inglesi e si impadronisce delle loro merci.  È tutto l’arte del pirata oppure del corsaro di riuscire a farlo senza provocare troppo danni alle merci e alle navi. Notate che dal punto di vista francese, Lafitte è un corsero quindi un onesto negoziante perché la Francia è in guerra con la Spagna e l’Inghilterra; ovviamente per i negozianti spagnoli e inglesi, Lafitte è un volgare pirata….

Sciabola di arrembaggio di un corsaro verso 1810

…Un’altra fonte importante di reddito per Jean Lafitte è di catturare le navi negriere e di rivendere i neri ai proprietari delle piantagioni di cottone o di canna da zucchero di New Orleans. Tutti ci guadagnano perché ovviamente Jean Lafitte non paga tasse o diritti di doganali presso l’amministrazione americana e può rivendere le sue merci a un prezzo basso. Dunque Jean Lafitte è molto popolare presso i negozianti francesi e americani di New Orleans che vengono approvvigionarsi in merci di ogni genere negli immensi magazzini nascosti sugli isolotti di Barataria, Grande-Terre e Grande-Île. Dieci anni più tardi, la situazione è cambiato radicalmente e il governatore americano della Louisiana, William Claiborne, vuole mettere un termine alle attività illegali dei fratelli Lafitte e fa imprigionare Pierre che si occupa di spacciare le merci dei pirati e che riesce a evadere. Poi William Claiborne ha l’idea di fare affiggere dei manifesti che promettono una ricompensa di 500 dollari per la cattura di Jean Lafitte. Quell’ultimo, apprendo la notizia, in buon guascone, fa coprire i muri di manifesti che essi offrono 1500 dollari per l’arresto del governatore Claiborne. Claiborne deve fronteggiare il malcontento della popolazione di New Orleans che, in stragrande maggioranza francese, non ha accettato affatto la vendita della Louisiana agli Stati Uniti e ha preso la difesa di Jean Lafitte. Il pirata riunisce, come al solito, i suoi amici e alleati nella sua casa di New Orleans che è anche un Caffè, via Bourbon al numero 941 (la casa esiste ancora oggi ed è sempre un bar) dove lui gestisce i suoi affari e loro evocano la situazione che sta peggiorando per la “Repubblica di Barataria”. Ma non c’è più niente da salvare perché la festa è finita e le autorità americane non vogliono più tollerare gli atti di pirateria di Jean Lafitte. Il 16 settembre 1814, Claiborne dà l’ordine alle cannoniere americane di bombardare i magazzini di Barataria. I pirati, in maggioranza americani, ulcerati, si rifiutano di sparare con il cannone sui loro compatrioti e prendono il largo con i fratelli Lafitte. Nel fra tempo, in 1812, l’Inghilterra ha dichiarato la guerra agli Stati Uniti. Il 8 gennaio 1815, la battaglia infierisce tra inglesi e americani per la conquista della Louisiana, a Chalmette, nei dintorni di New-Orleans. Gli inglesi, conoscendo l’antagonismo tra Jean Lafitte e il governatore americano della Louisiana, propongono al pirata, per combattere ai loro fianchi, una forte somma di denaro e il titolo di Capitano. Il bordolese rifiute e si schiera con i suoi uomini e i suoi cannoni presi agli spagnoli sotto la bandiera americana del generale Andrew Jackson, futuro presidente degli Sati Uniti. Insieme, riescono a salvare New Orleans e fanno subire una terribile disfatta agli inglesi che perdono 2042 uomini contro solo 71 per gli americani. I pirati diventano eroi festeggiati in tutta New Orleans. Però, il generale Jackson nega a Jean Lafitte la minima compensazione per la perdita della sua “Repubblica di Barataria”. Profondamente deluso, Jean Lafitte, comunque provvisto di lettere di corsa dal governo americano, riprende il mare e torna al suo mestiere di corsaro contro le navi spagnoli. Jean Lafitte si sistema a Campeche sull’isola di Galveston, al largo delle coste texane. Una leggenda dice che, nel 1821, Jean Lafitte avrebbe partecipato a un complotto per fare evadere il cretino corso allora prigioniero degli inglesi sull’isola di Sant’Elena, quando gli cade addosso la notizia della morte di Napoleone. Alla fine dell’anno 1821, ricomincia la stessa storia di quella della “Repubblica di Barataria” e le autorità americane danno l’ordine di attaccare il covo di Jean Lafitte. Sentendosi in inferiorità, il pirata incendia Campeche e si dà alla fuga. I due fratelli si sistemano allora in Messico a Islas Mujeres. Pierre muore poco dopo. Per quanto riguarda Jean, dato per morto una decina di volte, si perde la sua traccia nel 1822 dopo la sua evasione del carcere di Puerto Principe a Cuba. C’è una storia inverosimile che dice che Lafitte sarebbe tornato a Bordeaux e avrebbe comprato uno château. Secondo questa stessa leggenda, nel 1847, Jean Lafitte si sarebbe proclamato rivoluzionario perché, durante un soggiorno a Bruxelles, Lafitte sarebbe diventato l’amico di Karl Marx e avrebbe addirittura finanziato la pubblicazione del manifesto del Partito Comunista. Poi Jean Lafitte sarebbe decesso nel 1858 nei dintorni di Bordeaux…

Qualche tempo fa, sono andato a vedere una mostra intitolata, Bordeaux: 2000 anni di storia marittima dove ho scoperto per caso la storia di Jean Lafitte che mi era vagamente conosciuta, intrigato ho fatto qualche ricerca. Tutto quello che ho scritto succintamente nel post è vero. La cosa che non si sa (e che non si saprà mai con certezza) è la data e il luogo di nascita nonché la data e il luogo della morte di Jean Lafitte. Sul sito americano dedicato a Jean Lafitte si parla di Bordeaux o forse sarebbe il figlio di una famiglia bordolese che si sarebbe sistemata a Santo Domingo prima la rivoluzione francese poi in Louisiana. La cosa che mi convince il più per un Jean Lafitte bordolese è proprio il suo cognome che più bordolese non si  può! 😉