Antonietta-Giovanna, la bordolese che caccia via i temporali!

Médoc. Se vi chiedete chi è Antonietta-Giovanna, sappiate che è la più piccola e la più antica delle tre campane del campanile a vela della chiesa di Notre-Dame de Benon a Saint-Laurent de Médoc, a due passi dalla fontana della fata dai capelli rossi di cui vi ho parlato l’altro giorno. Antonietta-Giovanna, ragazza di 219 anni, è stata fusa dallo stesso artigiano bordolese che fuse sua sorella maggiore: La Grosse-Cloche di Bordeaux. Questa campana, Antonietta-Giovanna, è davvero particolare perché le viene attribuita una virtù primordiale, essenziale, in un paese vitivinicolo come quello di Bordeaux, un potere magico, quello di cacciare i temporali e di allontanare le tempeste autunnali che arrivano dal Golfo di Biscaglia al momento della vendemmia. Oggi, si usano i cannoni antigrandine per tentare di salvare le raccolte, una volta, i bordolesi facevano suonare campane magiche come Antonietta-Giovanna per fare lo stesso lavoro. Fino alla metà del XVIII secolo, era un’obbligazione legale per gli abitanti e i sagrestani di fare suonare “il temporale”. Poi qualcuno si è accorto che i fulmini avevano la spiacevole tendenza a distruggere, in primo luogo, i campanili essendo attirati dalle loro croci in ferro in vetta e dunque questa usanza kamikaze è stata proibita. Questa proibizione e l’invenzione del parafulmine hanno messo fine alla strage dei suonatori di campane. La credenza degli antichi bordolesi era che il diavolo (e prima di lui il Dio del tuono perché è un’usanza antichissima di fare rumore per allontanare il brutto tempo) era l’autore dei temporali e che lui non sopportava il suono di certe campane come quello di Antonietta-Giovanna e scappava via con le sue maledette nuvole nere. Talvolta gli exploit venivano incisi addirittura nel bronzo delle campane magiche. La difficoltà per i bordolesi era di procurarsi queste campane magiche perché un campanile con una banale campana di bronzo non serviva proprio a niente. C’è un episodio famoso nel Gargantua di François Rabelais, al capitolo XIX, dove Giannotto de Bragmardo tenta di convincere Gargantua di restituire le campane di Notre-Dame de Parigi che lui ha derubato. Uno degli argomenti è che loro hanno bisogno delle loro campane magiche che cacciano i temporali e garantiscono loro il sugo di vigna; e d’altronde hanno già rifiutato un bel sacco di soldi offerto dalla città di Bordeaux per le loro campane:

“Ehen, hen, hen,! Mna, dies signore, Mna dies! Et
vobis, signore! Sarebbe un gran bel fatto che ci rendeste
le nostre campane, poiché ne abbiamo molto bisogno.
Hen, hen, hasc,! Ne abbiamo rifiutato una volta del bravo
danaro sonante dai cittadini di Londra, in Cahors, e
altresì da quelli di Bordeaux, nella Brie, i quali volevano
comprarle per la sostantifica qualità della complessione
elementare che è intronificata nella terrestrità della
loro natura quidditativa, per estraniare gli aloni e i
turbini dalle nostre vigne, veramente non nostre, ma
poco ci manca. Poiché se perdiamo il sugo di vigna, tutto
perdiamo; sentimento e legge.
“Se voi ce le restituite per mia richiesta io ci guadagnerò
dieci spanne di salciccia e un buon paio di brache
che saranno una grazia di Dio per le mie gambe, se
no, non mi terranno la promessa. Oh, per Dio, Domine,
un paio di brache non è mica un pugno in un occhio, et
vir sapiens non abhorrebit eam. Ah, ah, non è mica dato
a tutti avere un paio di brache. Io lo so bene per esperienza
personale, pensate, Domine: son diciotto giomi
che sto a rugumare questa bella arringa: Reddite quae
sunt Caesaris Caesari, et quae sunt Dei Deo. Ibi iacet
lepus. Date a Cesare quel ch’è di Cesare e date a Dio
quel ch’è di Dio. Questo è l’importante.

 

Il campanile a vela della chiesa di Notre-Dame de Benon. la campana Antonietta-Giovanna è quella di destra. La chiesa faceva parte di una commenda ospitaliera fondata nel 1154 per soccorrere i pellegrini di Compostela che si prendevano la malaria attraversando il Médoc.

Questo edificio è la prima chiesa, quella del 1154. Si trattava di una cappella dedicata a Santa Caterina d’Alessandria, oggi è la Sagrestia. Probabilmente c’era già un campanile con la sua campana magica sopra la volta a botte della cappella. Non c’è più traccia dell’ospedale.

Inizio del XIII secolo. Si affianca a Sud una seconda chiesa alla prima che era troppo esigua. Piace la semplicità di queste chiese fortificate.

La scala del campanile. Notate che potete tirare la corda di Antonietta-Giovanna dai piedi della scala. La campana è stata riparata bene tre volte durante la sua storia e l’ultima volta nel 1995. Prova che Antonietta-Giovanna viene ancora oggi usata per cacciare i temporali da qualche viticoltore sfida la morte! 😉

 

 

 

6 thoughts on “Antonietta-Giovanna, la bordolese che caccia via i temporali!

  1. Merci Alex pour tes précieux conseils : le lieu vaut vraiment le détour, les rhododendrons seront en pleine floraison dans une semaine je pense et l’église est très bien restaurée..
    Je reviendrai m’instruire sur ND et avec ta permission ajouterai un lien vers ton article.
    Bonne fin de soirée

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    • Bonjour Marion,

      C’est comme à Grenade, il faudrait y envoyer les maniaques du sécateur, tous ceux qui pensent que les rhododendrons doivent ressembler à des bonsaïs ou à des azalées japonais. Qu’ils voient ce qu’est vraiment un rhododendron dans la nature. Non mais !

      Bonne journée,

      Alex

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      • Bonjour Alex,
        Des teintes plus douces dans la nature et quelques lianes qui s’élèvent vers le ciel et la lumière.
        Le coup de sécateur est parfois utile ! J’en ai usé cette semaine, face à des eleagnus trop envahissants qui étouffaient et cachaient justement les rhododendrons !! 🙂
        Bonne journée.

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      • Bonjour Marion,
        J’adore le parfum entêtant des eleagnus. C’est vrai qu’ils peuvent devenir vite très envahissants, mais en contrepartie tes superbes rhododendrons doivent embaumer le jasmin ! 😉

        Bon dimanche,

        Alex

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