A qualche chilometro da casa mia, sull’altra sponda dell’estuario della Gironda, a Blaye, visse nel XII secolo, il trovatore Jaufré Rudel; d’altronde potete vedere le vestigia del castello dei Rudel dentro la Cittadella di Blaye. Cosa sappiamo di preciso a proposito di Jaufré Rudel? Solo due o tre cose. Era principe di Blaye (capite Sire), egli compose dei versi nella lingua dei trovatori e si imbarcò per la crociata del 1147 e morì oltremare. Storicamente è tutto. Ah no, scusate, non è tutto perché Jaufré Rudel è meno conosciuto per le sue sei canzoni che ci sono pervenute che per la sua inverosimile avventura romanesca che ha ispirato, diciamolo, tutta la poesia e il romanticismo dei secoli seguenti fino al vostro poeta Giosuè Carducci che ha scritto della tragica avventura del principe di Blaye. Questa avventura non la troviamo nelle sei canzoni di Jaufré Rudel dove lui ci racconta anzi i suoi tormenti di dovere lasciare la moglie per andare in Terra Santa, ma in una piccola notizia biografica scritta quasi un secolo dopo la morte di Jaufré Rudel e dove l’autore ci dice che Jaufré Rudel di Blaye era diventato innamorato della contessa di Tripoli solo sulla sua reputazione, che lui si imbarcò per la Siria per vederla, che si ammalò in mare e che il povero girondino arrivò a Tripoli per morire tra le braccia della contessa e che lei si fece monaca il giorno stesso. Nelle sei canzoni di Jaufré Rudel ce ne una che si chiama: L’amor de lonh e che è all’origine di questa finzione biografica. La canzone non dice che Jaufré Rudel non conosce la ragazza di cui lui ci sta parlando. E la canzone è quella di un amor non corrisposto tra il trovatore e una ragazza che potrebbe anche essere di Blaye. Tutto qui. Ma senza l’immaginazione romanesca del biografo che ci ha visto una storia d’amore di lontano tra Jaufré Rudel e una contessa di Tripoli e soprattutto senza tutti questi poeti che ci hanno creduto, i bellissimi versi di Jaufré Rudel sarebbero caduti nel dimenticatoio. Sotto, la cantante Jacmelina che interpreta due strofe della canzone Amor de lonh:
Lanquan li jorn son lonc en may
M’es belhs dous chans d’auzelhs de lonh,
Et quan mi suy partitz de lay
Remembra’m d’un’ amor de lonh :
Vau de talan embroncx e clis
Si que chans ni flors d’albespis
Non’m platz plus que l’yverns gelatz.
[Allor che i giorni sono lunghi a maggio,
mi piace il dolce canto degli uccelli di lontano,
e quando mi sono partito di là
mi ricordo di un amor lontano.
Vado per il desiderio imbronciato e a capo chino,
così che né canto né fior di biancospino
mi giovano più dell’inverno gelato.]
Jamais d’amor non’m jauziray
Si non’m jau d’est’ amor de lonh,
Que gensor ni melhor non sai
Ves nulha part, ni pres ni lonh :
Tant es sos pretz verais e fis
Que lay el reng dels Sarrazis
Fos hieu par lieys chaitius clamatz !
[Mai d’amore io godrò
se non godo di questo amor lontano,
perché non conosco (donna) più nobile e buona
in nessun luogo, vicino o lontano;
tanto è il suo pregio verace e fino
che là, nel regno dei Saraceni,
fossi io per lei tenuto prigioniero!]
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Che bella! Conosco Rudel e conosco anche i suoi sonetti. Non sapevo ci fosse la versione cantata. Complimenti. “Coraggiosa donna che tenta (e riesce) a cantare un trovatore. Bellissima e poetica.”
Grazie Alex.
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J’adore cette interprétation, mais une fois j’ai entendu cette chanson interprétée par une chorale dans une église de Bordeaux. Et comme je ne fréquente pas souvent les églises, je me dis que cela ne doit pas être si rare que ça de l’entendre ! 😉
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Ma la traduzione l’hai fatta tu?
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Non je ne voulais pas me casser la nénette et j’ai trouvé la traduction en italien sur internet. 😉
Alex
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