1/ Vado da mia madre non mi ricordo perché (gia!). Quando arrivo c’è mio fratello e lui sta parlando con un tizio davanti a casa. Li vedo scambiare tre parole veloci e mio fratello fa un movimento di testa verso di me prima di andarsene. Il tizio si avvicina. Buongiorno, lui dice, Sono agente immobiliare e SUO FIGLIO mi ha detto che forse lei conosce dei vicini che vorrebbero vendere la loro casa? Riesco appena a balbettare due parole tanto il tizio mi ha soffiato un polmone con il “suo figlio”. Lui deve pensare che soffro di senilità e mi abbandona sul marciapiede per andare a bussare dal vicino. Sono tanto traumatizzato che faccio una sciocchezza mostruosa e racconto l’aneddoto a mia madre che si mette a prendermi in giro. Qualche giorno dopo, incontro mio fratello e lui mi saluta ridendo con un sonoro: “Ciao Babbo!” Mia fottuta madre e la sua lingua di vipera! E dire che ho solo un anno di differenza con mio fratello! Sono in inferno.
2/ Qualche giorno dopo. Sono sul molo di Blaye e sto aspetttando il traghetto per tornare a casa. C’è un’ora prima la partenza quindi mi siedo su un banco davanti al bocciodromo. Un giocatore di bocce, uno di quelli che hanno bisogno di un magnete attaccato a un pezzo di corda per raccogliere le bocce, mi interpella: Ciao JEAN-CLAUDE! Ma cosa fai seduto su questo banco che le partite stanno per iniziare. Vai a cercare le tue bocce, Jean-Claude! Fottuto fannullone di Jean-Claude! Sempre lo stesso comico!…ecc. Caspita, penso, non ho comunque una testa a chiamarmi Jean-Claude, no? Ma veramente ci sono ancora dei Jean-Claude in Francia nel 2018? Non ho mai conosciuto di Jean-Claude, io! Ma questo nome era già fuori moda ai tempi dei miei nonni e mia madre mi avrebbe dato questo nome ridicolo! Buongiorno signor, dico, lei sbaglia non mi chiamo Jean-Claude, non sono uno suo amico delle bocce, sto semplicemente aspettando il traghetto per tornare a casa sull’altra sponda. Il problema è che il tizio non mi crede affatto: “Smettila di dire stronzate Jean-Claude e vai a cercare le tue bocce che giochiamo insieme oggi!” Quasi lui si mette a gridare e presto tutti i giocatori di bocce mi accerchiano e tentano di convincermi che sono questo fottuto Jean-Claude. Sono in un manicomio.
3/ Ancora qualche giorno dopo, la domenica, vado a pranzare da mia madre e c’è mio fratello e la sua fottuta famiglia. Per fare l’interessante, racconto alle sue figlie che il mio gatto ha preso l’abitudine di dormire sulla Freebox (il media center del provider francese Free) probabilmente per cercare un po’ di calore. Ma io non dico Media center o qualsiasi equivalente italiano che usate per designare il fottuto coso, ma uso della parola DECODEUR. Apriti cielo! Tutti si mettono a ridere a crepapelle e anche mia madre perché ho detto décodeur! Ma cos’è un décodeur, zio? chiede una delle mocciose di mio fratello. La scatola che permette di ricevere la televisione e internet, rispondo irritato. Ma zio, non è un décodeur, è una BOX! esclama l’altra. E mio fratello che si mette a fare il Cicerone: Signorine miei, il décodeur era un dispositivo per guardare la rete televisiva Canal plus negli anni 1980 e il vostro cretino di zio è ancora intrappolato nel secolo precedente. Sono linguisticamente un disastro.
Meraviglioso l’uno, sto ancora ridendo immaginando la scena: mi sembra di scorgere la tua espressione, certamente inebetita, che ha indotto ovviamente l’agente immibiliare a credere, oltre alla genitorialità ma che soffrissi anche di demenza senile (scusa Alex sto continuando a ridere!) …ma per non parlare del due. Il marito di una prof ormai in pensione da 20 anni (quindi fatti due conti) si chiama Jean-Claude e la moglie …Claudette 🙂 voglio loro molto bene e per me quindi, il nome Jean-Claude, même s’il fait vieux, piace tanto. Se ti puo consolare, conosco anche delle Yvette, Josette e Mauricette. Ma anche dei Didier. Trovo affascinante Stéphane pour la femme e ho un’amica di 60 anni che si chiama Stéphane e che non abita tra l’altro molto lontano da te.
Sai che non so come si chiama in italiano il décodeur? forse decoder? boh
Io avrei voluto invece conoscere un apparecchio magico tutto francese che stava scomparendo, cominciava a morire, proprio quando arrivai in Gallia …il come si chiama quell’affare tipo piccolo televisore …una specie di computer …il …boh…vabbé tu hai capito.
Quanto al tuo être apparemment décalé par rapport à l’univers autour de toi (ma solo apparentemente perché in realtà sei una persona concreta), eh bien sache que je l’adore ta façon d’être 🙂
Declinata al maschile: https://www.youtube.com/watch?v=p92pXFgCKUg
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Jean-Claude fait trop penser à Jean-Claude Dus, le personnage obsédé sexuel de Michel Blanc dans les Bronzés font du ski. Claudette c’est encore pire parce que les Claudettes c’était le nom des danseuses du chanteur Claude François. La pauvre ! Si au moins elle s’était appelée Claudine ! Stéphane, tu imagines de suite une femme qui a du chien. Par contre Etiennette qui correspond à Stéphane (Etienne/stephane, Etiennette/Stéphane) t’évoque irrévocablement une mamie. Les noms en ette c’est plus possible, mais peut-être qu’un jour ça reviendra.
Le minitel, ça s’appelle le minitel ! 😉 :
http://www.ina.fr/video/PUB3784067034
Mais bon, toi tu n’es pas objective. Tu me vois avec les yeux de l’amour ! 😉
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Che bello il minitel con in gatto! Hai ragione era proprio quest’affare, avrei voluto conoscerlo ….sono arrivata tardi!
Sinon Claude François et ses claudettes et clodinettes et mêmes clodines m’amusent beaucoup. J’aime les scénarios de Claude François, lo trovo divertente e poi si impegna tanto nella coreografia e à cette époque-là ce n’était pas si évident, je trouve.
Autrement Ètienne m’a rappelé forcément ça : (la canzone e il video arrivarono anche in italia 30 aa fa 😉 )
Je t’adore ❤
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