Viaggio da La Rochelle fino alla baia delle balene: ultima parte.

Domenica mattina verso le nove sul porto di La Rochelle. Osservo i turisti imbarcare sui traghetti con le loro bici per l’isola di Ré e la bici è il modo migliore per circolare e scoprire i paeselli che fanno tutto il fascino dell’isola; senza bici o macchina, in un pomeriggio, non fate quasi niente sull’isola di Ré tranne a restare intrappolato nei dintorni di Rivedoux con la veduta sul ponte a pedaggio e il porto industriale di La Rochelle. A me non piace la bici e e non sono venuto a La Rochelle in macchina, ma in treno. Quindi è la ragione per cui non mi attardo troppo sul porto perché devo recarmi antistante alla stazione per prendere la corriera numero 3 che porta la gente da La Rochelle fino all’isola di Ré e che serve tutti i paeselli dell’isola per solo qualche euro. È così che fanno gli allievi dell’isola che frequentano le scuole di La Rochelle. Ovviamente non prendono i traghetti e i genitori non vanno a fare cinquanta chilometri ogni giorno in macchina per accompagnare e cercare i rampolli a scuola. Io ho preso la corriera dalla scuola materna fino alla fine dei miei studi e la prendo ancora oggi quindi non mi disturba affatto. Alla stazione sono il solo passeggero, ma davanti al liceo di La Rochelle è tutta un’altra storia visto che c’è una scolaresca tedesca che sale sulla corriera e che siamo bloccati perché quei fottuti adolescenti tedeschi e i loro professori pagano i loro biglietti con delle monetine di rame come fanno le vecchiette francesi nei supermercati. La signora alla guida della corriera lo prende con umorismo e la ammiro perché io ne avrei fatto una crisi di nervi.”Laisse gaux!” lei grida, entusiasta, ed eccoci ripartiti verso l’isola di Ré. Alla fermata seguente, due donne con un adolescente e un cucciolo di Labrador salgono a bordo. Una delle due donne e l’adolescente trovano a sedersi davanti mentre l’altra donna con il cucciolo di Labrador si siede nel fondo davanti a me. Lei puzza, ma puzza di marea tanto che certi giovani tedeschi scappano verso i posti davanti. La signora vuole ingaggiare la conversazione in inglese con un’adolescente tedesca che non degna rispondere. Lei non insiste. Fottuta kartoffel, la sento balbettare arrabbiata. Un’abitante dell’isola, penso. Una che è diventata virtualmente milionaria, dal giorno all’indomani, quando l’isola di Ré ha superato Saint-Tropez nei cuori dei V.I.P e che il prezzo della terra ha raggiunto le stelle; una che è attaccata alla sua terra come una patella alla sua roccia e che non ci rinuncerà mai, anche per tutto l’oro del mondo. Il cucciolo di Labrador è passato sotto la sedia e mi morsicchia le tibie. Non oso dire qualcosa perché ho paura della reazione della donna nei confronti della bestiola. E non manca. Lei vuole assolutamente correggere il cane per educarlo. Quasi la supplico: Niente, veramente è niente signora, il suo cane è adorabile. Scambiamo quattro parole. Questa donna è veramente strana e forse sapete che le patate sono la grande specialità dell’isola di Ré, e bene, figuratevi che, mentre sto parlando con lei, ogni volta che questa fottuta donna vede un campo di patate dal finestrino, lei si mette a saltare sulla sedia e di gridare a squarciagola: Le patate! Le patate! – E anche in tedesco in caso in cui gli altri passeggeri della corriera che l’hanno snobbata non avrebbero capito – Poi lei torna alla conversazione come se niente fosse successo. La conversazione langue e la signora mi torna le spalle e poco dopo la vedo sonnecchiare contro il finestrino. Una cosa divertente è che anche l’autista si mette a urlare a squarciagola ogni tanto, ma lei è per annunciare i nomi dei paeselli e le fermate. Quando lo fa, la pazza al cucciolo di Labrador si sveglia per guardare fuori in caso in cui ci sarebbe l’ennesimo campo di patate da segnalare. Un vero manicomio questa fottuta corriera! Confesso che sono un po’ deluso dai paeselli che attraversiamo, mi aspettavo a altro. Ovviamente c’è l’oceano, ci sono le casette bianche, le monarde e le malvarose che invadono tutto, ma comunque non trovo niente di veramente bello come il paese di Talmont-sur-Gironde in riva al nostro estuario. Tutto mi sembra un po’ artificiale. Forse più a Ovest dove mi sto recando o forse dovrei tornare in un’altra stagione? La scolaresca tedesca scende a prossimità di Saint-Martin-de-Ré mentre so già che la signora con il cucciolo e le sue due comparse vanno al capolinea. La corriera è quasi vuota. Poi sale a bordo una masnada di ragazze che vengono dal cavallo visto che sono vestite per l’equitazione. Mi diverto perché le ragazze portano dei berretti rose dove hanno scritto i loro nomi di guerra che sono piuttosto tosti. Sorrido un po’ meno quando “amazzone lubrica” comincia a farmi occhiolini! Che bellissima odissea questo tragitto fino alla baia delle balene! Ecco la mia fermata in piena campagna, il faro delle balene! L’autista mi avverte di non mancare l’ultima corriera del pomeriggio altrimenti sono buono per tornare a La Rochelle in autostop. Realizzo subito che sono stato presuntuoso quando ho preparato la gita su internet. Dopo la visita del faro, volevo andare a pranzare ad Ars-en-Ré che sembrava a due passi e mi rendo conto che andare a piedi fino a Saint-Clément-des-Baleines sarebbe già un exploit visto che fa mille gradi e che non c’è un fottuto albero su questa fottuta strada provinciale. Sono condannato a passare la giornata a prossimità del faro delle balene. Poi scopro che ai piedi del faro, ci sono i soliti ristoranti di pesce, gli stessi di La Rochelle con i loro menù a base di cozze. Già non creperò di fame. Insieme ai ristoranti, ci sono negozi che vendono tutte le schifezze cinesi tipiche dell’isola di Ré e anche prodotti veramente tipici tipo sale e sapone al latte d’asina. Bene è tempo di andare a vedere il famoso faro delle balene. In realtà ci sono tre fari: la vecchia torre delle Balene edificata da Vauban nel XVII secolo per sorvegliare i pertuis (una parola francese che designa uno stretto tra un’isola e una terra oppure tra due isole) Nord e Sud e avvertire il continente in caso di intrusione di navi inglesi verso l‘arsenale di Rochefort. Il faro più importante e moderno è quello delle balene che è stato edificato nel XIX secolo perché la torre delle balene era troppo arcaica e non abbastanza alta per garantire la sicurezza della navigazione. Di fronte al faro delle balene, in pieno oceano, su un banco roccioso c’è il faro des baleineaux (baleineaux in francese sono i piccoli delle balene). Mentre salgo i 257 gradini del faro, sento un padre dire al figlio che il faro si chiama così perché una volta le balene frequentavano le acque della baia delle balene appunto e d’altronde la spiegazione si trova anche su internet. Non dico niente, ma so che è completamente falso perché sul sito della biblioteca nazionale, ho scovato un racconto del XVI secolo di un capitano originario delle Charentes e che spiega che queste balene designavano certi scogli pericolosissimi, a forma di balene, e che si trovano al largo della costa ovest dell’isola di Ré; che ce n’era un altro che per la stessa ragione di forma si chiama: la cerva…ecc. La veduta dalla cima del faro sulla baia delle balene è veramente qualcosa e devo dirvi che non sono mai andato più a Ovest su questo pianeta, è una prima per me. Non vi racconto tutto perché sono già stato troppo lungo. Dopo il pranzo sono andato a fare il bagno nelle acque turchesi delle baia delle balene e ho anche fatto una di queste piramide effimere con dei ciottoli che vedete ovunque sulla spiaggia fino alle prossime grosse maree. Ho percorso il sentiero litorale quasi fino al paese di Les-Portes-en-Ré. Poi, sono tornato per prendere l’ultima corriera della giornata. Dentro la corriera, c’era la stessa masnada di ragazze che all’andata. Ribuongiorno “amazzone lubrica” ho detto ad alta voce e tutte le ragazze di ridere….

10 thoughts on “Viaggio da La Rochelle fino alla baia delle balene: ultima parte.

    • J’ai dormi tout le long ! 😉 Je pense y retourner cet automne mais plutôt en voiture et puis je voudrais également prendre un promène-couillon à La Rochelle pour faire le tour des îles. C’est vraiment super sympa ce coin.

      Bonjour Marion !

      Alex

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  1. Anch’io ho preso la corriera n. 3 per andare al faro! Anch’io ho salito i 257 gradini (come quelli di un’altra dozzina di fari da Biarriz a Dieppe!).Purtroppo era agosto…
    Ma sono stata più a Ovest di te ;-P … Portogallo, Cabo da Roca, l’estremo occidente dell’Europa continentale.
    Quest’anno Galizia. E così avremo più o meno completato le coste atlantiche del nostro continente.
    Buona giornata Alex,
    m.

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  2. Buongiorno Monica,

    Ti confesso che sei un po’ tu che mi hai dato voglia di vedere cosa c’è di là del faro di Cordouan (quando hai fatto una vacanza nelle Charentes qualche anno fa). Nella corriera eravamo i soli ad andare al faro delle balene. Il posto era quasi deserto. Pensi un po’ che che quando ci siamo fermati per leggere i menù dei ristoranti ai piedi del faro quasi abbiamo provocato una rissa tra i gestori dei ristoranti che volevano la nostra clientela! 😉 Penso tornarci in autunno o in inverno tanto il posto mi è piaciuto.

    Io ho fatto il tratto di costa tra Biarritz e La Rochelle. Insomma sono sempre rimasto nella regione Aquitania. Mi ci vorrà più di una vita per fare tutto quello che hai fatto! 😉

    Alex

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  3. Bonjour mon cher Alex,
    molti amici francesi decidono di trascorrere parte o tutta la vacanza nell’Île de ré. Dopo la lettura del tuo post, un po’ ne capisco il motivo.
    A me piacerebbe andare su Belle-île-en-mer anche per via di Voulzy ( 😉 ). La corriera (il termine ma anche la situazione teatrale che descrivi), mi fa pensare tanto a mia nonna quando non impiegava il torpedone, mai compreso bene cosa fosse. Dopotutto io, a proposito di mezzi di trasporto, ho scoperto solo qualche settimana fa cosa sia il catamarano e soprattutto di non soffrire di mal di mare. Ceci dit, dieci anni fa sono stata a Stoccolma tre settimane, sull’rcipelago e un po’ in giro per il sud della Svezia e là, ti posso assicurare che si spostano tutti in bicicletta.
    …sei stato bravo a fare tutto in giornata e a riuscire a riprendere la stessa corriera con le stesse persone. Tornerai a fare il bagno là?
    XXX (à l’anglaise 😉 )

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    • Moi aussi, je préférerais Belle-île, je pense que ce serait plus dépaysant pour moi et puis j’avoue que je n’aime pas trop les grosses chaleurs (il faisait vraiment très chaud le jour où j’y suis allé).

      J’adore ce mot italien “corriera”. La première fois que j’ai été en Italie, à la sortie de la gare de Gênes, je devais prendre le bus et c’est là que j’ai découvert pour la première fois le mot corriera. Me faisait penser que j’étais retourné aux temps des diligences. Et puis je n’étais jamais monté dans un bus climatisé ! 😉

      Oui, je pense y retourner cet automne ou au début de l’hiver, à la fin de la saison touristique dans tous les cas.

      Alex

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  4. Pingback: Viaggio nelle isole del mare degli Stretti, di là dalla fine delle Terre! Terza parte. | Bordeaux e dintorni, stagione III

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