Il tizio di Bordeaux che non ha la pleiiiiiii!!!!!!!!!

Un ragazzino, una ragazzina del Sud-Ovest e un tizio di Bordeaux. Notate che preciso del Sud-Ovest perché non so come gli altri ragazzi francesi pronunciano la parola, che scritta non è assolutamente la pleiiiiii!!!!!! Dunque loro sono venuti a passare qualche giorno al mare, ma sembrano disperati e mi hanno già rovistato quindici volte la casa dalla cantina alla soffitta e non ho capito cosa loro stanno cercando oppure ho capito troppo bene.

Loro disperati: Zio, non troviamo più la pleiiiiiii!!!!!!! Sai dove l’abbiamo messa l’ultima volta?

Lo zio: Cosa?

Loro in coro: La pleiiiiii!!!!!!

Lo zio: E che ne so io. Non so nemmeno di cosa mi state parlando!

Loro occhi spalancati e bocche aperte: Dai, è uno scherzo zio. La pleiiiiii!!!!!!?????

Lo zio: E no, non ho mai sentito…come dite già?

Loro in coro: La pleiiiiiii!!!!!! 

Lo zio che deve fare uno sforzo pazzesco per conservare il suo serio: Ma no, smettete di scocciarmi e andate a giocare nel giardino che ho del lavoro. Ma cosa fate in casa con quel bel sole?

Loro si allontano sospirando.

Quasi mi fanno pietà, ma ora non posso più dire loro che ho portato la pleiiiiiii!!!!!! da un amico il tempo delle vacanze. 😉

 

 

L’Atacama di Bordeaux!

 

D’accordo, a Bordeaux, ci vantiamo di questo enorme spazio vuoto in mezzo alla città che chiamiamo piazza dei Quinconces e che sarebbe la più vasta piazza d’Europa secondo le guide turistiche di Bordeaux. Ma una cosa è sicura, non vedrete mai un bordolese DOC attraversare la spianata* dei Quinconces in estate come lo vedo fare dai nostri visitatori. Mai e poi mai. Forse è l’eredità atavica lasciataci dagli antichi bordolesi che hanno sempre odiato i Re di Francia, che hanno perso la loro indipendenza un giorno d’estate 1453 e che hanno vissuto per quasi 400 anni con i cannoni del maledetto castello Trompette, che sorgeva su questo posto fino al’inizio del XIX secolo, puntati verso la città.  Oppure più verosimilmente è perché la spianata è un deserto di fuoco in estate. L’Atacama di Bordeaux. Non c’è niente per proteggervi dal caldo durante la traversata e non sono i tre platani neurastenici che perdono già le foglie in maggio che vi faranno dell’ombra. Poi, rischiate di rovinarvi la vista. Non è un miraggio questa lenzuola di neve che ricopre tutta la piazza mentre la temperatura sfiora i quaranta gradi! Sono i raggi del sole che si riflettano sulla terra calcarea della piazza e che creano questa luce accecante. Gli occhiali da sole non servono proprio a niente. Guardate il suolo è come guardare direttamente il sole. Ci sono due possibilità per salvare la vostra vista se siete pazzi da tentare la traversata: Gli occhi chiusi o bendati oppure gli occhi che guardano verso il cielo e la testa girata verso il Médoc cioè al Nord. Alcuni anni fa, durante due o tre anni, quei malati del Comune avevano organizzato una gara nazionale di bocce sulla spianata, in agosto se ricordo bene. E bene, hanno dovuto chiudere perché, per due estati, il pronto soccorso era strapieno di giocatori di bocce che soffrivano di bruciature agli occhi, di gravi ustioni solari, di severe disidratazioni. Nemmeno una tanica d’acqua vi serve per attraversare la piazza, dopo tre passi al sole, l’acqua si mette a bollire! Poi, talvolta, c’è il vento che soffia forte dal fiume e che crea vortici di polvere che vi sporcano tutto. È la ragione per cui non vedrete mai un bordolese attraversare la piazza dei Quinconces in estate, ma sempre aggirarla…

*Si dice piazza, ma io ho sempre sentito il termine “spianata” quindi continuo a utilizzarlo.

Letteratura: Ninfe

Alcune farfalle portano nomi di fate, di fauni, di sante, di eroi oppure di divinità: Marte, Satiro, Andromaca, Vulcano, Apollo, Silvano, Tecla, Venere, Esmeralda, Sfinge. Tutte scompaiono o sono minacciate di estinzione. Quando il mondo si disincanta, la vita se ne va, i dei si ritirano….(tratto da Geografia dell’istante di Sylvain Tesson)

Un anno nel mio Médoc: Luglio.

Il caldo dei pini è il profumo della luce; lo scricchiolo dei miei passi sulla garbai* è il rumore della luce; il malva della fioritura delle brughiere sotto i pini è il colore della luce. Dopo ore, finalmente la foresta è dietro di me e, ora, mi arrampico sulla montagna di Faraone. All’inizio non è troppo difficile e cammino normalmente. Quando arrivo tra le immortali, il vento soffia e, per evitare di mangiare sabbia, devo camminare come i gamberi. Le gambe mi fanno male e ho difficoltà a respirare. L’ultima parte è ancora più difficile tanto il vento soffia forte. I miei polmoni mi bruciano e ho un gusto di sangue in bocca. Devo camminare gattoni sulla sabbia incandescente per raggiungere la cima. Sono vinto dalla montagna di Faraone. Mi sdraio tra i gourbet* per riposarmi osservando i gabbiani volando verso Nord. Non sono andato sulla montagna di Faraone da almeno due anni e, quando scendo verso l’Oceano, sono sorpreso di vedere delle strane vestigia a forma di spirale, come se i venti delle tempeste invernali avessero disincagliato dalla sabbia i resti di un’antica civiltà dimenticata. Mi sistemo presso un vecchio pino pietrificato che giace sulla spiaggia. Dalla mia posizione, le vestigia a forma di spirale, sul fianco del Faraone, assomigliano ai resti fossili di qualche mostruosa conchiglia antidiluviana. Non è un enigma per me, grido alla montagna di Faraone. So esattamente di cosa si tratta e questa volta ho vinto io. Mi metto a ridere correndo spensierato verso le onde…

* Garbai: In guascone, la garbaye è il fitto tappeto di aghi di pini marittimi che ricopre il suolo delle pinete.

*Gourbet: Sparto pungente.

Raclure de bidet!

Raclure in francese sono i residui della raschiatura. In senso figurato une raclure è un essere miserabile, spregevole, una feccia quindi raclure de bidet non c’è troppo bisogno di spiegazione.

In ufficio. Osservo la scena e sono totalmente incredulo perché non ho mai  sentito gente insultarsi in quel modo grottesco:

Collega 1: (sottovoce): Mi dici?

Collega 2: (sottovoce): Ti dico!

Dopo una decina di minuti di Mi dici? Ti dico! loro cominciano ad alzare la voce:

Collega 1: Mi dici?

Collega 2: Ti dico!

Non si fermano più e io ho difficoltà a conservare il mio serio davanti a quei due cretini e i loro Mi dici? Ti dico! Ora stanno addirittura urlando:

Collega 1: Mi dici?

Collega 2: Ti dico!

Mentre mi sto chiedendo: Ma dove sono i bordolesi di una volta e il loro linguaggio colorito? il mio telefono squilla. Riconosco il numero. Ah un relitto dell’antica Civiltà bordolese, penso. Non ho il tempo di dire pronto che sento un affettuoso: Dimmi raclure de bidet…Buongiorno anche a te mamma! rispondo. Ma cazzo, cosa sono quei urli che sento dietro di te! lei esclama. E io di raccontare la scena che si svolge sotto i miei occhi. Lei scoppia dal ridere e anche io mi metto a ridere. I due colleghi hanno smesso di urlare e mi guardano.

Collega 1 e collega 2: Cosa stai dicendo di noi?

A quel punto mi viene la voglia di passare loro il telefono, ma i due tizi e i loro Mi dici? Ti dico! sarebbero demoliti in due secondi da mia madre e il suo linguaggio fiorito! Mi passi i due pimpoy? (buffoni in bordolese) chiede già mia madre. Resisto. No, mamma! Non sono così crudele e poi ti conosco, me li mandi in malattia e mi ritrovo con il doppio di lavoro….

Collega 1 e collega 2:  Cosa stai dicendo di noi?

Io: che dovete ringraziarmi perché vi ho salvato il culo! Non mais.

 

 

Bordeaux: Velieri sulla Luna!

 

Velieri nel porto di Bordeaux. Corot Jean-Baptiste Camille (1796-1875). Museo del Louvre. Parigi.

Cari lettori e care lettrici, cliccate la pagina del quaderno di schizzi di Camille Corot per imbarcare a bordo del Marco Polo e contemplare velieri sulla Luna.

Meno male che c’è Alexa!

Pubblicità francese per un gadget Amazon.

Uccidetemi. Quando sarò tanto lobotomizzato che, invece di pensare a guardare dalla finestra se piove, chiederò a un gadget Amazon. Uccidetemi. Il giorno in cui sarò diventato tanto pigro che, invece di muovermi il culo per accendere la luce o cercare una ricetta di torta di mele, chiederò a un gadget Amazon. Uccidetemi. D’accordo forse sto esagerando un po’ perché sono delle futilità. Ma comunque, il giorno in cui  sarò  dipendente da un gadget Amazon al punto che non vedrò più mia figlia, che non sarò più capace di dialogare con lei. Che lei per comunicare con me e annunciarmi della sua omosessualità, avrà bisogno dell’aiuto del coso Amazon. Allora sì, uccidetemi.