Alex nella chiesa dentro la montagna di Biancaterra! Prima parte.

Fine di settembre. Perché non c’è solo Saint-Emilion nella vita, vi porto a Aubeterre-sur-Dronne che è la sua gemella del Nord, nel dipartimento della Charente, e che si trova appena a una sessantina di chilometri da Saint-Emilion. Aubeterre è un’antica piazza forte arrocata sul fianco di una falesia calcarea – di cui questo nome di Aubeterre (Biancaterra) – che domina una curva del fiume Dronne che è un sotto affluente della Dordogna. Dunque siamo nel dipartimento della Charente, ma il fiume Dronne segna il confine con il Périgord. Il Paese di Aubeterre ha la forma di un anfiteatro, di una falce di cui le estremità puntano verso il Périgord. Dunque quando siete a Aubeterre e che guardate il panorama, di là del fiume ai vostri piedi, vedete le ridenti e lussureggianti campagne del Périgord. Non è tanto importante oggi, ma una volta, il fiume Dronne segnava il confine tra la gente che parlava la lingua d’Oc sulla riva Sud e la gente che parlava la lingua d’Oïl sulla riva Nord. Parcheggio la macchina sull’antico campo di fiera. Un casino pazzesco per trovare un posto perché c’è un mercato di vasai che vengono da tutta la regione e anche dal paese di Brach nel mio caro Médoc. Volete sapere come si riconosce un villaggio francese che ha il marchio “più bei villaggi di Francia”? C’è la bottega di un vasaio ogni due metri! Dunque eccomi, trascinato dal flusso dei turisti, a scendere la via del campo di Fiera verso il cuore della città. Quasi l’ora del pranzo e comincio ad avere “le croquant” (fame). Tutti i ristoranti della piazza principale sembrano già traboccare di gente affamata. Già non dovrei morire di fame visto il numero di ristoranti che deve superare alla grande il numero di abitanti circa 400! (va bene, sto esagerando alla grande!). Dunque decido di aspettare per il pranzo e giro a destra per salire la via deserta che porta alla chiesa San Giacomo. Una cosa davvero sorprendente ad Aubeterre è il numero di edifici religiosi. Durante tutto il Medioevo, la città fu occupata da monaci, canonici, abati, religiosi che hanno contribuito alla sua ricchezza. I religiosi guadagnavano soldi altrove e venivano spenderli ad Aubeterre. Bisogna a dire comunque che la cittadina era un punto di passaggio sul cammino di Compostela. E, dal punto di vista militare, un incrocio strategico tra Ovest, Centro e Sud. Non per niente la cittadina fu saccheggiata dai francesi, dagli inglesi, dai cattolici e dai protestanti durante la sua storia movimentata. Dunque a prossimità della chiesa di San Giacomo c’è il convento delle Clarisse (costruito nel 1608) forse il più ricco di Francia prima la Rivoluzione francese e anche quello degli Cordiglieri non lontano. Oggi sono palazzi privati e non si visitano. A San Giacomo sono a una delle estremità dell’anfiteatro quindi posso ammirare l’altra estremità che è costituita dalle vestigia dell’antico castello feudale che fu distrutto durante la Rivoluzione e trasformato in giardino. Di questo castello ne resta una bellissima casa nobile che la gente continua a chiamare castello. Questa chiesa San Giacomo è stata distrutta nel 1563 dai protestanti, ma ne rimane un capolavoro: Il portale romanico nello stile della Saintonge. Il resto della chiesa è più moderno. Davanti a questo portale, potete restarci delle ore perché i capitelli sono fioriti e animati di figure allegoriche che raffigurano i segni dello zodiaco e i lavori di ogni stagione nei diversi mestieri medievali. Francamente, io ci sarei rimasto la giornata, ma c’era un barbone seduto sul sagrato che pensava di essere un parchimetro e alla fine non avevo più di spicciola. Un’altra cosa divertente a prossimità di San Giacomo è una specie di torre ottagonale dove si sarebbe pagnotato (dal verbo pronominale francese se pagnoter cioè dormire) Enrico di Navarra prima della battaglia di Coutras. Ma sapete che questa cosa è veramente tipico della nostra Regione e non troverete un paese di Guascogna dove non ha dormito questo fottuto Borbone di Enrico IV! Dopo San Giacomo, decido di visitare il convento dei Minimi e la sua famosa cappella. Una visione del mio futuro questo convento visto che il coso è trasformato in EHPAD che è l’acronimo francese per designare una residenza medicalizzata per anziani. Fortunatamente loro sono alla mensa e posso fare qualche giro tranquillo nel chiostro e senza deambulatore. Mi danno fame quei vecchi con questo odore di brodo che profuma tutto il chiostro. Fuori dal convento, sento ancora il tizio che canta vecchie canzoni di Piaf girando la manovella di un organetto da barberia sulla piazza principale. Ma cosa fanno tutti questi turisti a essere ancora nei ristoranti! Non possono andare via che sono già quasi le due. Ho uno di quel “croquant” ora! Ovviamente succede quello che doveva succedere e, quando ridiscendo verso la piazza principale, non trovo una tavola nei 400 ristoranti del paese per pranzare. Caspita anche la panetteria è stata svaligiata e non c’è più un quignon (tozzo) di pane! Mi metto a vagare nelle vie medievali della città completamente affamato, ad ammirare la fioritura delle lagestroemia che sono alberi tipici del Sud-Ovest e la bellezza dei balconi tarlati delle case gotiche. Forse non mi farà male di digiunare per una volta? Poi l’ora di apertura per visitare la chiesa “monolithe” di San Giovanni – non ho scritto all’inizio che Aubeterre era la città gemella di quella di Saint-Emilion? – si avvicina. Davanti all’ingresso della chiesa “monolithe”, un angelo, una ragazzina di otto anni, mi tira per il gomito e mi chiede se non sarei interessato da una fetta di torta al cioccolato e da un bicchiere di sidro del paese; gli allievi della scuola hanno approfittato del mercato dei vasai per cucinare delle torte e tentare di farsi un po’ di soldi. Non mi faccio pregare e mi siedo a una tavola e chiedo alla mia salvatrice la metà di una torta al cioccolato e una bottiglia di sidro. Tre euro. Le lascio una mancia di due euro, una moneta che aveva scappato chissà come al barbone di San Giacomo. Saziato, sono pronto a penetrare nella chiesa dentro la montagna….

 

 

 

2 thoughts on “Alex nella chiesa dentro la montagna di Biancaterra! Prima parte.

  1. Bonjour mon très cher Alex, ho sentito su télématin questa mattina alle 8, che nel pomeriggio ci saranno 30 gradi nelle Landes! Siamo a metà ottobre e anche a Paris c’è il sole e fa caldo!
    Ceci dit, mi sembra corretto per una fetta di torta al cioccolato e del sidro un biglietto da 5 euro, in fondo occore aiutare e sostenere la scuola…ma com’era questa torta?
    Non conosco il posto che descrivi, mi affascina saperlo crocevia di culture e tradizioni e spartiacque linguistico. Leggendoti pero ho avuto l’impressione di vedere un filmato su uno dei tanti paesini arroccati sugli Appennini del centro Italia. Dopotutto i monaci e le clarisse di cui parli fanno inevitabilmente pensare ad un borgo medievale che, pur non volendoci riconoscere un villaggio italiano, certamente assomiglia a Saint Emilion. Le tue foto sono molto belle e potrebbero indurre a crederti in Italia, ma se pagnoter da te italianizzato e il signore che canta Piaf con l’organetto, riportano immediatamente e indubbiamente in Gallia, gli mancava il berretto per la cartolina 🙂
    (ciao Alex, torno presto)

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    • Y’a pu d’saisons ma pov’Francesca ! Et cet aprèm, je pense aller me baigner à Lacanau ! 🙂

      Très correct, d’ailleurs c’est la raison pour laquelle j’ai laissé un pourboire de 2 euros à la petite. J’avais l’impression qu’elle vendait ses gâteaux à perte. Simple, mais très bonne. Et je n’ai absolument pas regretter de ne pas avoir eu une table dans un des restaurants du bourg.

      Moi non plus, je ne le connaissais pas et c’est à peine à 60 kilomètres au Nord de Saint-Emilion et de Pomerol. Mais c’est vrai que c’est une frontière et, par exemple, pour moi, au nord de la Dordogne, je me sens à l’étranger. C’est en feuilletant le programme des journées du patrimoine à la recherche d’une idée de ballade que j’ai découvert qu’il y avait ce bourg médiéval avec son église monolithe. Et donc ça m’a donné envie d’y aller. C’est plus connu des touristes anglais que des bordelais. On y entend que parler anglais et même les maisons du villages semblent habiter par des retraités anglais ! C’est peut-être pour cela qu’il y a le joueur d’orgue le midi sur la place du village. Cela m’a semblé tellement incongru à cet endroit…

      C’est vrai qu’on dirait un bourg d’Italie et même le paysage de falaises e de collines du Sud Charente y fait penser.

      Bonjour ma chère Francesca !

      Alex

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