Il cinipide della quercia è un insetto che appartiene al genere Cynips. È una vespa che è tanto piccola che non è possibile di osservarla nella Natura. Invece se vedete sullo stelo o sulla foglia di una quercia quello che si chiama volgarmente “galla” oppure “mela della quercia”come si dice da noi, è colpa della nostra vespa. Il cinipide, munito di una potente terebra, incide il tessuto vegetale della quercia per deporre il suo uovo. La quercia reagisce alla puntura e cicatrizza producendo un’escrescenza, una mela, intorno all’uovo. Poi, la larva del cinipide si sviluppa al riparo dentro la mela nutrendosene. Forse la cosa non vi sembra un granché e invece è la cosa più straordinaria che sia. Pensate che senza il cinipide della quercia che misura appena qualche millimetro, senza la sua ovideposizione nel tessuto vegetale della quercia, senza la produzione di questa mela dalla parte dell’albero, vivremmo in un Mondo di biblioteche vuote perché tutte queste conversazioni che abbiamo con Dante, Shakespeare, Platone e con tutti gli autori dei secoli passati, le dobbiamo all’interazione tra la piccola vespa e la quercia. In Francia, dal medioevo fino agli anni 1850, l’inchiostro per i libri e l’inchiostro ufficiale erano fabbricati a partire da queste mele delle querce. Senza il cinipide, Montesquieu non avrebbe potuto scrivere Lo spirito delle Leggi, la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino del 1789 non sarebbe stata mai pubblicata. Non ci sarebbe addirittura nemmeno stata una Rivoluzione francese. Non è un inchiostro difficile da fabbricare. Anzi potete fare il vostro inchiostro a casa con qualche ingrediente: mele di querce ridotte in polvere, acqua, solfato ferroso, zucchero, miele…e ottenere un bell’inchiostro nero profondo, stabile, indelebile. Un inchiostro che si conserva all’infinito, al riparo dalla luce, in un flacone di vetro…
La straordinaria quercia che vedete sopra viene chiamata “quercia di Montesquieu” anche se questa quercia era più che centenaria già prima la nascita di Montesquieu. L’albero si trova a due passi dal castello di Montesquieu e, secondo la leggenda, sarebbe sotto la sua chioma che Montesquieu avrebbe scritto, con l’inchiostro di mela di quercia, Lo spirito delle leggi. Ovviamente, ai tempi di Montesquieu, il paese era diverso. Non c’erano tutte le pinete di oggi. Qualche vigneto in riva al fiume e per il resto, un paese di lagune con distese infinite di brughiere, di ginestre e di molinie. Un paese di pastori con niente che ferma lo sguardo tranne questa quercia solitaria sulla vecchia via romana. Allora non è troppo difficile di immaginare il giovane Montesquieu recarsi fino all’albero e sedersi all’ombra per scrivere le sue opere oppure per portarci qualche contadina guascone oppure semplicemente per chiacchierare con i suoi amici. D’altronde le cose non sono troppo cambiate dai tempi di Montesquieu e l’albero è, ancora oggi, un punto di rendez-vous molto apprezzato dai giovani del paese. L’albero è venerato, quasi l’oggetto di un culto, e si è dovuto sistemare un recinto intorno per impedire alla setta degli adoratori di Montesquieu di avvicinarsi troppo. Gli adoratori di Montesquieu si lamentano perché non possono più toccare l’albero leggendo qualche passaggio di Le lettere persiane. Ma è solo per proteggere quei cretini perché le antiche querce perdono rami grossi quanto alberi e non ci vorrebbe che un lettore di Montesquieu sia ucciso da un ramo della quercia di Montesquieu. Non è una malattia e un sistema di difesa della quercia come la produzione di mele dopo le punture dei cinipidi. La caduta dei rami permette alle radici di sopportare il peso dell’albero e i rami caduti forniscono il nutrimento alle radici. Tutte le vecchie querce sono più o meno cave. In primavera, la gente si reca in pellegrinaggio presso la quercia di Montesquieu per verificare che ci sono i germogli e il miracolo si riproduce ogni anno. C’è l’idea nel paese che la democrazia è fragile e che essa morirà quando la quercia di Montesquieu non germoglierà più…