Cirrosi in francese si scrive cirrhose e si pronuncia esattamente allo stesso modo di “six roses” (sei rose). D’altronde esiste una canzone basata su questo gioco di parole. Storia di un ragazza ubriacone che non capisce perché gli amici la chiamano “six roses”. E poi, c’è una certa logica perché se avete una cirrosi, rischiate a breve di ricevere un mazzo di rose per il vostro funerale, no? La Cirrosi è anche il nome azzeccatissimo che hanno trovato certi bordolesi per designare questo grosso tumore giallastro che vedete nella foto sopra, sull’altra sponda, prima il ponte. Al Comune e all’ufficio turistico chiamano il coso: la Città del Vino (con una maiuscola a Vino) oppure il Guggenheim del Vino. Dicono che sarebbe un museo, un centro culturale dedicato alle Civiltà del Vino con tanti spazi tematici, simulatori virtuali che ti fanno viaggiare dalla raccolta dell’uva fino al bicchiere di un cliente cinese in un bar chic di Pechino. Il bordolese, lui, non si lascia abbindolare come il primo turista venuto e sa perfettamente che lo scopo del coso è soltanto di spacciare il nostro tavernello locale. E non andate a dirgli che l’edificio raffigura lo spirito del vino oppure un decanter perché, per un bordolese, il coso assomiglia a una cirrosi. Punto. D’altronde l’ho sentito dire, in centro città, da un mio amico a un altro francese che aveva l’accento del Nord e che gli chiedeva come recarsi alla Città del Vino: Ah lei cerca la Cirrosi… 😉
Archivio mensile:aprile 2019
Estuario: Nevicate di gattini nel Médoc per Pasqua!
Sta nevicando gattini nella palude. Tanto che il fuoco del mantello di Goupil si sta spegnendo sotto l’accumulo dei gattini che fioccano. Sdraiato ai piedi delle carici fiorite, ormai invisibile, Goupil fa il morto. Guit nuota tra i gattini e si avvicina delle carici. Goupil non muove ancora un orecchio, ma già deve pensare che ci sarà dell’anatra per Pasquetta…
Médoc: In cui l’autore raccoglie e trapianta qualche testicolo di prete!
Il primo testicolo di prete del mio giardino.
In aprile, i prati, i fossi, i margini dei boschi si macchiano di porporino. Ovunque nel Médoc, fioriscono i bellissimi orchis mascula che sono le orchidee più precoci in primavera. Orchis se dovessi usare un eufemismo è un’allusione alla forma ovoide dei tuberi. Mascula significa che la pianta è assai “rigogliosa”. Una volta, in francese, la lingua era più schietta è Orchis mascula si chiamava addirittura cogli….Va bene, uso di un nuovo eufemismo: testicolo di prete. E non ci vuole troppo di immaginazione per capire il perché. Dietro casa mia, in un prato dove pullulano gli orchis mascula, stanno costruendo una casa e, l’anno scorso, in aprile, sono andato a prelevare qualche orchis per tentare di salvare qualche pianta prima l’inizio del cantiere. Non ci credevo molto perché si dice che è una cosa quasi impossibile di trapiantare delle orchidee selvatiche. E invece, qualche giorno fa, mi è fiorita la mia prima orchidea in giardino. Non vi dico la soddisfazione. Ne sono ancora tutto commosso anche se il mio testicolo di prete puzza di piscia di gatto! 🙂 🙂 🙂
Frammento di un Notturno parigino di Paul Verlaine.
…Toi, Seine, tu n’as rien. Deux quais, et voilà tout,
Deux quais crasseux, semés de l’un à l’autre bout
D’affreux bouquins moisis et d’une foule insigne
Qui fait dans l’eau des ronds et qui pêche à la ligne.
Oui, mais quand vient le soir, raréfiant enfin
Les passants alourdis de sommeil ou de faim,
Et que le couchant met au ciel des taches rouges,
Qu’il fait bon aux rêveurs descendre de leurs bouges
Et, s’accoudant au pont de la Cité, devant
Notre-Dame, songer, cœur et cheveux au vent !
Les nuages, chassés par la brise nocturne,
Courent, cuivreux et roux, dans l’azur taciturne.
Sur la tête d’un roi du portail, le soleil,
Au moment de mourir, pose un baiser vermeil.
L’Hirondelle s’enfuit à l’approche de l’ombre.
Et l’on voit voleter la chauve-souris sombre.
Tout bruit s’apaise autour. À peine un vague son
Dit que la ville est là qui chante sa chanson…
In cui l’autore di questo blog cucina una crema all’uso di Bordeaux!
Oggi, vi propongo un dessert super classico di Bordeaux a base di Sauternes. Perché a Bordeaux il Sauternes sia lo beviamo sia lo mangiamo. La cucina bordolese – come l’ho già detto più volte su questo blog – è molto semplice. Figuratevi che per questo Sauternes comfort made in Bordeaux facile facile e squisito ci vogliono soltanto tre ingredienti! 😉
- 6 uova alla moda di Guascogna (cioè che la gallina deve aver male al culo dopo aver fatto l’uovo)
- 25 cl di Sauternes
- 150 g di zucchero
Separate i tuorli dagli albumi. Sbattete i tuorli con lo zucchero finché diventano bianchi.
Versate il composto in una casseruola. Aggiungete man mano il Sauternes.
Mettete la casseruola su fuoco dolce mescolando delicatamente. Quando la crema comincia ad addensare, ritirate dal fuoco. Lasciate raffreddare.
Montate gli albumi a neve.
Incorporateli alla crema di Sauternes.
Qualche ora in frigo. Da abbinare ovviamente con un bicchiere di Sauternes.
Bon ap’
Médoc: Inzolfatura.
In aprile, nella lande, le infiorescenze rosse di milioni di pini scoppiano sotto il morso del sole e liberano nel vento nuvole di polverine colore zolfo. Per due settimana, è come una pioggia d’oro profumata di miele e di resina che ci porta l’oceano e che incipria assolutamente tutto: case, laghi, cammini, pozzanghere, vestiti, capelli, distese di brughiere… Il suolo è letteralmente incipriato d’oro. Dove abito fioriscono sui bordi delle strade degli altari votivi accanto ad alberi, ringhiere di ponte, pali elettrici, muri, fossi. Quegli altari sono pieni di foto, di lastre sepolcrali, di croci, di fiori di plastica, di famiglie che chiedono a San Cristoforo oppure a Ermes di intercedere per il figlio morto in un incidente stradale in quel posto. All’inizio, c’era un altare scappato dal cimitero, poi due, quattro, dieci, cento; all’inizio l’altare era un semplice mazzo di fiori, ora abbiamo addirittura dei templi. Sono nuovi luoghi di culto che per certe famiglie hanno sostituito i cimiteri. Nel cuore di una pineta del Paese della Sabbia, mentre, come un bambino, mi diverto a calpestare le foglie secche per inzolfare le mie scarpe di polline, uno strano bagliore nero tra le foglie attira il mio sguardo. Mi inchino per capire di cosa si tratta. Un’impossibilità geologica. Un mucchio di pietre di ossidiana in mezzo agi asfodeli che stanno per fiorire. Allora capisco che si tratta di un vecchio altare e che qualcuno, ormai dimenticato di tutti, è morto là. Mi metto a sbarazzare delicatamente le foglie e i rametti che ricoprono le ossidiane, le pulisco come posso. Appena mi rialzo che già le ossidiane si inzolfano….
Io alla tua età….
Vignetta di Wolinski (1934-2015)
Il padre: Io alla tua età, non leggevo favole sciocche.
Il figlio: Cosa leggevi?
Il padre: Leggevo un afflato, una visione, una forza della natura, un benefattore dell’umanità, un superuomo!
Il figlio: Wow! Mi piacerebbe essere un superuomo!
Il padre: I Miserabili, Ruy Blas, La legenda dei secoli…Ho trascorso la mia infanzia sdraiato sulla pancia a leggere i libri di Victor Hugo, lo scrittore più famoso della lingua francese.
Il figlio: Ma non sei diventato un superuomo, tu babbo!
Il padre: No, ma se non avessi letto Victor Hugo alla tua età, non sarei mai diventato quello che sono.
Il figlio: E Victor Hugo, alla mia età, non poteva leggere Victor Hugo?
Il padre: Certo che no!
Il figlio: Non l’ha impedito di diventare Victor Hugo! Ed è la prova che non c’è bisogno di leggere Victor Hugo per diventare un superuomo!
La spedizione dell’Alexander von Humboldt a Bordeaux!
Sogno di un rapimento a Margaux!
Guidavo sulla strada di Margaux e ho visto quel tizio sul ciglio della strada che scattava un vigneto con dietro il suo castello da operetta. Un turista ho pensato. Mi sono fermato alla sua altezza e gli ho fatto il gesto imperativo di salire sull’auto. Non faccio niente di male, lui ha tentato di giustificarsi, trascorro un paio di giorni a Bordeaux e volevo solo scattare qualche foto dei castelli di Margaux…L’ho tranquillizzato dicendogli che non era un vero rapimento, ma che volevo solo mostrargli qualcosa. Un rapimento floreale ecco cosa le propone. Un pazzo, uno di quei selvaggi abitanti del Médoc di cui mi hanno parlato a Bordeaux, doveva pensare di me il tizio. Dopo qualche chilometro, ho parcheggiato l’auto sul cammino all’ingresso della palude. Ho aperto il bagagliaio e ho dato al tizio un paio di stivali da pioggia per non rovinare le sue scarpe di parigino. Le vipere, ho detto. Lui è diventato bianco come un lenzuolo funebre. Scherzavo, l’ho rassicurato. Abbiamo imboccato il sentiero e dopo appena una centinaia di metri l’ho sentito preso dall’emozione davanti a tutta questa bellezza. Campanellini estivi che fioriscono per milioni, ho risposto prima che lui mi faccia la domanda. Abbiamo fatto un piccolo giro nella palude senza dirci una parola, poi l’ho riportato dove l’avevo trovato, davanti ai ceppi di vite che puzzavano di pesticidi. Lui ha ringraziato. Di niente, ho detto, volevo solo mostrarle qualcosa di unico nel Médoc che si svolge a Margaux in aprile…
L’indomani, sto guidando sulla strada di Margaux quando vedo un tizio sul ciglio scattare un vigneto e mi torna in mente il mio sogno della notte. Lo stesso vigneto con dietro il suo castello da operetta. Forse è lo stesso tizio, mi dico. Oppure è solo che tutti i turisti si fermano sempre in quel posto per i loro scatti. Non mi fermo per proporgli di fare un giro nella palude. Mi trovo la scusa che non ho il tempo, ma la verità è che sono troppo civilizzato per rapire qualcuno. Continuo dunque la mia strada e lo lascio scattare il suo mucchio di legno di vite mentre, a qualche chilometro, c’è lo spettacolo incantevole della fioritura di milioni di campanellini estivi, un rapimento che lui non vedrà mai…