Oceano. Strega conduce una vita più o meno solitaria in una casetta ai piedi delle dune. Strega condivide la casetta con Croc (Corvo) che è un cane nero. L’incrocio improbabile tra un cane di razza Labrit e qualche bestiola sconosciuta. Croc è un cane da tuttofare: ottimo per la caccia alla becaccia, ottimo se dovesse fare il pastore al culo delle pecore, ottimo per tenere compagnia a Strega. Croc è il cane ideale. Strega non possiede di auto, ma solo una vecchia bici arrugginita con il suo cestino posteriore fai da te che regge con pezzi di reti da pesca raccolti sulla spiaggia. Ogni mattina, Strega, solo per andare a comprare il pane, fare la spesa e tornare a casa, deve percorrere più di una decina di chilometri. Il pane è diviso in tre. Un terzo per il pranzo, un terzo per il “quattro-ore” (la merenda), un terzo per la cena. Un giorno di settembre quando la maggiore parte dei turisti hanno “fottuto il loro campo” (sono andati via), Strega si accorge, preparando la cena, che le manca il terzo pezzo di pane. Lei cena senza pane pensando di essere stata golosa e di aver mangiato, senza essersene resa conto, per la merenda, il boccone della sera. I primi segni di demenza lei scherza. L’indomani, Strega si compra una cotoletta dal macellaio e le crocchette per Croc ovviamente al piccolo supermercato del paese. Al ritorno, nemmeno il tempo di sistemare la spesa nella mensa, che la cotoletta lasciata sulla tavola della cucina non si trova più nonché Croc che è scappato. Ho un ladro in casa, si dice Strega. Non è un croc, ma un’agassa! (gazza). Comunque Strega è preoccupata perché Croc non ha mai avuto quel genere di atteggiamento strano ed è la bestiola più onesta del paese. Strega non rimprova niente a questo vagabondo di Croc quando lui torna alla notte facendo finta di niente. L’indomani mattina, prima di andare a comprare il pane, Strega mette il collare a Croc, quello con la campanella per la caccia alla becaccia. Il pane è stato lasciato negligentemente sulla tavola. Croc entra nella cucina, ruba il pane, porta fuori il suo furto e “fotte il suo campo” ( se ne va) nella pineta. Strega che ha spiato Croc si mette a seguirlo. A volte, il rumore della campanella è vicino a volte sembra lontanissimo. Una duna è varcata, un’altra. Croc e Strega ora sono nella leda (la foresta umida). Ma dove mi porta Croc che lui non avrebbe difficoltà a seminarmi? si chiede Strega. Alla leda succede la palude dove crescono le “sigorre” (tipo di carex gigante di cui le foglie sono affilate come lame di rasoio). Strega sente uno strano rumore nella palude, a volte sembra il miagolare di un cucciolo di capriolo, a volte sembra il sussurro di qualche bestiola ferita. Al centro della palude, c’è una specie di poggio, un isolotto. le caviglie affondate in un meandro del fiume, Strega osserva, dietro un cespuglio di sigorre, Croc che si è fermato presso una vecchia quercia. Strega ha le lacrime agli occhi. Una strana bestiola, un cane probabilmente, uno di quei cani piccoli che si vedono solo a Bordeaux o in televisione, è attaccato alla quercia con una corda, le zampe attorcigliate in un filo spinato. Croc è riuscito, i giorni precedenti, più o meno con le sue zanne a liberare la bestiola dalla corda che manteneva la sua testa quasi incollata al tronco. La bestiola divora il pezzo di pane mentre Croc le lecca le ferite. Croc guarda verso il cespuglio dove è nascosta Strega che sta maledicendo gli stronzi che hanno abbandonato e torturato l’animaletto. Mentre Croc resta con la bestiola, Strega si sbriga di ripartire verso la casa. In un’altra vita, Strega è stata infermiera in una città del dipartimento. Quando lei raggiunge di nuovo Croc, il suo zaino è pieno di tutto il materiale necessario: tenaglie, cesoia, filo, aghi, disinfettante, panni, bende…e anche pozioni di streghe per calmare la bestiola. Sarà che la bestiola era esausta dopo giorni passati attaccata alla quercia; sarà la presenza rassicurante di Croc; sarà che essa sentiva che Strega le voleva del bene; sarà per una ragione o un’altra, ma la bestiola si lascia toccare. Strega riesce a tagliare la corda, a ritirare il filo spinato, a curare e bendare le ferite, a suturare con il filo e l’ago il ventre dilaniato dal filo spinato. Ora, Strega fa respirare una pozione a Cassi (il nome dato da Strega alla bestiola cioè Quercia) per addormentarla. Cassi è avvolto in un panno dentro lo zaino e Strega e Croc possono tornare a casa. Sono passate ore. Si telefona alla gendarmeria che non è interessata e che non vuole muoversi per una storia di cane, al veterinario del paese che viene a cercare Cassi e che si meraviglia dal lavoro fatto da Strega nella palude. Passano i giorni e, finalmente, il veterinario telefona per dire che Cassi è completamente guarita e per chiedere cosa Strega vuole fare del cane. Lei me lo porta a casa e non si preoccupa più di niente, pago la fattura. Strega, Croc e Cassi corrono le dune, le pinete e vivono felici nella casetta ai piedi delle dune. Un giorno, tornando dal panettiere, il tubo trasversale del telaio della bici tutta arrugginita di Strega si spacca in due. Strega deve tornare a casa a piedi e abbandonare la bici sulla vecchia strada del paese. Strega non fa attento ai due cani che di solito seguono e che comunque sia hanno l’abitudine di fare la loro vita. Croc la sta accogliendo a casa, ma Cassi non si fa vedere. L’indomani mattina, Cassi è ancora assente e Strega comincia a preoccuparsi. La mattina sta passando e Strega telefona al meccanico del paese per chiedergli se lui potesse andare a ricuperare la bici e fabbricare un tubo in acciaio per ripararla. Lui non è troppo d’accordo perché la riparazione costerebbe più di una bici nuova. Strega insiste. Cinque minuti dopo, il meccanico telefona per dire che lui viene subito a cercare Strega perché c’è il suo fottuto maledetto piccolo cane che monta la guardia davanti alla bici e non lascia avvicinare nessuno. Brava piccola Cassi mormora Strega sorridendo…
Sembra una favola, ma è una storia vera di cui ho conosciuto i tre protagonisti tanti anni fa. In questo momento, alla televisione francese, stanno passando uno spot contro l’abbandono degli animali. I proprietari lasciano i loro animali domestici ai bordi delle strade, nei campi….cantando la canzone di Queens, We are the Champions. Perché, noi francesi, abbiamo il record mondiale degli abbandoni di animali domestici. Ogni volta che vedo lo spot, ripenso alla storia di Strega, Croc e Cassi e mi dico che, in realtà, siamo i campioni del Mondo degli stronzi che pensano che comprare un animale sia la stessa cosa di comprare un videogioco e che, quando l’animale non diverte più, sia possibile di sbarazzarsene per un nuovo, esattamente come loro fanno per i videogiochi…
Proprio una bella storia!
M.
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…che, come lo spot contro l’abbandono degli animali, non serve a niente. Fare capire qualcosa a uno stronzo, è come “tenere una voglia di pisciare in un cestino asciuga insalata” come avrebbe detto probabilmente Strega. 😉
Buongiorno Monica,
Alex
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Alex et l’Art de la nouvelle.
Bravissimo ! (A. A. A editore cercasi)
Bellissima storia.
Non soltanto l’abbandono ma anche la tortura. Come si fa a legare un animale ad un albero con il filo spinato/corda?
Non soltanto in Francia ma anche in Italia dove spesso i cani sono abbandonati in autostrada legati al guard rail..
Onore a Strega!
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Sì, noi non abbiamo soltanto gli stronzi che abbandono i cani e gatti ovunque sperando che troveranno nuovi padroni; gli stronzi che abbandono i cani e i gatti davanti alla protezione animali e che, dopo la vacanza, vanno a ricuperarli pensando che l’ente sia un albergo gratis per gli animali…Noi abbiamo nel Médoc, gli stronzi sadici che non solo abbandono le loro bestiole nei boschi, ma che le massacrano prima. 😦
Bonjour mon cher Ziryabb,
Alex
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