Médoc: Poi riprendere fiato.

Quello che faccio, amico mio,

Quando la mia testa barcolla

Corro i cammini,

I prati orlati di siepi.

Nel fondo dei fossi,

Dove mi lascio cadere,

Stendo la mia stanchezza.

Se il caldo mi estenua,

Vado verso il mare,

Sulle dune che verdeggiano,

Posso anche sedermi

E poi, riprendere fiato,

Giusto prima di andare a vedere,

Se l’acqua è calda o fredda,

Appena quella mi piace,

Mi scrollo dentro.

Il sole fa presto,

Ad asciugarmi.

Nei grandi pini che cantano,

Quando il vento di mare

Scuote i rami,

Mi piace passeggiare,

Vedere i vortici 

Appiattire le felci,

Subito rinvigorite.

Me ne torno a casa

Slittando sugli aghi dei pini.

Sono in armonia

Con tutto quello che i miei occhi

Non avevano visto prima!

I grilli che saltano

Sull’erba secca,

Le tortore affatto selvaticche,

Le ghiandaie che gridano male,

Le lucertole che scappano

Appena arriva il gatto.

Non mi ricordo più

Chi un giorno mi aveva detto:

Quando senti che non va,

Vattene nella natura,

Guarda, ascolta, pensa;

È un medico

Che sa sempre guarire! 

(Poesia tratta dal libro: Cabirolar los mots)

Spesso mi è chiesto cosa c’è da fare all’Oceano e nel Médoc. Non so cosa fanno gli italiani di solito al mare oppure alla campagna. Quello che so e che io ci vado per riprendere fiato.

 

 

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