All’apertura della caccia, in settembre, il Médoc si trasforma in zona di guerra con tutta questa gente che si veste da Rambo per sparare agli uccelli piccoli e grandi. Ovunque vedrete fagiani andare a zonzo attraverso campi e boschi e qualche volta anche in città. Poverine vittime espiatorie additate alla frustrazione di cacciatori di serie Z che sono incapaci di rivaleggiare con l’intelligenza di un tordo o di una beccaccia. Pensate bene che il fagiano non è un uccello del Sudovest. Sono uccelli di allevamento che sono forniti dalle società di caccia private ai loro membri. Il fagiano è una gallina. Ogni settimana, ovunque nel Médoc, sono rilasciati, nell’ambiente, centinaia di quei bellissimi uccelli che, al massimo, svolazzano maldestramente e che sono tanto abituato all’uomo che, invece di scappare, si precipitano verso i cacciatori pensando che è l’ora del pasto. Allora, i cacciatori chiedono ai loro cani di spaventare le galline ai loro piedi per farle svolazzare o correre un po’ prima di spararle. I cani di malumore, tanto la cosa è ripugnante, lo fanno e si vergognano. E il cacciatore di galline può tornare a casa, fiero, con i suoi due o tre fagiani comprati alla società di caccia. Le rimesse in libertà sono così numerose, che i cacciatori non riescono a uccidere tutti i fagiani e sono quegli uccelli miracolati che incontrate per caso nei campi, nei boschi comunali e qualche volta anche nel mio giardino. La vecchia osserva qualcosa nel fiume di scorrimento – completamente a secco in questa stagione -, scavato su tutta la lunghezza del prato dietro casa sua. E io curioso come una vecchia gazza non posso impedirmi ad avvicinarmi. Quattro fagiani stanno là e non hanno l’idea di uscirne, di saltare il recinto e di scappare nel prato. Si sente già le campane dei cani e i cacciatori usciranno presto dalla pineta. La vecchia non perde tempo e corre a casa sua e torna con un secchiello di granturco e una rete da pesca o un pezzo di pante*. La vecchia si mette tranquillamente a chiamare i fagiani e a lanciare essi del granturco (come lei deve fare ogni giorni alle sue galline). I cacciatori ci hanno raggiunti e cominciano a litigare con la vecchia, che lei deve si spostare affine che loro possano sparare ai fagiani, che sono a loro e che li hanno pagati alla società di caccia. La vecchia si mette a urlare, che non si sposterà mai di davanti ai fagiani e di chiedere loro che razza di cacciatori sono per sparare a delle povere bestiole così, che sono la vergogna di tutti i cacciatori del paese, che il prato e il bosco le appartengono e che se loro non se la danno a gamba, lei chiama i carabinieri. I cacciatori non sanno cosa rispondere e tacciono. La vecchia è soddisfatta. Lei pone il secchiello a terra, prende la rete da pesca e la lancia sui fagiani. Come il piccolo sarto tranne che non sono mosche e che non sono sette, ma quattro fagiani pescati in un colpo in un fossato a secco del Médoc. I fagiani si dibattono, ma la vecchia, indifferente, fa presto a confezionare un fagotto con la rete da pesca, mi saluta, e riparte verso casa sua con il secchiello in una mano e la sua pesca saltellante dall’altra. I cacciatori sono sbigottiti e non capiscono cosa è successo loro. Io quasi mi piscio addosso a osservare la loro disfatta. Qualche giorno dopo, incontro la vecchia landese e le chiedo se i fagiani sono felici nel suo pollaio. Hai visto, lei chiede, quei fulmini di guerra di cacciatori da strapazzo che volevano rubarmi i fagiani? E lei ha fatto bene di intervenire, dico, preso da un brutto presentimento conoscendo un po’ la signora. Ma i fagiani? insisto. Niente, avevo gente a pranzo domenica e hanno finito in pentola. Non erano grossi, una volta spennati, ma ti assicuro che li ho cucinati bene senza piombo!….
*pante: rete tradizionale che si usava una volta per la caccia alla palomba.
😂😂😂
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