In cui l’autore vi racconta la storia di uno scandaloso dipinto di Gustave Courbet che non vedrete mai!

Ah Gustave Courbet! Il grosso Courbet, il pantagruelico Courbet. Il massacratore di tutti gli ipocriti,  bigotti, moralizzatori da strapazzo e benpensanti. Courbet, il vanitoso, il chiassoso, il burlone; il tizio che ce l’aveva con tutti i “pisciafreddo” di Francia. Courbet lo scandaloso, l’assettato di gloria, il pittore pronto a tutto per prendere a pedate il pubblico bovino della pittura. Courbet, il generoso, il rosso, il pittore naturalista, l’anticlericale, il pittore degli zoccoli dei contadini, il socialista…

Stampa del Ritorno dalla Conferenza, dipinto di Gustave Courbet distrutto nei primi anni del XX secolo.

Corre l’anno 1862. Courbet ha un piano segreto, l’idea di un nuovo soggetto, di una nuova composizione che dovrebbe fare di lui l’epicentro di un ennesimo scandalo dalle proporzioni monumentali. Parigi deprime, Courbet è scomparso e senza il tonitruante nativo di Ornans e il putiferio che scatta ognuno dei suoi dipinti socialisti, senza i suoi libelli, senza la sua persona stessa che splende come un astro, Parigi cade in una noia mortale; anche la stampa reazionaria che passa il suo tempo a denigrarlo non vende più niente e lo rimpiange. Mentre tutto Parigi si chiede che fine ha fatto l’artista, Courbet, lui, se la spassa in provincia, a Saintes, al castello di Rochemont dal suo amico e mecenate, Étienne Baudry. Courbet ha bisogno di discrezione per dipingere la tela che dovrebbe scattare il più grande scandalo al Salon del 1863. Che Courbet abbia fomentato e preparato in segreto questa carica anticlericale lo sappiamo dalla sua corrispondenza dove lui gode già in anticipo della buffoneria: “lavoro qui perché non voglio nessuna indiscrezione, conosco Parigi. Arriverò con il dipinto già pronto. Lo presenterò al Salon. Come la gente urlerà. Ah! Ah! Ah! Che scandalo, ragazzi, che scandalo!” Courbet svela che il dipinto sarà “critico” e “comico” tanto che sarà il più grottesco di tutta la storia della pittura e che, d’altronde, solo a raccontarne il soggetto agli abitanti di Saintes, loro crepano dal ridere. Ovviamente Courbet vive in un periodo dove “le forbici d’Anastasia” (la censura in francese) tagliano senza tregua, e diciamo che lo scopo di Courbet è doppio: misurare le limiti della sua libertà artistica e, diciamolo anche, farsi un sacco di soldi con il dipinto. Ma torniamo a Courbet che prolunga il suo soggiorno a Saintes tanto la città e la regione gli piace. Courbet dipinge la campagna di Saintes, il fiume Charente, fa ritratti e nudi delle sue amanti occasionali e gode della buona tavola di Baudry. Courbet lavora anche al suo dipinto che deve essere presentato al Salon del 1863 e che si chiamerà: Ritorno dalla Conferenza. Courbet non cede alla facilità con un tema erotico come i suoi colleghi, il pittore ha scelto di dipingere una scena anticlericale per mettere i burloni nel suo campo. Il dipinto si spiega da solo: sulla strada di Ornans, al ritorno dalla conferenza ecclesiastica del lunedì, quegli ipocriti di curati del decanato, che predicano, ogni giorno, la sobrietà e la temperanza, sono ubriachi fradici e sono presi in giro dai parrocchiani che si dicono che i tizi, loro, non bevono solo vino di messa. Nell’albero, in una nicchia, una madonnina osserva la scena. Courbet non vuole commettere il dipinto dal suo mecenate e fa una cosa divertente che mostra come Courbet è di una natura scherzosa. Dunque il pittore chiede al direttore delle scuderie imperiali di Saintes, una stanza per dipingere il suo quadro che fa dieci piedi (l’equivalente in grandezza dei suoi capolavori più conosciuti Funerale a Ornans e L’atelier del pittore). Il direttore accetta, pensate, Courbet, il pittore è alla vetta della sua carriera. E Courbet comincia a lavorare al suo dipinto anticlericale nella tana dell’imperatore dei bigotti, Napoleone III detto il piccolo. Che buffonata. Poi, viene un dubbio al direttore che chiede di vedere la bozza del dipinto e si mette a supplicare Courbet di portare via il quadro perché non si tratta precisamente di una parata di cavalli. Courbet non ha difficoltà a trovare una nuova casa visto che Saintes è un focolaio dell’anticlericalismo in Francia. Dunque il quadro è traslocato di notte dal vecchio Faure, il nocchiere del Porto-Berteau, che affitta una camera a Courbet al primo piano della sua casa. Courbet è un inquilino che fa delle strane domande. Per esempio, lui chiede al vecchio Faure, un abito talare e soprattutto un asino grigio da sistemare nella camera. Immaginate un po’ l’impresa per fare salire l’asino al primo piano! Comunque sia Courbet si mette al lavoro e Ritorno dalla Conferenza è presentato al Salon del 1863 e rispedito subito a Courbet per oltraggio alla morale religiosa, poi respinto ugualmente dalla giuria del Salon dei Rifiutati. Courbet è furioso e minaccia di dipingere Il Coucher della Conferenza (coucher ha un doppio senso in francese e qui si tratta più della scopata dei curati che del tramonto sulla Conferenza). Courbet è “furioso” anche per un’altra ragione, un altro pittore ha presentato un dipinto che supera in scandalo tutto quello che ha fatto Courbet finora. Pensate questo famoso anno 1863, è l’anno dove Edouard Manet presenta al Salon: La Colazione sull’erba. Un terremoto questo dipinto. Non pensate che Courbet si lascia abbattere dalle sorti. Ritorno dalla conferenza è esposto, via Hautefeuille, nel suo atelier dove le porte sono spalancate al publico. I parigini affluiscono per vedere il dipinto scomunicato. I partigiani di Courbet e i suoi nemici, quelli che difendono il dipinto tipo Proudhon che dichiara scherzosamente: ” l’inevitabile reazione della natura sull’ideale”; e quelli che mettono il dipinto alla gogna e promettono a Courbet l’inferno. In mezzo a tutto questo circo e queste liti, il grosso Courbet che tiene discorsi sediziosi senza dimenticare di agitare gioiosamente, come un semaforo, i mazzi di foto che lui ha fatto fare del dipinto per venderle. Ora, sono passati alcuni anni e siamo nel 1868. Il Ritorno dalla Conferenza è esposto in Belgio al Salon di Gand con una dozzina di opere di cui due libelli anticlericali di Courbet: La morte di Jeannot a Ornans e Curati. in giro. Courbet è un maestro della pubblicità quando si tratta di vantare la sua persona oppure le sue opere. Ritorno dalla Conferenza e i libelli sono esposti in una sala particolare dove la gente deve chiedere un’autorizzazione speciale per entrare. La stampa reazionaria si strangola di indignazione e più essa si strangola più la gente vuole vedere il dipinto di Courbet e comprare le foto del dipinto. L’artista vince la medaglia d’oro del Salon, ma non riesce a vendere il dipinto. Nel 1881, il dipinto riappare, dopo la morte dell’artista, in una vendita dei dipinti di Courbet all’hotel Drouot dove il quadro è comprato da un anonimo. Venti anni dopo, l’opera si ritrova dal gallerista, Georges Petit. Un giorno, tra il 1906 e il 1912, un tizio si presenta da Georges Petit e si indegna davanti al dipinto dicendo che è una cosa infame, empia, scandalosa, ma lui comunque convince Petit di vendergli il dipinto. Più tardi, Petit riceve una lettera del tizio che dichiara di essere un ultracattolico che avrebbe acquistato il dipinto solo per il piacere di potere distruggerlo. Ritorno dalla Conferenza non è mai più riapparso e ne rimane solo qualche foto e qualche stampa…