A me, morire basta.

Leggo che è stata ritrovata, nel suo bagno, una  spagnola di circa 93 anni, morta da più di 15 anni, ma che era considerata vivente dallo Stato spagnolo visto che la signora continuava a pagare le bollette con la regolarità di un metronomo. La morale è che finché potete pagare le vostre imposte senza ritardo, l’amministrazione se ne frega completamente che siate morto o vivente. Non so se è la stessa cosa in italiano, ma in francese, nella lingua di ogni giorno, il comune dei mortali usa solo di due verbi quando qualcuno muore. Sia morire sia decedere. Avete la scelta tra i due verbi che sono abbastanza espliciti e definitivi per indicare la cessazione dell’esistenza di una persona. Diciamo che morire è più corrente, decedere fa più formale, più burocratico, fa più gergo di notaio o di becchino. Nei giornali e nei telegiornali non amano troppo usare quei due verbi –  anche se, l’altro giorno, ho sentito un giornalista che mi parlava addirittura di un tizio “morto deceduto”, ma è un’altra storia. No decisamente, morire o decedere non provocano nessuna emozione dal lettore o dal telespettatore. Mancano di stile, di questo piccolo tocco di sensazionale che risveglia l’encefalogramma disperatamente piatto del pubblico. Dunque nel mondo dei media, per esempio, quando si tratterà di un fatto di cronaca, di una tragedia ordinaria e banalissima, si userà dell’espressione “perdere la vita”. Tipico degli incidenti stradali in cui le persone sempre “perdono la vita”: Tragico incidente stradale, perdono la vita quattro ragazzi. L’espressione “perdere la vita” funziona anche per le discoteche (che fortunamente sono in via di estinzione ormai) o gli incendi: Rogo in un palazzo, perdono la vita due anziani. Notate che l’espressione “perdere la vita” viene usata quando le vittime sono poche e le cause della tragedia bene identificate. Dunque c’è questa prima categoria di quelli e quelle che perdono la vita. Poi ne viene una seconda per cui il mondo dei media userà dell’espressione “trovare la morte” e sentite già che, se quelli che trovano la morte sono morti come quelli che perdono la vita, c’è una distinzione tra morti di serie A e morti di serie B. Quelli che trovano la morte, nel gergo giornalistico, sono quelli che muoiono in circostanze eccezionali: Oltre 200000 persone hanno trovato la morte nello tsunami che ha spazzato…100 persone hanno trovato la morte nell’uragano….In questa categoria, entrano anche tutte le vittime di strage e di terrorismo. Eccezione alla regola del gran numero di persone che “trova la morte”: il militare. Il militare non perderà mai la vita, ma troverà sempre la morte: Un soldato ha trovato la morte in un agguato…Vedete la differenza: Quello che trova la morte è vittima di un destino funesto e muore come un eroe, quello che perde la vita è stato sfortunato oppure è colpa sua e non vale l’altro. Poi, nel mondo dei media, c’è ancora un’altra categoria, quella delle personalità, dei VIP, dei cantanti, dei politici che ovviamente non possono morire come tutti gli altri francesi. Loro non decedono mai da una volgare crisi cardiaca, no loro sono sempre stati “stroncati” oppure “portati via”. E quando una personalità muore di vecchiaia, lui non è morto dalla sua bella morte (come diceva mia nonna), ma si è spento come una stella. Notate che tutte queste differenze esistono solo nei giornali e telegiornali e l’avviso di decesso che ricevete dallo Stato quando vi muore qualcuno è lo stesso per tutti e non ricevete un avviso di perdita di vita, di trovata di morte o di stella spenta….E che abbiamo l’uguaglianza nel motto della nostra Repubblica! 😉