Bacino di Arcachon: Racconto di una volta!

Traduzione grossolana e approssimativa – e anche dove si perdone le rime – da me di una poesia, Capre e gamberi, di Emilien Barreyre. Nato ad Arès nel 1883, Barreyre è il poeta del mare e della vita vissuta dai marinai del Bacino di Arcachon. Pescatore e figlio di un pescatore. Nessuno ha saputo come lui cantare l’oceano guascone, le sue sponde, la sua gente. Spinto da un povertà estrema, Barreyre lascerà il il suo caro Bacino di Arcachon nel 1930 e si stabilirà nella periferia parigina e, dopo alcuni anni a fare l’operaio la giornata e a scrivere poesie la notte, ci morirà nel 1944, senza mai aver potuto tornare nella sua terra natia.

*Nota bene: Per capire il qui pro quo tra il pescatore di Arcachon e il signor di Bordeaux: Crabe in francese significa granchio, ma, in guascone, la parola significa capra; bouc in francese significa capro, ma, in guascone, la parola significa gambero. Avete già male di testa? Ecco il racconto.

Capre e gamberi

Un signor di Bordeaux che veniva a Piquey
Passare l’estate con la sua famiglia,
Aveva per prendergli pesci presso la casa
Il pescatore Giovanni.
Un giorno che quel signor volle fare gustare granchi a un mercante di vino di Graves,
Disse al pescatore: Tenga, ecco cinque franchi in più per pescarmi granchi”.
“Capre?” si domandò il pescatore stupito,
Dove diavolo vuole che le pesco?
Quel vecchio conciliante è sempre comandato per qualche idea sempliciotta.
Ma sì! se ne forse viste all’isola degli uccelli?
Lì, ci sono cavalli arabi,
Muli, mucche, conigli, e alcuni vitelli.
Si potrebbe ben starci capre?
Se andassi a vedere? “E presto il pescatore parti
Con la sua barca, verso l’isola.
Arrivato, se ne andò nella giuncaia dove vivono
Molti animali a pelo ammucchiati.
A cento passi di essi si avvicinò, e, per spaventarli,
Ti fa girare nell’aria
La barra di un timone gridando: Hai! Cho! Poah!
Come lo pensate il grido del pescatore
Buttò il trambusto in mezzo al gregge;
Tutti scapparono: c’erano cavalli, mucche e tori,
E anche quattro asini bianchi che ricalcitrarono di paura,
Ma Giovanni non vedi né capre né caprette.
Mentre tornava verso la barca, egli incontrò un cacciatore
Che gli disse: “Tè! sei tu? Da dove vieni cosi?”
“Non me ne parlare, vorrei che quei signori fossero tutti impagliati ” rispose il pescatore.
Diavolo!… – “Figurati che un signor bordolese mi ha dato uno scudo perché gli pesco capre,
E…” – Capre! Dio vivante! Hé ben! amico mio, sai?
Credo che il tuo signor ne sarà per il suo denaro.
Ma capisco l’affare il tuo bordolese ti ha preso in giro,
E ti ha tirato un bidone, sicuro;
Perché ricordati che oggi siamo il primo aprile”
“È vero! Non ci ho pensato. Eh ben! Dio buono, gli farò pagare caro a quello lì, puoi crederlo;
Ah! Mi vuoi prendere in giro così? Si. Andiamo a vedere.”
E Giovanni allora se ne va alla barca,
Prende la sua rete e si mette a pescare
Di quei pesciolini che assomigliano ai gamberetti
E che si chiamano…ma zitto, farò il nome presto.
Per potere canzonare il signor di Bordeaux.
Un cestino pieno, il Giovanni ne tira
Va presentare la sua pesca al signor che gli fa:
“E i granchi?” Capre, non ci sono, risponde Giovanni,
Ma è solo un mezzo-male perché ho un pieno cestino
Di bestiole che sono della stessa famiglia.”
E come le chiamate?
– Té, veda! Ma sono gamberetti, no?
All’opposto sono i mascle (maschi) delle caprette poiché nel paese li chiamiamo…bouc*?

 

 

9 thoughts on “Bacino di Arcachon: Racconto di una volta!

  1. Bonsoir mon cher Alex,
    Je ne connais pas cet auteur et grâce à toi je le découvre. Sa langue est fascinante …je chercherais les MD dans ce poème 🙂

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    • Quand le chasseur rencontre le pêcheur, il est surpris et dit : té, es tu ? Tiens, c’est toi ?

      Quand il montre le résultat de sa pêche au bordelais : té, voyez ! tiens, voyez…

      Dans le cas du texte, on est dans une langue différente du français et le “té” est la prononciation exacte de la deuxième personne de l’impératif du verbe local tenir. C’est juste pour faire une petite distinction avec l’érosion phonologique de Dostie qui décrit fort justement “tiens” devenant “té” en français. 😉 🙂 🙂 🙂 🙂

      Bonsoir ma chère Francesca,

      Alex

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  2. Suis-je sot ! 😉 Le problème c’est que ses poésies sur le bassin d’Arcachon dans sa merveilleuse langue tiennent tout entières dans un petit recueil de moins de 160 pages.

    Bonsoir Francesca,

    Alex

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