Oceano: Pòdetz virar lo cuu au vèn!

Mappa del litorale del Médoc e delle Lande di Guascogna.

Dunque, secondo il piano di deconfinamento di quel pisciafreddo di Édouard Philippe, i parigini, dal 11 maggio, potranno tornare a stiparsi al ritmo di 26 000 persone all’ora sulla linea 13 della loro metropolitana puzzolente, mentre io, dovrò voltare il culo al vento e continuare a rinunciare a passeggiare sulla spiaggia deserta dell’Alexandre dietro casa mia! Da un lato, proseguimento della strage dei parigini che vivono nella zona più contaminata di Francia; dall’altro, una misura vessatoria in una zona sotto controllo dove meno di 1% della popolazione è stata in contatto con il virus!  😠😠😠

 

Covid-19: in cui l’autore di questo blog impara un nuovo verbo!

Pensate che siamo la regione francese la meno colpita dal covid-19 e, secondo le statistiche sanitarie, soltanto 1,4% o meno della popolazione dell’Aquitania è stata in contatto con il covid-19. A quel ritmo, dovremmo raggiungere l’immunità di gregge e uscire dal confinamento fra qualche migliaia di anni. Ora, le autorità sanitarie dicono che sarebbe a causa del nostro fottuto vento oceanico che ventilerebbe i nostri polmoni meglio di qualsiasi apparecchio di ventilazione. Boh, non sanno più cosa inventarsi. Ora, vi racconto una cosa che mi ha fatto troppo ridere. Figuratevi che, ieri, un collega mi ha telefonato e abbiamo chiacchierato di tutto e di niente come al solito. E dunque, a un certo punto, il collega mi sussurra: Alex, ti posso fare una confidenza? Certo, rispondo, pensando che il tizio si era preso il covid-19 o che aveva qualche problema più grave legato alla crisi economica. Dai, puoi dirmi tutto, siamo colleghi da anni, sai. Tento di rassicurarlo in qualche modo, sento che c’è qualcosa che gli pesa. E il tizio di pronunciare questa frase misteriosa: Alex, mia moglie mi sta sanitolizzando ogni volta che torno a casa, se vado a fare due passi oppure fino alla tabaccheria, e bene, puoi essere sicuro che al mio ritorno mia moglie mi sanitolizza a morte! Non c’è la faccio proprio più. È grave? chiedo, perché non capisco niente a quello che mi stai dicendo e, se è qualcosa di legato alla tua vita privata, a me non interessa troppo di sentire le tue confessioni. Un bianco nella conversazione. No, no, riprende il tizio, mia moglie mi sanitolizza ed è già troppo! Eh bé, amico mio, mi troverai forse cretino, ma non ho mai sentito il verbo “sanitolizzare”, ma cosa vuol dire “sanitolizzare? Il tizio comincia ad esasperarsi pensando probabilmente che lo prendo in giro. Significa che lei mi chiede di disinfettarmi prima di entrare in casa, di lavarmi accuratamente, è una maniaca del disinfettante Sanytol (di cui il verbo sanitolizzare). Hai capito ora il mio dramma? Eh bé, non è tanto sorprendente, li dobbiamo fare tutti quei gesti, se ti posso rassicurare anch’io mi lavo… Il tizio mi interrompe, e esclama: in slip! devo sanitolizzarmi in slip! Altrimenti, mia fottuta moglie non mi lascia entrare! Non so come non faccio per conservare il mio serio. Tento un “veramente?”. Sì, devo spogliarmi interamente tranne gli slip e meno male che viviamo un po’ in campagna e non in centro città! Poi, devo mettere i miei vestiti in un sacco pattumiera che è attaccato alla finestra. E dopo, mia moglie mi passa una bacinella d’acqua e del sapone per lavarmi. E solo dopo, ho diritto di entrare in casa….Eh bé! rispondo ipocritamente – troppo contento di non aver la moglie del tizio a casa -, mio povero amico, meno male che tutto riapre in maggio, è solo una questione di giorni ora! E poi, meglio essere sanitolizzato che candeggiato, no? 😉

Covid-19 e riforma del codice civile.

F… mi fa sapere che la professione di avvocato divorzista non dovrebbe conoscere la crisi dopo il confinamento. E mi dico che ci vorrebbe aggiungere un alinea al codice civile alle cause del divorzio: Impossibilità di infrangere l’obbligo di fedeltà dovuta a una convivenza forzata tra coniugi durante un’epidemia. 😉

Covid-19: Il sogno del pangolino.

Immagini come me la godrei, mi diceva un pangolino in un sogno di confinato che ho fatto l’altra notte, se dopo una nuova diatriba di Trump contro la Cina su touiterre, il presidente cinese, Xi Jinping, decidesse finalmente di dire la verità. Basterebbe un touite per rispondere all’americano e vuotare al mondo il pangolino dal sacco: “Il presidente americano ha ragione, non siamo riusciti a stroncare l’epidemia di covid-19 come non riusciranno gli USA. Le balle sulla nostra gestione perfetta dell’epidemia, sul numero minimo delle vittime e sul nostro loquedane draconiano a Wuhan, erano destinate soltanto a nascondere la verità sulla spaventosa ecatombe: oggi, i pangolini in Cina sono più numerosi dei cinesi. Amen.” 😉

 

 

 

 

Covid-19: Il confinato che non poteva più ingoiare i rospi!

Storia vera letta sul giornale: Un confinato, che vive in una cittadina alla campagna, ha chiamato i carabinieri per chiedere loro di intervenire presso le sue vicine perché il tizio non poteva più sopportare il chiasso che loro facevano la sera. Era tanto esasperato dal rumore che se i carabinieri non facessero qualcosa per farle smettere, lui prenderebbe il suo fucile per fare una carneficina e mettere fine definitivamente al problema. Dunque i carabinieri si recano nel paesello e bussano alla porta delle vicine per chiedere loro di abbassare il volume delle loro conversazioni oppure della loro musica. Mentre parlano con le vicine, sentono un chiasso che viene da un prato vicino dove c’è una pozza d’acqua comunale. Figuratevi che tutti quegli schiamazzi erano il rumore degli amori dei rospi e altre rane. Immaginate un po’ come l’irascibile si è sentito cretino quando i carabinieri sono tornati a bussare alla sua porta per dirgli che erano i rospi della pozza d’acqua e che lui dovrà aspettare la fine della stagione degli amori di tutte queste bestiole. Forse l’hanno anche ringraziato per li aver chiamati prima di uccidere le sue vicine per quattro rospi che abitano nei dintorni. A me piace tanto sentire il canto dei rospi e delle rane, le sere di primavera, mi metto addirittura una sedia fuori per sentirle meglio. Mi ricorda quando ero bambino e che andavo a catturare i girini con un vaso da confettura per portarli ai nonni che avevano una pozza d’acqua non lontano dalla casa oppure quando andavo in colonia estiva e che si cantava la canzone dei rospi. 😉

 

Racconto della Duna Verde. Quinta e ultima parte.

Nella prima parte del racconto, abbiamo visto che Guglielmo Orfayre ha stretto un patto con il Diavolo e che, in cambio di denaro, lui deve recarsi, dopo un anno e un giorno, alla Duna Verde per incontrare il suo creditore. Nella seconda parte, abbiamo visto che non è tanto facile di raggiungere la Duna Verde. Nella terza parte, abbiamo visto che anche il Diavolo ha i suoi problemi familiari. Nella quarta parte, abbiamo visto che questo racconto sa un po’ di mitologia. Nell’ultima parte vedrete che….no, non dico niente.

…Come avete fatto per attraversare? gridò il Diavolo.

– Lei vede questa pietra? Abbiamo messo il piede sopra, poi abbiamo saltato.

Il Diavolo ci si precipitò, ma la pietra era soltanto della spuma grigia. Colò a picco e annegò.

Sbarazzato del Diavolo, i giovani sposi tornarono verso Bordeaux.

– Soprattutto, disse Ridiscette, la più giovane figlia del defunto Diavolo, prima di entrare nella casa dei tuoi genitori, non devi abbracciarli perché altrimenti mi dimenticheresti.

Ma Guglielmo Orfayre fu tanto contento di vedere i suoi genitori, che la prima cosa che fece il medocchino fu di abbracciarli.

Allora, Ridiscette, la più giovane figlia del defunto Diavolo, svanì.

Guglielmo Orfayre ne fu infelice e, per mesi, cercò la moglie ovunque nel Médoc e in tutta la Gironda.

Un giorno che era in compagnia di due amici, si recarono in un “albergo” del quartiere Meriadeck di Bordeaux. Entrarono e viderono una bellissima ragazza. Il primo amico le disse:

– Vorrei andare a letto con lei.

– D’accordo, ma saranno mille scudi.

Detto questo, lei andò chiudersi in camera e come aveva dimenticato di chiudere le persiane, l’uomo andò per chiuderle. E non poté impedirsi di spalancare e di chiudere le persiane per tutta la notte.

L’indomani sera, tornarono “all’albergo”. E il secondo amico di Guglielmo Orfayre volle anche lui entrare nella camera della bellissima ragazza. Allora lei, gli chiese di andare a cercare acqua. Soltanto lui, non poté impedirsi di tirare acqua dal pozzo del cortile per tutta la notte.

Finalmente, solo la terza sera, Guglielmo Orfayre osò parlare con la ragazza.

– Come! Non mi riconosci?

– No.

– Sono Ridiscette, la più giovane figlia del defunto Diavolo, tua moglie!

E andarono a letto, ma per il resto, lo lascio alla vostra immaginazione. Per quanto mi riguarda, il mio racconto finisce qui.

Racconto della Duna Verde. Quarta parte.

Nella prima parte del racconto, abbiamo visto che Guglielmo Orfayre ha stretto un patto con il Diavolo e che, in cambio di denaro, lui deve recarsi, dopo un anno e un giorno, alla Duna Verde per incontrare il suo creditore. Nella seconda parte, abbiamo visto che non è tanto facile di raggiungere la Duna Verde. Nella terza parte, abbiamo visto che anche il Diavolo ha i suoi problemi familiari. Nella quarta parte, vedrete che questo racconto sta diventando addirittura mitologico.

…Per la virtù della bacchetta magica, Ridiscette, la più giovane figlia del diavolo, diventò com’era prima. Tranne un piccolo osso che si era perso, quello del minolo del piede destro.

Tornarono insieme alla casa del Diavolo e Guglielmo Orfayre rimise le tre uova di pernice. Come era stato convenuto, il Diavolo diede una delle sue figlie a scegliere. Soltanto che gli occhi di Guglielmo furono bendati. però guardando bene verso terra, sotto la benda, Guglielmo riconobbe quella che amava vedendo il minolo in cui mancava un piccolo osso.

– Voglio quella, disse Voglio quella, disse Guglielmo Orfayre.

– Bene, l’avrai, disse il Diavolo.

Dopo la cena, il Diavolo disse:

– Ora, andate a dormire in questo letto.

Verso le undici e mezza, Ridiscette, la più giovane figlia del Diavolo, che era “diventata” la moglie di Guglielmo Orfayre, disse:

– Dobbiamo scappare perché mio padre va tornare presto per ucciderci tutti e due.

– Ma come potremmo scappargli?

– Lasciami fare.

C’erano tre cavalli nella scuderia del Diavolo. L’uno si chiamava il Vento, l’altro il Tuono e il terzo il Lampo.

Corsero e inforcarono il Vento che portò via loro a grande velocità.

A mezzanotte, il Diavolo arrivò senza rumore per uccidere la coppia ma si accorse della loro fuga. Prestamente, corse verso la scuderia e non trovò più il Vento. Allora inforcò il Tuono e si mise al loro inseguimento.

Su il Vento, Ridiscette, la più giovane figlia del Diavolo, si voltava spesso per vedere se suo padre li seguiva.

La strada filava a una velocità pazza sotto di loro.

A un momento, Ridiscette, la più giovane figlia del Diavolo, vide suo padre che si avvicinava a vista d’occhio. Allora si mutò in fiume e mutò il marito in pescatore.

– Signor, disse il Diavolo, lei non ha visto passare un uomo e una ragazza su un cavallo?

– “Sta abboccando” bene, disse il pescatore.

–  Non le chiedo questo! Le chiedo se avesse visto un uomo e una ragazza su un cavallo?

– “Sa abboccando” bene, rispose ancora una volta il pescatore.

– Lei è un cretino, sgridò il Diavolo furioso.

E tornò a casa sua. Raccontò parola per parola, a sua moglie, la conversazione che aveva avuto con il pescatore.

– Tornò subito, disse la moglie, erano loro!

Si precipitò nella scuderia e inforcò il Lampo che partì come un fulmine.

Durante quel tempo, gli sposi avevano già percorso un grande pezzo di cammino. Però, dopo giorni e giorni, Ridiscette, la più giovane figlia del Diavolo, si accorse di nuovo che suo padre si avvicinava a vista d’occhio.

Allora, si mutò in giardino e mutò il marito in giardiniere che zappava.

– Signor, disse il Diavolo, fermandosi netto, lei non ha visto un uomo e una ragazza su un cavallo?

– Oh, “sta maturando” bene! Rispose il giardiniere.

– Non le chiedo questo! Le chiedo se lei non avesse visto passare un uomo e una ragazza a cavallo?

– Oh, “sta maturando” bene, rispose di nuovo il giardiniere.

– Lei è un cretino, sgridò il Diavolo furioso.

E tornò a casa sua. Raccontò parola per parola, a sua moglie, la conversazione che aveva avuto con il giardiniere.

– Tornò subito, disse la moglie, erano loro!

Si precipitò nella scuderia e inforcò il Lampo che partì come un fulmine.

Dopo giorni e giorni, il Diavolo arrivò davanti a un fiume molto largo. Sull’altra sponda, sua figlia e suo genero….(fine quarta parta)

 

 

 

Oceano: Racconto della Duna Verde. Terza parte.

Nella prima parte del racconto, abbiamo visto che Guglielmo Orfayre ha stretto un patto con il Diavolo e che, in cambio di denaro, lui deve recarsi, dopo un anno e un giorno, alla Duna Verde per incontrare il suo creditore. Nella seconda parte, abbiamo visto che non è tanto facile di raggiungere la Duna Verde. Nella terza parte, vedrete che anche il Diavolo ha i suoi problemi familiari.

….Davanti alla porta della casa del Diavolo, c’è uno stagno – come quello del Cousseau a Lacanau – dove le sue tre figlie vanno a fare il bagno. Ti nasconderai, poi quando staranno nell’acqua, ruberai i vestiti di una di esse.

Guglielmo Orfayre fece come gli aveva indicato il cavallo delle dune e vide arrivare le tre figlie del Diavolo. Quando furono nell’acqua, prese i vestiti di una di esse. Uscirono dall’acqua l’una dopo l’altra. Le due prime si vestirono e tornarono alla casa dei genitori. La terza, Ridiscette, che era la più giovane delle tre, cercò a lungo i suoi vestiti e cominciò a disperarsi all’idea di rimanere completamente nuda per tornare a casa.

Quel furbo di Guglielmo si decise a restituirglieli. Fece finta di arrivare all’improvviso e aiutò Ridiscette nelle sue ricerche. Come si pensa bene, il tizio scovò i vestiti subito. Ridiscette lo ringraziò e quando ebbe finito di vestirsi, lei chiese:

– Lei viene forse dal mio padre?

– Sì appunto.

– Allora, mi segua.

È così che Guglielmo Orfayre penetrò dal Diavolo.

Il Diavolo disse, vedendo Guglielmo:

– Ah, eccoti! Non hai dimenticato quello che ti ho chiesto all’incrocio un anno e un giorno fa? 

– No, poiché eccomi.

– Bene, cenerai con noi, poi andrai a dormire sotto la tavola.

Dopo la cena, Ridiscette, la più giovane figlia del Diavolo si avvicinò a Guglielmo Orfayre e gli disse, a bassa voce, nell’orecchio:

– Quando mio padre le ordinerà qualcosa, lei farà esattamente l’opposto. Se lui dice di andare a dormire sotto la tavola, lei deve coricarsi sul banco dentro il camino. 

Sotto lo sguardo del Diavolo, Guglielmo Orfayre si sdraiò sotto la tavola, però quando il Diavolo fu andato via, Guglielmo si sistemò nel camino per dormire. A mezzanotte, l’enorme tavola si schiacciò con un rumore spaventoso. L’indomani mattina, il Diavolo fu sorpreso di vedere il medocchino ancora vivo.

La moglie del Diavolo disse al marito.

– Qualcuno lo informa. Finalmente, si misero tutti a tavola per la colazione. Dopo la colazione, il Diavolo disse:

– Ragazzo mio, se riuscirai le tre prove che ti imporrò, sposerai una delle mie figlie. Prima, devi andare in cima alla Duna Verde e tagliare tutta la foresta a pezzi. E il Diavolo gli diede una scure in legno, una sega in legno e un’accetta in legno.

A mezzogiorno, Ridiscette, la più giovane figlia del Diavolo, venne per portargli il pranzo.

– Ma come mai! Lei non ha ancora cominciato a lavorare?

– E come avrei potuto fare qualcosa? Suo padre mi ha dato degli attrezzi di legno e tutti sono rotti da tempo! 

– E bene! Mentre lei mangerà, me ne occuperò e, grazie alla sua bacchetta magica, la foresta intera fu a terra, bene segata, bene spaccata, bene impilata.

Al tramonto, Guglielmo scese dalla Duna Verde.

– Ho tutto tagliato come lei ha ordinato, disse Guglielmo al Diavolo.

– Hai lavorato bene, disse il Diavolo, esterrefatto. Stasera dormirai nel camino.

Sotto lo sguardo del Diavolo, Guglielmo Orfayre si sdraiò sul banco dentro il camino, però quando il Diavolo fu andato via, Guglielmo si sistemò sotto la tavola. A mezzanotte, l’enorme camino si schiacciò con un rumore spaventoso. L’indomani mattina, il Diavolo fu sorpreso di vedere il medocchino ancora vivo.

La moglie del Diavolo disse al marito:

– Qualcuno lo informa. Finalmente, si misero tutti a tavola per la colazione. Dopo la colazione, il Diavolo disse:

– Ragazzo mio, ora devi purgare lo stagno. E il Diavolo gli diede una pala di carta, una zappa di carta e una forca di carta.

A mezzogiorno, Ridiscette, la più giovane figlia del Diavolo, venne per portargli il pranzo.

– Ma come mai! Il lavoro non è ancora finito?

E come avrei potuto fare qualcosa? Suo padre mi ha dato degli attrezzi di carta e tutti sono ammollati da tempo!

E bene! Mentre lei mangerà, me ne occuperò e, grazie alla sua bacchetta magica, lo stagno fu vuotato e purgato.

Al tramonto, Guglielmo tornò.

– Ho tutto purgato, disse Guglielmo.

– Hai lavorato bene, disse il Diavolo, esterrefatto, stasera dormirai sotto il letto.

Sotto lo sguardo del Diavolo, Guglielmo Orfayre si sdraiò sotto il letto, però quando il Diavolo fu andato via, Guglielmo si sistemò nel camino. A mezzanotte, l’enorme letto si schiacciò con un rumore spaventoso. L’indomani mattina, il Diavolo fu sorpreso di vedere il medocchino ancora vivo.

La moglie del Diavolo disse al marito:

– Qualcuno lo informa. Finalmente, si misero a tavola per la colazione. Dopo la colazione, il Diavolo disse:

– Ragazzo mio, vedi questa torre, in alto alla Duna Verde, alla vetta ci sono tre uova di pernice. Le cercherai e me le riporterai.

Ci andò, però la torre era perfettamente dritta e i muri perfettamente lisci; non c’era modo di arrampicarsi.

A mezzogiorno, Ridiscette, la più giovane figlia del Diavolo, venne per portargli il pranzo.

– Allora, lei ha le tre uova?

– E no! Non ho di scala e quindi non posso salire!

– Allora, disse Ridiscette, lei deve uccidermi e farmi bollire così lei metterà le mie ossa all’estremità le une delle altre per fare una scala.

Guglielmo Orfayre fece come detto e, una volta le ossa messe da un’estremità all’altra, potette arrampicarsi fino alla vetta della torre dove trovò le tre uova di pernice e ridiscese…. (fine terza parte)

 

 

 

Oceano: Racconto della Duna Verde. Seconda parte.

Nella prima parte del racconto, abbiamo visto che Guglielmo Orfayre ha stretto un patto con il Diavolo e che, in cambio di denaro, lui deve recarsi, dopo un anno e un giorno, alla Duna Verde per incontrare il suo creditore. Nella seconda parte, vedrete che non è tanto facile di raggiungere la Duna Verde.

Guglielmo Orfayre disse ai suoi genitori per rassicurarli:

– Ora, è tempo di intraprendere il lungo viaggio fino alla Duna Verde, ma potete essere sicuri che tornerò presto.

Guglielmo camminò verso Ovest come la prima volta quando voleva suicidarsi nel Mare Oceano. Camminò a lungo, camminò giorni e notti sulla strada, nella foresta e attraverso le paludi, camminò per settimane e settimane e, cosa curiosa, il Mare Oceano che era pure non troppo lontano dalla casa dei genitori non si faceva mai né vedere né nemmeno sentire. E nessuna traccia di una qualsiasi Duna Verde. Dopo aver sorpassato l’incrocio dove Guglielmo incontrò il Diavolo, il viaggio si proseguì  verso Ovest per qualche settimana fino al giorno in cui Guglielmo vide un ovile sulla landa, uno di quegli ovili mobili che i pastori possono smontare e spostare facilmente quando le dune si divorano i magri pascoli della landa, un “courtiou” come si chiama questo tipo di ovile nella lingua del Médoc. Guglielmo bussò alla porta e una vecchia pastorella – ma vecchia che non è possibile di immaginare una pastorella più anziana! – gli aprì la porta.

– Buongiorno, signora. Vorrei sapere se lei potesse indicarmi il cammino della Duna Verde?

– Io, no, rispose la vecchia pastorella, ma ho sei cavalli, di quei cavalli delle dune del Médoc che sono veloci come il vento e che vanno tanto lontano che forse essi potranno saperlo. Appunto eccone tre che stanno arrivando!

La vecchia interrogò i cavalli delle dune, ma essi non avevano mai sentito parlare della Duna Verde.

– Pazienza, c’è ancora speranza! Aspettiamo il ritorno degli altri tre che stanno ancora galoppando nella landa. Purtroppo, quando i cavalli delle dune raggiunsero l’ovile alla notte, il risultato fu lo stesso e gli animali non avevano mai sentito parlare della Duna Verde.

La vecchia vide che Guglielmo Orfayre era disperato di non trovare la Duna Verde e gli disse:

– Senta, ho una sorella che ha cento anni di più di me. Lei potrà sicuramente indicarle dove si trova questa Duna Verde. Campa nell’ovile che lei vede a Ovest sulla landa. Guglielmo che non aveva gli occhi acuti della vecchia non vedeva niente, ma rassicurato dalle parole della vecchia si rimise a camminare. Dopo due giorni di una camminata difficile, finalmente si trovò davanti alla porta dell’ovile a bussare.

La sorella maggiore gli aprì la porta.

– Buongiorno, signora. Vorrei sapere se lei potesse indicarmi il cammino della Duna Verde?

– Io, no, rispose la vecchia pastorella, ma ho sette cavalli, di quei cavalli delle dune del Médoc che sono veloci come il vento e che vanno tanto lontano che forse essi potranno saperlo. Appunto eccone tre che stanno arrivando!

La vecchia interrogò i cavalli delle dune, ma essi non avevano mai sentito parlare della Duna Verde.

– Pazienza, c’è ancora speranza! Aspettiamo il ritorno degli altri tre che stanno galoppando nella landa. Purtroppo, il risultato fu lo stesso. I cavalli delle dune non avevano mai sentito parlare della Duna Verde.

– Aspettiamo ancora, disse la vecchia, manca il settimo cavallo delle dune che dovrebbe arrivare alla notte.

Una volta il settimo cavallo tornato, la vecchia lo interrogò:

– Non sai dove si trova la Duna Verde?

Sì, rispose il cavallo delle dune, ne arrivo.

– Quel ragazzo vorrebbe andarci, ma lui non conosce il cammino, disse la vecchia.

Quando il cavallo ebbe mangiato e bevuto, Guglielmo Orfayre salì sulla sua schiena e partirono come il vento. Il viaggio durò alcuni giorni. Finalmente, arrivarono in vista della Duna Verde dove campava il Diavolo.

Il cavallo si fermò e disse a Guglielmo Orfayre:

– Devi fare come ti consiglio….. (fine seconda parte)

 

 

 

Oceano: Racconto della Duna Verde.

C’era una volta un certo Guglielmo Orfayre che era figlio di un mercante e di una mercante del Médoc e, mentre loro erano in viaggio per i loro affari, lui ne aveva approfittato per dilapidare tutto il denaro della famiglia nelle bische bordolesi. Pensate un po’ come un giovane credulone del Médoc è una preda facile da abbindolare per quei furbi di Bordeaux! Non rimaneva niente ai genitori al loro ritorno, nemmeno un soldino, solo quel figlio inconseguente e gli occhi per piangere davanti alla perdita di tutta una vita di duro lavoro. Il padre cacciò Guglielmo dicendogli di andare a cercare fortuna e di tornare solo quando avrà riguadagnato il denaro perso sui tavoli da gioco di Bordeaux. Guglielmo aveva un’altra idea, quella di mettere fine alla sua miserabile vita andando ad annegare nel Mare Oceano. Dunque Guglielmo Orfayre si mise a camminare verso Ovest.  Camminò a lungo, camminò giorni e notti sulla strada, nella foresta e attraverso le paludi, camminò per settimane e settimane e, cosa curiosa, il Mare Oceano che era pure non troppo lontano dalla casa dei genitori non si faceva mai né vedere né nemmeno sentire. Un giorno, all’incrocio di un cammino, Guglielmo Orfayre incontrò un uomo seduto sul tronco di un pino e seppe istintivamente che quel tizio era il Diavolo. L’uomo disse a Guglielmo Orfayre: Dove vai? Vado ad annegare perché ho speso nelle bische bordolesi tutto il denaro dei miei genitori e ho causato la loro rovina, rispose Guglielmo. Che storia! Ascolta bene. Non vai più lontano. Torna a casa tua al negozio dei tuoi genitori e vedrai che non ci mancherà niente. Però bisognerà che  tu venga a vedermi, a casa mia, alla Duna Verde, in un anno e un giorno, e se avessi l’idea di non venire, andrei a cercarti, credilo bene. Tornato dai genitori, Guglielmo Orfayre ebbe la sorpresa di vedere il negozio riempito delle merci e delle derrate le più rare. Guglielmo Orfayre diventò più saggio e non andò più a sperperare il denaro del negozio nelle bische bordolesi. Tutto era per il meglio nel migliore dei mondi possibili. Tranne che i giorni succedevano ai giorni, i mesi succedevano ai mesi, e il tempo dell’incontro con il diavolo si avvicinava. E successe il momento dove Guglielmo dovette partire per la Duna Verde….(fine prima parte)