L’altro ieri, durante un dibattito televisivo, un uomo diceva che ci vorrebbe cancellare tutti i numerosi segni del passato negriero di Bordeaux, che tutte queste vie che portano nomi di armatori, di marinai, di parlamentari bordolesi che hanno partecipato alla tratta dei neri sono un’offesa per l’umanità….Un altro, gli rispondeva che non ci voleva cancellare un bel niente perché quei nomi ci ricordano la storia sporca della nostra città… Poi, tra i nomi delle vie citate, ho sentito il nome di Desse, allora mi sono detto che ci vorrebbe forse cominciare per raccontare chi era questo capitano negriero e perché la via porta il suo nome, non perché il tizio ebbe un ruolo attivo nella tratta dei neri, ma perché egli salvò tutto un equipaggio olandese il 17 luglio 1822. Non è un post per riabilitare la persona del capitano Desse che era un bordolese tipico del suo tempo, è un post per dire che la Storia è raccontare tutto, il brutto e il bello….
Pierre Desse (1760-1839), medocchino di Pauillac, si imbarcò giovane come allievo ufficiale su navi negriere che facevano il commercio triangolare tra Bordeaux, l’Africa, la Martinica, e Saint-Domingue (Haïti). Egli combattette presso Lafayette durante la guerra d’Indipendenza americana. Poi, lo troviamo luogotenente sulla nave negriera Arada tra il 1787 e il 1788. Poi capitano di tre spedizioni negriere dopo 1789; nel 1791, tra la Gambia e Gorea e dalla Sierra Leone a Cuba e a Saint-Domingue, nel 1792, tra il Senegal e i Caraibi. La schiavitù e la tratta di carne negra vennero abolite in Francia nel 1794, ma se pensate che questi dettagli importavano alla città di Montaigne e di Montesquieu, sbagliate completamente! È la tratta negriera continuò a Bordeaux come prima la rivoluzione Francese. Pierre Desse venne arrestato appena sbarcato a Bordeaux, dopo una spedizione nel Senegal dove aveva fatto il pieno di “doni patriotici” per il suo armatore di suocero. Una farsa di processo e Pierre Desse fu liberato e ricevette anche gli onori della città e il comando di una fregata per andare a stuzzicare gli inglesi che lo fecero prigioniero. Verso i primi anni dell’Imperio, Pierre Desse comandò l’Incroyable, una nave corsara bordolese. Catturato di nuovo dagli inglesi, venne liberato per aver salvato una donna che stava annegando. Poi, Pierre Desse tornò a fare il suo mestiere di capitano negriero visto che Napoleone aveva ripristinato la schiavitù e anche quando la schiavitù fu definitivamente abolita nel 1815, non cambiò assolutamente niente per la città di Bordeaux, i suoi mercanti, armatori e abitanti dai più umili ai più ricchi che continuarono a organizzare quell’ignobile commercio fino all’anno 1826. Pensateci bene quando venite a Bordeaux e che sentite i bordolesi che vi raccontano dei loro Montaigne e Montesquieu di cui ne hanno pieno la bocca, la verità sui nostri antenati non fu così rosa. Nel 1822, Pierre Desse parti con il bricco La Julia da Bordeaux per l’isola Borbone (La Riunione)…..
Cari lettori e care lettrici, soffrite il mal di mare? No, lo dico, perché ora, vi porto al museo delle Belle Arti di Bordeaux per vedere l’immenso quadro dipinto da Jean Antoine Théodore de Gudin intitolato: Tratto di dedizione del capitano Desse. Ovviamente ci vorrebbe venire a Bordeaux per osservare tutti i dettagli del dipinto. Siamo in piena tempesta, una tempesta che scoppia in piena giornata come l’indica il raggio di sole che trafigge il cupo delle nuvole per illuminare la tragedia infernale che si sta svolgendo sul ponte del Columbus, una nave olandese. Non siamo lontano dalle coste dell’Africa di Sud. Il movimento e il colore delle onde, la schiuma, il gabbiano ci indicano che siamo a prossimità di banchi di sabbia. Il Columbus è in perdizione con quei muri d’acqua che mugghiano, che si abbattono e che hanno già sconquassato gli alberi della nave. Tutti i novantuno naufragati sono sul ponte, tutti tentano di afferrare qualcosa per non essere precipitati in acqua. La nave prende acqua da tutte le parti. Tutta questa gente sta per annegare da un momento all’altro e si può quasi sentire i gridi dei disperati. Allora mentre tutto sembra perso in quel giorno del sette luglio 1822 per l’equipaggio del Columbus, spunta, scendente una montagna d’acqua il bricco La Julia del bravo capitano Desse che rischia tutto, l’equipaggio, la nave, la merce, per portarsi al soccorso del Columbus. Una volta, due volte, cento volte, La Julia tenta di avvicinarsi al Columbus, cento volte La Julia è respinta dagli elementi scatenati. Un giorno, due giorni, tre giorni, sei giorni, il capitano Desse lotta contro le onde e il vento, finalmente, il 13 luglio riesce ad avvicinarsi abbastanza del Columbus per trasferire a suo bordo, sani e salvi, i novantuno olandesi…
L’episodio fu raccontato da tutta la stampa europea, il capitano ricevette una medaglia, questo dipinto per ricordare la dedizione del capitano Desse fu ordinato dal ministero della Marina al pittore Gudin. Eppure il capitano Desse fu processato dall’armatore della Julia e fu condannato a una multa – pagata dal governo olandese – per aver rischiato la merce a bordo del bricco. A difesa del capitano Desse, il capitano olandese Greveling e il luogotenente Gerlings comandante dell’esercito a bordo del Columbus scrissero lettere per ringraziare il capitano Desse e il suo accanimento a salvarli.
Si legge sotto la penna di Gerlings a data del 22 agosto 1822:
“È così che fermato durante sei giorni in mezzo a pericoli orrendi, di cui la sua sola generosità gli impediva di ritirarsi, sprezzante i suoi interessi i più cari, la cura della sua propria salvezza, il capitano Desse, riuscì a strappare alla morte novantuno uomini, che non erano nemmeno i suoi amici, che non erano nemmeno i suoi concittadini.”
Lettera del capitano Greveling del 22 agosto 1822 indirizzato a un giornale:
Intrepreto dei sentimenti del mio equipaggio e dei miei passeggeri, come lo è il signor Gerlings delle sue truppe che lo accompagnavano, vi preghiamo, signor redattore, di iscrivere nella gazzetta di cui siete editore, il racconto delle nostre sfortune, come l’espressione del sentimento profondo di riconoscimento per il bravo capitano della Julia.Possa il nome di quell’eroe dell’umanità incidere nella memoria di quelli che leggeranno quella lettera quanto lo è nei nostri cuori! Possa quel nome essere presto esposto all’ammirazione della Francia e dell’Olanda, ricordare a tutti l’onore e il modello dei marinai di tutte le nazioni…..
Ora, cari lettori e care lettrici, ne sapete molto di più della stragrande maggioranza dei bordolesi, sapete perché c’è una via dedicata al capitano Desse a Bordeaux. 😉
Ottimo post. Mi ricordo vagamente un tuo vecchio post
sul museo della tratta degli schiavi di Bordeaux. Sono
d’accordo con te: la storia va raccontata bella o brutta.
Facile abbattere le statue, più difficile eliminare il
pregiudizio dalla testa delle persone e mi riferisco agli
adulti che educano i loro bambini innocenti a sentirsi
diversi o superiori.
Un saluto.
PS: ti leggo sempre ma ho difficoltà a commentare
usando wordpress con lo smartphone. Ora sto usando
il computer e sto rileggendo con molto piacere i tuoi
posts.
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Buongiorno mio caro Ziryabb,
Forse l’ho già raccontata questa storia del capitano Desse perché conosco qualcuno che abita la via, ma ne racconto tanto….
Certo che un bambino razzista oppure con qualsiasi pregiudizio non l’ho ancora incontrato, è tutta una questione di educazione, come dici tu.
Lo so che mi leggi perché le statistiche di wordpress mi dicono che, ogni giono, c’è qualcuno che carica un veccho file pdf del 2015 e so che sei tu 😉 🙂 🙂 🙂
Alex
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dove posso trovare questo dibattito televisivo di cui parli?
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Mi dispiace Ludovic, avrei dovuto mettere un link, ora non mi ricordo più il nome del programma televisivo. Mi ricordo solo che tra i nomi citati, c’era quello del capitano Desse perché conoscevo una persona che abitava la via Desse e il quadro che si trova al museo di Bordeaux.
Buonasera,
Alex
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non preoccuparti! stavo solo cercando fonte primarie dell’opinione publicca sul tema della ‘memoria pedagogica’ in bordeaux.
saluti,
Ludo
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