Se avete mancato la prima parte, cliccate qui. Quest’estate vi propongo un viaggio lungo il fiume Leyre attraverso una bellissima poesia di Emilien Barreyre intitolata appunto: Il canto della Leyre. Ecco la seconda parte.
Ah ! Segur, Lèira, de ta cossa,
Si vedèva au sorelh laginar lo tralhat,
Mès en tan chic de hons qu’auré tot just levat,
Dens ton aiga un chaupic de mossa.
Ah! Certo, Leyre, dal tuo corso,
Si vedeva al sole scintillare il percorso,
Però tanto poco profondo che avrebbe sollevato appena,
nella tua acqua un’ombra di schiuma.
Atau, casi secada, arriulères cent ans;
Mès la natura mairanèira,
Te balhèt la Pichona Lèira*,
E augures d’òra-avant perhontor e balanç,
Così, quasi in secca, stillasti cento anni;
Però la natura materna,
Ti regalò la Piccola Leyre*,
E avesti d’ora in poi profondità e corrente,
Dinc’aqui per la haironèra,
N’èras qu’un carrinclòt qu’a plenh un vergon,
Adara, l’ahamat, l’assoladit hairon,
Se pausèva qu’a ta ribèra.
Fin là per gli aironi,
Eri appena un solco che riempie la pioggia,
Ora, l’affamato, il solitario airone,
Si posava sul tuo fiume.
De temps en temps, ton aiga, a ton ras sableirós,
Un tròc de clanca darriguèva,
Que segur, aqui, s’escondèva
Dempuèi l’atge on lo sable engorguèt l’aliòs*.
Ogni tanto, la tua acqua, alla tua sabbia,
Un pezzo di conchiglia strappava,
che certamente, là, si nascondeva
Dai tempi dove la sabbia imprigionava l’alios*
Ah ! S’avès augut tau l’aujame
Lo sens miravilhós qu’a recebut das cèus,
Lavetz aurès credut a veire aqueths clanquèus,
Tota a tocar la mar que brama.
Ah! Se avessi avuto tale l’uccello
Il senso meraviglioso ricevuto dai cieli,
Allora avresti creduto di vedere queste conchiglie,
Tutte a toccare l’Oceano che mugghia.
(fine seconda parte)
*La Piccola Leyre, l’affluente principale della Leyre.
*Alios, Sotto la superficie sabbiosa, grès rosso impermeabile caratteristico del sottosuolo delle lande di Bordeaux.
Ma non si vedono le paperette! E nemmeno il …come si chiama?
Io mi ci butterei comunque, chi verrebbe a multarmi?
Bonjour mon très cher Alex ❤
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Il coso si chiama un ragondin, è il discendente di una coppia sudamericana sistemata in Francia durante l’ottocento. 😉 Nessuno, è permesso di fare il bagno nella Leyre! Non è lo stesso fiume. La Leyre sfocia nel Bacino di Arcachon mentre il fiume dietro casa mia sfocia nella Garonna. 😉
Bonjour ma très chère Francesca,
Alex
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che carino il ragodin del video, ma cosa mangia? una chocolatine?
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De la baguette ! C’est le côté canard du ragondin. ,-)
Bonjour Francesca,
Alex
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Ma il cobalto visibile nell’ultima e penultima soprattutto, immagine, che cosa è?
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Il cielo, attraverso il fogliame degli ontani, che si rispecchia nell’acqua della Leyre. 😉
Alex
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io l’ho sempre detto che il cielo di BX è magggico
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Le port de Bordeaux e son ciel ! 🙂
Alex
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Vedo la sabbia ma senza conchiglie, anzi, cosa sono: pezzetti di legno? L’acqua sembra torbida, forse mi sbaglio e non si tratta della stessa acqua delle paperette e del castoroprocionefuretto (??? :D).
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Le rive assomigliano a una mangrovia, i pezzetti di legno sono le radici degli ontani. Il giallo che vedi, non è l’acqua, ma la sabbia sul fondo. L’acqua non è affatto torbida. Non è la Garonna. Castoroprocionefuretto! 🙂 🙂 🙂 🙂
Alex
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sarà, ma a me non ispira: non mi butterei in quell’acqua!
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Bien sûr que si, tu ne pourrais pas résister !
Alex
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Complimenti per la traduzione: attenta allo stile e alla forma. Bravo!
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V all’inizio di una parola si pronuncia B e all’interno della parola W, A alla fine di una parola è quasi muto. Per esempio “vedèva” l’imperfetto del verbo vedere (veire) che assomiglia come due gocce d’acqua all’italiano “vedeva” si pronuncia Bédèwe. Fine della prima lezione. 😉 🙂 🙂 🙂 🙂
Alex
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Pure la fonologia, oltre che filologo! Non ti riconosco più 😉
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Eeeehhhhhhhhhhhhh !
Alex
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