Oceano: Veronica della fine delle Terre.

Medoc. Soulac. Notre-Dame della fine delle Terre. Tutte le foto del post sono state scattate qualche anno dopo il dissabbiamento della basilica.

Oggi, vorrei raccontarvi la storia di Veronica, profuga palestinese giunta nel Médoc, alla fine delle Terre, con la sua strana religione orientale per sfuggire alla guerra che dilaniava il suo Paese. La prima traccia della nostra Veronica la troviamo nel Vangelo secondo Marco dove ci si racconta la storia di una donna che da dodici anni era affetta da emorragia. Avendo udito che Gesù faceva miracoli, lei venne tra la folla, alle sue spalle, e gli toccò il mantello. Subito l’emorragia si fermò e lei sentì nel suo corpo che era guarita. Sappiamo il suo nome perché negli atti di Pilato, la miracolata tenta di testimoniare al processo di Gesù e dice di chiamarsi Berenice cioè Veronica in latino. In un altro testo, ci si racconta l’episodio famoso della sesta stazione della via crucis dove una donna pia in un gesto di compassione avrebbe asciugato il volto tumefatto di Gesù con un velo che avrebbe impresso la sua traccia. La nostra prima fotografa della storia sarebbe Veronica. Già a Cesarea di cui Veronica era originaria, antistante alla sua casa, c’era una statua che raffigurava Gesù e l’episodio della sua guarigione miracolosa. E un padre della chiesa, Eusebio, ci dice come le prime comunità cristiane hanno questa preoccupazione costante di possedere un’immagine di Gesù. La pratica della raffigurazione del volto di Gesù è confermato da alcuni testi apocrifi della passione riuniti sotto il nome di atti di Pilato. In un’altra storia viene evocata una Veronica in possesso dell’immagine di Gesù. Un ufficiale romano, Volusiano, gliela ruba e la porta all’imperatore Tiberio che soffre della lebbra. Il tizio cade in adorazione davanti all’effigie e guarisce subito. Poi c’è la storia ancora più incredibile della grotta del Latte. Figuratevi che a Betlemme in Palestina esiste una grotta chiamata grotta del Latte dove, secondo una credenza locale, la vergine Maria veniva allattare il bambino Gesù. Un giorno, una goccia di latte cade sulla roccia e le dà il colore bianco con il potere di rendere il latte alle balie che non ne avevano più. La roccia essendo friabile, Veronica ne prende un grosso pezzo. Siamo nel 70 al momento della distruzione di Gerusalemme e Veronica già vecchietta si imbarca da Cesarea con il marito, Zaccheo chiamato anche Amadoro secondo i racconti, per raggiungere la Gallia.

Dunque la nave lascia la Palestina e solca verso la penisola iberica, varca lo stretto di Gibilterra e risale l’oceano costeggiando le coste del golfo di Biscaglia fino ad arrivare nel Médoc, nel paese dei Meduli. I nostri due primi cristiani sbarcano al “Pas de Grave” cioè letteralmente alla fine delle Terre. E anche  se la geografia odierna del Médoc non assomiglia per niente a quella antica, il luogo dello sbarco doveva essere situato per forza da qualche parte su un tratto di terra tra la bocca della Gironda e l’oceano. Quindi l’idea è che Veronica e il marito avrebbe sbarcato a Soulac e d’altronde fino al secolo scorso si pensava che l’etimologia di Soulac veniva da solum lac in riferimento alla pietra di latte della vergine portata dalla Palestina da Veronica, oggi si pensa piuttosto che la radice soul significava semplicemente casa di paglia per i meduli. E dunque Soulac avrebbe designato una frazione di una città portuale romana diventata mitologica oggi nel Médoc: la famosa Noviomagus, l’Atlantide del Médoc. Non tanta mitologica d’altronde perché abbiamo visitato i suoi vestigi in un altro post. Noviomagus è inabissata verso il VI secolo nell’oceano tranne il quartiere di Soulac che sarebbe stato costruito su un’altura. Dunque i nostri due profughi palestinesi sbarcano a Noviomagus e, dopo qualche tempo, sono raggiunti da un certo Marziale di Limoges che è stato inviato da Roma per evangelizzare i diversi popoli dell’Aquitania.

Un oratorio, che è probabilmente il primo edificio cristiano dell’Aquitania, è costruito da Veronica con l’aiuto di Marziale nel quartiere di Soulac. La prima chiesa del Paese, Notre-Dame della fine delle Terre, era nata. Poi, la Nostra Veronica ci fece scaturire una fonte d’acqua dolce in un Paese intrappolato tra estuario e Oceano cioè dove la gente era condannata a bere solo acque salmastre. La reliquia cioè la pietra miracolosa della grotta del Latte è sistemata al posto d’onore della chiesa. Poi, Veronica si mette a evangelizzare il Médoc e non è troppo difficile per la Sheherazade palestinese con le sue storie degne delle mille e una notti, il suo potere di trovare acqua o di guarire la gente grazie alla misteriosa pietra della grotta del Latte. A sua morte, Veronica è seppellita nella chiesa primitiva di Notre-Dame della fine delle Terre. Poi, al momento delle invasioni vichinghi, il reliquiario che contiene le sue ossa è messo al riparo nella basilica di Saint-Seurin di Bordeaux dove si trova ancora oggi. Verso il XI secolo, al posto dell’oratorio è edificato la basilica di Notre-Dame della fine delle Terre e durante secoli i pellegrini di Compostela ci si fermava per venerare Santa Veronica fino al XVIII secolo dove la chiesa si ritrova completamente insabbiata sotto una duna.

Una volta, le dune non erano fissate dagli uomini come oggi, ma mobili. E talvolta la gente partiva la mattina al lavoro e quando tornava la sera non c’era più il Paese, ma solo una distesa di sabbia.  Qui alla fine delle Terre, la sabbia, le maree e l’oceano si mangiano tutto. Nel 1865, il cardinale di Bordeaux decide di fare dissabbiare la chiesa e dopo lavori faraonici, Notre-Dame della fine delle Terre, la bella addormentata sotto la duna, riappare al sole, intatta dopo due secoli di sonno. E durante gli scavi è ritrovato un reliquario con un’iscrizione che dice: Lac B Virginis e dentro la famosa pietra di latte portata a Soulac da Veronica…Per dirvi come la presenza di Veronica a Soulac non è una leggenda! 😉


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I meduli: https://it.m.wikipedia.org/wiki/Meduli

Soulac: https://it.m.wikipedia.org/wiki/Soulac-sur-Mer

Il post di Bordeaux e dintorni su Noviomagus: https://alexdebordeauxii.wordpress.com/2014/07/29/meglio-di-atlantide-la-leggendaria-citta-romana-di-noviomagus-a-nord-di-bordeaux/

Notre-Dame della fine delle Terre: https://fr.m.wikipedia.org/wiki/Basilique_Notre-Dame-de-la-fin-des-Terres

Dove si trova esattamente la fine delle Terre per l’autore di questo blog: https://alexdebordeauxii.wordpress.com/tag/faro-di-cordouan/

Bordeaux: le mummie sotto la grande piramide dei bordolesi che spaventarono Victor Hugo, Théophile Gautier e mia mamma!

E sì, cari lettori, a Bordeaux abbiamo una piramide e delle mummie. Diciamo avevamo delle mummie perché, una trentina di anni fa, sono state seppellite nel cimitero della Certosa, ma sembra che siano tornate nella cripta sotto la piramide come l’ho scoperto, per caso, un’estate di due anni fa. Siete già venuti a Bordeaux e non avete visto di piramide? Allora, avete guardato male perché la piramide dei bordolesi è alta 115 metri e si vede in un raggio di 40 chilometri: è il campanile della basilica di Saint-Michel che i bordolesi chiamano semplicemente la “guglia”. Bene. Allora, sapete che una guglia si chiama in architettura una “piramide” e quella del campanile di Saint-Michel fa 48 metri di altezza. C’è un sacco di storie straordinarie a proposito di questo campanile. Per esempio, diciamo la “flèche” (guglia) e non il campanile perché la guglia fu abbattuta da un uragano nel 1768 e ricostruita solo un secolo più tardi. Secondo me, è tipicamente bordolese questo senso dell’umorismo che consiste a chiamare “guglia” un campanile senza guglia. Torniamo adesso alla nostra storia delle mummie che si trova(va)no nella cripta sotto il campanile. Stavo seduto con un amico ad un tavolino nel dehors di un bar in piazza Saint-Michel di fronte al campanile, vicino una coppia di turisti italiani che stava raccontando la loro ascensione fino alla vetta del campanile. Ed io, provavo un po’ di nostalgia perché avevo passato una stupenda giornata in compagnia di un’amica italiana, lettrice di Bordeaux e dintorni, la settimana precedente e avevamo riso sentendo parlare italiano in ogni angolo della città; una cosa strana per lei come per me perché, una volta, il turista italiano era una merce piuttosto rara a Bordeaux. Va bene, e anche se la coppia parlava forte, non è una scusa: ascoltavo distrattamente il loro chiacchiericcio e ad un momento uno dei due ha evocato le mummie della cripta dicendo che ci si proiettava un piccolo film che raccontava la storia delle mummie di Saint-Michel, ma non valeva i 5 euro spesi perché non si capiva niente a questa storia delle mummie ea questo maledetto film in francese e meno male che nel prezzo c’era l’ascensione del campanile e il panorama mozzafiato sui tetti di Bordeaux…Ma io non ascoltavo già più perché alla parola “mummie” una nebbia è caduta davanti ai miei occhi e il mio sangue si è agghiacciato nonostante il caldo africano che avvolgeva la città. Mi è tornato in mente la storia delle mummie bordolesi, questa leggenda che mi raccontava la mia nonna insieme al tesoro di Napoleone nascosto in una pile del Ponte di Pietra. Figuratevi che le mummie bordolesi erano dei cadaveri che generazioni di bordolesi, per quasi due  secoli, sono andati a vedere ed a toccare nella cripta sotto il campanile. Una specie di rito iniziatico e anche le scuole mandavano gli allievi in gita scolastica, non ad Arcachon o all’oceano, ma a Saint-Michel per toccare quei morti. Erano altri tempi, ma non troppo lontani perché mia madre che ha solo venti anni di più di me è andata con la scuola a fare il pellegrinaggio nella cripta delle abominazioni; una scena degna dell’inferno di Dante secondo lei. Forse, vi chiedete come mai c’erano queste mummie a Bordeaux? E quindi devo fare un piccolo punto storico. Una volta, intorno alla basilica e al campanile non c’era la ridente piazza multietnica di oggi, ma il più grande cimitero di Bordeaux, qualcosa di piuttosto lugubre e anche il campanile fu edificato su un immenso carnaio. Nel 1791, dopo la Rivoluzione francese, una legge è votata per sopprimere tutti i camposanti che si trovavano dentro le città; era una legge di salubrità pubblica allo scopo di evitare le epidemie. Dunque, il cimitero di Saint-Michel è sgomberato fuori città, ma la cosa straordinaria è che sono scoperti 70 corpi perfettamente conservati, come se fossero stati seppelleti la vigilia se volete, grazie al sottosuolo ricco in carbonato di calcio. A cosa assomigliavano queste persone che vissero durante il medioevo e che riapparivano sotto gli occhi sbalorditi delle autorità municipali? Avete in mente la mummia preistorica Otzi scoperta in Alto Adige, allora, avete un’idea dell’aspetto delle mummie bordolesi, perfettamente conservate ma con la pelle completamente conciata come se fosse del cuoio. Ovviamente, la storia non finisce qui perché un bordolese, più furbo degli altri, decide di guadagnare soldi organizzando una specie di truffa ai danni dei bordolesi e della gente che veniva visitare Bordeaux; era l’epoca in cui i bordolesi andavano in autunno alla fiera in piazza dei Quinconces solo per rabbrividire davanti ai mostri ed altri fenomeni da baraccone. Quindi il tizio decide di esporre i cadaveri nella cripta del campanile in un girotondo macabro. Non dimenticate che il luogo era particolarmente lugubre e che il campanile era quasi in rovina, sviscerato, con la sua freccia mancante. Bene andiamo fino alla cripta e vi racconterò il resto della storia che ha spaventato l’Europa intera. Mi sorprende la cripta perché avevo immaginato delle catacombe ed è una stanza circolare piuttosto banale, grande quanto il mio salotto. Ovviamente, anche quando mia mamma ci è andata con la scuola, ci si penetrava nell’oscurità totale e solo la guida aveva una specie di fanale per dare un po’ di luce. L’ufficio del turismo ha sistemato qualche sedia e uno schermo dove è proiettato il film e una registrazione della voce della guida che faceva la visita negli anni 1960. C’è una famiglia inglese che aspetta insieme a me l’inizio del film e meno male che uno dei bambini inglesi ha capito che ci voleva passare davanti una cellula elettrica per avviare il film, altrimenti sarei ancora nella cripta ad aspettare l’inizio del film. Loro guardano il film, indifferenti, e io appena ho sentito la voce della guida che ho avuto la voglia di urlare tanto la voce raccontava delle cose atroci in un modo banale, e poi c’è questo accento bordolese quasi soprannaturale che stranamente rotola le erre. Non so spiegarlo, ma è qualcosa di orrendo e che mi ha dato subito la pelle d’oca. Dunque i cadaveri incartapecoriti erano in piedi, in cerchio lungo il muro e un mucchio di ossa si trovava al centro della cripta. Il truffatore raccontava che era l’aria della cripta che aveva la facoltà meravigliosa di conservare i corpi che ci erano stati seppelliti da secoli, e poi aveva creato tutto un imbonimento in cui le mummie avevano tutte avuto un destino tragico che finiva insanabilmente in una morte terrificante e che lasciava il visitatore ghiacciato dal terrore. Il numero ebbe un tale successo che un articolo è pubblicato nella guida dello straniero in visita a Bordeaux e tutta la Francia vuole vedere le leggendarie mummie bordolesi. E tutti i personaggi famosi e gli scrittori francesi si lasciano abbindolare da questa truffa. Théophile Gautier fa un resoconto particolarmente spaventoso della sua visita alla cripta di Saint-Michel nel suo libro intitolato: viaggio in Spagna, in cui il tizio scrive tremendo: “l’immaginazione dei poeti e dei pittori non ha mai prodotto incubo più orribile. I capricci mostruosi di Goya, le diavolerie di Callot non sono niente nel confronto di questo. Dovete immaginare, cari lettori, la guida passare da uno spettro all’altro con il suo fanale, colpendo il cuoio della pelle per produrre un rumore di tamburo. Victor Hugo, completamente sconvolto scriverà pagine e pagine per esorcizzare l’esperienza e, per esempio, scrive dopo la visita alle mummie, a proposito di un ragazzo che sarebbe, secondo una sciocchezza della guida, stato seppellito vivo e si sarebbe rotto le unghie tentando di uscire dalla bara: “Non si sente più questo grido, lo vediamo, è orribile!” Anche Gustave Flaubert si lascera abbindolare dallo spettacolo delle mummie e da questa misteriosa cripta che ha il potere di conciare gli uomini. Io non ho bisogno di toccare le mummie per essere terrorizzato. Tremo solo a sentire la voce registrata 50 anni fa raccontare la storia delle mummie: “Qui potete vedere un’intera famiglia avvelenata da funghi; quello li è uno scaricatore morto da una eviscerazione; quello è un generale romano ucciso in un duello, potete vedere ancora la traccia lasciata dalla sciabola; queste ragazze sono le cancerose con i seni forati….Nel 1979, le mummie erano talmente rovinate che sono state seppellite in un angolo anonimo del cimitero della Certosa. Mi restava a lasciare questo inferno dantesco e  fare l’ascensione fino al paradiso cioè alla vetta del campanile di Saint-Michel per ammirare il cielo sopra i tetti di Bordeaux e rimettermi di questo balzo nel passato.