La prima parte è stata scritta lunedì e l’ultimo paragrafo stasera. I termini tra virgolette appartengono al gergo che uso in famiglia.
Il “gat” ha un altro nome, ma io l’ho sempre chiamato “Gian Coglione” che è un termine bordolese affettuoso per designare qualcuno (spesso un bambino) di un po’ stupido, ma che in fondo amiamo bene; è poi nella mia famiglia diamo sempre dei nomignoli ridicoli alle bestiole. Lo scrittore Jules Renard diceva che “l’ideale della calma è in un gatto seduto.” Il vecchio “gat” è seduto sulla scrivania e mi guarda con calma. Non si direbbe che, cinque minuti fa, lottavo con lui per tentare di amministragli il trattamento che gli ha dato il veterinario. Sotto gli occhi del “gat” seduto, ritrovo la mia calma. Non penso più ai morsi, ai graffi sulle mani e ai trecento euro che ho dovuto lasciare al veterinario. Rivedo il “gat” dodici anni prima e che aveva già tre anni quando mia zia fu costretta ad adottarlo. Era un gatto da appartamento che viveva con i fratelli da una ragazza nel centro di Bordeaux. Poi, la ragazza ha dovuto trasferirsi negli Stati Uniti per ragioni professionali e lei era riuscita a piazzare gli altri gatti tranne il “Gian Coglione” che campava dalla madre della ragazza e che aveva una passione esclusiva per i cani. Pensate un po’ alla vita di questo gatto in mezzo ad una muta di Cavalier King Charles! Quindi la signora che sa che mia madre è una “gatounayre” (una gattara) le ha proposto il “gat”. Cosa ha fatto mia madre che non poteva accogliere un gatto in più a casa sua? Non indovinerete mai anche se doveste vivere mille anni! tipico di mia madre! La tizia è andata a trovare sua sorella che era in ospedale per un intervento qualsiasi e mentre la poverina era in sala risveglio, ancora sotto l’effetto dell’anestesia, le ha chiesto: “non ti piacerebbe un gatto?” Secondo mia madre, sua sorella avrebbe detto di sì, mentre la sorella ha sempre negato visto che lei era addormentata e che, comunque, lei ha sempre odiato i gatti…
Quindi il “gat” ha lasciato Bordeaux e la civiltà per andare a vivere con mia zia alla fine del Mondo, tutto al Nord della penisola del Médoc dove l’estuario sfocia nell’Oceano Atlantico. Il “gat” è diventato selvatico quanto la gente del Médoc. Si dice che cacciava i palombi in autunno nella “lède” (la foresta dunaria a ridosso dell’oceano), che pescava le spigole in estate nell’oceano. Si dice mille cose mitologiche su questo “gat” nella mia famiglia. Questo “gat” è anche telepatico, un talento davvero particolare che ho potuto notare quando il “gat” è venuto a vivere a casa mia. Se vedete il “gat” seduto ad un certo posto, siete sicuri che vedrete mia zia arrivare in macchina nei dieci minuti seguenti. Mi ricordo anche che il “gat” ha fatto la guerra per anni ad un gatto da razza che apparteneva ad un barone del vino e ogni volta che il “gat” mandava l’altro, l’aristocratico, dal veterinario, mia zia non poteva nascondere un sorriso di vittoria. In inverno, talvolta, chiamavo mia madre perché ero preoccupato dal “gat”. Chissà che fine avrà fatto il “gat” della zia, mi lamentavo, adesso che piove da giorni sul golfo di Biscaglia. Cretino! rispondeva mia madre, il “gat” è sdraiato sulle ginocchia della zia mentre lei legge davanti al camino e i martin pescatori sono tornati nel giardino….
Così il gat ha vissuto questa vita alla Huckleberry Finn per dieci anni. Poi, due anni fa, la zia è tornata alla civiltà perché non si può vivere per sempre al Nord del Mondo e la zia mi ha affidato il “gat” perché la bestiola non avrebbe sopravvissuta nemmeno un giorno a Bordeaux. Il primo giorno, il “gat” è scomparso e pensavo che fosse tornato al Nord del Mondo, poi l’indomani mattina, ho trovato il “gat” seduto davanti alla porta con un uccello tra i fauci e durante un anno intero, ogni mattina, il “gat” mi ha fatto questo tipo di regalo. Non tanto sorprendente, vi direi, perché mia zia non ama gli animali pigri che non hanno un mestiere, è il “gat” faceva il cacciatore. Poi il gatto si è stancato di questa vita sportiva ed è diventato casalingo preferendo il conforto della casa. Faceva arrabbiare la zia di vedere il gatto così. Cosa vuoi, zia, è il “vieillou” (la vecchiaia); il “gat” non può continuare a fare il cretino fuori a quindici anni. Mangia ancora qualche ostrica la domenica? chiedeva la zia. No, invece, ho scoperto che il “gat” adora il panettone. Allora, sei tu che lo rende pigro, mi rimproverava la zia…
Da qualche giorno, il “gat” non mangiava più. L’ho portato dal veterinario che gli ha estratto due denti brutti. Un’ecografia ha messo in evidenza un tumore al fegato e il veterinario gli ha tolto il liquido che riempiva l’organo. Oggi, sono tornato dal veterinario perché il trattamento non funziona e non volevo fare soffrire il “gat” un giorno di più. E’ la fine, ha detto il tizio, non erano i denti che lo impedivano di mangiare, ma il tumore che è stato folgorante. Ho chiamato la zia. Arrivo subito, lei ha detto singhiozzando. Il “gat” ha raddrizzato le orecchie e, con le sue ultime forze, ha saltato dal tavolo e ha camminato fino alla porta, poi si è seduto. Pazienza dottore, ho detto, il “gat” sta aspettando qualcuno prima il suo ultimo viaggio…