In cui l’autore si innamora di Marité!

La goletta bretone Marité – ultimo terre-neuvas francese a vele (1923) – ormeggiata davanti alla Borsa.

Oggi, vi propongo di leggere o di rileggere un post che avevo scritto il primo luglio 2014 a bordo di un’altra goletta terre-neuvas:

“Mia cara Bordeaux, puoi attirare, ogni sera, centinaia di migliaia di visitatori e di turisti sui moli per Bordeaux festeggia il vino, ma io, ti conosco bene e non mi lascio abbindolare così facilmente. Ti sei ripulita la facciata, ma non cambia niente per me. Sei sempre la stessa puttana di una volta pronta a tutto per vendere la tua merce. Tutto qui. E mentre sto guardando la goletta portoghese solitaria, ormeggiata lungo il tuo molo, mi chiedo perché non parli del merluzzo a tutta questa gente. Ti fa vergognare il baccalà? Non ha la nobiltà del vino, il merluzzo? Non ti ricordi quando il baccalà era il tuo orgoglio e quanto ti vantavi di essere il primo porto di Francia per la pesca al merluzzo? E tutti questi soldi che grondavano allora su di te! Mia cara Bordeaux, non fare la duchessa con me! Non ti ricordi più che non sei stata edificata su botti di vino, ma su botti di aringhe? Hai dimenticato quanto le tue gonne puzzavano di pesci secchi e che i nonni del tuo più illustro figlio, Montaigne, erano pescivendoli sul mercato di Saint-Pierre e che sono diventati viticoltori solo grazie ai soldi del baccalà! Chiudi gli occhi, mia cara vecchia venditrice di pesce per vedere di nuovo le centinaia di golette che tornano al porto dopo mesi e mesi a pescare al largo del Canada e sentire di nuovo il profumo del baccalà che veniva scaricato sui moli e che invadeva tutti i quartieri della città. Ti ricordi ancora come i preziosi borghesi e i negozianti in vino degli Chartrons erano importunati da questo odore acre di baccalà e di sale acido e hanno ottenuto di te che gli essicatoi per il pesce siano sgomberati da Saint-Pierre verso la cittadina di Bègles perché è ben conosciuto che nei quartieri operai la gente ha il naso meno delicato. Ti ricordi le mani dei marinai bretoni e baschi che appena sbarcati, avevano fretta di raggiungere i bordelli di Mériadeck; mani che pescavano, tagliavano, spaccavano e salavano il merluzzo per farlo diventare baccalà verde. E le mani di tutte queste operaie che eseguivano l’ultima tappa di essiccazione per trasformare il baccalà verde in baccalà negli essicatoi in legno di Bègles. Mani bruciate e screpolate da anni a lavare e salare il pesce. Te le ricordi, mia cara venditrice di pesce, queste ragazze di venti anni con le loro mani di vecchiette? Poi, dopo la seconda guerra mondiale, le abitudini alimentari sono cambiate e la povera gente che viveva in campagna non è più stata condannata a mangiare del baccalà.. Anche i vecchi essicatoi per pesce hanno dovuto chiudere con l’invenzione delle navi fattoria. Ti ricordi ancora, mia cara Bordeaux, quando, ragazzo, il nonno mi aveva chiesto di marinare la scuola per andare con lui a vedere l’ultimo peschereccio tornare nei vecchi bacini fluviali di Bacalan dopo l’ultima campagna di pesca a Terranova. Quanto la gente era triste sul molo quando il vecchio ponte girevole ha girato per l’ultima volta…”

 

 

 

 

 

Botanica: Arbusto delle innamorate e vite del Diavolo.

 

Paesaggio tipico del Médoc e delle lande di Guascogna in primavera con i suoi ginestroni che fioriscono a milioni e che rompono la monotonia delle pinete industriali. In francese, il ginestrone si dice ajonc (la lettera c non si pronuncia) e nel Médoc lo chiamiamo jaugue (si pronuncia jog con un o apertissimo). Forse sapete che il ginestrone fiorisce in tutte le stagioni e quindi potete venire da noi in pieno inverno e vedrete comunque dei ginestroni fioriti. Una volta, questa particolarità del ginestrone aveva dato un bellissimo detto sulla riva destra della Gironda sotto la forma di un indovinello. E alla domanda rituale: In quale stagione il ginestrone non è in fiore? La gente rispondeva: Quando le donne non sono innamorate! Che è un modo di dire che il ginestrone fiorisce tutto l’anno. Nello stesso ordine di idee, gli innamorati giuravano di amarsi finché i ginestroni fioriranno cioè per sempre. Il ginestrone è endemico in tutto l’ovest della Francia e, in Bretagna, hanno una leggenda divertente a proposito delle fioritura perpetuale del ginestrone. Forse sapete come questi fottuti bretoni sono credenti e non sono affatto pagani come noi altri abitanti del Sud-Ovest della Francia. E dunque immaginate le difficoltà del Diavolo durante le sue campagne di reclutamento. Il povero viveva proprio un calvario. Tutti i bretoni morivano in Grazia di Dio e andavano direttamente in Paradiso e lui, il Diavolo, non ne poteva proprio più di questi fottuti baciapile di bretoni. Tanto disperato dalla situazione il Diavolo che, alla fine, lui si reca alla porta del Paradiso per lamentarsi presso Dio. Dunque Dio ha pietà del collega e fa un patto con lui e gli accorda le anime di tutti i bretoni che morirebbero quando la landa non sarebbe in fiore. Il Diavolo, che, come al solito, non si rende conto che l’altro l’ha preso in giro, ridiscende su terra sfregandosi le mani di contentezza: eravamo in dicembre e il tizio pensava che il ginestrone avrebbe smesso presto di fiorire. E invece niente. I mesi passavano e c’era sempre un angolo della landa dove i ginestroni erano coperti di fiori d’oro. Ma non è detto che il Diavolo si lascia abbindolare così da un vecchio barbuto. Il Diavolo fa qualcosa di davvero simpatico a tutti gli abitanti del Sud-Ovest della Francia. Il tizio si mette a fare il viticoltore e a coltivare la vite tutto intorno alla Bretagna. E come lui la curava in modo attento e che il calore del suo corpo faceva maturare meravigliosamente bene l’uva, la vendemmia fu tanto abbondante che, per venderla, il Diavolo fu “costretto” ad aprire cabaret; e ne aprì anche sul cammino del Paradiso. I bretoni che continuavano ad andarci perché la loro fottuta landa era tutto l’anno fiorita, non resistevano e si fermavano per farsi un bicchiere di vino. Per alzare il gomito, i bretoni non sono gli ultimi e noi altri del Sud-Ovest della Francia passiamo addirittura per astemi nei loro confronti. Dunque il Diavolo afferrava i bretoni che uscivano ubriachi fradici dai suoi cabaret e li portava in inferno…Che meraviglia il nostro arbusto delle innamorate che ha dato il gusto del vino a questi fottuti bevitori di paglia che sono i bretoni e ha permesso loro di vivere in Paradiso. 😉

Cambio orario: Un’isola, Molène, abitata da 210 irreducibili bretoni, resiste da 45 anni al cambio dell’ora!

Chiedere a un francese di spiegarvi il cambio orario che si svolge due volte all’anno, è come chiedergli di spiegarvi la teoria della relatività di Einstein. Dormiamo un’ora di più oppure un’ora di meno? Mistero. Se fate la domanda, vedete solo gente che vi guarda lo sguardo vuoto e un po’ bovino. Sull’isola di Molène in Bretagna non hanno questo problema, sono rimasti all’ora solare e non vogliono avanzare o indietreggiare le lancette. Nel 1970, il governo francese decise di avanzare gli orologi di un’ora e a Molène decisero di cambiare un bel niente, gli abitanti sono rimasti all’ora del meridiano di Greenwich. 6 anni dopo, il governo francese decise di avanzare una nuova volta gli orologi di un’ora sulla corsa del sole e gli abitanti di Molène sono entrati in resistenza. Una guerra che dura da 45 anni.  In inverno, gli abitanti di Molène hanno un’ora di ritardo sulla gente del continente oppure è la gente del continente che ha un’ora di anticipo sugli abitanti di Molène…

Cliccate l’immagine sotto

…per guardare cosa ne pensano gli abitanti di Molène del cambio orario nel 1976. Siamo nel 2015 è le cose non sono assolutamente cambiate. Sotto l’immagine, potete leggere in italiano quello che dicono gli abitanti dell’isola.

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Il giornalista: Lei sa che domenica ci sarà un cambio d’orario?
La signora: Ma sì, ma sì..
Il giornalista: Sarà avanzato di un’ora…
La signora: Ma, me l’hanno detto
Il marinaio: l’ora ce ne freghiamo alla grande. In ogni modo un’ora GMT o un’ora GMT più dodici è la stessa cosa.
Il pescatore sulla barca: Questo è ancora un imbroglio di Giscard! (n.b: Presidente della Repubblica francese, 1974-1981).
L’anziano: Il sole si alzerà più velocemente e per la sera non finiremo più presto.
Il giornalista: Allora siete opposti, voi, personalmente?
L’anziano: Sì, quando andremo a cercare il treno o la corriera, ci vorrà partire…
Il giornalista: un’ora più presto
La signora: Non cambia niente per noi.
Il giornalista: Come mai non cambia niente per voi?
La signora: Noi camminiamo (n.b: nel senso funzionare) all’ora solare.
Il giornalista: cioè?
La signora: Alla vecchia! (n.b: all’antica)

Il pescatore sulla barca: Non vedremo la differenza noi perché siamo in mare. Camminiamo all’ora della marea. Guardiamo il calendario, è l’ora della marea che conta per noi.
Il giornalista: Signor sindaco, lei avanzerà il suo orologio nella notte di domenica a lunedi prossimo?
Il sindaco: Si, per forza perché sei anni fa, in gennaio 1970, l’abbiamo già avanzata di un’ora, allora dobbiamo andare avanti. Se no, cosa succederà? Ci saranno tre tipi d’ora a Molène attualmente: l’ora solare, l’ora legale d’estate e poi l’ora legale d’inverno.
Il giornalista: Eppure si dice che a Molène tutti restano all’ora solare?
Il sindaco: Si, più o meno. Non ci vuole troppo esagerare su questo. L’importante è che non ci sia di confusione per i traghetti con il continente. Il pescatore, se mi chiedete, il suo mestiere vuole che lui non mangia all’ora. Egli mangia a tutti tipi d’orario. Allora, su questo non c’è problema.
Il pescatore sulla barca: Siamo già a GMT+1, allora se avanziamo l’ora di un’ora a GMT+2…allora sono due ore o che…
Il giornalista: Allora siete a GMT+1 adesso?
Il marinaio: A GMT+2 ora, la gente non ne può più di questi cambi d’orario e continuerà a prendere GMT e basta; è cosi che dovrebbe essere.
Il giornalista: ma risolverà l problema?
Il marinaio: ma non c’è problema!
Il contadino: Alle 10, il sole fa mezzogiorno. Per noi fa mezzogiorno il sole a piombo in mezzo alla giornata.
Il giornalista: Ma non ci saranno problemi dal punto di vista amministrativo?
Il pescatore sulla barca: Ma è per loro che ci saranno problemi, non sarà per noi.
Il giornalista: ma vi troverete disorientati con la gente del continente?
La gestrice di un ristorante: Perché disorientati? Non viviamo sul continente, viviamo su un’isola!
Il giornalista: Ma non ci saranno problemi con due ore di ritardo con la gente del continente?
La gestrice di un ristorante: Ma non avremo due ore di ritardo, sarà voi che avrete due ore di anticipo.
Il giornalista: Ma non credete, comunque, che avrete l’ora amministrativa che sarà l’ora legale e l’ora della gente che vuole restare all’ora solare?
Il sindaco: Appunto. Ma almeno avremo solo due tipi d’ora altrimenti ci sarebbero tre tipi d’ora e quelli che tengono conta di un’ora devono calcolare, oggi hanno un’ora di ritardo e domani due ore.
La gestrice di un ristorante: Siamo in un paese di natura e abbiamo l’intenzione di viverci come abbiamo scelto.
Il giornalista: Cioè l’ora solare?
La gestrice di un ristorante: C’è solo il sole che ci dirige qui!
Il giornalista: Ma lei ha un ristorante, non saranno problemi con la gente che verrà in vacanze quest’estate? Per mangiare a mezzogiorno saranno le 10…
La gestrice di un ristorante: Sono loro che vengono da noi quindi dovranno adattarsi a nostro modo di vita. Se vengono, vuol dire che vogliono vedere Molène.
Il giornalista: Lei non pensa che ci sarà una guerra dell’ora a Molène?
Il sindaco: Non, è sempre la stessa guerra che dura da 6 anni. Non ci sentiamo troppo male in questa piccola guerra.

In cui l’autore di questo blog si sta radicalizzando e cucina un cous cous!

Che strana idea. Sarà che il cous cous è diventato il piatto preferito dei francesi  e ha surclassato da anni la povera e triste blanquette di vitello nei cuori e le menti dei francesi? sarà che una collega mi ha dato la ricetta e mi ricorda ogni settimana che non l’ho ancora realizzata? saranno le tre vecchiette bretoni della pubblicità Tipiak in T.V che, credendo mangiare un ottimo cous cous fatto in casa, scoprono alla fine che si sono lasciate ingannare da un ottimo cous cous industriale e gridano: pirati! allo telespettatore testimone di questa infamia? sarà la vecchia canzone sul cous cous che non ti esce mai più della testa una volta che l’hai sentita? Saranno i lettori di questo blog che mi hanno convinto di rinunciare alla mia passione tutta particolare per il coniglio di Lacanau di cui avevo malauguratamente parlato nelle stagioni precedenti di Bordeaux e dintorni (spero che non abbiano mai visto la bestiola altrimenti che spennata che cucino oggi perché è la cosa più adorabile del mondo!)? sarà che nel mio giardino ho un melograno e non so cosa fare di tutti questi frutti? Credo sia un po’ tutte queste ragioni che mi hanno spinto a questa radicalizzazione tutta culinaria e poi un’altra: è un piatto che prende appena 30 minuti da preparare.

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Gli ingredienti per 4 persone:

  • 2 melagrane
  • 4 quaglie
  • 400 g di semola di cous cous (ho comprato il cous cous precotto delle vecchiette bretoni, basta leggere le instruzioni sulla confezione)
  • 5 cl di succo d’arancia
  • 150 g di burro
  • 50 g di mandorle sfilettate
  • 1 cucchiaio di polvere 4 spezie
  • qualche foglia di menta
  • sale, pepe

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Preriscaldate il forno a 200 gradi. Tagliate le melagrane in due e spremete il succo di 1,5 melagrana e riservate i semi della metà restante. Disponete le signorine in una teglia da forno. Spennellatele con 50 g di burro ammorbidito. Salate, pepate e spolveratele con la polvere 4 spezie. Versate il succo di melagrana e d’arancia sul fondo della teglia. Infornate e lasciate cuocere 20 minuti annanfiando regolarmente con il succo della cottura.

Nel frattempo, preparate il cous cous come riportato sulle istruzioni sulla confezione. Fuori dal fuoco aggiungete il resto del burro tagliato a pezzetti e incorporatelo alla semola sgranando bene il cous cous con una forchetta. Salate e pepate poi aggiungete i semi della melagrana e le mandorle sfilettate. Mescolate delicatamente e cospargete con le foglie di menta. Servite le quaglie con la semola e annaffiate il tutto con il succo di cottura.

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Buon appetito!