Sabato 26 maggio. Ieri sera, sono andato un po’ a zonzo per trovare un posto dove cenare. Volevo evitare i ristoranti rumorosi del porto e le loro fottute cozze all’uso di La Rochelle. Dunque ho seguito il nome delle vie più intriganti o divertenti e mi sono ritrovato rue Sardinerie verso il vecchio canale Maubert nel quartiere Saint-Nicolas a mangiare un piatto di crostacei sulla piazza de la Fourche, sotto un albero dei sigari tanto vecchio che non ne avevo mai visto uno così in vita mia. Dopo il ristorante, ho fatto una lunga passeggiata sul molo sud di La Rochelle tra la baia e il porto turistico dei Minimes. A destra, sull’altra sponda, il sole tramontava dietro la Tour de la Lanterne. Ho proseguito sul molo, poi ho preso la passerella Nelson Mandela che collega il molo alla diga del Bout Blanc e sono andato tutto all’estremità per vedere la luce del faro di Chauveau, lontano a Ovest, in pieno mare. Piovigginava. Durante un certo tempo, mi sono messo a osservare tre pescatori che lanciavano instancabilmente lontano nelle onde della baia le loro lucciole fluorescenti prima di ricuperarle. Piove. Una notte senza, ho pensato. Li ho salutati con un cenno del capo, era tempo per me di tornare verso le luci della città. Prima di imboccare il molo, dietro la Tour Saint-Nicolas, mi aveva già fatto degli occhiolini la guinguette la Belle de Gabut. Il sito fa pensare, in dimensione più modesta, al progetto Darwin nella vecchia caserma Niel di Bordeaux. Insomma Un covo di artisti e di writer dove si possono ascoltare gruppi musicali, ballare, cenare, farsi un bicchiere, giocare alle carte, vedere degli spettacoli. Perché no? ho pensato. Dopotutto la notte è giovane e sono in vacanza. Due birre più tardi e mentre ascoltavo dei tizi rifare il Mondo, mi è venuto una certezza: Non conosco la città e dopo le birre e il vino bianco del ristorante, non ritroverò mai più l’albergo….
Presto, l’indomani mattina, sono già sul porto a prendere una colazione alla terrazza di un bar. Fortunatamente ha smesso di piovere e la giornata si annuncia splendida. Ci sono già i primi corridori e i vecchi che passeggiano con il cane. Mi diverto perché tutta questa gente fa gli slalom tra i camion dei netturbini che raccolgono i rifiuti o che lavano la strada. Anch’io ho l’intenzione di fare una passeggiata questa mattina, ma non in mezzo ai rifiuti. Lungo il molo opposto a quello di ieri sera e che comincia dietro la tour de la Lanterne. La rue des deux moulins, la spiagga comunale de la Concurrence, il viale du Mail e i resti dei bastioni settecenteschi costruiti da Vauban. Ma prima di tutto, vorrei visitare la tour de la Lanterne e volevo già andarci appena sono arrivato ieri. Credo sia la cosa più stupefacente che scopre un abitante del Médoc sbarcando a La Rochelle. Figuratevi che loro hanno questo torrione medievale con i suoi merli e beccatelli e la sua impressionante guglia gotica che assomiglia come due gocce d’acqua al monumento più bello e mitico del nostro Médoc: il faro di Cordouan. Ma non il nostro faro di Cordouan moderno, ma quello medievale che conosciamo solo attraverso vecchie stampe. Anche la tour de la Lanterne è un faro come il suo nome lo indica, ma fu anche un abominevole carcere nel corso della storia dove furono internati cattolici o protestanti durante le guerre di religione che devastarono La Rochelle nel XVII secolo; marinai e corsari francesi, inglesi od olandesi durante tutto il XVIII secolo; briganti vandeani e altri superstiziosi durante la Rivoluzione francese. Dunque dopo la colazione, mi prendo un biglietto per visitare la tour de la Lanterne. Avete in mente Edmond Dantès e l’abate Faria, rinchiusi nel castello d’If al largo di Marsiglia, nel Conte di Montecristo di Alexandre Dumas? Ero un po’ in questo stato d’anima penetrando nella Tour de la Lanterne. Salendo i quattro piani si scopre che i marinai incarcerati in questo cilindro hanno lasciato dei messaggi incisi ovunque sulle pareti. Talvolta sono semplici graffiti incisi con un nome, una data, i giorni e gli anni passati in carcere; ma talvolta sono addirittura delle opere d’arte scolpite nelle pietre e che raffigurano le loro navi e la speranza di un giorno potere lasciare libero questo inferno. Commuovente. Peccato che la maggioranza della gente che sta visitando la torre lo faccia, non per la storia di La Rochelle, ma per il panorama su La Rochelle in cima. Dopo la visita della tour de la Lanterne e la passeggiata, faccio un giro al vecchio mercato. C’è gente che va a La Rochelle per l’acquario, io ci vado soprattutto per verificare che il prezzo del pesce è ridicolo a La Rochelle come dicono tutti i bordolesi che tornano da un soggiorno in questa città…
Una cosa davvero simpatica da fare a La Rochelle è di andare a trascorrere una giornata al mare. Ovviamente c’è la spiaggia comunale in fondo della baia, ma è come andare a fare il bagno sul porto di Audenge sul Bacino di Arcachon. Quindi meglio andare alla spiaggia dei Minimes sull’oceano. Ci sono due possibilità: attraversare a piedi il porto di turismo per raggiungerla o prendere il vaporetto elettrico che ci porta in una ventina di minuti per tre euro. Non vale le nostre spiagge del Médoc perché sull’altra sponda avete la veduta sul porto industriale di La Pallice e d’altronde gli abitanti di La Rochelle frequentano le spiagge di Chatelaillon che è una stazione balneare molto più a Sud dalla spiagga dei Minimes. Però se non avete un mezzo di trasporto, va bene la spiaggia dei Minimes. Una cosa davvero meravigliosa da fare su questa spiaggia e di seguire il sentiero litorale sulla falesia pieno Sud verso Chatelaillon. Non ho mai visto una cosa del genere. Un giardino dell’Eden. Una profusione incredibile di fiori. Non potete immaginare cosa sia questo sentiero prima di l’aver seguito con le onde turchese dell’Oceano Atlantico che battono la falesia. Senza dubbio per me, il più bel posto di La Rochelle. Una cosa intrigante per qualcuno di Bordeaux e che dalla falesia si vede, in mare, una “cabana chancada” come si dice in guascone cioè una cabana su palafitte come le due che abbiamo ad Arcachon sull’isola agli uccelli e che simboleggiano insieme alla duna del Pilat il Bacino di Arcachon. E bene, figuratevi che questa cabana chancada è la replica di un faro reso famoso dall’ultimo romanzo di Jules Verne: Il faro in capo al Mondo. Il faro non è nato dall’immaginazione fertile di Jules Verne, ma è veramente esistito e fu edificato nel 1884 sull’isola degli Stati al largo del Capo Horn. Poi abbandonato nel 1902 tanto le condizioni di vita erano inospitali su questo lembo di terra. Il faro in capo al Mondo cade nel dimenticatoio durante 90 anni. Poi, nel 1993, un abitante di La Rochelle, un po’ avventuriero, riscopre i suoi resti. L’anno seguente lui lancia il progetto di ricostruire con una piccola squadra di dieci persone il faro del capo del Mondo sull’isola degli Stati nonché una sua replica che potrebbe illuminare le coste della vecchia Europa all’alba del terzo millenario. Nel 1998 si riaccendeva la lanterna del faro del capo al Mondo e il primo gennaio 2000 gli rispondeva la sua replica dal vecchio continente. C’erano già posti che avevo voglia di scoprire dopo la lettura di un libro e, ora, mi accorgo che ci sono posti che mi danno voglia di leggere vecchi libri di Jules Verne! 😉