Sogno di un rapimento a Margaux!

 

Guidavo sulla strada di Margaux e ho visto quel tizio sul ciglio della strada che scattava un vigneto con dietro il suo castello da operetta. Un turista ho pensato. Mi sono fermato alla sua altezza e gli ho fatto il gesto imperativo di salire sull’auto. Non faccio niente di male, lui ha tentato di giustificarsi, trascorro un paio di giorni a Bordeaux e volevo solo scattare qualche foto dei castelli di Margaux…L’ho tranquillizzato dicendogli che non era un vero rapimento, ma che volevo solo mostrargli qualcosa. Un rapimento floreale ecco cosa le propone. Un pazzo, uno di quei selvaggi abitanti del Médoc di cui mi hanno parlato a Bordeaux, doveva pensare di me il tizio. Dopo qualche chilometro, ho parcheggiato l’auto sul cammino all’ingresso della palude. Ho aperto il bagagliaio e ho dato al tizio un paio di stivali da pioggia per non rovinare le sue scarpe di parigino. Le vipere, ho detto. Lui è diventato bianco come un lenzuolo funebre. Scherzavo, l’ho rassicurato. Abbiamo imboccato il sentiero e dopo appena una centinaia di metri l’ho sentito preso dall’emozione davanti a tutta questa bellezza. Campanellini estivi che fioriscono per milioni, ho risposto prima che lui mi faccia la domanda. Abbiamo fatto un piccolo giro nella palude senza dirci una parola, poi l’ho riportato dove l’avevo trovato, davanti ai ceppi di vite che puzzavano di pesticidi. Lui ha ringraziato. Di niente, ho detto, volevo solo mostrarle qualcosa di unico nel Médoc che si svolge a Margaux in aprile…

L’indomani, sto guidando sulla strada di Margaux quando vedo un tizio sul ciglio scattare un vigneto e mi torna in mente il mio sogno della notte. Lo stesso vigneto con dietro il suo castello da operetta. Forse è lo stesso tizio, mi dico. Oppure è solo che tutti i turisti si fermano sempre in quel posto per i loro scatti. Non mi fermo per proporgli di fare un giro nella palude. Mi trovo la scusa che non ho il tempo, ma la verità è che sono troppo civilizzato per rapire qualcuno. Continuo dunque la mia strada e lo lascio scattare il suo mucchio di legno di vite mentre, a qualche chilometro, c’è lo spettacolo incantevole della fioritura di milioni di campanellini estivi, un rapimento che lui non vedrà mai…

 

 

Botanica: Arbusto delle innamorate e vite del Diavolo.

 

Paesaggio tipico del Médoc e delle lande di Guascogna in primavera con i suoi ginestroni che fioriscono a milioni e che rompono la monotonia delle pinete industriali. In francese, il ginestrone si dice ajonc (la lettera c non si pronuncia) e nel Médoc lo chiamiamo jaugue (si pronuncia jog con un o apertissimo). Forse sapete che il ginestrone fiorisce in tutte le stagioni e quindi potete venire da noi in pieno inverno e vedrete comunque dei ginestroni fioriti. Una volta, questa particolarità del ginestrone aveva dato un bellissimo detto sulla riva destra della Gironda sotto la forma di un indovinello. E alla domanda rituale: In quale stagione il ginestrone non è in fiore? La gente rispondeva: Quando le donne non sono innamorate! Che è un modo di dire che il ginestrone fiorisce tutto l’anno. Nello stesso ordine di idee, gli innamorati giuravano di amarsi finché i ginestroni fioriranno cioè per sempre. Il ginestrone è endemico in tutto l’ovest della Francia e, in Bretagna, hanno una leggenda divertente a proposito delle fioritura perpetuale del ginestrone. Forse sapete come questi fottuti bretoni sono credenti e non sono affatto pagani come noi altri abitanti del Sud-Ovest della Francia. E dunque immaginate le difficoltà del Diavolo durante le sue campagne di reclutamento. Il povero viveva proprio un calvario. Tutti i bretoni morivano in Grazia di Dio e andavano direttamente in Paradiso e lui, il Diavolo, non ne poteva proprio più di questi fottuti baciapile di bretoni. Tanto disperato dalla situazione il Diavolo che, alla fine, lui si reca alla porta del Paradiso per lamentarsi presso Dio. Dunque Dio ha pietà del collega e fa un patto con lui e gli accorda le anime di tutti i bretoni che morirebbero quando la landa non sarebbe in fiore. Il Diavolo, che, come al solito, non si rende conto che l’altro l’ha preso in giro, ridiscende su terra sfregandosi le mani di contentezza: eravamo in dicembre e il tizio pensava che il ginestrone avrebbe smesso presto di fiorire. E invece niente. I mesi passavano e c’era sempre un angolo della landa dove i ginestroni erano coperti di fiori d’oro. Ma non è detto che il Diavolo si lascia abbindolare così da un vecchio barbuto. Il Diavolo fa qualcosa di davvero simpatico a tutti gli abitanti del Sud-Ovest della Francia. Il tizio si mette a fare il viticoltore e a coltivare la vite tutto intorno alla Bretagna. E come lui la curava in modo attento e che il calore del suo corpo faceva maturare meravigliosamente bene l’uva, la vendemmia fu tanto abbondante che, per venderla, il Diavolo fu “costretto” ad aprire cabaret; e ne aprì anche sul cammino del Paradiso. I bretoni che continuavano ad andarci perché la loro fottuta landa era tutto l’anno fiorita, non resistevano e si fermavano per farsi un bicchiere di vino. Per alzare il gomito, i bretoni non sono gli ultimi e noi altri del Sud-Ovest della Francia passiamo addirittura per astemi nei loro confronti. Dunque il Diavolo afferrava i bretoni che uscivano ubriachi fradici dai suoi cabaret e li portava in inferno…Che meraviglia il nostro arbusto delle innamorate che ha dato il gusto del vino a questi fottuti bevitori di paglia che sono i bretoni e ha permesso loro di vivere in Paradiso. 😉

La Francia? Un Paese nato per colpa della fioritura degli iris palustri!

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Estuario della Gironda. A perdita d’occhio, la fioritura degli iris nella palude dietro casa mia.

Durante la nostra Storia, noi bordolesi, siamo stati invasi da quasi tutti i popoli barbari che hanno vissuto su questo pianeta: galli, romani, vandali, visigoti, franchi, saraceni, normanni, francesi. Dal V secolo fino al VI secolo, furono i Visigoti ad impadronirsi di Bordeaux e della regione Aquitania ed a creare un regno che andava da Tours fino a Gibilterra ed dall’Atlantico fino al Rodano e alla Provenza odierna. Tranne la Bretagna e il regno di Borgogna, tutto quello che era tra la Loira e il Reno era il regno dei franchi. Il regno dei visigoti era quello della religione ariana quindi erano eretici agli occhi del clero cristiano ed a quelli del re dei franchi, Clodoveo, che si era convertito al cattolicesimo qualche anno prima. Dunque Clodoveo, con il sostegno della chiesa, si decide a levare il suo esercito per conquistare l’Aquitania, liberare i buoni cristiani che vivevano sotto il giogo dei visigoti e instaurare la supremazia della Chiesa. Adesso, siamo nella primavera del 507, nella zona a nord di Bordeaux che si chiama la Vienna, non lontano da Poitiers, in un paese che si chiama Vouillé, quasi sul confine tra i due regni. Clodoveo è in difficoltà, i visigoti avanzano facendo a pezzi il suo esercito e sono loro che stanno per conquistare il regno dei Franchi se Clodoveo non cambia di strategia. Come fare per sorprendere il nemico mentre c’è un fiume che separa i due eserciti? Il tizio ha bisogno disperatamente di un miracolo come durante la battaglia di Tolbiac, di un segno divino, e mentre sta passeggiando lungo il fiume per lasciarsi andare ai suoi pensieri funesti, lui nota in mezzo al fiume degli iris palustri in fiore. E lui capisce che l’acqua non deve essere profonda in questa zona – già la leggendaria perspicacia francese – e che dovrebbe essere possibile di fare passare a guado il suo esercito nascondendosi tra gli iris. I franchi sorprendono i guerrieri visigoti e Clodoveo uccide il Re Alarico e subito dopo è lo sbandamento dell’esercito visigoto. La strada verso Bordeaux è libera. La Gallia sta per diventare la Francia e l’iris palustre è preso da Clodoveo come distintivo. Notate che la Storia è sempre scritta dai vincitori quindi possiamo immaginare che l’esercito franco era allo sbando e che Clodoveo ed i suoi uomini si erano semplicemente rifiugiati tra gli iris quando hanno avuto la fortuna di vedere il Re Alarico passare a prossimità. La sola cosa che è sicura in questa battaglia, è questa storia di iris che ha cambiato il senso della Storia! D’altronde, dopo l’episodio, l’iris palustre è diventato il simbolo dei Re di Francia, poi nei corsi dei secoli, l’emblema è stato alterato fino a diventare un orrendo giglio puzzolente!