Médoc: Un pomeriggio nella foresta di rododendri di Saint-Queyran!

Due anni fa, fu la mala jornada come la chiamiamo pudicamente in guascone. Questa maledetta giornata del primo novembre 1450 dove noi bordolesi, assediati da mesi dall’artiglieria francese, disperati e affamati, siamo usciti da Bordeaux per fronteggiare questo bastardo francese di Carlo VII e il suo esercito nelle grandi paludi a Nord di Bordeaux. Siamo stati tagliati a pezzi dai cannoni francesi e il nostro sangue ha colorito di rosso tutti i fiumi del Sud Médoc. Dopo cento anni di guerra, non resta quasi niente della nostra cara Guascogna e dire che abbiamo dato dei Re all’Inghilterra! Ormai l’Aquitania è ridotta a Bordeaux e alle sue lande. Abbiamo fatto finta di accettare l’autorità di quei maledetti francesi aspettando di ricostruire le nostre forze e abbiamo segretamente chiamato in aiuto i nostri alleati inglesi. Il 22 ottobre 1452 è stata una doccia fredda quando è sbarcato a Bordeaux un esercito inglese di solo 4000 uomini con alla loro testa John Talbot. E invece il vecchio leone inglese che ha terrorizzato i francesi per decenni ha saputo galvanizzarsi con le sue parole ed è stato un grande giorno di festa nelle vie di Bordeaux. Abbiamo ripreso speranza perché il nostro vecchio Talbot vale dieci Carlo VII e ognuno valoroso guascone più di mille soldati francesi alla guerra. Battaglia dopo battaglia, abbiamo respinto gli invasori e riconquistato una dopo l’altra tutte le città della Gironda. La guerra si è spostata all’Est della Gironda durante l’estate 1453. Non abbiamo abbastanza uomini per difendere il nostro territorio e i mercenari francesi ne hanno approfittato per invadere di nuovo il Médoc. Qualche giorno fa, abbiamo ricevuto una notizia terrificante. Il borgo di Saint-Queyran è stato rasato al suolo da questi maledetti francesi. Una nuova mala jornada. Gli abitanti sono stati tutti sgozzati, eviscerati, impiccati. Uomini, donne, bambini. Nessuno è sopravvissuto al saccheggio. Il prezzo da pagare per il nostro tradimento ha ridacchiato il bastardo francese. Allora noi che abbiamo già perso tanto, in quel bel giorno di luglio, in un campo in riva alla Dordogna, davanti alla città di Castillon, c’è ne freghiamo alla grande di questo fottuto Carlo VII e della sua artiglieria, del tradimento del Re d’Inghilterra che non ci invia mai i rinforzi promessi e che ha abbandonato il buon Talbot. Noi ci crediamo e ci crederemo fino al nostro ultimo soffio alla nostra vittoria finale. Oggi, molti di noi non vedranno la prossima vendemmia. Ma già il vecchio Talbot dà l’ordine dell’attacco e ci mettiamo a caricare allegramente i 300 cannoni puntati su di noi dai francesi….

Sto camminando nella foresta di Saint-Queyran seguendo il corso pigro di uno di quei fiumi colore ruggine che chiamiamo “jalle” nel Médoc. Il caldo è massacrante. Ci vogliono delle buone scarpe perché un incontro con una vipera è una cosa banale. Poi non ci vuole dimenticare la lozione antizanzare perché ce ne sono di quelle nuvole di zanzare lungo i fiumi che percorrono la foresta. Notate che è qualcosa che mi impongo perché avrei potuto tranquillamente restare al fresco sul bellissimo sentiero didattico forestale sistemato dal comune di Saint-Laurent, ma c’era presente un gruppo di escursionisti che parlava forte e io avevo bisogno di silenzio e di solitudine. L’immensa foresta di Saint-Queyran è conosciuta solo dalla gente della zona eppure è probabilmente la più bella passeggiata da fare nel Médoc a metà maggio. Figuratevi che dentro questa foresta tipica del Médoc c’è ne un’altra costituita da rododendri giganti che lanciano i loro rami verso il sole. Una bellezza quei rododendri da togliervi il fiato. Conosco altre foreste nel Médoc dove crescono  rododendri ed è sempre la sempre storia, a prossimità c’è uno château o un’antica proprietà e qualche rododendro, più temerario degli altri, è scappato verso la foresta. Ma davvero niente di paragonabile con quello che potete vedere a Saint-Queyran. Anche a Saint-Queyran si dice che all’inizio c’era una riserva di caccia di un ricco proprietario bordolese e che tutti quei rododendri centenari sono i soli resti di questa proprietà. Io non ci credo affatto che questi rododendri si siano misteriosamente naturalizzati in questo pezzo di foresta riparia persa in mezzo delle pinete industriali di pini marittimi. C’è qualcosa che viene da più lontano dietro. Una magia che sentite appena penetrate nella foresta. Non dubito che i rododendroni siano stati piantati nel XIX secolo da un ricco bordolese. Invece ho la certezza che sono gli antichi abitanti martiri del paese di Saint-Queyran che sorgeva in quel posto che li coltivano e che ci offrono tutta questa bellezza ogni anno in maggio.

Médoc: La fata dai capelli color ruggine!

La fontana che vedete sopra è quella di Bernos sul confine tra il Médoc dell’estuario e quello delle Lande di Guascogna. Forse è la più misteriosa fra tutte le fontane miracolose e guaritrici che pullulano in Aquitania. Misteriosa perché non si sa proprio niente della costruzione del muro che la circonda e della porta che permette di accedere. Si dice che i poteri magici della fontana risalgono ai tempi dei meduli cioè l’antico popolo celtico che abitava la penisola del Médoc ai tempi dei galli. Ma la fontana è stata un luogo di culto per altri popoli più antichi e oggi dimenticati, d’altronde oggetti preistorici di offerta e utensili in selce sono stati ritrovati a prossimità della fontana, nel letto del fiume. Misteriosa anche perché la fontana non è stata cristianizzata come la maggioranza delle nostre fontane guaritrici. Eppure siamo sul cammino di Compostela e i pellegrini hanno anche loro fatto delle offerte alla fontana per secoli, hanno bevuto la sua acqua benefica oppure hanno utilizzato l’acqua per curare i loro mali oppure rilassarsi dopo aver attraversato l’immensa palude ostile che era il Nord Médoc e prima di continuare attraverso la palude verso Bordeaux. Si dice che in questa fontana ci vive una fata dai capelli color ruggine. Questa fata sarebbe una principessa meduli che ci si sarebbe annegata, una sera, e i suoi capelli avrebbero colorato in ruggine l’acqua cristallina della fontana, del fiume e di tutti i fiumi del Médoc. Quindi non vi chiedete più perché l’acqua dei fiumi del Médoc è colore ruggine, avete la risposta. In inverno no, ma in estate è possibile che ci si incontrate la fata. Quindi è meglio andarci in giornata quando la fata dorme nel suo palazzo sotto la fontana e mai in crepuscolo. Le fate sono creature della notte. Se, per caso, ci passate una sera e che vedete una ragazza dai capelli rossi e vestita di bianco. E se lei, appoggiata al muro, si sta pettinando la sua chioma rossa guardando l’acqua. Dovete assolutamente continuare il vostro cammino discretamente senza fermarvi né parlarle. Altrimenti rischierete di fare una brutta fine perché non ci vuole mai disturbare una fata meduli che si sta sbrogliando i capelli. Avevo raccontato in un altro post come la gente di Guascogna usava le fontane miracolose per guarire di certi mali e quindi alla fontana di Bernos era esattamente la stessa cosa tranne che la gente preferiva usare gli spilli. La persona che chiede una guarigione si tocca la zona dolorosa con uno spillo, poi lo spillo è buttato nell’acqua della fontana sperando nell’intercessione della divinità. Non è una semplice offerta alla fata, ma un modo per sbarazzarsi del male che è trasmesso allo spillo. Mettiamo che un imbecille che passa davanti alla fontana ci tuffa la mano per raccogliere lo spillo, lui si prende il male e quello che ha buttato lo spillo è definitivamente guarito. La fontana di Bernos non è soltanto una fontana guaritrice o miracolosa, è una fontana che è anche chiamata “marieuse” in francese che sarebbe qualcosa come paraninfa in italiano. La fata avrebbe dotato l’acqua della fontana del potere di prevedere i matrimoni in ricordo dei giuramenti d’amore scambiati, sul bordo, con il suo galante quando lei era una principessa meduli. Dunque le ragazze del Médoc – quasi mai i ragazzi – che erano preoccupate da queste storie di matrimonio si recavano alla fontana per consultare la fata. In questo caso ancora si usavano gli spilli. La ragazza tornava la schiena alla fontana e gettava sopra la sua spalla sinistra due spilli nell’acqua. Poi lei andava a vedere il risultato. In caso in cui gli spilli erano incrociati nel fondo della fontana, significava che lei era sposata prima la fine dell’anno, altrimenti lei doveva aspettare l’anno seguente per consultare di nuovo la fata….Non mi ricordo le circostanze, ma ho raccontato il gioco degli spilli alle due figlie di mio fratello. E ora le due pesti mi pressano per andare alla fontana e gettare dentro degli spilli. Incrocio le dita e spero che la fata non mi faccia uno scherzo. L’una ha otto anni e l’altra quattordici anni! Comunque le due mocciose mi hanno rassicurato, non è per sposarsi che vogliono consultare la fata, ma per sapere se il padre vincerà al lotto!

 

 

 

 

 

Médoc: Un giorno all’isola Senza-Pane.

Médoc. La nebbia che avvolge tutto in questa mattina di fine settembre annuncia una giornata caldissima. Ho preparato il picnic compreso qualche bottiglia di vino. Non si sa mai e non ci vorrebbe morire di sete. In una curva della strada provinciale, lungo un vigneto, mi sembra indovinare uomini intorno a un’immensa tavola. Prendono una pausa per la collazione, penso, e presto torneranno a lavorare tra i filari. Tempo di vendemmia. Guardo l’orologio, non sono ancora le nove e non sono veramente in ritardo perché la nave parte solo alle dieci. Dal porto, diciamo piuttosto dal prato, non si vede la riva destra dell’estuario della Gironda. Un airone mattiniero sta pescando in un buco d’acqua mentre decine di egrette stanno ancora a letto negli alberi, ma dopotutto è domenica. Il sole scioglie gli ultimi banchi di nebbia e la nostra destinazione, incoronata da un’aureola azzurrognola, appare nel lontano: l’isola Senza-Pane! dico ancora l’isola Senza-Pane come gli  abitanti del Médoc, ma il suo nome ufficiale è da più di cento anni: l’isola Nuova (l’île Nouvelle). Nuova nel senso che sono due isole, l’isola Bouchaud a Nord e l’isola Senza-Pane a Sud, che sono separate solo da un piccolo braccio dell’estuario che è stato arginato nel mezzo del XIX secolo per fare una sola isola. L’isola Nuova fa sei chilometri di lunghezza per circa sei cento metri di larghezza. Notate che hanno ragione gli abitanti dell’estuario di continuare a chiamarle Bouchaud e Senza-Pane visto che dalla tempesta del 2010, le due isole sono di nuovo separate e che il dipartimento della Gironda ha deciso di non colmare la breccia per fare dell’isola Nuova una riserva naturale e ornitologica. Ai tempi della sua gioventù si diceva l’isola del piccolo Fagnard per l’isola Senza-Pane e l’isola del grande Fagnard per l’isola Bouchaud. (fagnard ha il senso di un mucchio di fango nel gergo locale). La nave solca le riche acque melmose dell’estuario. A destra, c’è la punta dell’isola Verde; di fronte, la piccola isola del forte Paté; a sinistra, il vasard di Beychevelle, l’isola Nuova e l’isola di Patiras più lontano a Nord. Ma forse vi state chiedendo perché ho parlato della gioventù dell’isola Senza-Pane? Allora, immaginatevi un po’ più di duecento anni indietro, diciamo in 1800, allo stesso posto di me sulla nave e guardate verso l’isola Senza-Pane e quella di Bouchaud. Cosa vedete? Assolutamente niente! Senza-Pane e Bouchaud non esistono ancora! Adesso, immaginatevi nel futuro, diciamo negli anni 2200, e forse la nave non solca verso Senza-Pane, ma verso un’isola che non conosco perché non è ancora nata. È questo l’estuario della Gironda. Un motto perpetuo. Una gigantesca macchina a creare delle isole e a farne morire altre. Duecento anni fa, c’erano altre isole sull’estuario, oggi inabissate, e che sono diventate quasi mitologiche per gli abitanti dell’estuario e sto pensando alle due più conosciute ancora e che sono l’isola di Trompeloup e quella de la Croûte. C’è una coppia inglese sulla nave e la donna mastica un po’ di francese. Lei mi dice che hanno dimenticato la lozione antizanzare all’albergo. Gliene propongo, ma lei non vuole accettare e devo veramente insistere. Due pazzi, penso.

Come nascono le isole della Gironda? È qualcosa di misterioso. Un alchimia tra elementi naturali che interagiscono tra loro. Ci vuole la melma cioè i milioni di tonnellate di sedimenti, di alluvioni, di limi che convogliano, ogni anno, i fiumi Dordogna e Garonna verso l’oceano. La melma si chiama in francese la “vase”. Ci vogliono tonnellate di sabbia, i venti, le maree e gli uccelli che portano la vegetazione. Un primo stadio della nascita di un’isola si chiama in gergo del Médoc, il “vasard” che è la stessa cosa che il “fagnard” cioè un mucchio di melma che si è agglomerato e che si sta sviluppando in un’isola. La parola ha anche un altro senso e tutte le isole che non sono abitate o arginate dall’uomo si chiamano “vasard” nell’estuario. Quindi avete il vasard di Plassac che è un’isola in formazione al largo di Blaye, ma anche il vasard di Beychevelle che è un’isola non arginata al largo di Beychevelle. Cammino sulla vecchia diga che circonda l’isola Senza-Pane. Osservo gli uccelli marini che campano nella palude e nella mangrovia a Sud e penso che hanno fatto bene gli inglesi di accettare un po’ di lozione antizanzare. Sull’isola Senza-Pane, siamo ancora in luglio e ci sono migliaia di libellule, farfalle e zanzare. E dire che non sono lontano da casa mia eppure sembra addirittura un altro universo! Sento delle cannonate sulla riva destra verso la cittadella di Blaye come se la città fosse sotto assedio. La stagione della caccia è iniziata, penso. Siamo sulla linea di difesa di Bordeaux creata da Vauban nel XVII secolo per impedire agli inglesi di riprendersi Bordeaux. Il catenaccio di Bordeaux come viene chiamato. Sulla sponda destra dell’estuario, la cittadella di Blaye. In mezzo al fiume, il forte dell’isola Paté. Sulla sponda sinistra, il Forte-Médoc. Dunque siamo circa un secolo più tardi, nel 1800 e cosa succede? L’isola Senza-Pane sorge quasi tra la cittadella di Blaye e il forte-Paté sulla linea di difesa di Bordeaux. Nel 1814, ai tempi di Napoleone, gli inglesi fanno il blocco dell’estuario. Il 3 aprile, una nave inglese, il Belzebù, si nasconde dietro l’isola Senza-Pane e si diverte a bombardare la città di Blaye per dieci giorni. Fort-Médoc che si trova a cinque chilometri sulla riva sinistra non è di nessuna utilità. L’apparizione di un isola ha distrutto tutta l’architettura difensiva immaginata da Vauban. Non c’è un albero e fa mille gradi sull’isola Senza-Pane. Forse sapete che queste terre alluvionali della Gironda sono le migliori del Mondo per il vino. E dunque verso gli anni 1850, la viticultura si sistema su Senza-Pane e Bouchaud con un’azienda vitivinicola per ogni isola. Due villaggi sono edificati con i suoi alloggi per gli operai, la casa dell’amministratore, la tinaia, la scuola per i bambini. Oggi, solo quello di Senza-Pane è perfettamente conservato e si visita. Al massimo hanno vissuto sessanta famiglie di îlout (il nome che si dà alla gente che vive sulle isole dell’estuario) durante l’età d’oro della viticultura sulle due isole, diciamo tra il 1850 e la prima guerra mondiale. Fa troppo caldo per restare sulla diga e d’altronde è l’ora del pranzo. Il solo albero dell’isola che fa un po’ di ombra è l’ippocastano centenario dietro la scuola dove sono state sistemate quattro tavole da picnic. Chiudo gli occhi e, dietro il vociare degli uccelli e delle rane, mi sembra sentire quello dei bambini îlout che giocano sulla diga. Mentre sto aprendo una bottiglia, arriva la coppia inglese. Lei ringrazia ancora per la lozione antizanzare. Niente, dico, ma scommetto che avete dimenticato anche il vino, ma questa volta non devo insistere troppo. Un giono sull’isola Senza-Pane.

 

 

Geografia: Qual è la differenza tra Garonna e Gironda?

Il fiume Gironda.

Un lettore mi chiede come si mangiano i cannelé. Con appetito risponderei. Ora una domanda più difficile dalla parte di un altro lettore: Che differenza c’è tra Gironda e Garonna? La domanda mi ricorda la prima volta che ho soggiornato in Italia e che ho scoperto esterrefatto, insieme alle patatine al forno, che gli abitanti di questo strano Paese chiamavano assolutamente qualsiasi corso d’acqua: FIUME. Mi lasciava assolutamente sbalordito questa cosa. La ragione ne è abbastanza semplice, credo. La parola fiume assomiglia alla parola francese “fleuve”. E io un “fleuve” ne ho uno, la Gironda, che fa fino a 11 km di larghezza quasi davanti a casa. Allora immaginate la mia stupefazione di sentire la parola fiume che associavo alla parola fleuve – e quindi a qualcosa di maestoso – per designare qualsiasi piccolo corso d’acqua. Era la cosa più strana e divertente del mondo. In francese facciamo una distinzione tra fiume (fleuve) e fiume (rivière). Dunque la Francia ha quattro fleuves cioè quattro grossi corsi d’acqua che si gettano in mare: la Senna, la Loira, La Gironda e il Rodano. Tutti gli altri fiumi vengono chiamati rivières perché sono sia affluenti dei fleuves sia non abbastanza importanti per meritare il nome di fleuve. Quindi a Bordeaux ci sono tre fiumi: La Garonna e la Dordogna che sono delle rivières e la Gironda che è un fleuve. La Gironda nasce al livello del Bec d’Ambès dall’incontro tra la rivière Garonna e la rivière Dordogna. Poi la Gironda è un fleuve particolare perché è un estuario cioè che è sottomesso due volte al giorno alle maree oceaniche su tutta la sua lunghezza. E noi, gente del Médoc, come chiamiamo la Gironda:  fleuve, estuario o Gironda? Noi diciamo semplicemente rivière come se fosse il piccolo corso d’acqua che scorre dietro la vostra casa. Strano, no? Probabilmente la leggendaria modestia della gente del Médoc. Va bene, la lezione è finita. Potete andare a prendere un’aspirina! 😉

I tre fiumi di Bordeaux al Bec d’Ambès. La Garonna a sinistra si unisce alla Dordogne a destra per formare la Gironda.

 

 

 

 

Médoc: Le damigelle degli ontani.

In giugno, nelle paludi del Médoc, è la stagione delle damigelle. Potete osservarle seguendo il corso dei fiumi tra ontani, piante carnivore e felci giganti. Vedete quei lampi con riflessi metallici blu o verdi sopra le acque rosse dei fiumi? Sono le damigelle che ballano o che giocano a rincorrersi. Osservate la loro danza indolente, i movimenti leggeri e sciolti delle nostre ballerine. Ammirate i loro abiti soffici, le loro ali di garza. Il vecchio Victor Hugo diceva: “la fremente libellula specchia i globi dei suoi occhi nello splendido stagno dove pullula tutto un mondo misterioso.” Bello, no? Ah questi poeti! Ora, osservate con i vostri propri occhi le belle damigelle. Avete notato? Non ballano le crudeli. Non fanno mai un movimento senza un’intenzione determinata e i loro voli non sono mai indolenti. Le damigelle sono sparvieri nel mondo degli insetti e passano il loro tempo a precipitarsi su zanzare e mosche che divorano in volo e risucchiano in un istante mentre i loro grossi occhi stanno già ad avvistare la prossima zanzara. Il loro appetito è insaziabile. E io di ringraziare le migliaia di damigelle-fate della palude che mi permettono di dormire la notte senza zanzare. 😉

 

Estuario: In autunno, sui fiumi dei bordolesi dove nascono i buoi macchiati!

In autunno, ci sono le grandi maree con coefficienti che superano i 110. Allora, la marea montante diventa enorme e risale tranquillamente l’estuario della Gironda che è largo quanto lo stretto di Messina (12 km di larghezza tra il Médoc e la cittadina di Talmont sulla riva destra). Quando l’estuario diventa più stretto, la marea montante comincia ad accelerare ad alta velocità. Man mano che l’estuario si restringe e che la marea montante incontra degli ostacoli come le isole in mezzo all’estuario, l’acqua montante si accumula e continua ad accelerare in modo pazzesco. Quando l’estuario si divide in due fiumi che sono la Garonna e la Dordogna, la marea montante è diventata un mostro che si sta riversando nei due fiumi bordolesi. Più i livelli dei due fiumi sono bassi e più la marea montante accelera. A quanti chilometri siamo allora dalla foce dell’estuario? Più di 120 km! se riuscite a concepire la cosa. E la marea montante continua a ingrossare e ad accelerare. Quando la marea montante urta a piena velocità il corrente naturale dei due fiumi cioè un po’ prima la città di Libourne per quanto riguarda la Dordogna e al livello della città di Langoiran per quanto riguarda la Garonna, allora nasce il bue macchiato (è il senso della parola “mascaret” in guascone). State a guardare le acque calme del fiume e sentite il suo muggito da lontano, qualcosa che vi dà la pelle d’oca. Allora lo vedete arrivare al galoppo – due metri e mezzo al garrese, il manto limoso -,  rotolare, impennarsi, rovesciare tutto sul suo passaggio, urtare le sponde del fiume in un chiasso del diavolo, varcare l’ultima ansa come uno tsunami o un treno impazzito. Allora, mentre la natura si scatena intorno a voi, in mezzo alle acque dei due fiumi che attraversano quei paesi famosi per i loro vini di Saint-Emilion o di Sauternes, tanto lontano dall’oceano atlantico, vedete qualcosa di completamente surreale: dei viticoltori-surfisti che hanno lasciato per un momento la vendemmia e che aspettano di potere cavalcare il bue macchiato e di domarlo. Certi riescono durante qualche secondo, i più bravi riescono a cavalcarlo per una decina di minuti! Questo fenomeno eccezionale del Mascaret, potete vederlo solo sull’estuario della Gironda in Francia perché solo gli estuari che sono rimasti selvaggi possono proporlo e si contano sulle dita della mano nel Mondo. Quindi se venite a Bordeaux in autunno, non dimenticate gli orari delle maree.

Estuario: Le maree a Bordeaux!

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Cari amici turisti che venite a Bordeaux da Paesi dove non esistono le maree, che Bordeaux sia al Sud e la foce del fiume al Nord non ci cambia proprio niente. Quando il corrente dei fiumi bordolesi va verso l’oceano Atlantico: la marea scende; e quando il corrente va verso Bordeaux: la marea sale. Mi dispiace è una delle mie rare certezze nella vita quindi è completamente inutile di tentare di convincermi del contrario.  😉