Bordeaux: Furia francese, mal di Napoli e atteggiamento enigmatico del turista italiano a Bordeaux!

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La Porta Cailhau vista dai moli di Bordeaux.

Perché tutti gli italiani che visitano Bordeaux scattano la Porta Cailhau che vedete nelle due immagini? Non si studia la Storia in Italia? Per me che sono bordolese è davvero qualcosa di strano ed enigmatico da osservare. Questa Porta (una volta ospitava anche dei cannoni puntati sulla città di Bordeaux ed i suoi abitanti ribelli) è stata edificata tra il 1493 e il 1495 e commemora quello che Machiavelli ha chiamato la “Furia francese” e che è probabilmente l’espressione italiana più usata nella lingua francese (anche se è sconosciuta in Italia). La Furia francese è questa tempesta che si è abbattuta sull’esercito italiano coalizzato, a Fornovo, il 6 luglio 1495. Allora, perché, cari visitatori italiani di Bordeaux, scattate una porta alla gloria di un massacro terrificante di italiani perpetrato da questo psicopatico di Carlo VIII? Io – d’accordo sono un po’ rancoroso – ma quando vedo una statua di Giovanna d’Arco o qualcosa che raffigura Carlo VII, il nonno, il bastardo francese che si preso Bordeaux e la Guascogna nel 1453, non faccio uno scatto, lancio una maledizione! 😉

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La porta Cailhau vista dall’interno di Bordeaux.

Carlo VIII di Francia ha portato a casa due souvenir dalla sua gita in Italia: l’espressione italiana “Furia francese” e la sifilide…ma iniziamo dall’inizio e ascoltiamo cosa ci racconta la Porta Cailhau che commemora la famosa battaglia di Fornovo! Nel 1454, la pace di Lodi – mettendo fine allo scontro fra Venezia e Milano – ha ratificato la divisione dell’Italia in Stati regionali. Adesso, cari lettori, facciamo un salto nel tempo fino all’anno 1494 dove sta per iniziare la prima guerra d’Italia. Erede dei diritti dinastici della casa d’Anjou, il Re di Francia Carlo VIII  rivendica la corona del regno di Napoli, possesso angioina fino alla presa del potere dagli aragonesi nel 1442. Carlo VIII è fortemente incoraggiato in questa impresa da Ludovico Sforza detto il Moro, reggente del ducato di Milano, che vuole sconvolgere lo status quo della pace di Lodi. Questo tipo di manovra politica si chiama: lasciare entrare il lupo nell’ovile. Ma, l’amico Ludovico era detto il “Moro” e non il “Furbo”, no? Malgrado le reticenze dei suoi consiglieri, Carlo VIII in cerca di gloria e di divertimento, non può lasciare  passare l’occasione offerta da Sforza di impadronirsi dell’Italia, sarà sempre tempo, una volta in Italia, di sbarazzarsi di questo imbecille di Sforza. Il più potente esercito mai visto in Europa è formato. Alla fine di agosto, 12000 fanti (di cui 6000 svizzeri e 3000 guasconi), 3000 cavalieri e 70 pezzi di artiglieria varcano le Alpi. Veloce e sparando palle di metallo, l’artiglieria francese è la più moderna del Mondo. D’altronde gli ambasciatori italiani hanno avvertito i loro padroni a proposito di questi cannoni diabolici che possono annullare qualsiasi fortificazione. Adesso può cominciare la conquista e il massacro. L’otto settembre, per opporsi ai  francesi, gli aragonesi tentano uno sbarco vicino a Genova. Sono disfatti dalla flotta di Luigi d’Orléans a Rapallo; è solo un assaggio. L’indomani, Carlo VIII giunge Asti, possesso francese in Piemonte. Dopo una breve pausa, inzia l’infernale “discesa” del suo esercito verso Napoli. Guidati dai bastardi Louis II de la Trémoille e Pierre de Rohan de Gié, i francesi terrorizzano letteralmente gli italiani con il loro modo di combattere. Il 20 ottobre, il borgo della città di Mordano (in Romagna) rifiuta di aprire le sue porte. In qualche ora, il borgo è rasato al suolo dall’artiglieria e la popolazione integralmente massacrata. Stessa sorte per Fivizzano in Lunigiana il 26 ottobre. Questa follia omicida incita Pietro de’ Medici a cedere tutte le sue fortezze in Toscana e ad aprire il porto di Livorno alla flotta francese. Il 17 novembre, il Re di Francia entra trionfalmente a Firenze. Savonarola che odia i Medici ci vede un segno divino. Carlo VIII non perde tempo e entra a Roma il 31 dicembre. Dopo un omaggio al Papa Alessandro VI, l’infernale francese esige la consegna di ostaggi di cui il proprio figlio del sovrano pontefice, Cesare Borgia (i Papi facevano figli allora). Siamo in febbraio 1495 ei francesi invadono il regno di Napoli. Il 10, Monte San Giovanni, rimasto fedele agli aragonesi è ridotto in cenere da la Trémoille. Il Re di Napoli, Ferdinando d’Aragona, sfugge precipitosamente e tutte le città della regione si arrendono allo stendardo al giglio. 22 febbraio. Sotto le acclamazioni della folla, Carlo VIII entra in Napoli a dorso di mulo presentandosi in umile difensore della Chiesa piuttosto che in trionfatore. Una guarnigione che teneva ancora il Castel Nuovo è sterminata dopo il bombardamento della fortezza. Il 12 maggio, Carlo VIII è incoronato Re di Napoli con tutti i fasti degni dei Cesari. Durante le feste che si succedono per settimane, i baroni francesi si arrangiano dei “matrimoni” con le fanciulle nobili e le ricche vedove napoletane. I soldati, loro, frequentano assiduamente i bordelli della città e sono tutti contaminati da una malattia propria a questa città, completamente sconosciuta in Francia e che loro diffonderanno in patria. Questa malattia è il mal di Napoli cioè la sifilide in italiano moderno. Inebriato dal successo, Carlo VIII perde le staffe e si sogna in Re di Gerusalemme e intavola dei negoziati con il papa per una nuova crociata. Però, da marzo 1495, dei negoziati segreti erano stati organizzati tra Venezia, il Papa e il ducato di Milano (finalmente, l’amico Sforza ha capito che Carlo VIII non si accontenterà del regno di Napoli) nello scopo di cacciare i barbari francesi che hanno fatto man bassa sull’Italia. L’occupazione e le estorsioni francesi sono di più in più difficile da sopportare per le popolazioni locali. Già dodici navi, cariche di tesori, hanno lasciato Napoli per Marsiglia. 31 marzo. Finalmente, gli italiani smettono di dormire e trovano un accordo, una Lega Santa antifrancese si costituisce e raggruppa la Repubblica di Venezia, il Ducato di Milano, gli Stati Pontefici, il Sacro Romano Impero Germanico e la corona d’Aragona…

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…Davanti all’attitudine minacciosa della Lega, Carlo VIII decide di tornare in Francia con il suo esercito, lasciando soltanto una guarnigione a Napoli. Il primo giugno, l’esercito francese è a Roma, abbandonata dal Papa. Il 13 a Siena. Il 27 giugno, i mercenari svizzeri dell’esercito francese saccheggiano la città di Pontremoli. Ci siamo, cari lettori, il 6 luglio è il giorno glorioso celebrato dalla Porta Cailhau di Bordeaux. Siamo nel paese di Fornovo, i francesi, esterrefatti, scoprono una gigantesca armata che sbarra la strada verso il Piemonte. Dietro il fiume Taro, 30000 uomini della Lega sotto gli ordini del condottiere Francesco II Gonzaga, sono radunati e aspettano i francesi. Di fronte, meno di 9000 francesi di cui molti sono esauriti dalla sifilide presa nei bordelli di Napoli. Gli italiani hanno un vantaggio enorme, piove ed i francesi non possono usare la loro artiglieria. Lo scontro inizia verso le nove. Gonzaga riesce una manovra straordinaria varcando il fiume Taro in un posto guadabile per attaccare la retroguardia francese. Ma, invece di approfittare di questo vantaggio, i mercenari veneziani e gli stradiotti albanesi si mettono a saccheggiare i bagagli francesi. Carlo VIII ha il tempo di fare dietrofront con la sua cavalleria pesante e si mette a caricare in modo spaventoso l’esercito italiano, una mischia sanguinosa e confusa in cui i francesi diventati completamente pazzi per gli effetti della sifilide, tagliano letteralmente a pezzi i soldati italiani. Verso le dodici, i 9000 francesi hanno messo in fuga l’esercito della Lega che scappa verso Parma. Tra gli eroi francesi, un ragazzo di 18 anni ha catturato la bandiera veneziana, si tratta di Bayard, che diventerà il cavaliere senza macchia e senza paura. Le settimane che seguono, Venezia rivendica la vittoria mentre l’esercito della Lega ha perso più di 4000 uomini. I francesi, loro, hanno perso meno di 200 uomini e possono continuare tranquillamente la loro strada verso il nord. Machiavelli userà di un’espressione: la Furia Francese,  entrata nella lingua francese per dire la sua ammirazione per questi irresistibili francesi che sul campo di battaglia hanno sconfitto un esercito di 30000 uomini. Il 15 luglio, l’esercito francese raggiunge Asti senza incontrare di resistenza. Il 9 ottobre, dopo la ripresa di Napoli da Ferdinando con l’aiuto dei veneziani, la pace di Vercelli è firmata mettendo fine alla prima guerra d’Italia.