Domenica 15 ottobre. Nella serie: La duna del Pilat non è il più bel posto del Bacino d’Arcachon, oggi vi porto sul comune di Le Teich che è situato sul delta della Leyre; la Leyre essendo il fiume principale che sfocia nel Bacino di Arcachon. Le Teich è un paese tipico del parco regionale delle Landes di Guascogna. Una volta, ci si svolgeva un pellegrinaggio importante perché c’è una di queste fontane miracolose che sono comuni in tutti quei Paesi di Guascogna, quella è dedicata a San Giovanni ed era una tappa obbligatoria per i malati della regione che si recavano a Lourdes. Forse un giorno ci andiamo, la fontana è nella foresta sull’antico cammino di Compostela e, anche se oggi la fontana non eroga più acqua, visto che l’acqua veniva dalla Leyre, faremo un bagno nelle acque ferruginose del fiume. Oggi, Le Teich è conosciuto soprattutto per la riserva ornitologica, situata nel cuore del delta, e dove potete osservare quasi tutti i tipi di uccelli marini che frequentano il Bacino di Arcachon. Io sono troppo tirchio per pagarci l’ingresso o l’abbonamento e poi voglio farvi scoprire un altro posto di Le Teich dove nevica in ottobre, anche se la temperatura è di 30 gradi come oggi. Dunque quando arrivate sul parcheggio della riserva ornitologica, a destra c’è il porto, poi ancora a destra il laghetto che permette alla gente di bagnarsi quando c’è la bassa marea sul Bacino di Arcachon cioè quasi sempre in quei comuni del fondo del Bacino. E ancora a destra, dopo il ponte, c’è il domaine di Fleury che è un altra grande riserva naturale, ma che non è troppo indicata visto che, contrariamente alla riserva ornitologica, è gratis. È una delle mie passeggiate preferite sul Bacino di Arcachon. Un universo tra terra e acqua che è stato forgiato dall’uomo nel corso dei secoli: canneti, serbatoi da pesci, polder, cateratte che permettono di gestire gli innumerevoli canali che irrigano la riserva, prati salati, campi dove pascolano cavalli e mucche. È il reame delle garzette, dei cigni e delle cicogne e anche quello dei cacciatori di anatre. In ottobre, quando camminate sull’antica diga che serpeggia tra i serbatoi da pesci, fioriscono quello che chiamiamo i cotonnier (Baccharis halimifolia è il suo nome latino) che tradurrei con falso cotone, un altro nome di quell’arbusto in francese è senecio in albero, ma qui diciamo solo cotonnier. L’arbusto americano è stato introdotto in Francia nel 1683 per la bellezza della sua fioritura e soprattutto perché resiste bene agli spruzzi del mare e la prova è che l’americano ha colonizzato tutti i bordi dei prati salati, delle dighe e tutte le zone salmastre del Bacino di Arcachon. Dunque in ottobre, migliaia e migliaia di cotonnier producono miliardi e migliaia di miliardi di “manine” come si dice nell’Amarcord di Fellini. È così che si riproduce la pianta, le palline di peli bianchi stopposi, leggere come l’aria, trasportano i semi della pianta. Un leggero soffio di zeffiro e comincia a nevicare, un vento un po’ più forte e vi ritrovate in piena tempesta di neve. Il cotone vi entra negli occhi, nelle narici, nella bocca, vi fa starnutare. Il cotone ricopre assolutamente tutto e talvolta le acque sembrano addirittura vestite di un pelliccia bianca e, sulla diga, avete l’impressione di camminare su una neve soffice. E voi che siete a osservare questa cosa, non potete che restare a godere davanti a questo spettacolo straordinario anche se sapete che non dovreste perché il cotonnier è una pianta altamente infestante, ma dopotutto non è colpa sua…
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Bacino di Arcachon: Invasione aliena in Guascogna!
Siamo sul comune di Le Teich nel fondo del Bacino di Arcachon, nel delta del fiume Leyre, fiume che nasce nel cuore delle Lande di Guascogna e che sfocia nel Bacino di Arcachon. Bellissima la fioritura di questa pianta acquatica che sta colonizzando, formando degli immensi tappetti gialli in estate e in autunno, tutti gli affluenti del fiume, prati umidi, stagni e laghi del delta. Non trovate? Sì, allora è la prova che anche un disastro ambientale può essere non privo di un certa bellezza! La pianta acquatica si chiama Jussie in francese – Jussie Ludwigia se volete fare gli eruditi – (Però non conosco il suo nome in italiano), Da noi, si dice più semplicemente il male giallo oppure la peste gialla tanto questa pianta è una tragedia per tutto il nostro fragile ecosistema. Notate che non è colpa della pianta sudamericana e lei non ha mai chiesto di diventare una pianta ornamentale per gli appassionati di acquariofilia e non è la pianta che da solo ha deciso di buttarsi dal suo acquario nel fiume Leyre. È tutta la colpa dell’uomo che, per guadagnare quattro soldi, ha introdotto l’alieno e ha modificato e squilibrato tutto l’ecosistema delle Lande di Guascogna. Forse pensate che sto esagerando parlando di disastro ambientale? Allora sapete che la Jussie cresce alla velocità della luce ed è tanto invasiva e infestante che la sua proliferazione è mortale per le piante acquatiche autoctone che non possono resistere a questa aggressione e quando la Jussie comincia a colonizzare un fiume, potete essere sicuri che è la fine della diversità floristica. Poi, nelle zone fortemente colonizzate dalla Jussie, i raggi solari sono bloccati e le carenze di luce e d’ossigeno fanno crepare tutta la fauna locale (il fenomeno si chiama eutrofizzazione). I pesci, gli insetti, gli uccelli scompaiono. L’acqua non scorre più e muore. La melma dovuta alla decomposizione delle jussie in inverno ostruisce i canali e provoca l’interramento dei fiumi e degli stagni. Questa fottuta pianta resiste al gelo, alle malattie e non ha predatori. Fino a qualche anno, i ricercatori pensavano che le Jussie si riproducessero solo per frammentazione, poi si sono accorti spaventati che anche i semi permettevano la riproduzione. Abbiamo perso la guerra contro le Jussie e ci resta solo gli occhi per piangere. Tutto quello che possiamo fare ora, è tentare di limitare la sua proliferazione e di consolarsi un po’ perché la Jussie non cresce all’ombra e quindi le acque della Leyre sotto la sua famosa foresta galleria non sono colpite dalla peste gialla…
Bacino di Arcachon: la duna del Pilat non è il più bel posto del Bacino di Arcachon!
Forse dovrebbe esserlo poiché ci sono milioni di turisti, ogni anno, che scalano la duna per ammirare il panorama mozzafiato sull’oceano, il Bacino di Arcachon e la foresta delle Lande di Guascogna e forse lo è. Ma, io, preferisco quello che gli abitanti della zona chiamano: i fondi del Bacino cioè tutta la riva orientale del Bacino di Arcachon e in particolare tutta la riva Sud-Est, tra Audenge e Le Teich, che forma il delta della Leyre. Penso che tutta questa zona, in cui il fiume Leyre si mescola alle acque dell’Oceano Atlantico, sia il posto più magico di Arcachon ed è la ragione per cui ho deciso di portarvi ad Audenge a fare un giro nella riserva naturale di Certes e Graveyron che è la mia passeggiata preferita sul Bacino di Arcachon. Dico una passeggiata, ma prevedete delle buone scarpe e qualcosa da bere perché la riserva naturale fa quasi 600 ettari e il giretto di Certes, lungo i vecchi serbatoi da pesci e la riva del Bacino fino al porto di Lanton e il ritorno a Certes, fa una ventina di chilometri e dovete contare una quindicina di chilometri in più se fate il giro della riserva di Graveyron – La riserva di Certes e quella di Graveyron sono separate da un canale (un estey come diciamo in guascone per designare un fiume sottomesso alle maree oceaniche). Cosa mi piace di più a Certes? La solitudine. Siete come alla fine del mondo. Non c’è niente: prati salati che si estendono verso nord e Sud e tutti questi specchi d’acqua, laghi, stagni, fiumi, ruscelli che sono gli antichi serbatoi da pesci e che oggi sono un paradiso per gli uccelli di mare. E forse, se avete già letto il blog, sapete che ho una passione per gli uccelli e il Bacino di Arcachon è la principale via di migrazione degli uccelli in Europa quindi a Certes potete osservare più di 250 specie di uccelli di mare. A certes non c’è niente, nemmeno un albero, solo la vecchia diga che serpeggia tra tamareci rachitici e vecchi serbatoi da pesci quindi non vi consiglio la passeggiata in estate, potrete morire da un’insolazione o perdere la vista tanto la bianchezza del sentiero sulla diga è già accecante sotto il sole invernale. Non è un luogo che conosco in estate, lo frequento solo in inverno e d’altronde mi troverete raramente sul Bacino di Arcachon dopo Pasqua. Sono così, ho i miei luoghi secondo le stagioni. Certes fa parte di quei luoghi in cui vi dovete fermare ogni quattro passi perché vi dite che decisamente non è possibile che esistano luoghi di una tale bellezza su questo pianeta e io, quando ci vado, ogni volta sono colpito da una specie di sindrome di Stendhal e solo per andare alla punta di Branne mi prendono ore e devo sempre fare tutto il cammino di ritorno nel buio.
Andiamo fino alla punta di Branne per ammirare il tramonto invernale sopra la città di Arcachon e la duna del Pilat così mi farete un po’ compagnia, mi cambierà un po’ del chiasso delle egrette e degli aironi, poi per passare il tempo, vi racconterò la storia di questo luogo. Avete notato che ho una predilezione per i luoghi creati dall’uomo? La foresta landese, le dune costiere…ecc…e la riserva di Certes non fa eccezione e come le nostre dune ingannano e sembrano naturali, è la stessa cosa per la riserva di Certes: tutti questi laghi, specchi d’acqua, stagni che sembrano naturali a prima vista, sono stati scavati dagli uomini per guadagnare il loro pane. Oggi, la natura, i prati salati, gli uccelli stanno riconquistando quei luoghi e mi piace a pensare a tutte queste generazioni di uomini dimenticati che hanno lavorato sulla diga e mi viene sempre lo stesso pensiero: un giorno, quando le mie ossa saranno polvere e che l’ultimo uomo che mi avrà conosciuto morirà, allora l’Oceano Atlantico sommergerà la penisola del Cap Ferret e la riserva di Certes tornerà ad essere soltanto una vasta distesa di prati salati com lo era all’inizio del Mondo. Strano, no? Penso sempre alla mia morte quando vado a Certes.
Ma basta con lo spleen altrimenti non scrivo più niente e vi ho promesso la storia di quel luogo! Tutti questi laghi, stagni e specchi d’acqua che vedete in realtà sono dei serbatoi da pesci e ancora prima erano delle saline come quelle di Guérande o della Camargue. E se aveste la possibilità di sorvolare la zona, vedreste che tutti i laghi sono dei bacini rettangolari che misurano da 100 metri a 1 km e che formano un’immensa ragnatela che scintilla sotto il sole invernale, una forma geometrica perfetta che renderebbe gelosa tutti i giardinieri di Versailles. I fili di questa ragnatella sono le lingue di terra che separano i bacini e che vengono chiamate”gobbe” nel gergo di Arcachon e che servivano, una volta, a fare pascolare le mucche marine. Quando passeggiate sulla diga, siete sull’orlo esterno di questo labirinto tra la riva del Bacino di Arcachon e le saline. E davanti a questo spettacolo, vi chiedete come mai gli uomini sono riusciti a compiere questi lavori faraonici? Colpa di un uomo. Tutto nasce dalla volontà di un uomo dei Lumi, lettore dell’Enciclopedia e che era preoccupato di progresso sociale, economico e agronomico: Emery François de Durfort, marchese di Civrac, che possedeva tutte le terre del delta della Leyre, circa 120000 ettari tra l’isola di Branne (dove ci rechiamo), Audenge, la penisola di Graveyron, l’isola di Malprat, Le Teich, Gujan-Mestras e che, nel mezzo del XVIII secolo, è andato a trovare il bastardo dei Bourbons, Luigi XV, con il suo progetto di bonificare i suoi prati salati per convertirli in saline. Finalmente, Durfort è stato tanto convincente che il re lo dispensa di pagare le tasse sul sale pensando bene che Durfort non riuscirebbe mai a portare a termine il suo progetto. Non solo Durfort realizza tutti questi lavori colossali per bonificare i prati salati e scavare i suoi bacini, ma fa venire dei raccoglitori di sale dalle lontane Charente e comincia a vendere il suo sale. La rivolta romba dai produttori di sale delle altre regioni che non possono fare concorrenza a questo sale detassato di Arcachon e l’accordo che dispensava Durfort di pagare le tasse tra il 1768 e il 1773 non è rinnovato e Durfort si ritrova rovinato dai costi dei lavori intrapresi. Interessante questa storia delle saline di Arcachon, no?
Proseguiamo velocemente con questa storia di Certes e vediamo come le saline sono diventate dei serbatoi da pesci. D’altronde i serbatoi da pesci li trovate ovunque a ridosso del Bacino di Arcachon, non è qualcosa proprio alla riserva di Certes. Nel 1818, la tenuta di Durfort è acquistata da un negoziante bordolese, François de Boissière, che espande ancora le saline. Poi, il figlio nel 1843 decide che non è più possibile questa storia delle saline e ha l’idea di piantare dei pini marittimi per bonificare le paludi e di convertire le saline in serbatoi da pesci. Dunque il tizio fa sistemare tutta una rete di fiumi e di cateratte per sviluppare la sua attività di piscicoltura. In realtà, è molto semplice. Ad alta marea, i cefali, orate e altre anguille (che sono la grande specialità di Bordeaux) entrano nei serbatoi da pesci e sono intrappolati quando i pescatori chiudono le cateratte, poi basta dirigere i pesci nella ragnatela di laghi verso il centro dove i pesci sono allevati per tre o quattro anni. Quando volete nutrire i pesci, basta aprire le cateratte (senza dimenticare di mettere le grate, altrimenti i pesci scappano!) ad alta mare per fare “bere” i bacini e in inverno si fa “sbere” i bacini per pulire i bacini e ricuperare i pesci. È così che la città di Bordeaux veniva rifornita in pesci freschi fino alla seconda guerra mondiale e la famiglia Boissière si arricchisce con i soldi dei pesci e fa costruire lo château che vedete all’ingresso della riserva (il comune lo sta ristruttrando da anni) al posto della vecchia casa della famiglia Durfort. Dopo si è sviluppato la pesce in mare con i pescherecci che è più economica e i vecchi serbatoi da pesci sono stati abbandonati. Bene. Adesso, siamo arrivati alla punta di Branne (che non è più un’isola) e possiamo ammirare il tramonto su Arcachon, anche se i miei scatti non potranno mai restituire la bellezza di quel luogo.
Cliccate qui per scoprire la mappa della riserva di Certes-Graveyron sul Bacino di Arcachon.