In cui l’autore di questo blog nota che “bambini” ormai in francese si dice….

…Portatori sani! State attenti, cari lettori confinati, che di quei portatori sani di cui l’unico scopo, in quei tempi bui, è di infettarci ne avete forse nel vostro vicinato o peggio che siete abbastanza incoscienti per accoglierne addirittura a casa vostra. Io sono tanto terrorizzato da loro che appena sento quelli dei vicini ridere attraverso la finestra che dà sul giardino, che rinuncio ad andare dal panettiere per comprare il mio pane razionato quotidiano, tanto ho paura che mi intercettano sul cammino e che mi sputano i loro miasmi in faccia. Non vi lasciate abbindolare dai loro sorrisi e dalle loro coccole! Abbiate sempre in mente che dietro la maschera innocente di un portatore sano di meno di dieci anni si nasconde il peggio dei boia con le sue mani sporche e il suo alito fetido che vi invierà in terapia intensiva tanto velocemente che non avrete nemmeno il tempo di mormoreggiare “marmocchio schifoso”. No, non prendete rischi sconsiderati e chiudeteli a doppia mandata in cantina per la durata dell’epidemia, per la vostra salute e per permettermi – già che sono all’ultimo stadio della paranoia al secondo giorno del Grande Confinamento – di andare tranquillamente dal panettiere e di non soffrire la fame….

Correva l’anno 1358….

Jacquerie è il sostantivo un po’ generico che si dà in Francia alle insurrezioni popolari, ma, all’origine, il termine indica la terribile insurrezione contadina del 1358 che mise a ferro e fuoco una parte della Francia. L’insurrezione dei Jacques. Dunque circa due anni prima, nel 1356, il nome Jacques di cui deriva il sostantivo Jacquerie cominciò a essere usato dai nobili per prendere in giro, disprezzare e deridere i contadini e la povera gente. Jacques Bonhomme (Bonhomme non vuole dire solo tizio in francese, ma anche imbecille, sempliciotto, credulone…ecc) era il nomignolo dispregiativo che si dava al contadino francese da parte della nobiltà. Un Jacques all’inizo è questo contadino imbecille che, inviato a crepare alla guerra, non sa maneggiare una spada oppure una lancia, che non capisce niente a niente, che non serve a nulla. Un Jacques Bonhomme. Poi il nome Jacques si è messo a designare sia in Francia sia in Inghilterra l’insieme della classe contadina francese. Dunque il nome Jacques nel XIV secolo era un nome ridicolo, infame, un modo disprezzante per designare un contadino, l’equivalente di “terrone” in italiano. Non è il solo nome francese ad avere questo senso denigratorio durante il Medioevo e posso citare anche Jean (Giovanni dell’imbecille) e Benoît (che si ritrova nella parola francese benêt cioè sempliciotto). Dunque abbiamo il nome Jacques nomignolo disprezzante di contadino. Abbiamo Jacquerie, il sostantivo per indicare un’insurrezione, ma prima di Jacquerie, Jacques ha dato per estensione anche Jacque e che ritroverete nell’inglese Jacket e nell’italiano Giacca. La Jacque è un pezzo dell’abbigliamento che i Jacques portavano alla guerra. Una specie di camicetta di stoffa oppure di pettorale che copriva il busto ed era imbottito di lana o di stoppa. Insomma la Jacque era l’armatura difensiva dei Jacques….Vedete che non è una storia nuova quella dei gilet in Francia!

Mignon, questo falso amico francese.

Mignon in francese: Aggettivo. Delicato, gentile, grazioso. Bambino mignon. Usato soprattutto al femminile. Piacevole, carina, bella. Una fanciulla molto mignonne (carina). In lingua familiare: Gentile, compiacente. Se fossi mignonne, apparecchieresti la tavola! Sostantivo. Giovane persona. Una ragazzina mignonne. appellativo affettuoso. Mignon, mignonne (tesoro). In francese popolare: mignonne designa una ragazza o una giovane donna. I mignons nel seicento designavano i giovani favoriti del re Enrico III. In gergo francese, un mignon è un giovane gay.

Mignon in italiano: Di piccole dimensioni, di formato inferiore al normale. Una pasticceria mignon in italiano che è un “petit gâteau” in francese. Notate che, per caso, se un francese vi dice: è mignon! parlando di un dolce, non sarà per forza un complimento anzi potrebbe essere un modo di dire: Caspita, sembra che sia un bambino di otto anni che l’ha fatto questo fottuto dolce 🙂

Conoscete la differenza tra uno chansonnier dal punto di vista francese e dal punto di vista italiano?

Dal punto di vista italiano il tipico chansonnier francese: Charles Aznavour.

Dal punto di vista francese il tipico chansonnier italiano: Maurizio Crozza.

In francese, uno chansonnier è un canzonettista che canta delle canzoni comiche, umoristiche e satiriche sull’attualità oppure un comico o satirico che sbeffeggia con i suoi sketch il mondo politico. Quindi immaginate la mia sorpresa quando ho letto sulla stampa italiana che Charles Aznavour era il Re degli chansonnier francesi! 🙂 🙂 

 

 

Raclure de bidet!

Raclure in francese sono i residui della raschiatura. In senso figurato une raclure è un essere miserabile, spregevole, una feccia quindi raclure de bidet non c’è troppo bisogno di spiegazione.

In ufficio. Osservo la scena e sono totalmente incredulo perché non ho mai  sentito gente insultarsi in quel modo grottesco:

Collega 1: (sottovoce): Mi dici?

Collega 2: (sottovoce): Ti dico!

Dopo una decina di minuti di Mi dici? Ti dico! loro cominciano ad alzare la voce:

Collega 1: Mi dici?

Collega 2: Ti dico!

Non si fermano più e io ho difficoltà a conservare il mio serio davanti a quei due cretini e i loro Mi dici? Ti dico! Ora stanno addirittura urlando:

Collega 1: Mi dici?

Collega 2: Ti dico!

Mentre mi sto chiedendo: Ma dove sono i bordolesi di una volta e il loro linguaggio colorito? il mio telefono squilla. Riconosco il numero. Ah un relitto dell’antica Civiltà bordolese, penso. Non ho il tempo di dire pronto che sento un affettuoso: Dimmi raclure de bidet…Buongiorno anche a te mamma! rispondo. Ma cazzo, cosa sono quei urli che sento dietro di te! lei esclama. E io di raccontare la scena che si svolge sotto i miei occhi. Lei scoppia dal ridere e anche io mi metto a ridere. I due colleghi hanno smesso di urlare e mi guardano.

Collega 1 e collega 2: Cosa stai dicendo di noi?

A quel punto mi viene la voglia di passare loro il telefono, ma i due tizi e i loro Mi dici? Ti dico! sarebbero demoliti in due secondi da mia madre e il suo linguaggio fiorito! Mi passi i due pimpoy? (buffoni in bordolese) chiede già mia madre. Resisto. No, mamma! Non sono così crudele e poi ti conosco, me li mandi in malattia e mi ritrovo con il doppio di lavoro….

Collega 1 e collega 2:  Cosa stai dicendo di noi?

Io: che dovete ringraziarmi perché vi ho salvato il culo! Non mais.

 

 

Lingua francese: Le espressioni tipiche di mia famiglia. Prima parte.

L’onomatopea dell’abbaiamento del cane in francese è ouah-ouah! E dunque c’è un’espressione tipica di mia famiglia, e non l’ho mai sentita fuori dal mio cerchio familiare, che è avere dell’ouahouah. Avere dell’ouahouah significa non essere timido, osare dire le cose, parlare in modo schietto, rispondere senza lasciarsi mai intimidire, difendere un punto di vista a spada tratta, avere sempre l’ultima parola, dire una menzogna o qualcosa in malafede per sostenere un discorso o un argomento. La persona che ha dell’ouahouah non avrà mai torto. Discutere con lei è inutile e se non siete del suo parere, che non dite amen a tutto quello che lei dice, diventate un nemico. Avere dell’ouahouah può essere una qualità se dite la vostra per protestare di un ingiustizia, ma anche il peggio dei difetti. Vi faccio un esempio. Ho una vecchietta nel mio quartiere che ha un cane e che è la donna che ha il più di ouahouah dell’universo. Dunque questa fottuta donna lascia il suo cane nel giardino alle sei della mattina ogni giorno della settimana e la bestiola si mette subito ad abbaiare e a risvegliare tutto il quartiere (notate che i cani non hanno dell’ouahouah, solo gli esseri umani). Non c’è niente da fare e la vecchietta non vuole fare di concessione nemmeno il weekend. Ci sono persone con un po’ di ouahouah che sono andate a trovarla per farle intendere ragione e chiederle di lasciare il cane un po’ più tardi, lettere di protesta sono state inviate al Comune. La polizia municipale è intervenuta più di una volta e non vuole più tornarci tanto la vecchietta è inflessibile ed è capace di soffiarvi un polmone con due parole. Quindi il quartiere è rassegnato e tranne a fare una colletta per ingaggiare un sicario, la situazione è bloccata. Ogni tanto, c’è qualcuno che non c’è la fa più e preferisce traslocare in un quartiere più tranquillo. Il tizio che lo sostituisce non sa niente ovviamente della vecchietta e del cane. Dunque, qualche tempo fa, abbiamo avuto un nuovo vicino che non ha messo molto tempo ad andare a vedere la vecchietta per lamentarsi del cane. Un successo completo. Poverino. Lui guardava tutti noi, i rassegnati, dall’alto. Tipo vedete bastava un po’ di ouahouah per convincere la donna. Nel fondo lei è simpatica. Che credulone! pensavamo. Comunque per due o tre giorni, abbiamo avuto un po’ di pace. Poi la vecchia ha ricominciato la commedia con il cane. Il tizio non ha apprezzato di essere preso in giro e, visto che lui aveva più ouahouah degli altri vicini, ha deciso di rimediare alla situazione. Risultato, ora non solo il cane si fa da sveglia la mattina, ma anche le parole (ed è un eufemismo) che si scambiano i due vicini. Una domenica mattina, il tizio si è preso un colpo di sangue ed è andato a trovare la vecchia e credo che i loro gridi si siano sentiti in tutto il paese: Signora, suo cane abbaia da due ore e mia moglie non può dormire. Dio cane, è domenica oggi! Non possiamo aver un po’ di tranquillità per un volta? E la vecchia di rispondere urlando: E cosa fa la sua pigra di moglie a dormire ancora alle otto della mattina? Non ha niente da fare questa fannullone a coricarsi in letto così? Signora, lavoriamo tutta la settimana, lei non pensa che abbiamo diritto a un po’ di riposo? tentava di giustificarsi il tizio. E la vecchia di continuare: E lei viene a raccontarmi della sua pigra di moglie! Ma non se ne vanta quando si ha una donna così!!! E così via. Il tizio è uscito dalla discussione completamente distrutto come i poliziotti prima di lui…È questo avere dell’ouahouah! 😉

La guerra delle due rose che non finirà mai!

Mappa tratta dal sito: Le français de nos régions. Cliccate la mappa per accedere al sito.

La Francia si divide in due. A nord, quelli che pronunciano la parola rosa con una vocale o chiusa e che sono incapaci di pronunciare la parola rosa correttamente cioè con una vocale o aperta; a sud, quelli che pronunciano la parola rosa con una vocale o aperta e che sono incapaci di pronunciare la parola rosa correttamente cioè con una vocale o chiusa. Io che sono di Bordeaux faccio ovviamente parte della seconda categoria. È così che mi riconoscono quando mi ritrovo a nord dal mio caro estuario della Gironda e anche sotto la tortura non riuscirei mai a pronunciare un suono o chiuso. Caspita, non è ancora domani che potrei cantare La vie en rose! 😊

 

Caspita, che cagnaccio!*

Sono completamente essicato!

*Un freddo cane, un froid de chien…A Bordeaux non si associa mai il cane al freddo come lo fanno gli italiani e i francesi. No, da noi, il cane è sempre associato al caldo, all’afa. La parola bordolese “cagnas” (la s si pronuncia fortemente) significa cagnaccio, ma designa anche il caldo. Se qualcuno vi dice: il fait un cagnas dehors! (fa un cagnaccio fuori!) la persona parla di meteo e si lamenta del caldo. Se qualcuno vi dice: il y a un cagnas dehors! (c’è un cagnaccio fuori!) la persona parla sia di meteo  sia del cane rognoso, cattivo o grosso che lei vede fuori dalla finestra (è ambivalente). Sempre in bordolese, la “cagne” designa sia la cagna sia la svogliatezza, la pigrizia nata dal caldo o no, quindi se non volete fare lo sforzo di andare alla finestra per vedere di cosa sta parlando la persona, le direte: j’ai la cagne. (ho la cagna). Se il vostro interlocutore è simpatico lui capirà il sottinteso cioè “non è che sono pigro, ma con questo caldo non mi sento di fare un movimento quindi se potessi portarmi un’aranciata una volta che avrai smesso di guardare da questa stupida finestra”. Più o meno. Associare il caldo ai cani, gli antichi bordolesi l’hanno anche insegnato ai barbari romani spiegando loro, non senza difficoltà, che il “cagnas” succede in estate quando Sirio, la stella principale della costellazione del Cane, sorge e tramonta con il sole. I romani hanno dato il nome di canicola al “cagnas” poi sono tornati in patria. E forse, mi dico, che i tizi hanno avuto la “cagne” di spiegare la cosa ai figli visto che i discendenti, dopo due mille anni, ne sono ancora a usare l’espressione: un freddo cane… 😉

Parigi: L’enigma del carrousel!

Carrousel è l’equivalente francese del carosello italiano; d’altronde carrousel è una francesizzazione della parola italiana. Pensate che solo al Louvre ci sono tre carrousel: il giardino del Carrousel, la piazza del Carrousel e il centro commerciale del Carrousel. In Francia ci sono migliaia e migliaia di luoghi che sono chiamati carrousel. E bene, credeteci o no, ma non ho mai incontrato un francese o una francese che sappia pronunciare correttamente la parola e non stiamo parlando di una parola inglese, cinese o giavanese, ma di una parola francese! Eppure la regola è semplice e si impara dalla scuola materna: la s intervocalica è sempre sonora in francese. E bene, no! I francesi non vogliono sentire parlare di questa regola per la parola carrousel che viene pronunciata quasi sempre con la s sorda. Io ho la mia teoria su questa stranezza. E’ colpa di una canzone che i bambini francesi imparano da secoli: Cadet Rousselle. Carrousel suona come Cadet Rousselle di cui la confusione… 😉

 

Cadet Rousselle ha tre case, (bis)

Che non hanno né travi né puntoni, (bis).

E’ per alloggiare le rondini,

Cosa direte di Cadet Rousselle?

Ah! Ah! Ah! sì, davero,

Cadet Rousselle è un bonaccio.

 

Cadet Rousselle ha tre abiti, (bis)

Due gialli e l’altro di carta grigia, (bis)

Mette quest’ultimo quando gela,

O quando piove o quando grandina,

Ah! Ah! Ah!….

 

Cadet Rousselle ha tre figli, (bis)

L’uno è ladro, l’altro è malandrino; (bis)

Il terzo è un po’ furbo,

Assomiglia a Cadet Rousselle,

Ah! Ah! Ah!….

 

Cadet Rousselle ha tre grossi cani, (bis)

Uno va alla lepre, l’altro al coniglio; (bis)

Il terzo scappa quando lo si chiama

Come il cane di Jean de Nivelle,

Ah! Ah! Ah!….

 

Cadet Rousselle ha sposato, (bis)

Le sue tre figlie in tre quartieri, (bis)

Le prime due non sono belle;

La terza non ha cervello

Ah! Ah! Ah…

 

Cadet Rousselle ha tre denari, (bis)

E’ per pagare i suoi creditori, (bis)

Quando ha mostrato le sue risorse,

Le rimette nella sua borsa,

Ah! Ah! Ah!….

 

Cadet Rousselle non morirà mai, (bis)

Perché prima di saltare il passo, (bis)

Si dice che impari l’ortografia,

Per far lui stesso il suo epitaffio,

Ah! Ah! Ah!….