Coronavirus: Litte Bighorn!

La psicosi generata dall’epidemia di coronavirus raggiunge le vette più alte delle colline americane e si può misurarla con la propagazione sul territorio, alla velocità di una pallottola di Winchester, di un’altra epidemia, quella dell’uso sproporzionato della parola “cluster” che nessun francese conosceva ancora due giorni fa. Non potete guardare un telegiornale – oppure sentire un esperto mediatico di tutto e di niente – senza la sparatoria più della parola coronavirus, della parola “cluster” almeno 30 volte al minuto in un tentativo disperato dell’esperto o del giornalista di superare la cadenza di tiro di una vecchia mitragliatrice Gatling. Domani, partirò per Roma e, ieri, un amico ha tentato di dissuadermi dicendomi che l’Italia è uno dei paesi più pericolosi al mondo in quel momento e che al mio ritorno rischio di finire in un “cluster” o peggio. Tranquillo, ho tentato di rassicurarlo, sarò prudente come un sioux e non farò la fine del generale americano. Lui, mi ha guardato senza capire tipo: Povero uomo l’abbiamo già perso! Poi mi ha sospirato con la sua faccia da funerale: Addio. 🙂 🙂 🙂 🙂 🙂

Viaggio a Roma: La chiamata.

 

Al telefono.

Io: In marzo, vado qualche giorno a Roma. Insomma trascorrerci qualche giorno di vacanza per scoprire…

La zia: A me non sorprende la tua scelta perché tirchio come sei, Roma è la città ideale per un animale come te!

Io (senza parole): …

La zia: È che conosco la mia bestia!

Io: Ma cosa c’entrano le mie vacanze a Roma con la mia presupposta tirchieria? Francamente, mia cara zia, non vedo il nesso!

La zia: Perché a Roma tutto è gratis, la cosa è conosciutissima. Non puoi ingannarmi….

Io (incredulo): Ma come gratis?

La zia: Sì, sì. Tutto è gratis. Perché ci andresti altrimenti? Non pazza la vespa!

Io: E no, mia cara zia, ahimè ti posso assicurare che quei fottuti italiani ti fanno pagare caro assolutamente per tutto e, l’anno scorso, ho pagato anche per entrare nel duomo di Milano. Eh sì, ti fanno pagare anche l’ingresso nelle chiese! Allora che ne dici….

La zia: Che stai raccontando le tue solite stronzate! Come se gli italiani facessero pagare qualcosa ai turisti oppure al mio cretino di nipote!

Io: Ma stai bene zia? Vuoi che chiamo un medico che mi stai raccontando questa stramberia incredibile della gratuita di Roma. Hai bevuto, vero?

La zia: E lo so bene che Roma è gratis….

Io: Ancora! Ma è una fissazione alla fine! Ma chi te l’ha detto che a Roma non si paga niente?

La zia (trionfante): È ovvio, ci sono andata giovane! Quindi lo so meglio di te!

Io (destabilizzato): Ah, ci sei andata, e….

La zia: E tutto è gratis:  musei, chiese, palazzi, mostre. Assolutamente tutto. Tranne una cosa….

Io (completamente stupito e incuriosito): E che sarebbe questa cosa?

La zia: C’è una biblioteca al Vaticano, in una torre, che racchiude i regali che offrono i capi di stato ai Papi. E bene, è il solo luogo di Roma dove paghi qualcosa. Che non ho ancora capito perché volevano farci pagare per niente dei loro capolavori tranne per mostrarci queste anticaglie papali. Gli italiani sono bizzarri…

Io: mia cara zia, ma quando ci sei andata a Roma che non mi ha mai raccontato delle tue avventure romane?

La zia: Nel 1978!