Viaggio a Roma: La chiamata.

 

Al telefono.

Io: In marzo, vado qualche giorno a Roma. Insomma trascorrerci qualche giorno di vacanza per scoprire…

La zia: A me non sorprende la tua scelta perché tirchio come sei, Roma è la città ideale per un animale come te!

Io (senza parole): …

La zia: È che conosco la mia bestia!

Io: Ma cosa c’entrano le mie vacanze a Roma con la mia presupposta tirchieria? Francamente, mia cara zia, non vedo il nesso!

La zia: Perché a Roma tutto è gratis, la cosa è conosciutissima. Non puoi ingannarmi….

Io (incredulo): Ma come gratis?

La zia: Sì, sì. Tutto è gratis. Perché ci andresti altrimenti? Non pazza la vespa!

Io: E no, mia cara zia, ahimè ti posso assicurare che quei fottuti italiani ti fanno pagare caro assolutamente per tutto e, l’anno scorso, ho pagato anche per entrare nel duomo di Milano. Eh sì, ti fanno pagare anche l’ingresso nelle chiese! Allora che ne dici….

La zia: Che stai raccontando le tue solite stronzate! Come se gli italiani facessero pagare qualcosa ai turisti oppure al mio cretino di nipote!

Io: Ma stai bene zia? Vuoi che chiamo un medico che mi stai raccontando questa stramberia incredibile della gratuita di Roma. Hai bevuto, vero?

La zia: E lo so bene che Roma è gratis….

Io: Ancora! Ma è una fissazione alla fine! Ma chi te l’ha detto che a Roma non si paga niente?

La zia (trionfante): È ovvio, ci sono andata giovane! Quindi lo so meglio di te!

Io (destabilizzato): Ah, ci sei andata, e….

La zia: E tutto è gratis:  musei, chiese, palazzi, mostre. Assolutamente tutto. Tranne una cosa….

Io (completamente stupito e incuriosito): E che sarebbe questa cosa?

La zia: C’è una biblioteca al Vaticano, in una torre, che racchiude i regali che offrono i capi di stato ai Papi. E bene, è il solo luogo di Roma dove paghi qualcosa. Che non ho ancora capito perché volevano farci pagare per niente dei loro capolavori tranne per mostrarci queste anticaglie papali. Gli italiani sono bizzarri…

Io: mia cara zia, ma quando ci sei andata a Roma che non mi ha mai raccontato delle tue avventure romane?

La zia: Nel 1978!

In cui si scopre che, per un francese, l’italiano è uno spagnolo come un altro!

Tanti anni fa, ho conosciuto un’italiana che faceva l’insegnante di italiano alla Dante Alighieri di Bordeaux. Prima lezione. Un allievo chiede alla signora come si dice “maison” in italiano. Lei risponde “casa”. L’allievo storce il naso poco convinto e dice: come in spagnolo? (lo spagnolo è una lingua molto diffusa a Bordeaux per motivi storici e geografici). L’insegnante risponde: sì, è la stessa parola. A questo punto succede una cosa incredibile per questa signora che aveva vissuto i suoi primi 30 anni in Italia e me la raccontava ogni volta che ci incontravamo (per dire come lei fu traumatizza dall’episodio!). Il tizio di replicare: “scusi signora, lei sbaglia e pronuncia molto male l’italiano perché si dice “casa” (detto con il suo accento spagnolo più bello).

Adesso, vi invito a CLICCARE l’immagine sopra per guardare la terza puntata di Ritals, l’esilarante webserie transalpina che racconta le (dis)avventure di due expat italiani a Parigi.