Médoc: La vigna di Terrarossa.

Una volta, la raschiatura era il vino che i grossi proprietari del  Médoc, magnanimamente, regalavano alla gente del Médoc marittimo, venuta a farsi una paga da loro alla stagione della potatura o della vendemmia. La prima pigiatura per i signori del vino, la seconda pigiatura anche per loro. La terza quando non si otteneva quasi più niente dai raspi, era quella regalata ai braccianti: la raschiatura, che veniva allungata con acqua dai proprietari per renderla bevibile. Paghe di miseria e raschiatura. I tempi non sono assolutamente cambiati per i lavoratori della vigna nel Médoc. D’accordo, la raschiatura non si beve più oggi e siamo passati al tavernello, ma questo lo dobbiamo ancora alla magnanimità dei grossi proprietari che non volevano rischiare di fare crepare una manodopera qualificata quando hanno iniziato a usare tutta questa chimica per fare il loro vino tra le due guerre, ma per il resto… Nel Reame del Ladèrt, le cose sembrano come all’inizio del Mondo. Distese di eriche che fioriscono a milioni in agosto, monotonia degli allineamenti di pinete, savane di erba blu, corbezzoli, felci, ginestroni, cisti …e credo sia tutto, avete fatto il giro delle piante del Reame del Ladèrt da qualche parte sul confine tra il Médoc del vino e quello dell’oceano. Ah no, non è tutto! Ci si cresce della vigna! una vigna selvatica come all’inizio del Mondo. Una vigna immortale, impossibile da estirpare. Ogni quattro o cinque anni, i selvicoltori vengono pulire, arare e mettere sottosopra il Reame del Ladèrt. Anche se non serve proprio a niente visto che, L’anno seguente, tutto è tornato come prima tranne la vigna che sembra essere stata vinta. Però, l’anno seguente, la vigna, la nostra fottuta vecchia padrona, ricomincia a spuntare. Si potrebbe credere che sia la vigna originaria, la madre di tutte le vigne quella che fu addomesticata dagli antichi bordolesi. Ma no, non è il caso ed è addirittura il contrario: è una vigna che fu una volta introdotta e coltivata e che è tornata allo stato selvaggio. Nel Reame del Ladèrt, le cose sembrano come all’inizio del Mondo, ma centocinquanta anni fa, il Reame del Ladèrt non esisteva, al posto ci si sorgeva Terrarossa, un’azienda vitivinicola, con la sua certosa orgogliosa circondata da un mare di vigneti dove ci si faceva un onesto vino rosso per i clienti dei bordelli parigini. Poi, alla fine dell’ottocento, è sbarcata dal nuovo mondo, una ragazza chiamata Fillossera che, in qualche anno, ha ridotto in cenere Terrarossa e l’ha resa al Médoc dell’Oceano. I grossi proprietari di Terrarossa sono andati a spendere i loro soldi nei bordelli bordolesi e parigini mentre gli abitanti del Médoc marittimo – che si facevano una piccola paga in più con il lavoro della vigna – sono tornati ai loro mestieri di contadini, resinai, pescatori, scaricatori sul porto di Bordeaux….Nel Reame del Ladèrt, le cose sembrano come all’inizio del Mondo, ma la vigna di Terrarossa, la nostra fottuta vecchia padrona, non ha rinunciato e pazienta ed è come una minaccia, solo quattro piante che sono un segnale che ci avverte che i tempi dei signori del vino e della raschiatura potrebbero tornare….

 

Bordeaux: ragazza nuda in vendemmia!

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La Vite. François-Maurice Roganeau, 1937.

Ognuno di noi ha le sue fantasie, no? Un lettore è arrivato su Bordeaux e dintorni digitando su Google questa strana domanda: Ragazze nude in vendemmia? Quindi, per rispondere alla domanda, mi sono recato in uno dei più bei palazzi di Bordeaux dove, tra tanti altri, c’è questo straordinario affresco del pittore bordolese: François-Maurice Roganeau, realizzato nel 1937 e intitolato: la Vite. Il palazzo dove si trova l’affresco non è uno dei più visitati di Bordeaux perché i turisti preferiscono i palazzi dei Re e quello li è dedicato ai lavoratori: si tratta della Borsa del Lavoro di Bordeaux dove la CGT (l’equivalente della CGIL in Italia) ha i suoi uffici. Un palazzo tutto in stile Art déco, inaugurato il primo maggio 1938, dopo un cantiere iniziato nel 1934 e dove fu chiesto, dal Comune, alla scuola delle Belle Arti di Bordeaux, dove c’erano allora un sacco di Premi di Roma che ci si insegnava, di decorare il palazzo con degli affreschi come si faceva in Italia durante il rinascimento. Quindi nella Borsa del Lavoro, oltre alle opere di Roganeau, potete ammirare la Gloria di Bordeaux di Jean Dupas, il sacrificio del pino delle Landes di Pierre-Albert Bégaud, un affresco di André Caverne che celebra l’architettura bordolese…insomma tutti gli affreschi celebrano il lavoro e le attività tradizionali che fanno la ricchezza e la fama di Bordeaux attraverso l’universo…(la Borsa del Lavoro sarà l’oggetto di un prossimo post).

Passiamo alla Vite, l’affresco di Roganeau. La ragazza nuda illanguidita su questa corna dell’abbondanza che trabocca di grappoli d’uva, la riconoscete? E’ un’allegoria della città di Bordeaux! Non male per una ragazza di più di 2500 anni! La prova che i prodotti di bellezza a base di principi vegetali della vite e dell’uva della Caudalie funzionano bene! Come so che la tizia raffigura la città di Bordeaux? Guardate l’aureola bianca che inquadra il viso dell’odalisca? E’ composta da tre crescenti di luna e questi tre crescenti intrecciati di luna sono il simbolo del Porto di Bordeaux e per estensione di tutta la città; i tre crescenti di Luna li ritroverete su tutti gli edifici e mobili pubblici di Bordeaux. Mi sorprende questa tizia tutta pulita e bene depilata che incrocia le gambe con pudore perché io Bordeaux la vedo sempre come una vecchia sgualdrina pronta a tutto per vendere la sua merce. Qui, la ragazza invece di esibire la sua virtù, ci esibisce un globo pieno del divino nettare. Conoscete la Gerbaude? La Gerbaude è una festa bordolese, diciamo una Baccanale, che veniva offerta dai proprietari ai vendemmiatori alla fine della vendemmia e quasi sempre i lavoratori  sceglievano gli château in funzione delle Gerbaude organizzate e i proprietari avevano piuttosto interesse di organizzare la più bella Gerbaude possibile se volessero attirare dei vendemmiatori perché era ed è sempre un lavoro di cane e senza festa niente manodopera. Qindi possiamo immaginare che la scena sia una Gerbaude. A sinistra, un portatore non aspetta la fine della vendemmia per cominciare ad abbracciare una bella vendemmiatrice. Un bambino rovescia il suo cestino di uva e così anche le galline possono partecipare alla Gerbaude. A destra, vignaioli, vendemmiatori, maîtres de chai…un soldato tornato al paese per l’occasione, stanno tutti brindando mentre un tizio si è messo a suonare della fisarmonica. Si sente la gioia di tutti i lavoratori. Una tizia serve da bere mentre sta ancora pigiando l’uva nel tino. Molto divertente. Sembra una versione bordolese cioè alla buona di quello che si è chiamato: realismo socialista! Anche i Dei greci partecipano alla Gerbaude e Apollo, si pavoneggia nei cieli bordolesi guidando i cavalli impennati del suo carro. Il Dio solare attraversa il calendario tra settembre e ottobre e fa piovere una luce rossa sull’affresco. Notate che il greco aveva già dei debiti perché gli manca i pantaloni, ma il greco è pudico quanto la ragazza bordolese e una foglia di vite gli serve di mutande…Davvero molto affascinante questo affresco bordolese! Non mancate se venite a Bordeaux di visitare la Borsa del Lavoro!

 

Bordeaux: Canicola, Rosso di Bordeaux e stregoni della pioggia.

Una casa tipica di Bordeaux con un fico che sta crescendo sul marciapiede.

Il nome Rosso di Bordeaux può ingannare perché non si riferisce alla vigna, ma a una varietà di fico tipicamente bordolese, esiste anche un’altra varietà di fico proprio alla regione bordolese che si chiama Ronde di Bordeaux. Diciamo che il fico è una pianta endemica a Bordeaux e non è raro in primavera di vedere dei fichi forare i marciapiedi nei quartieri che non hanno un particolare interesse turistico e che sono quindi un po’ trascurati dal comune. Se Bordeaux fosse abbandonata dai suoi abitanti dopo una catastrofe climatica o nucleare, siate sicuri che non sarebbe la vigna a conquistare la città, ma i fichi. Una volta, in tutti i giardini bordolesi, anche i più piccoli, c’era un albero da fico e io, non l’ho conosciuto, ma ho sempre sentito parlare del mitico fico che avevano i miei nonni in centro città e che crollava sotto i frutti più buoni del mondo. Credo sia la ragione per cui ho assolutamente voluto un fico bordolese nel mio giardino, per mantenere questa tradizione familiare in qualche modo (e anche per la gola!).

Il fico nel mio giardino ei primi fichi della stagione.

Non lontano da dove c’era l’albero da fico dei miei nonni c’è, via Laroche, al numero 75, dietro il Giardino Pubblico e il liceo Montesquieu, la fontana Figueyreau cioè la fontana del fico (Figueyreau dal guascone higuèr che significa fico). E’ tra le fontane più vecchie di Bordeaux ed era già famosa nell’antichità perché è legata a un culto magico che ci si è svoltato fino al XVIII secolo e che permetteva di fare cadere la pioggia su Bordeaux in periodo di canicola come quella di quest’anno; non pensate che le estati africane siano rare a Bordeaux perché è qualcosa di molto frequente. Quando i bordolesi avevano bisogno di pioggia per le loro vigne, andavano a Figueyreau…Non vedete la fontana? E’ questo strano edificio che assomiglia ad un tempio neoclassico. La prima fontana edificata nel XVII secolo assomigliava ad una piramide, quella è più recente e risale all’inizio del XIX secolo. Adesso chiudete gli occhi e immaginate che non siate più in centro città, ma in campagna; che non ci sono più i palazzi, ma un bellissimo giardino piantato da fichi dove in mezzo scorre un fiume di acqua pura; che i rumori della città e del traffico automobilistico sono stati sostituiti dal dolce parlare guascone delle lavandaie e dei portatori d’acqua che sono venuti dalla città assetata e che adesso si riposano, in riva al fiume, all’ombra dei fichi. Ci siete? Curiosamente in periodo di canicola e quando tutti i fiumi bordolesi erano secchi, il fiume del fico continuava a fornire, indifferente, la sua acqua pura agli abitanti di Bordeaux quindi era già un luogo magico per i bordolesi. Ma qual è veramente il culto magico che permette alla fonte di Figueyreau di fare cadere la pioggia su Bordeaux e di salvare le vigne? Per questo, i fichi e l’acqua pura non bastano e abbiamo bisogno di uno stregone, ma soprattutto del suo bastone magico perché senza il bastone, lo stregone non serve proprio a niente. Il primo stregone fu un certo Marziale di Limoges che fu inviato da Roma nel III secolo per evangelizzarci, noi che credevamo ad una moltitudine di dei. Questo stregone aveva un bastone magico che in italiano si chiama pastorale (credo anche in francese) e che gli aveva dato un suo cugino, un certo Pietro.

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Avignone, Palazzo dei Papi. Il bastone magico ricevuto da San Maziale dai mani di San Pietro e che è stato utilizzato da secoli dai bordolesi nei periodi di canicola prima di essere perso durante la Rivoluzione Francese.

Quando lo stregone arrivò a Bordeaux, c’era la guerra e un incendio stava distruggendo la città, allora, lo stregone, davanti agli abitanti esterrefatti fece qualche movimento con il bastone pronunciando qualche parola di tipo abracadabra in latino e una pioggia dirotta si mise a cadere e la città fu salvata. Pensate un po’, pragmatici come sono i bordolesi, che si sono convertiti subito e che, quando lo stregone è morto, hanno rispedito il corpo a Limoges, conservando il suo bastone magico al riparo nella basilica di Saint-Seurin. Ogni 30 giugno, la gente andava a Saint-Seurin per ricordare lo stregone e verificare che il bastone era sempre li, un po’ come fanno gli italiani con la sindone di Torino, se volete. Comunque vi ho detto che i bordolesi sono un popolo molto pragmatico quindi in periodo di siccità o di canicola, quando la vigna cominciava a seccare, la gente andava in processione a cercare il bastone, poi si recava alla fontana di Figueyreau per fare cadere la pioggia. Il cerimoniale era molto codificato, lo stregone, successore del primo stregone, doveva recitare delle formule magiche, disporre il bastone su una lenzuola tesa sopra la fontana, tra i fichi. Poi, abbassare la lenzuola fino a fare toccare delicatamente l’acqua di Figueyreau al bastone. Perché il bastone non doveva essere immerso nell’acqua della fonte, ma ricevere solo qualche goccia; altrimenti avrebbe provocato delle inondazioni o un diluvio. Insomma il bastone magico si manipolava un po’ come la dinamite nei film di Sergio Leone. Il bastone magico di San Marziale ha funzionato senza mai fallire dall’antichità fino al periodo dei Lumi. Nel 1716, lo stregone che doveva fare cadere la pioggia ha troppo bagnato il bastone e la processione ha mancato essere travolta da un diluvio. Poi, alla Rivoluzione Francese, il bastone magico di San Marziale si è perso e nessuno l’ha mai ritrovato e io mi sto dicendo, con le temperature che abbiamo, che avremmo bene bisogno di questo fottuto bastone a fare piovere in questo momento 😉

Botanica: Tre signorine mediterranee nel mio giardino.

D’accordo vivo in una penisola conosciuta  nel mondo intero per i suoi vitigni, ma sono vitigni utilizzati per fare del vino! Non valgono niente per la produzione di uva da tavola. Andate a mangiare le bacche di una vite di Petit Verdot oppure di Malbec e capirete subito il senso della parola “astringente” con questa deliziosa sensazione di aver ingoiato una raspa da formaggio! Quindi, l’anno scorso, per scherzare, mi sono piantato tre viti da tavola trovate sul mercato: un’italiana, una libanese e un’altra che potrebbe essere siriana o greca, non so più perché non ho conservato le etichette. Riuscirei a raccogliere qualcosa? Di solito, la vigna si coltiva facilmente e la potatura non è complicata quindi vedremo! Ovviamente, non ho piantato le viti solo per questa ragione, ma anche per un altro motivo. Secondo me, non può esistere un giardino senza vigna, è come un giardino senza ciliegio, manca qualcosa. Io mi vedo già la sera con la mia vigna al sole che mi accoglierà dopo una giornata di assenza e che mi nasconderà l’orto del vicino e il suo brutto muro nel fondo del giardino. Perché la vigna ha questo potere di rendere belle le cose più brutte e poi mi immagino sotto la pergola con la mia vite che avrei fatto arrampicare tutta intorno a bere un bicchiere di vino! Colpa voi, cari amici italiani, sono delle cose che ho visto in Italia 😉