Où fait-il bon…

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Où fait-il bon même au coeur de l’orage
Où fait-il clair même au coeur de la nuit
L’air est alcool et le malheur courage
Carreaux cassés l’espoir encore y luit
Et les chansons montent des murs détruits

Jamais éteint renaissant de la braise
Perpétuel brûlot de la patrie
Du Point-du-Jour jusqu’au Père-Lachaise
Ce doux rosier au mois d’août refleuri
Gens de partout c’est le sang de Paris

Rien n’a l’éclat de Paris dans la poudre
Rien n’est si pur que son front d’insurgé
Rien n’est ni fort ni le feu ni la foudre
Que mon Paris défiant les dangers
Rien n’est si beau que ce Paris que j’ai

Rien ne m’a fait jamais battre le coeur
Rien ne m’a fait ainsi rire et pleurer
Comme ce cri de mon peuple vainqueur
Rien n’est si grand qu’un linceul déchiré
Paris Paris soi-même libéré

Louis Aragon, 1944.

8 thoughts on “Où fait-il bon…

    • “Et les chansons montent des murs détruits” E sì, siamo in piedi e domani torneremo a farci dei bicchieri nei bar di Parigi alla faccia dei fanatici…ma senza dimenticare, mai.

      Buona sera Monica,

      Alex

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  1. Ciao, Alex.
    Mi auguro che questa sia l’ultima volta dopo Charlie che lascio commenti sul tuo blog per esprimerti tutto cio che prova un essere umano dopo una tragedia simile: rabbia, impotenza, tristezza ma soprattutto vicinanza a te e a tutta la tua gente. Mi e’ piaciuta la tua scelta per Aragon. Ogni strofa e una antinomia’(?). Nonstante il buio Paris e’ sempre lumiere.

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    • Ciao Ziryab,
      Speriamo. Tutta la giornata mi sono chiesto, senza trovare una risposta, come dei francesi hanno potuto raggiungere un tale livello di odio e di disumanità fino a farsi saltare per uccidere altri cittadini che fanno altro che bere un bicchiere o ascoltare musica in un locale. Impossibile non odiare tutti questi fanatici e non essere disgustati anche da certi politici che cercano già a guadagnare quattro voti sulla pelle delle vittime…E poi, impossibile non continuare a vivere…sapevo che ti sarebbe piaciuta la mia scelta di questa poesia di Aragon 😉

      Buona sera caro amico,

      Alex

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      • (…)
        – Sei tu, dunque. Perché lo hai fatto?

        – Fatto cosa?

        – Perché mi hai ucciso? Avevo solo ventidue anni.

        Non era certo di avere degli occhi, poiché non riusciva a percepirli, ma, se li avesse avuti, li avrebbe spalancati in un moto di sorpresa.

        – Ucciso? Non capisco. Chi sei? Dove siamo?

        – Non saprei dirti dove siamo. Di certo so che siamo morti.

        – Tu sei l’ultima immagine che ho visto prima di esalare l’ultimo respiro. Ed è proprio questa la domanda che ti ho rivolto prima di morire. “Perché?”. Poi devo esser morto, poiché tutto è sparito di colpo.

        – Mi stai prendendo in giro forse? Io non ricordo affatto di averti conosciuto. Non ho la più pallida idea di chi tu sia. A dire il vero non ho neanche la più pallida idea di chi “io” sia. Come potrei averti ucciso se neanche ti conosco?

        – E’ proprio quello che ho pensato io prima di morire: “Perché?”. Che sia stato tu a uccidermi, tuttavia, non c’è dubbio. Mi ti sei parato davanti e mi hai sparato. E i tuoi occhi erano cattivi. Mi hai guardato con odio, prima di premere il grilletto. E io, prima di cadere all’indietro sotto i colpi del tuo fucile, mi sono chiesto perché mi guardassi con odio. Perché? Te lo chiedo ancora.

        – Scusami tanto, ma se tu fossi morto, come faresti a parlarmi? Dai, questo è uno scherzo. Su. Dimmi chi sei e quale dei miei amici ti ha convinto a farmi questo scherzo di pessimo gusto!

        – Non hai capito proprio niente allora! Io sono morto. E sono morto perché proprio tu m hai ucciso! E se puoi vedermi e sentirmi, mi pare ovvio, è in ragione del fatto che anche tu sei morto, esattamente come me.
        (…)

        Tutto il post ECHI qui http://blog.libero.it/Rubradomus/13310295.html
        dal blog Rubra Domus della scrittrice Cinzia Micci

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